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proprement dite, je n'en ai inséré dans cet ouvrage que ce qui a trait au gouvernement napolitain (1). »

Si parla d'un possedimento a Sorrento. È il castello di Vico Equense, ora proprietà del Conte Giusso, dove mori e fu sepolto Gaetano Filangieri; dove ancora si conserva la stanza, coi mobili stessi del tempo, nella quale Filangieri studiava e lavorava alla sua grande opera.

D'un grandioso palazzo a Napoli? È il palazzo Satriano, al largo della Vittoria, all'angolo dove comincia la Riviera di Chiaia; la facciata, il cortile, la scala, davvero bella, furono fatte sul principio del secolo XVIII dal Sanfelice (2). Lo sappiano i tedeschi che vengono a Napoli e vi facciano un devoto pellegrinaggio! Ma non ne stacchino le pietre, per carità!

Infine, prova decisiva, chi è che leggendo la descrizione del Goethe non ha pensato che la Principessina doveva essere qualche cosa di più che semplicemente bizzarra, o carattere mirabilmente felice, che doveva essere un po' toquée? E infatti la povera Teresa Fieschi Ravaschieri moriva pazza!

Varii altri particolari appaiono anche chiari. Il vecchio signore, che rispose abbaiando al Goethe e al degno ecclesiastico, era Filippo Ravaschieri. I benedettino forse un

(1) Memoirs secrets et critiques des cours, des gouvernements et des moeurs des principaux états de l'Italie par Ioseph Gorani, Citoyen François, etc. Paris 1793, vol. I, 250. Vedi anche pag. 131 e seg., 242 e seg.

(2) CELANO. Notizie del bello, dell'antico e del curioso della città di Napoli, ecc., con aggiunte, ecc., per cura del cav. G. B. Chiarini. Napoli, 1860. Vol. V, 557,

amico di uno dei fratelli di Gaetano Filangieri, ch'era benedettino (1).

Affido le scoverte agli editori della nuova e magnifica edizione, che si comincerà a pubblicare tra breve sotto gli auspicii della Granduchessa Sofia di Weimar, delle opere complete del Goethe!

Con Gaetano Filangieri, come m'afferma il principe Filangieri, Wolfango Goethe stava già, da prima che venisse in Napoli, in corrispondenza. Come si fossero conosciuti, non saprei dire: forse non fu estraneo a questo l'esser moglie del Filangieri la contessa Carolina Fremdel, nata a Presburgo, donna d'alto sapere ed ingegno, mandata a Napoli da Maria Teresa d'Austria, nel 1783, come istitutrice della figliuola secondogenita della Regina Maria Carolina (2). Le lodi di lei possono leggersi, tra gli altri, nel Gorani, il quale ci dice che conosceva varie lin gue: l'ungherese, il tedesco, il latino, il francese, l'italiano: ci parla dell'educazione mirabile che dava ai suoi figli e aggiunge... che era l'unica onesta fra le donne della regina! (3) Chiedo scusa del riferito giudizio ai discendenti delle altre!

« La lunga corrispondenza epistolare ecco le precise parole del principe Filangieri, alla cui cortesia rendo qui grazie, una volta per tutte, delle notizie comunicatemi

(1) CANDIDA GONZAGA, O. c.

(2) TOMMASI. Elogio di Gaetano Filangieri, Napoli 1789.

(3) GORANI o. c. p. 249-50. Nel 1793 Carolina Fremdel, fu segno di onorificenze da parte del Governo repubblicano, e mi pare che, come vedova del Filangieri, le fu decretata anche una pensione. Con amarezza parla di lei Maria Carolina in una lettera stampata dallo Helfert in appendice al suo libro su Fabrizio Ruffo.

fra il Goethe e il Filangieri, sventuratamente andò perduta negli incendii del 99 e così pure le altre corrispondenze del Filangieri col Franklin (perchè il Filangieri fu uno dei grandi pubblicisti in Europa che elaborarono lo statuto americano), col Diderot e gli enciclopedisti, ecc. »

La conoscenza personale, che ne fece in Napoli, fu pel Goethe fonte di viva ammirazione (1). Pochi elogi più belli si possono fare a un uomo delle parole, con cui egli scrive del Filangieri ai suoi amici di Germania. « Appartiene a quel numero di giovani rispettabili che hanno solo in mira il bene dei popoli ed una ragionevole libertà. Nel suo contegno si può riconoscere il soldato (2), il cavaliere, e il gentiluomo: questo aspetto è però raddolcito da un tenero sentimento morale, che, sparso per tutta la sua persona, traluce gentilmente dalle sue parole e da tutto il suo essere. Anch'egli è legato di cuore al suo sovrano ed al suo paese, benchè non approvi tutto quello che qui avviene, ma anch'egli è oppresso dal timore di Giuseppe II. L'immagine d'un despota, che si vegga solo in aria, basta per destar timore in un animo nobile. Parlò con me con intera franchezza di tutto quello che Napoli ha da temere da quell'uomo. Egli s'intrattiene volentieri di Montesquieu, Beccaria, anche dei suoi proprii scritti, sempre collo

(1) Gaetano Filangieri aveva allora trentacinque anni ed era celebre in Europa almeno quanto Wolfango Goethe. Della scienza della legislazione, cominciata a pubblicare il 1780, oltre varie traduzioni francesi, ce n'erano già due tedesche: una di C. R. Zink (Altdorf, 1784); l'altra del Geestermann (Wien. 1784.)

(2) I Filangieri giovinetto era stato militare.

stesso spirito della miglior volontà e d'un cordiale desiderio giovanile d'operare il bene. » (1)

Ch'io sappia, di questo timore del Filangieri per Giuseppe II non resta altrove memoria. È buono però notare che il Goethe era lui stesso avversissimo a Giuseppe II. Appunto nel 1787 guardava con interessamento agli avvenimenti d'Europa e lo attristava la debolezza della Francia, perchè Giuseppe II avrebbe potuto forse così più facilmente impadronirsi dell'Italia (2). Non sarebbe difficile, del resto, che la mente superiore del Filangieri intravedesse l'influenza terribile che doveva avere, se non Giuseppe II, l'Austria, pochi anni dopo, sulla storia di Napoli: influenza, che fu la rovina di quella società progressista napoletana, di cui egli era il principale rappresentante.

Fu il Filangieri che fece fare al Goethe la conoscenza della Scienza nuova, allora completamente ignota in Germania. « Da un fuggevole sguardo che ho dato al libro scrive il Goethe che mi comunicarono come una reliquia, m'è parso che vi sieno in esso sibilline previsioni del buono e del giusto, che una volta deve o dovrebbe venire fondato sopra serie considerazioni della tradizione e della vita. » Il giudizio naturalmente prova che non basta esser Goethe per cogliere con uno sguardo fuggevole il pensiero di Giambattista Vico (3).

Uno scrittore francese, Errico Blaze de Bury, in un suo

(1) Lettera del 5 marzo.

(2) DÜNTZER. Goethes Leben. L. V. § 3. p. 408.

(3) Il primo a parlare del Vico in Germania fu Francesco Augusto Wolf nel 1807.

articolo della Révue des deux mondes su Madame de Stein et Goethe (1), mette la Principessina napoletana nel numero di quegli amori italiani, che fecero tornare il Goethe in Germania raffreddato e svogliato dall'amore della sempre fedele Carlotta von Stein: « Pour épuiser la Cronique galante de ce voyage en Italie, citons encore cette Princesse napolitaine que Goethe appelle Dame Kobold (dove? È vero che avrebbe potuto chiamarla così!). Le nom dit tout: nature mobile, ardente, et demoniaque, dont l'aventure avec le poète rappelle, mais de loin et sans qu'il eût eu des consequences fâcheuses, l'histoire de Rossini avec la princesse Borghese. >>

Questo è un po' troppo! La cronaca galante del Goethe è già abbastanza lunga; ad aggiungervi tutte le donne che vide ed ammirò, addirittura non finirebbe più!

Teresa Filangieri era bella della persona, di moltissimo ingegno e spirito, ma di poca coltura, come generalmente allora le donne. E gli scherzi, di cui si compiaceva e di cui un saggio dà il Goethe, se attestano difatti il suo ingegno e il suo spirito, non attestano egualmente, pel loro genere, la sua coltura.

Probabilmente il Goethe, in Germania, non ebbe notizia della sua fine sventurata. E probabilmente ignorava nel pubblicare nel 1817 le pagine su di essa, nel secondo volume dell' Italienische Reise, che cosa era divenuta quella donna, che parlava così allegra nella sua descrizione!

(1) A 1870, 15 Avril. p. 911.

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