Dopo la Gelosia , Torbido in viso e tetro Passava il Tradimento; Ma nel tornare indietro Parve lieto e contento; Entrò lo Sdegno ancora A favellar col Nume; E benchè ad esso ognora Avverso di costume, Pur gli si lesse in volto, Che avealo bene accolto. Fu ammessa la Costanza Coll' Innocenza a lato, Ma usciron della stanza In aspetto turbato. Avea già udito Amore Quando quel nome ascolta, Pensoso abbassa i guardi, Poi dice Amore: è tardi, Che passi un' altra volta. VINCENZO MONTI. 1754–1828. INNO PER LA LIBERAZIONE DELL'ITALIA. 1800. Pur vi torno a riveder. L'alma oppressa dal piacer. Fonte amara ognor ti fu, T'avea posta in servitù. La speranza fia de' re. No pei barbari non è. Dal mar libico vold, E il suo fulmine impugno. Suoni umani replicar, D' armi e armati fiammeggiar. Scese il Forte, e non s' udi; Della Fama lo seguì. Di Marengo intiepidir, L' onde attonite fuggir. Al nemico tomba diè. No pei barbari non è. Pur vi torno a riveder. L' alma oppressa dal piacer. O de' fiumi algoso re; Dinne all'Adria, che finita La gran lite, ancor non è! Ancor fissa al suol non ha; Sta vittoria e libertà, Del coraggio , dell'onor, Sei del mondo il primo amor. Virtù patria lo nutrì, Del suo sangue colorì. Pianse Francia e palpitò Ma invidiollo e sospirò. Quell' invidia e quel sospir; Meritò nel suo morir. Della patria il santo amor Che fur velo al tuo gran cor. Al tuo piede abbasserà; E la tomba tua starà, Usa i nembi a calpestar, Verrà teco a ragionar. Che secondo l'Alpe aprì. E rispondi al fier così: Te quel grande superò; Tu scendesti, ed ei volò. Abborrito destruttor; ANTOLOGIA. 15 Di civili eterne risse Tu a Cartago rea cagion: Col sorriso e col perdon. Ei salvezza al patrio suol. CANZONE. All'Amica. Cerchiamo di goder! Passa e non torna. Se non ne cogli il fior. Solo s adorna. Del cor la libertà ? Ben mio, disdice. Lasciamo delirar! Solo è felice. Si grida Amor, lo so; Sgombra il sospetto. Tutto, tutto è gioir ; Senza diletto. Ad amor voti e fè. Questo il tributo. Un giorno senza amor SONETTI, Gittò l'infame prezzo, e disperato L' albero ascese il venditor di Cristo; Dall' irto ramo penzolar fu visto. Dentro la strozza in suon rabbioso e tristo, Ch'empia l'Averno di cotanto acquisto. Allor Giustizia l' afferrò, e sul monte Nel sangue di Gesù tingendo il dito, Sentenza d' immortal pianto infinito, Piombò quell' alma all' infernal riviera, E si fe' gran tremuoto in quel momento. La salma in alto strangolata e nera. Partendo a volo taciturno e lento, Si fèr dell' ale agli occhi una visiera. Calar l' appeso, e l' infocate spalle All' esecrato incarco eran feretro. Preser di Stige, e al vagabondo spetro |