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ATTO PRIMO.

Stanza semplicemente ammobigliata.

SCENA PRIMA.

Vittorina che sta lavorando un vestito da donna, poi Pietro Diedo in muschera sulla porta nel fondo.

Vit. Questo vestito è interminabile! Quanto è

più grande il bisogno, tanto meno comparisce il lavoro.

Pie. Eccola là, sempre intenta al travaglio.

Vit. Chi è!... Oh! una maschera in casa mia? Che volete? chi siete?

Pie. Il mio incognito finisce sulla soglia di questa porta, (si leva la maschera)

Vit. Voi, eccellenza?.

Pie. La mia visita vi sorprende, ma non ha nulla di straordinario.

Vit. Un gran signore che discende a visitare una povera donna, può dar molto da mormorare ai maligni.

Pie. Se voi voleste, i maligni si farebbero presto lacere.

Vit. Non so conoscerne il modo. (abbassando gli occhi)

Pie. No? (fissandola) Vittorina, non è convenienza il dirvelo, ma siete molto cangiata nel volto. Vit. Ho sofferto una gran malattia e sono tuttora in convalescenza; anzi io temo che mi torni la febbre, una di quelle febbri che mi facevano delirare come una pazza, per cui...

Pie. Per cui vi fa male a star li accanita al lavoro.

Vit. It bisogno non ha legge.

Pie. Il bisogno?... Ah! se invece di sposare un povero soldato foste divenuta mia moglie, la vostra sorte sarebbe diversa.

Vit. Non era destinato così...

Pie. La vostra ostinazione fu riprovata da tutti, e principalmente da vostro zio.

Vit. lo appagai i voti del mio cuore. In quanto a mio zio vi dirò che non sarebbe tanto tenace in odiarmi, se non to affascinasse quella trista femmina che da più anni lo ha reso suo schiavo. Pie. È vero. Egli ama molto anche il figlio di questa donna, e il cielo non voglia che lo arricchisca di ciò che spetterebbe a voi.

Pit. Pazienza. Lo zio ha accumulate molte sostanze con i suoi sudori, egli n'è l'arbitro pienamente, ese all'orlo del sepolcro dimenticherà quelli del suo sangue, nen per questo mi sarà men cara la sua memoria, e non cesserò di pregare il Signore per lui.

Pie. Oh! Vittorina, voi siete un talismano della più, preziosa virtù... e se... non temessi un'altra ripulsa io vi offrirei nuovamente la mia mano. Vit. Signore, rispettate il mio dolore. Non è ancora un mese che ho perduto il caro compagno dei miei giorni, e vi pare che possa sentir parlare di matrimonio?

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Pie. Ebbene, perdonate: riprenderemo questo di

scorso...

Pit. Mai più.

Pie. Mai più? Dunque vi sono odioso?

Vit. No, eccellenza, ma io ho fatto voto di ser-
barmi fedele alla memoria di quell' uomo che
Iddio mi aveva dato.. e mi ha tolto. (asciu-
gandosi gli occhi) Seè vero che abbiate qualche
premura per me, dimostratemeto in altro modo.

Pie. Pariate: che non farò per compiacervi?
Pit. Impegnatevi, acciò che io possa avere un
esatto ragguaglio della morte del mio povero
marito. to so che egli cadde da valoroso sotto
le mura di Parme; ignoro per altro se mo-
rendo lasciasse detto nulla per ore.

Pie. Scriverò al capitan generale e vi renderò
informata di tutto.

Vit. lo vi sarò debitrice di un gran servigio.

1*

:

Pie. Non volete altro da me? (con significanza) Fit. Niente altro.

Pie. Vittorina, io so che siete in un estremo bisogno, non ve ne offendete, lo so: or bene, non ricusate una mia offerta. Deh! non mi togliete il merito di consacrare alla virtù infelice una parte di quelle ricchezze ch'io profondo talvolta in vani passatempi. (offrendole una borsa) Vit. Signore, rammentatevi ciò che vi dissi nel giorno che preferii alle vostre generose offerte il tetto di un'ospedale, e non offendete più oltre la mia delicatezza.

Pie. Or bene, non resisto d'avantaggio, e vilascio in libertà. Non obliate però all'occasione che voi avete in me un amico sincero, leale, che sempre più vi ama, quanto più è da voi disprezzato. (parte)

P'it. Eh! di amici sinceri non ne ho avuto che uno, nè io sarò ingrata alla sua memoria... l'ho giurato e manterrò il mio giuramento. Quest'uomo che dice di amarmi, che ha fatto tanto perchè io lo sposassi, non poteva rendermi felice. Egli come signore, ha dato esempi di prepotenza, come giudice il suo rigore assomiglia talvolta alla vendetta. Qual differenza dal mio sposo! Oh no, no; d'altronde io non devo vivere che per mio figlio.

:

SCENA 11.

Silvestra e detta.

Sıl. (di dentro) Si può entrare?

Vit. Chi è? avanti..

Sil. Buon giorno, Vittorina..

:

Vit. Buon giorno. Voi venite certo per il vostro

vestito.

Sil. Si, per il vestito e per un'altra cosa.
Vit. Accomodatevi. (le dà da sedere)

11

Sil. Sappiate che io ho fatto le carte tre volte per voi, e tutte tre le volte ho rilevato egualmente che siete vicina ad avere una gran fortuna. Vit. lo non ho mai creduto a queste fandonie. Sil. Ma sapete che mi fareste andare in collera? Non v'è stato fin ora un caso che m'abbia falla bugiarda. Il mio compare Angioletto, voi lo co. noscete, Angioletto, quello che guarisce le morsicature dei cani arrabbiati.

Vit. Si, tho sentito cominare. (ridendo) Sil. Ebbene, egli era frenetico per avere un figlio, perchè sua moglie gli aveva fatto cinque femmine, una dietro l'altra. Mi palesò il suo desiderio, consultandomi onde vedere se vi era mezzo di appagare le sue brame, to feci le carto e gli predissi che se avesse prese le sue misure in modo da far che sua moglie partorisse

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