Mick JaggerEdizioni Mondadori, 4 giu 2013 - 636 pagine Esibizionista, sfrontato e trasgressivo, a settant'anni Mick Jagger mostra sul palco la stessa grinta di un tempo, oltre a quell'irresistibile fascino androgino ancora in grado di richiamare a ogni concerto un pubblico sterminato, e non solo femminile. La vita avventurosa e davvero unica della rockstar più famosa del mondo è qui raccontata da Philip Norman, già autore di opere fondamentali sui Beatles, su John Lennon e sugli stessi Stones. Intrigante e piacevole come un romanzo, il libro segue il protagonista dall'infanzia nella tranquilla contea del Kent fino agli studi nella severa Dartford Grammar School, dove l'adolescente Mick scopre il blues, lo accompagna dai primi passi nella Swinging London degli anni Sessanta fino alla nascita dei Rolling Stones e ai memorabili tour planetari. Grazie a interviste esclusive e materiali d'epoca chiarisce i retroscena degli eventi, anche drammatici, che hanno costellato la lunga carriera di Jagger, come l'arresto per detenzione di droga e la breve esperienza del carcere, la tormentata relazione con Marianne Faithfull, la morte di Brian Jones, fondatore della band, le violenze degli Hells Angels al concerto di Altamont e il rapporto burrascoso ma indissolubile con il «gemello» Keith Richards. Se ovviamente ampio spazio viene dedicato al talento (spesso sottovalutato) di Jagger come cantante e musicista, creatore di un inconfondibile «marchio» sonoro e coautore di pezzi indimenticabili, l'opera di Norman rivela anche aspetti inediti e spesso sorprendenti della sua personalità: il carattere elusivo e riservato, il paradossale conformismo alle regole del bon ton, la fascinazione per il jet set e l'aristocrazia. Così, accanto all'icona di dio del rock, di artista dissoluto e perverso, di sex addicted amato da donne bellissime - da Chrissie Shrimpton a Jerry Hall, da Carla Bruni ad Angelina Jolie -, emerge il ritratto del figlio devoto, del padre affettuoso e, soprattutto, dell'amministratore oculato della propria carriera e delle proprie finanze. Di fronte all'interminabile serie di successi ed eccessi che hanno punteggiato la vita dell'uomo simbolo del gruppo più longevo nella storia del rock, viene spontaneo chiedersi che cosa ne è stato del Mick Jagger che, agli esordi, aveva dichiarato: «Meglio morto che cantare ancora Satisfaction a quarantacinque anni». |
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