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Quando trattasi di popolazione, secondo Gioja, tosto si dimanda se v' ha diminuzione od aumento. Non potendo, per mancanza di calcoli, rispondere con esattezza, egli diceva che l'aumento dei prati e delle risaie nei due distretti irrigui doveva avere scemata la popolazione, giacchè sopra trenta pertiche di terreno vivono più di tre persone se coltivasi a grano, ed una appena se a prato. Conviene però riflettere che sono necessari molti coloni ed operai per le acque, le chiuse, gl' incastri, gli espurghi dei navigli, delle rogge, dei fossi, onde al continuo interrimento e corrosione opporre riparazione continua.

I dati che seguono, somministrar possono luce sull'andamento della popolazione nelle principali Comuni del Dipartimento d'Olona: Popolazione delle sole Città o dei Capi-luoghi, esclusi i loro Circondari Esterni, ossia Corpi Santi.

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1790 108026 20920 1791108475 2076 793 109538 2096

1795

12351|31506114 1796 110496|| 20921|| 124993372 6646 122073328 6553 1799 109477 18384 12068 3461 6628 1258134116641 1800 110884 18744 114083143 6634 110558 20854 12551|3393|6642| 1802 (115290) 19751| 11344|3453 6659

Chi volesse conoscere i rapporti della popolazione coi matrimoni negli anni suddetti in Milano ed in Pavia, può paragonare l'antecedente tabella colla seguente:

CITTA'

MATRIMONI AVVENUTI NEGLI ANNI

1790 1791 1793 1795 1796 1799 1800 1802

Milano, senza i Corpi Santi 865 860 836
Pavia, senza i Corpi Santi 161 189 154

60 843 1246 1004 1356 166 165 127 187 200

Farà sorpresa il vedere in Pavia crescere i matrimoni e diminuire la popolazione in alcuni dei suddetti anni; ma svanirà forse la sorpresa riflettendo allo scioglimento degli Ordini Monastici, ed al passaggio di ricchi proprietarii e mercanti pavesi a Milano e all'oltre Po Sardo, classi non troppo feconde di matrimoni. Altronde tutti sanno che la popolazione di Pavia soggiace ad una costante mobilità atteso il flusso ed il riflusso dei soldati e della scolaresca. È certo che dopo l'anno 1799 la popolazione di Pavia si rialza, e crescono progressivamente i matrimoni. Nell'anno attuale, continua a dire lo stesso Gioja, ossia da gennaio a tutto settembre 1803, si contano matrimoni 145; ora riflettendo che nei tre successivi mesi i matrimoni s' affollano più che negli antecedenti,

egli è manifesto che alla fin dell' anno devono oltrepassare alcun poco i 200. L'aumento nei matrimoni in Milano è ancora maggiore, giacchè nel solo primo semestre di quest' istesso anno 1803 sono giunti a 795, mentre in tutto l'anno 1795 non giunsero che a 760.

La mortalità della specie umana nella Città di Milano è piuttosto scarsa, avuto riguardo alla sua ampiezza e popolazione, ed è più piccola che nelle altre città grandi e popolose. Secondo i calcoli di Fontana, stati eseguiti sugli elementi raccolti nel decorso secolo, un anno per l'altro ne muore appena uno per ogni 31 viventi, cioè più esattamente il numero dei morti in un anno sta al numero dei vivi come 1:31 In Pavia la mortalità è maggiore; l'an

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16676'

nuo numero dei morti sta a quello dei viventi come 1: 27 1714;

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le acque stagnanti tra il Ticino ed il Gravellone, la sensibile nebbia ed umidità di Pavia, la qualità de' suoi vini, detti grossi, ecc., possono forse rendere ragione di tal maggiore mortalità.

È molto importante, per le comparazioni statistiche coi fatti dei tempi nostri, e con quanto potrebbesi tuttavia lodevolmente qui attivare, ciò che notava, al principio del corrente secolo, il medesimo Gioja, seguendo i pensamenti del suo illustre amico dottor Rasori, intorno alle deformità e malattie di questa popolazione; delle cui anomalie ed infermità pei confronti da farsi oggidì, sarebbero tanto utili le analoghe statistiche, se fossero state istituite e pubblicate fin dagli scorsi tempi; la necessità della Statistica Sanitaria uniforme-pubblica appare di giorno in giorno vie più chiara ed urgente, e diventò già un desiderio giustissimo presso tutti i dotti di buon senso e cuore filantropo.

Volgendo ora lo sguardo alle viziosità e malattie che sformano e infettano parte della nostra popolazione, ritroveremo, scriveva il Gioja nel 1803, molti storpi e nani a Milano, deformità che si trasmette di padre in figlio quasi direi regolarmente (*).

Pensano alcuni che anche i gozzi, di cui abbonda la campagna pavese e milanese (nonchè la Bergamasca), ed i quali si veggono (*) Quantunque, in ragione del novero degli abitanti, si possa dire che attual mente (1843) gli storpi ed i nani siano assai diminuiti, ciounonostante ne ab. biamo tuttavia parecchi. Dobbiamo pure lamentarci di non pochi fanciulli scrofolosi e rachitici (vizii organici d'ordinario ereditari dal padre o dalla madre, o da ambidue insieme) spettanti di preferenza alla classe più povera della popolazione, trovandosi massimamente nelle famiglie bisognose dei portinai, dei lavoranti sartori, calzolai, tipografi, falegnami, venditori di erbaggi, ecc.; i cui figli in generale sono per lo più deboli, poco nutriti, e per l'esercizio del mestiere, o per la loro povertà, relegati in luoghi chiusi ed in istanze piccole, umide, oscure. La scrofola, più o meno pronunciata, è però una malattia piuttosto estesa anche in molti fanciulli di famiglie civili delle città, dipendentemente da miseria, da mancanza di moto, e dalla vita eccessivamente sedentaria, a cui vengono obbligati nelle private scuole elementari per abuso di studii o di custodia.

non di rado sino nelle città di Milano e di Pavia, siano un male originario. Da alcune osservazioni fatte principalmente nel Borgo degli Ortolani a Milano, pare che questa opinione vada a colpire nel vero.

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I Gobbi che nei passati tempi, atteso l'uso delle barbare fasce, e degli indomabili busti vi si presentavano quasi ad ogni passo, sono scemati a vista d'occhio. La natura lasciata meglio di prima libera nello sviluppo dei membri, più esatte proporzioni presenta, s'innalza più maestosa, s'atteggia con leggiadría più elegante, e di più fresche rose s'adorna nella primavera della vita. Riguardando la cosa dal solo lato economico, dirò che la bellezza ha fatto rientrare nell' Olona parte delle contribuzioni che aveva riscosse il preteso diritto di conquista.

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-I due flagelli della popolazione, il vaiuolo ed il mal venereo, cedono a poco a poco agli sforzi replicati della medicina. La superstizione, nemica del vero, che gridò sì forte contro l'innesto del vaiuolo, ha lasciata passare la Vaccinazione impunemente. L'innesto vaccino efficacemente promosso dal Governo, accolto di buon grado da varii padri di famiglia quasi giornalmente si estende, diminuendo la mortalità e la durata della convalescenza, oltre il conservare i pregi e i dritti della bellezza.

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Le malattie che regnano alquanto endemicamente in questo Dipartimento dell'Olona, e che anche ad altri si estendono, sono le febbri intermittenti e le ostruzioni dei visceri nel basso ventre, principalmente della milza, prodotte dalla coltivazione dei risi. L'influsso vero delle risaie sulla popolazione non è ancora ben noto (*), nè può esserlo che col mezzo d'esatte indagini, e di registri ap

(*) Fin dall' anno 1681 troviamo stampata a Milano la seguente Memoria: Relatio D. Pauli Mariæ Terzagi Decani Nobilissimi Collegii DD. Physicorum Me diolani ad Illustrissimum Magistratum Reddituum extraordinariorum, circa distantiam stationis Orizarum a civitate Novariæ pro aeris salubritate. » Scorgesi da ciò come questo distinto medico milanese, Cavaliereje Conte Palatino, era stato fin d'allora incaricato dal Magistrato Camerale di portarsi a Novara, per ivi decidere quanta distanza si dovesse frapporre fra quella città e le vicine Risaie, affinchè l'aria di Novara si conservasse costantemente salubre. - Veggasi pure la Memoria, or ora (1843) stampata a Livorno dall'illustre professore Francesco Puccinotti intitolata Delle Risaie in Italia e della loro Introduzione in Toscana; nel detto scritto la forza dei ragionamenti eguaglia quella dei puri fatti, che militano unanimi contro le risaie nelle Maremme, ecc., ed in genere nella bella Italia. Contro le Risaie, come fomiti d'insalubrità, fu pure il voto solennemente espresso dal Quinto Congresso degli Scienziati Italiani, avutosi in Lucca nel settembre 1843. Anche i Prati a marcita si dovrebbero tenere lungi dalle città e dai luoghi abitati; ciò è pure desiderato dai dotti medici coscienziosi, cui sta a cuore innanzi tutto la salute pubblica, questa è sempre gravemente compromessa dalla costante umidità e dalle emanazioni più o meno paludose; auch' io ho sott' occhio alcuni luoghi ch'erano d'aria sanissima dapprima, e che ora furono con. vertiti, per la libidine di lucro, in terreni di mal-aria, con tutte le sue infeste conseguenze a danno di chi vi abita da vicino.

Statistica Medica, Vol. II.

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positi, giacchè intorno a questo affare, come in tanti altri, banno probabilmente esagerato per interesse o per zelo gli apologisti, e gli avversari di siffatto genere di coltura. —

Le leggi dell'ex-Lombardia Austriaca vogliono le risaie lungi da Milano quattro miglia, e tre dalle città provinciali. All'esecuzione di queste ed altre simili leggi presiedette finora una Commissione di Sanità stabilita da molto tempo in Milano. Ma qualunque sia il mezzo, con cui gli affittuari si fanno scherno contro le leggi, egli è certo che spesse volte le risaie s' avvicinarono e s'avvicinano alle città più del dovere. Farà forse maraviglia, continua il Gioja, s'io dirò che senza leggi, senza commissioni, senz' ombra di coazione si può ritener le risaie al di là del limite che si crederà a proposito. Di fatti determinato precisamente questo limite, fissandone i segnali di pietra sulle vie dipartimentali e comunali, poscia decidere: il riso che verrà coltivato entro il confine proibito, sarà proprietà del primo occupante. Nessun fittabile, nessun proprietario sarà si stolto da voler gettare in terra una semente di cui altri raccorrà il frutto, e spargere di sudore il suolo ad altrui vantaggio. Con tale semplice dichiarazione la salute pubblica è posta sotto la vigilanza dell'interesse privato di ciascun cittadino, nè più v' ha bisogno di commissioni. Fate la stessa dichiarazione relativamente ai Lini che si pongono a macerare nei fiumi e nei navigli, se credete che ne debbano essere espulsi, come vogliono le nostre leggi municipali.

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Ma la malattia endemica che merita maggiormente l'attenzione del Governo, sia perchè l'abbiamo comune con altri dipartimenti, sia perchè va estendendosi a paesi ove dapprima non osservossi giammai, sia perchè più delle antecedenti è fatale alla popolazione, si è la Pellagra, la quale da alcuni secoli molesta i coltivatori principalmente dell' alto Milanese (*). Sotto il Governo Austriaco si fecero varii tentativi per indagarne la causa e il metodo curativo, ma sgraziatamente con poco felice successo.

(*) Francesco Frapolli, pubblicando a Milano fin dal 1771 le sue Animadversiones in morbum, vulgo pelagram, riferisce che gli Statuti capitolari dello Spedale Maggiore dell'anno 1528 fanno menzione degl' infermi di pellarella, malattia estesa nell' alto Milanese. Ora sembra andare crescendo il numero dei contadini pellagrosi in alcuni paesi delle provincie di Bergamo e di Brescia. Il signor dottore Carlo Gallo Calderini, ch' ebbe già a trattare molti infermi di pellagra, ed il dottore Luigi Marieni, buon cultore com'è degli studii statistico-medici, farebbero opra assai utile alla scienza ed all'umanità se istituissero d'accordo una esatta Statistica dei pellagrosi, che si sono presentati allo Spedale Maggiore di Milano per una serie d'anni la più lunga possibile, indicandone le diverse provenienze, il sesso, l'età, la professione, il modo di trasmissione, se ereditaria o no?

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La vita dei pellagrosi in generale oltrepassa appena gli anni quaranta; ma già molti anni prima di morire sono inutili, anzi di aggravio alla famiglia ed alla società, imperocchè diventano fatui e furiosi, terminando col marasmo e colla diarrea. I replicati ed inutili sforzi della medicina per aiutare questi infelici, dimostrano che il vero metodo curativo è ancora assolutamente ignoto, non oso dire impossibile.

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Voglioso di conoscere la causa di questa malattia, così seguita il nostro Gioja, ma non voglioso d'usurpare il privilegio non troppo raro di parlare sopra quanto s'ignora, ho consultato l'Ispettore generale di Sanità, il cittadino Rasori, si giustamente celebre in Europa per le sue mediche produzioni. La sua opinione debb'essere tanto più probabile, quanto che avendo egli scorse le campagne di questo e dei limitrofi Dipartimenti, in occasione dell' epidemia che vi regnò due anni sono, ha osservate ad una ad una le cause locali, fisiche e morali, che influiscono sulla salute dei contadini tra' quali fa guasto la pellagra. Egli è dunque persuaso che a questa malattia debbasi il titolo d'originaria, vale a dire propagabile per generazione. Pare che siffatta opinione sia stata ammessa da altri che della pellagra si occuparono; ma i seguenti motivi dimostrano essersi troppo leggermente abbandonata: 1.° di tutte le varie cause state addotte, cioè miseria, cibi, fatica, insolazione, ubicazione. . . . . facilmente si scopre l'insussistenza da ogni esatto osservatore. La pellagra di fatti si trova in luoghi diversi di situazione, tra gente povera e tra gente che non può dirsi tale. Ella non si fa vedere nella campagna pavese e lodigiana, ove il contadino non è nè meglio alloggiato, nè meglio pasciuto, nè meno faticato che nei paesi pellagrosi. Il sullodato medico ha veduta pellagrosa una fanciulla di sette in otto anni, figlia di contadini non poveri, ed alla quale non poteva competere alcuna delle pretese cause di miseria, vitto,

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se in qualche caso è contagiosa o no? in quali Comuni precisi mostrasi più costantemente endemica? qual ne è il migliore metodo curativo? quale il preservativo delle recidive? È vero che mutandosi in meglio l'ordinaria condizione di vita del pellagroso, non ancora giunto all'ultimo stadio morboso, questi guarisce radicalmente? Nel Milanese la pellagra s'accresce, o piuttosto lentamente si diminuisce?... Quali sono i luoghi nei quali si riconosce diminuzione della pellagra? quali quelli in cui cominciano alcuni casi di essa a svilupparsi?... loro causa probabile?... Il dottore Hameau fin dal 1819, ed il dottore Marchand nel corrente 1843 notarono qualche caso di pellagra nei Dipartimenti francesi della Gironda e delle Lande, e poc' anzi i dottori Roussel e Devergie incontrarono già tre casi nello Spedale San Luigi in Parigi. La Superiorità ne coadiuverebbe senza dubbio l'umanissimo loro imprendimento.

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