Che con muri, con fossi, e con ripari, Ad onta delle leggi di natura,
Chiuse han le selve, e confiscat' i mari. E che oltre a' danni di tempeste, e arsura, Un pover galantuom, c' ha quattro zolle, Le paga al suo signor mezze in usura: Dite, che v'è talun sì crudo, e folle;
Che, sebben de' vassalli il sangue ingoia, L' ingorde voglie non ha mai satolle: Dite, che di vedere ogn' un s' annoia Ripiene le città di malfattori,
E non osservi poi se non un boia. Che ampio asilo per tutto hanno gl' errori; E che, con danno, e publico cordoglio, Mai si vedon puniti i traditori:
Dite, che ognor degl' Epuloni al soglio Í Lazzari cadenti, e semivivi,
Mangian pane di segala, e di loglio: Dite, che il sangue giusto sgorga in rivi, Ch' esenti dalle pene in faccia al cielo Son gl' iniqui, ed i rei felici, e vivi. Queste cose v' inspiri un santo zelo!
Aure fresche, aure volanti, Che per l'aria ite vagando, E vezzose, e mormoranti Tra le fronde ite scherzando; Mentre a voi dico il mio duolo, Deh fermate il vostro volo.
Con voi parlo, are pietose:
Che Costei pietà non sente. Con voi piango, aure amorose: Ch' al mio pianto ella è ridente. Voi pietose a miei martiri Sospirate a' miei sospiri.
Aure o voi, volando andate A colei, che m' innamora: Sospirando a lei spiegate
Il martir, ch' entro m' accora: E con flebili concenti
Imitate i miei lamenti. Poi con fiati lascivetti
Ventitate il bel crin d' oro, E sciogliete gli annelletti Di quel vago aureo tesoro. Deh sciogliete il laccio aurato, Per cui muore il cor legato. Voi con freschi venticelli
Gite intorno a quel bel volto, E l'ardor degli occhi belli Sia da voi temprato, o tolto: Onde sien que' raggi ardenti O' men belli, ò men cocenti.
Loda il Gran Luigi Re di Francia, che dopo la famosa conquista della Roccella venne a Susa, e liberò Casale.
Sudate, o fochi, a preparar 1 metalli, E voi, ferri vitali, itene pronti, Ite di Paro a sviscerare i monti, Per inalzar colossi al Rè de' Galli. Vinse l'invitta rocca, e de' vassalli Spezzò gli orgogli alle rubelle fronti, E machinando inusitati ponti,
Diè fuga ai mari, e gli converse in valli. Volò quindi sull' Alpi, e il ferro strinse, E con mano d' Astrea, gli alti litigi Temuto solo, e non veduto estinse. Ceda le palme pur Roma a Parigi;
Che, se Cesare venne, e vide, e vinse, Venne, vinse, e non vide il gran Luigi.
Batti pur, batti tamburo;
Spiega Amor nuova bandiera: Arrolarmi alla tua schiera, Fiero Duce, io più non curo. Batti pur ec.
Dimmi un po', superbo Amore, E qual premio, e qual mercede Diede mai alla mia fede
Il tiranno tuo rigore?
Duri strazi, indegni torti
Ho sofferto, e mille affanni, Mille scherni, e mille inganni, Crude pene, ed aspre morti. Crudo Amore, in van minacci : Quel tuo giogo non vo' più A quei barbari tuoi lacci, Crudo Amor, tornar non vo'. Fra i neri popoli
Della Numidia
Tanta barbarie
Certo non trovasi.
Ma, spietato fanciul di Venere, Quel tuo giogo troppo è tirannico. Giù nel Tartaro, Giù nell' Erebo Sorde vipere T'allattarono; E Tisifone, E l'altre furie La tirannide T'insegnarono: Aletto, nel petto La rabbia t' infuse; In seno il veleno Di mille Meduse. Megera più fiera Ti fece implacabile; E Pluto terribile
Con legge insoffribile Ti fe' inesorabile;
Ond' all' imperio tuo superbo e duro Di non tornar mai più prometto e giuro. Batti pur, batti tamburo.
Spiega Amor nuova bandiera: Arrolarmi alla tua schiera, Fiero Duce io più non curo.
Godi, godi in gioventù,
Se languisce,
Se sparisce
Quest' età, non torna più,
Ed al rotar degli anni
Scema sempre il gioir, crescon gli affanni.
La tua beltà,
Ora ch'è amabile,
Gioja ineffabile
Goder potrà.
Ma se del viso tuo la fresca rosa
Per pioggia grandinosa
Tempestata dagli anni alfin cadrà,
La tua beltà,
Fattasi pallida,
Tremante e squallida
Chè dell' etade il verde,
Per decreto fatal d' iniqua stella,
Non ritorna giammai quando si perde.
Negli occhi di Madonna è sì gentile Talor lo sdegno, e sì vezzoso appare, Ch' egli rassembra un increspato mare Dall' aura dolce del novello Aprile. Se questo mare alteramente umile,
L'onde movendo orgogliosette, e chiare, Da se rispinge in vaghe foggie, e care Ciò, che in lui si posò d' immondo, e vile: Tal di Madonna il vezzosetto sdegno
D'ogni amante rispinge ogni desire, Che di sua purità le sembri indegno. Ma sa ben' anco inferocirsi all' ire, Sollevando tempeste ad alto segno, Se sommerger sia d' uopo un folle ardire.
Donne gentili, divote d' Amore
Che per la via della pietà passate, Sù fermatevi un poco, e poi guardate Se v' è dolor, che agguagli il mio dolore. Della mia Donna risedea nel core,
Com' in trono di gloria, alta onestate; Nelle membra leggiadre ogni beltate, E ne' begli occhi angelico splendore. Santi costumi, e per virtù baldanza:
Baldanza umile ed innocenza accorta, E fuor ch' in ben oprar nulla fidanza. Candida fè, ch' a ben' amar conforta,
Avea nel seno, e nella fè costanza; Donne gentili, questa Donna è morta.
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