Io penso se lassuso Onde ' Motor eterno delle stelle Aprasi la prigion ov' io son chiuso, Alzò 'l mio cor, che 'nsin allor io giacqui Da quel dì innanzi a me medesmo piacqui, Quel core, ond' hanno i begli occhi la chiave. Nè mai stato gioioso Amor o la volubile Fortuna Dieder a chi più fur nel mondo amici, Ch'i' nol cangiassi ad una Rivolta d'occhi, ond' ogni mio riposo Della mia vita, ove 'l piacer s'accende Ogni altro lume dove 'l vostro splende, Quando tanta dolcezza in lui discende, Quanta dolcezza unquanco Tu in cor d' avventurosi amanti, accolta Soavemente tra 'l bel nero e 'l bianco Volgete il lume in cui Amor si trastulla: E la man che sì spesso s' attraversa E gli occhi, onde dì e notte si rinversa Che natural mia dote a me non vale, Nè mi fa degno d' un sì caro sguardo; Qual all' alta speranza si conface, Nel benigno giudicio una tal fama. Che non altronde il cor doglioso chiama, E l'altra sento in quel medesmo albergo Poi che per mio destino III. A dir mi sforza quell' accesa voglia Sia la mia scorta e 'nsegnimi 'l cammino, E col desio le mie rime contempre; Ma non in guisa che lo cor si stempre Per quel ch' i' sento ov' occhio altrui non giugne; Nè per mio ingegno (ond' io pavento e tremo), Siccome talor sole, Trovo 'l gran foco della mente scemo; Anzi mi struggo al suon delle parole, Pur com' io fossi un uom di ghiaccio al Sole. Nel cominciar credia Trovar, parlando, al mio ardente desire Mi porse a ragionar quel ch'i' sentia: Continuando l' amorose note; Si possente è il voler che mi trasporta; Che tenea' freno, e contrastar nol pote. Amor, in guisa che se mai percote Ch' al ver onor fur gli animi sì accesi, Poggi ed onde passando; e l' onorate In quei be1 lumi ond' io gioioso vivo, Non conven ch' i' trapasse e terra mute; Come a fontana d' ogni mia salute; Stanco nocchier di notte alza la testa Ch' i' sostengo d' amor, gli occhi lucenti E quel poco ch'i' sono Mi fa di loro una perpetua norma: Poi ch' io li vidi in prima, Senza lor a ben far non mossi un' orma: I' non poria giammai Immaginar, non che narrar, gli effetti, Di questa vita ho per minori assai; Così vedess' io fiso Com' Amor dolcemente gli governa, Senza volger giammai rota superna; Vo quel ch' esser non puote in alcun modo; Solamente quel nodo Ch' Amor circonda alla mia lingua, quando Volgon per forza il cor piagato altrove: El sangue si nasconde i' non so dove, Che questo è 'l colpo di che Amor m' ha morto. Canzone, i' sento già stancar la penna Del lungo e dolce ragionar con lei, A MADONNA LAURA, per mitigar il suo afanno. Se 'l pensier che mi strugge, Com'è pungente e saldo, Così vestisse d' un color conforme, Ch' avria parte del caldo, E desteriasi Amor là dov' or dorme: Men solitarie l'orme Foran de' miei piè lassi Per campagne e per colli; Men gli occhi ad ogni or molli; Ardendo lei che come un ghiaccio stassi, E non lassa in me dramma Che non sia foco e fiamma. Però ch' Amor mi sforza E di saver mi spoglia, Parlo in rim' aspre e di dolcezza ignude: Ramo, nè 'n fior, nè 'n foglia, Mostra di fuor sua natural virtude. Miri ciò che 'l cor chiude, Amor e que' begli occhi Se 1 dolor che si sgombra, Avven che 'n pianto o 'n lamentar trabocchi, L'un a me noce, e l' altro Altrui, ch' io non lo scaltro. Dolci rime leggiadre Che nel primiero assalto D' Amor usai, quand' io non ebbi altr' arme; Questo mio cor di smalto, Ch' almen, com' io solea, possa sfogarme? Un che Madonna sempre Dipinge, e di lei parla: A voler poi ritrarla, Per me non basto; e par ch' io me ne stempre: Lo mio dolce soccorso. Come fanciul ch' appena Volge la lingua e snoda; Che dir non sa, ma 'l più tacer gli è noia; Così 1 desir mi mena A dire; e vo' che m' oda La mia dolce nemica anzi ch' io moia. Se forse ogni sua gioia Nel suo bel viso è solo, Odil tu, verde riva. E presta a' miei sospir sì largo volo, Che sempre si ridica Come tu m' eri amica. Ben sai che sì bel piede Non toccò terra unquanco, Come quel, di che già segnata fosti: Onde 'l cor lasso riede Col tormentoso fianco A partir teco i lor pensier nascosti. Così avestu riposti De' bei vestigi sparsi |