Immagini della pagina
PDF
ePub

dersi pari all'altezza di lor vocazione per cui debbono essere luce e sale della terra: ma non crediamo ugualmente esatto il modo con cui egli sviluppa la terza delle condizioni. Verissimo ciò ch'egli dice che un concetto comprendente le medesime idee, significato da più persone colle paro-` le medesime, può nella mente dell' uno essere tutt'altra cosa da quella ch'ella è nella mente dell'altro (pag. 58): verissimo pure che a chiarire ogni equivoco di chi frantende unico mezzo è la dottrina cattolica: verissimo che tutto dev'essere purificato, santificato, concordato e soddisfatto per la Religione predicata dal Dio-Uomo; e destinata ad essere la legge, la rigenerazione, la consolazione dell' Universo. La Religione Cattolica è tale; o non esiste. Ma esiste; ed è tale (pag. 63). Ma tutto ciò che monta se l'idea cattolica venga frantesa ed abusata? Mentre fra tanti discordi pensatori ciascuno dice al suo pensier favorito tu sei la Religione Cattolica (pag. 62) convien trovare un giudice che abbia il dritto di scendere nel sacrario della coscienza e sgombrarne i nuvoli che travisano l'idea cattolica: e questo giudice il chiarissimo Autore non sembra averlo o conosciuto o manifestato pienamente. Non mentiamo più a noi stessi, dice egli, scendiamo coraggiosi nel sacrario della coscienza, e qui dinanzi a Dio interroghiamoci. . . . . . Là là, al pensiero sereno, al cuore tranquillo e purificato, raggerà nella sua divina bellezza l'Idea Cattolica, quale Gesù Cristo la pose nella sua Santa Parola.......... Là là îl Clero conoscerà la vera potenza, i veri privilegi della Chiesa (69,70).

Codesta maniera di distinguere dal falso il vero cattolicismo ci condurrebbe dritto dritto a costituire la nostra coscienza giudice della Chiesa,' invece di riverir la Chiesa qual giudice di nostra coscienza: ed io temo che appunto per questo l' A. venga strascinato a certe forme di linguaggio e d' idee che senza essere positivamente da incredulo, pizzicano però alcun poco del protestantes imo: il quale gridando riforma schiamazzava appunto contro quei medesimi abusi contro cui schiamazza oggidì per giustificarsi l'empietà. Anche allora si gridava contro la riverenza ai Santi come ingiuria a Dio, contro le pratiche superstiziose per abolire il culto, contro l'uso della forza nel castigar l'empietà, contro la durezza della Chiesa che ricusava con discendenza ai ribelli: anche allora trovavansi dei giusti mezzi che deploravano ugualmente gli eccessi della Chiesa e quei della

riforma, l'orgoglio di Lutero e quello di Leone X. Questi avrebbero pronunziato volentieri quel doloroso lamento del Lambruschini « Si congiura per non so qual religione o protestante o nuova.... La Bibbia, la Parola del Signore, o che si offra o che si neghi, è divenuta arme di guerra». Arme di guerra! Sia pure ma di guerra giusta per parte della Chiesa, di guerra sacrilega per parte del protestantesimo: guai a noi se deploriamo ugualmente, ed inviluppiamo nella stessa condanna l'assassino che assalta il viandante e il gendarme che lo difende.

Questi lamenti del giusto mezzo possono spuntare sul labbro di chi ergendo nella propria coscienza un tribunale, cita innanzi a questo come eguali collitiganti il mondo e la Chiesa, la ragione e la fede, l'autorità civile e l' ecclesiastica. Ma chi comprende appieno l'idea e la dottrina cattolica; chi dice con S. Ambrogio: ubi Petrus ibi Ecclesia, si guarderà sempre da un linguaggio che può sì facilmente interpetrarsi in disdoro della Maestra di verità; nè metterà sulla stessa linea l'errore involontario del fedele col dogmatismo protervo dell' eretico. Biasimate pure gli eccessi di divozione e di mortificazione quando predicherete alle Sacramentine o ai Trappiti; ma in una bettola o in un teatro credo che vi sono altri eccessi da riprendere e rimediare: e solo l' indegnazione può contenere le risa quando ascoltiamo oggidì il giusto mezzo predicare la dolcezza evangelica in presenza dei persecutori ad un Prelato incarcerato, sbandito e spogliato, che sotto i colpi della forza brutale va ripetendo non licet. Il fedele che erra merita d'essere istruito ed ammonito; e lo istruisce la Chiesa continuamente per mezzo dei suoi Pastori, i quali certamente in nessun secolo hanno adorato mai i Santi invece di Dio, nè le immagini invece dei Santi. Il riguardare codesti rozzi come un partito, il condannare alla rinfusa ciò che la Chiesa approva (p. es. l'inquisizione o il culto speciale a certe immagini) con ciò ch' Ella riprova, per aver pretesto di giusto mezzo fra protestanti e cattolici, egli è un procedere usitato tra i faziosi e gli eretici, ma non dee adottarsi dai cattolici sinceri.

L'A. ci perdonerà queste osservazioni strappateci da una certa severità o alterezza con cui egli sembra parlare talora a Lei che ogni cattolico riverisce qual madre. Eccone un saggio nelle parole con cui l' A. chiude il suo libretto: La Chiesa cattolica tosto o tardi compirà quest' opera di ri

conciliazione e di ricostruzione. Ma se ella indugia, i mali del mondo continueranno e cresceranno; e avverrà dopo lunghi strazî e per distruzione, quello che ora potrebbe avvenire pacificamente, per consiglio di prudenza che antivede e di carità che provvede. Il Clero cattolico pensi bene a questo: o egli si mette alla testa del mondo; o il mondo va senza lui, e si smarrisce. Chi legge queste parole e vede un cattolico ergersi quasi in pedagogo dell' infallibil maestra ch'è la Chiesa, non può a meno di trovarvi se non l'orgoglio del ribelle, la disconvenienza almeno di un figlio arrogante; e risponderebbe volentieri a chi intìma e minaccia: non est vestrum nosse tempora vel momenta, quæ Pater posuit in sua potestate. Se la Chiesa fosse in questo mondo per promuovere civiltà col ·lume delle scienze, delle lettere, col progredir delle industrie, col dilatarsi dei commerci, potrebbero gli uomini, specialmente quando sono istruiti è dotti come il ch.mo A., dare alla Chiesa utili ammonimenti: ma l'impresa soprannaturale di condurre le anime al cielo deve indirizzarsi con quello spirito di cui la Chiesa sola è infallibile oracolo; e noi fedeli dobbiamo da Lei ricevere le norme di condotta in tal bisogna, non già imporle le nostre.

III.

Storia della vita del P. Carlo Odescalchi della Comp. di Gesù scritta da ANTONIO ANGELINI della medesima Comp. Professore di eloquenza sacra nel Collegio Romano. ROMA, Tipografia di G. B. MARINI e B. MORINI 1850.

Molti e lusinghieri elogi di questa nobile biografia avranno forse già invitato il nostro lettore a scorrerne le pagine con letteraria curiosità. Mol ti giornali nello Stato Romano come p. e. il Piceno, l'Osservatore Romano, il Giornale di Fuligno ne parlarono con espressioni di lode quali appunto si usano colle opere destinate dall'importanza del subbietto e dalla squisitezza della trattazione a lunga e meritata fama

Ma questi elogi che debbono certamente solleticare il gusto dei letterati e confortare l'autore, non sono a parer nostro se non la menoma parte del merito di questa scrittura, che la Civiltà Cattolica dee riguar

dare piuttosto sotto l'aspetto che a noi conviene, cioè per quell' influenza che tal libro può esercitare sulla moderna società; nella quale fra le molte piaghe, di che la straziò lo spirito protestante, non è certamente l'ultima quella sete rabbiosa e quasi frenetica con cui ogni condizione di persone si avventa ad invadere le condizioni superiori, con quel travaglio della società e dei governi per cui essi si veggono costretti ad alzare argini da ogni parte contro il torrente dei pretendenti: argini rotti ben presto dalla foga di quelle onde sempre crescenti che minacciano vicino il naufragio a chiunque tenta frenarle.

Ma se il pericolo anzi la rovina crescente è ben conosciuta e pubblicamente confessata, non è ugualmente chiara agli occhi di tutti la vera sorgente onde scende e s'ingrossa il torrente desolatore. Per lo che si ripone da molti la speranza di guarigione in certi palliativi che coll' attutirne momentaneamente i sintomi esteriori preparano talvolta pronte e più gravi le ricadute; si chiudono le vie degli impieghi, si rende più scabra la carriera degli studi con attestati e diplomi ed esami, si promuove l'agricoltura e l'industria, si stampano de' bei libri in lode del povero e dell' operaio; ma rimane fitta sempre nel cuor la spina che come sprone incita al corso: l'uom sociale ridotto dall' individualismo protestante al puro concetto d'una felicità naturale, che pel vizio inerente all'uom corrotto trasformasi ben presto in pura felicità sensibile, continua a giudicare e sentenziar fermamente che nelle agiatezze, e negli onori presenti sta ogni bene del viver nostro, che ognuno per conseguenza ha il diritto inalienabile di crescere a qualsivoglia grandezza e ricchezza, che questo diritto è anzi un dovere, dovere essendo il tendere alla felicità; che solo le anime dappoco ed infingarde si contengono codardamente nelle mura ove nacquero,

E fanno per viltade il gran rifiuto.

A questi sentimenti in cui il cancro dell' ambizione si schermisce coll' error dell' intelletto, oppose già un argine potentissimo il cristianesimo, quando presentando all'uom ragionevole un Dio che scende dall'apice della grandezza e della ricchezza infinita gli diede le vere idee di ciò che vagliono codesti beni passeggieri e fallaci: e la tranquillità con cui si assise

il popol di Dio nella bellezza della pace sotto la propria vite e sotto la propria ficaia fu il frutto naturale di codesto vero concetto della felicità. Ma queste idee che furono riguardate come il vizio di un cristianesimo stazionario si fece ogni sforzo a sbarbicarle dalle menti del popol tutto in ogni sublime ed umile condizione di persone; nè, finchè durerà tal precipizio, la società potrà aver posa giammai.

Or a dissiparlo qual trovate voi potentissimo mezzo? l'insegnamento della morale cattolica tornato alla meritata sua dignità è certo un gran mezzo: ma questa può insegnarsi e coi precetti e cogli esempi; necessari gli uni e gli altri. Pure se abbiamo a stare all'antico dettato, lunga sarà la prima via, breve ed efficace la seconda.

E questa appunto ha scelta l'Angelini nel libro che annunziamo: un Principe Romano, e val quanto dire della prima nobiltà d'Europa, che rinunzia a questo secolo per consecrarsi al chiericato in quel tempo appunto che il volterianismo francese, spingendo sull'Italia una coorte di errori armati di tutta la ferocia selvaggia, sbattea giù il clero da quell' altezza ove la fede l'avea collocato: che rialzato mal grado suo da quella bassezza ov'egli si era rannicchiato, agli splendori della porpora romana sostiene per rinunziarvi più lunga battaglia che non sostengono tanti ambiziosi nel mondo: che nel rinunziare al massimo degli onori ecclesiastici sceglie per sè quella professione che sembra oggidì agli occhi di tanti il massimo dei vituperi, il gesuitismo: un tal esempio, io dico, presentato in opera agli occhi non già del medio evo ma della schizzinosa società moderna, coronato di quei frutti di pace e di consolazione che germogliano dall'albero della Croce, e compiuto con una morte da santo, è un tal fenomeno che non può a meno di chiamare a sè gli occhi attoniti non pur del Cattolico infiacchito e gelato, ma perfin dell' incre dulo stupito a sì nuovo spettacolo. Quale impressione una tal novità producesse in molti ancor di costoro potran vederselo i lettori nelle belle pagine che noi annunziamo: impressioni consimili abbiam noi ragione di riprometterci dagli esempi medesimi riprodotti dalla penna accurata ed elegante del nostro biografo.

I lettori della Civiltà Cattolica capiranno da questi pochi cenní qual sia l'importanza del libro che annunziamo, e quale il frutto che essi pos

« IndietroContinua »