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L'Imperatore Giuseppe II osservando che il Luogo Pio di Santa Corona aveva finanze eccedenti lo scopo di sua fondazione, ne unì nel 1786 il Patrimonio a quello dello Spedale; e coi Decreti 21 e 26 Maggio 1789 dispose per un' ampliazione conforme alla sua felice situazione economica. Nel 1790 si determinò che le Sedute Medico-Chirurgiche avessero luogo alla fine di ciascun mese; e nel 1792 si destinarono altresì 6 Levatrici per l'assistenza delle Partorienti povere.

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Oggidì il Luogo Pio soccorre di Medico, Chirurgo e Medicine chiunque ne richiede, persino i forestieri aventi domicilio nella città, gli artigiani, gli esercenti professioni civili, o arti liberali, che avessero non meno di quattro figli, ecc., purchè ne sia verificata la povertà dai Sacerdoti Visitatori da esso stipendiati; si somministrano pure dal luogo: Pio gratuitamente ai poveri i sospensorj, i cinti elastici, le ventriere, le calze espulsive, le macchinette ortopediche, ecc.

Dei soccorsi del Luogo Pio in Medicinali fruiscono anche i Carcerati fino alla concorrenza di annue austr. lir. 2800 circa, ed i Corpi Santi, ossia Circondario Esterno, di Milano per altra annua somma di austr. lir. 3000 all'incirca. ,.།*fr ย

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I Sacerdoti Visitatori sono 6 coll' annuo soldo ciascuno di austriache lir. 260.. 69; oltre un Sopranumerario con lir. 153. 94. I'Medici Ordinari sono 12, sei di prima classe col soldo annuo di austr. lir. 1494. 25, e sei di seconda classe con austriache lir. 1379. 31. Alle loro mancanze si provvede mediante 4 Supplementarj col soldo di austr. lir. 804. 60 cadauno. Di più vi sono 6 Chirurghi Ordinari col soldo annuo di austr. lir. 1323. 31, e 12 Vice-Chirurghi con austr. lir. 705. 76 cadauno.

Il Pio Istituto di Santa Corona, ch' era nella Casa all' attuale N.o 3176 sulla piazza di S. Sepolcro, avendo nel Dicembre 1786 dovuto trasportare i propri Ufficj allo Spedale Maggiore di Milano, quivi si stabili tosto la Residenza Medico-Chirurgica per due ore ogni mattina; colà si visitano quelli che affetti da lievi mali possono andarvi di persona, e tre Sacerdoti-Visitatori devono trovarvisi per ricevere le domande dei malati da assistersi al loro domicilio.

Il Servizio Medico-Chirurgico del Luogo Pio di Santa Corona per l'intera Città di Milano fu diviso in 12 Quartieri, denominati Interni ed Esterni ; i Quartieri Interni abbracciano il centro della Città fino ai ponti del suo Naviglio interno, e gli Esterni sono quelli situati giù dai ponti fino alle Porte della Città ;›i Medici, i Chirurghi, le Levatrici, hanno l'obbligo d' abitare nei rispettivi Quartieri di Servizio. Nel 1830 la generale Vaccinazione della Città venne affidata ai Chirurghi di Santa Corona.

Attualmente (Settembre 1849) si sta per attivare una Riforma con aumento di personale medico-chirurgico, e con maggiori suddivisioni dei Quartieri più estesi e più abbondanti di Popolazione, dividendoli in Quartieri Interni, Medj ed Esterni. ›'

Sarebbe pur necessario che la Dispensa dei Rimedj per Santa Corona si facesse non più dalla sola Farmacia dello Spedale Maggiore, ma venisse la distribuzione dei rimedj suddivisa almeno in 6 distinte Farmacie, le quali fossero poste in luoghi centrali ai Quartieri Interni ed Esterni, ossia alle rispettive 6 principali Porte della Città; locchè riuscirebbe d'assai maggior comodo e vantaggio ai poveri infermi, ed ai loro poveri assistenti.

Riflessioni. Sebbene sia prospero lo stato delle finanze di questo Luogo Pio, non si può ommettere di considerare che il numero ognor crescente dei sussidiandi, non dipendente sempre da vera miseria, ma dall'abuso di carità, merita provvedimento, giacchè altrimenti non si tarderà a soffrirne sbilancio, e tanto più coll' aumento progressivo annuale della Popolazione.

È osservazione generale dei Medici e Chirurghi di Santa Corona, che attualmente vengono chiamati dove la decenza delle domestiche mura e degli arredi, il fasto degli abiti e degli ornamenti non annunziano la povertà, per la quale il Luogo Pio fu istituito. Ciò dipende da certe facilitazioni e dagli arbitrj dei subalterni che accordano il benefizio a chi giusta l'Istituzione non è competente, e da ciò in parte il progressivo aumento dei malati e delle spese di Santa Corona. La tendenza ad abusare dei Pii Istituti si tramanda coi profondi esempi dai padri nei figli, esclude la costanza di fatica con cui l'uomo previdente provvede a sè ed alla famiglia nel caso di malattia, discioglie i vincoli domestici, e produce spesso i cattivi costumi. Anche sotto il rapporto della Morale pubblica è indispensabile di porre. un argine a questa grave tendenza, che si dilata fra Mercanti, Manifatturieri, Impiegati, ecc., di farsi curare gratuitamente per Santa Corona, o di gettare per lo meno a carico del Pio Istituto i molti servi oziosi e viziosi di Case Signorili, od i loro dipendenti colle rispettive famiglie. Non si indebolirebbe certamente lo spirito di elargizione riducendo la Carità ne' suoi giusti confini ; giacchè ogni persona di senno deve riguardare come distruttiva di sè stessa, e come madre di funestissime conseguenze quella pietà inconsiderata che si diffonde a favore d'una povertà non reale, quindi a scapito di tanti altri veri miseri, che restano fraudati d'un vitale necessario soccorso, per cui o soccombono, o maledicono la penosa loro esistenza!

Prospetto statistico annuale e QUINQUENNALE degli Ammalati Poveri, Maschi e Femmine, stati assistiti al proprio domicilio nella Città di Milano, a carico del Pio Luogo di Santa Corona, colla relativa Mortalità annua e quinquennale per ogni cento Infermi stati in cura, dall'Anno 1831 al 1848 inclusivi.

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Totale Generale

dal 1881 al 1848 603 354104 354707 316589 26902 10806

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NB. Riguardo alla Statistica di questo Luogo Pio di Santa Corona, non ho potuto redigere fuorchè il suddetto Riassunto degli Infermi, complessivamente maschi e femmine, stati in cura dall'anno 1831 al 1848 inclusivi, dipendentemente dalla mancanza negli Archivj degli opportuni Rendiconti annuali. É poi da ricordarsi, che in generale molti Ammalati di Santa Corona affetti da gravi morbi vengono facilmente trasportati allo Spedale Maggiore, stante la deficienza dei mezzi necessari per ben assisterli nel loro domicilio. Tuttavia, a parità di circostanze, anche questo Prospetto Statistico Riassuntivo ci dimostra che l'annua Mortalità relativa per ogni 100 Infermi, curati in Città dai Medici e Chirurgi di Santa Corona, è stata nel corso di 18 anni assai poca sulla totalità, cioè del 3, 30/100; e questa piccola Mortalità, vedesi pure pei Quinquenni progressivamente diminuita dal 1831 al 1848, essendosi essa dal 3, 55/100 ridotta appena al 2, 56/100 nel Triennio 1846-1848

Tali calcoli e deduzioni riescono di grande importanza, allorché si rifletta che spettano all' ingente quantità di trecentocinquantaquattro mila e settecentosette Infermi stati curati nell' ultimo Diciottennio,

Dell' Ospitale dei RR. Frati Falebenefratelli di Milano.

Il principale Ordine Spedaliere Regolare è quello di S. Giovanni di Dio, denominato fra noi de' Fatebenefratelli. Quest' Ordine insigne venne fondato da Giovanni di Granata in Andalusia nell'anno 1540; eccone in breve l'origine (*):

Giovanni nacque il giorno 8 Marzo dell' anno 1495 a Monte Major-el-novo, piccola città nel Portogallo, da parenti poverissimi. Fu dapprima educato in maniera molto religiosa, ma all' età di 9 anni fuggì dalla casa de' suoi genitori ; si condusse ad Oropesa al servigio d'un pastore chiamato Majoral; quindi si fece soldato dandosi in questo stato ad una vita piuttosto licenziosa ; allontanatosi poscia, o scacciato dal Reggimento per tristi emergenze (altri lo dissero condannato a morte ingiustamente), ritornò presso il pastore Majoral, il quale essendo molto contento di lui, rinnovogli la proposta di matrimonio con sua figlia; egli però non volle, ed anzichè ammogliarsi lo abbandonò di nuovo, pren. dendo il moschetto colle Truppe di Carlo V per la guerra contro i Turchi; e recossi da ultimo colle milizie in Ungheria, fintanto che, terminata la detta guerra, il Corpo presso cui egli trovavasi fu congedato. Si ricordò allora de' suoi buoni genitori e ritornò ad essi, ma li trovò ambidue per dolore morti; colpito da fiero cordoglio decise di far penitenza, e si portò in Andalusia qual mandriano al servizio d'un ricco signore; da colà si imbarcò per l'Africa onde aver occasione d'essere martirizzato, e di poi tornò nuovamente in Ispagna. A Gibilterra indi a Granata commerciò con libri e piccoli oggetti religiosi affine di procurarsi da vivere, e si formò una sostanza.

Era Giovanni all'età di 42 anni, allorchè nel 1537 udi una predica nell'eremitaggio di S. Sebastiano, che vi fece nella festa di quel Santo il celebre D'Avila, predicatore spagnuolo; soprannominato l'Apostolo dell' Andalusia. Il nostro Giovanni fu si penetrato da tale predica, che detestando la sua vita passata proruppe in pianto e lamenti, e qual forsennato venne vilipeso dai fanciulli e dal volgo. Primo atto di sua conversione fu il donare tutto quanto aveva acquistato, ma operando in apparenza si da stravagante che venne trattato come demente. D'Avila ne ebbe compassione,

(*) Veggasi la Polizia degli Spedali del Dottore Giovanni Pozzi, Vol. I, pag. 106, e Vol. 11, pag. 29, stampata a Milano nel 1830, in Continuazione del Siste:na Compiuto di Polizia Medica di G. P. Frank, Volumi XVIII e XIX.

Avverto però i lettori, che in questo mio lavoro ho dovuto, coila scorta d'altre Opere più esatte, eseguire parecchie rettificazioni de"nomi, de' tempi e de' luoghi, che trovansi erroneamente scritti nello stampato del suddetto Dottore Pozzi.

Statistica Medica. Vol. II.

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e lo consigliò a più mite condotta verso di sè, ond' essere meglio utile al suo prossimo.

Fatto perciò dapprima un pellegrinaggio alla Madonna di Guadalupe nell' Estremadura, di ritorno a Granata incominciò egli a dar ricetto e ad alimentare alcuni poveri col guadagno che procuravasi nel portare e nel vendere la legna. Il suo esempio da filantropo, ce le sue preghiere gli produssero tanti sussidj dalle persone caritatevoli di Granata, che colle elemosine raccolte trovossi nel 1540 in istato di prendere a pigione una casa e di ricoverarvi i malati poveri ed assisterli. Avvalorato da vero spirito di Carità, Giovanni dedicava il giorno al servigio de' suoi malati, e verso sera andava con un cesto assicurato alle spalle, e con due pignatte nelle mani, lungo le strade della città a cercare per essi l'elemosina. Uno zelo così elevato in sollievo dell'umanità fu da principio deriso, eccitò poi l'ammirazione si che nulla più mancò al suo Spedale; anzi fu costretto di prendere a pigione una casa più ampia, ed anche questa divenne insufficiente per ricoverarvi tutti quelli che cercavano d' esservi ammessi.

L'Arcivescovo di Granata Don Pedro Guererro, che con ragguardevoli soccorsi assisteva il nostro Giovanni in un'opera così santa, propose per lo spedale che andava aumentandosi la compra di una casa molto grande, già pria stata occupata da'Religiosi; e non solo sostenne egli la compra e vi aggiunse il sussidio di 4500 ducati del suo proprio danaro, ma eccitò altresì i più facoltosi della Città a fare una colletta per tale scopo. Questo prelato diresse il nuovo fondatore a Valladolid, ove allora tenevasi la Corte di Spagna, presso il principe ereditario, da poi Re Filippo II; colà egli fu graziosamente accolto, e favorito con largizioni si dal Principe che dai signori della sua Corte, onde dar effetto alla divisata fabbrica dello spedale. Così ebbe origine lo Spedale di Granata, fattosi in seguito assai rinomato, e che diventò poscia la Casa Spedaliera dell'Ordine dei Fratelli Caritatevoli.

Anche il Vescovo di Thui, presidente della Regia Camera di Granata, sostenne come l'Arcivescovo Guererro con amore ed attività l'intrapresa del Fondatore: egli lo persuase ad assumere il nome di Giovanni di Dio, e lo consigliò a deporre i sucidi e cenciosi suoi abiti, per indossarsi un vestimento pulito che doveva portare unitamente a quelli che si fossero a lui associati; facendogli osservare che la vera umiltà non consisteva punto in un vestiario cencioso e nauseoso, ma bensì in un abito decente ed onorifico. Questo Vescovo gli diede la forma dell'abito senza però lo Scapolare, concesso poi da Pio V, e lo vesti colle sue proprie mani.

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