Cronache antiche ToscaneCompany'tipi del Gondoliere, 1841 |
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Parole e frasi comuni
a'dì acciocchè ambasciatori Aretini Arezzo arme Arno assai avea battaglia Bianchi buona Buondelmonte cacciati cagione Calavria capitano cardinale Carlo di Valois casa castello Cavalcanti cavalieri cavallo Cerchi ch'era chè Chiesa città di Firenze cittadini colla cominciò compagnia congiura consiglio contado conte Guido Corso Donati cronache danari detto messer Dino duca ebbono erano fare fece figliuolo Fiorentini fiorini Firenze frati furono gente Geri Spini Ghibellini Giano Giano della Bella gonfaloniere gran Guelfi Neri guerra innanzi ivi ivi l'imperatore Lapo Salterelli Lucchesi mandò Manfredi messer Corso messer Niccola messer Pazzino morte nemici Neri Niccola Acciaiuoli niuno nobili Oltrarno onore ordini oste pace palagio papa perocchè piè Pisa Pisani Pistoia ponte alla Carraia popolani potenti preso priori raunarono renze rimase rono Rosso della Tosa Sanesi santa santa Reparata sanza savio Siena signoria soldati tenea terra tornò torre Toscana Uberti uomini venire venne vescovo
Brani popolari
Pagina 61 - Costui fu messer Corso Donati, che per sua superbia fu chiamato il Barone ; che quando passava per la terra, molti gridavano : « Viva il Barone » ; e parea la terra sua. La vanagloria il guidava, e molti servigi io facea. Messer Carlo di Valos, signore di grande e disordinata spesa, convenne palesasse la sua rea intenzione e cominciò a volere trarre danari da
Pagina 28 - Cerchi, per farli trascorrere nella briga; e trascorrendo il cavallo, lanciò il dardo, il quale andò in vano. Era quivi, con messer Corso, Simone suo figliuolo, forte e ardito giovane, e Cecchino de...
Pagina 59 - Iddio, ove è la fede della real casa di Francia, caduta per mal consiglio, non temendo vergogna? O malvagi consiglieri, che avete il sangue di così alta corona fatto non soldato, ma assassino, imprigionando i cittadini a torto, e mancando della sua fede, e falsando il nome della real casa di Francia! Maestro Ruggieri, giurato alla detta casa *", essendo ito al suo convento™ gli disse: "Sotto di te perisce una nobile città"; al quale rispose che niente ne sapea.
Pagina 233 - ... lanaiuoli del detto ovraggio, e viveane più di trentamila persone. Ben troviamo che da trenta anni addietro erano trecento botteghe o circa, e facevano per anno più di cento migliaia di panni: ma erano più grossi e della metà valuta, perocché allora non ci entrava e non sapeano lavorare lana d'Inghilterra come hanno fatto poi. I fondachi dell'arte di Calimala de...
Pagina 3 - ... aspettino la giustizia di Dio, la quale per molti segni promette loro male siccome a colpevoli, i quali erano liberi da non potere esser soggiogati. 25 Dopo molti antichi mali per le discordie de...
Pagina 65 - O voi, popolani, che disideravate gli ufici, e succiavate gli onori, e occupavate i palagi de' rettori, ove fu la vostra difesa? nelle menzogne, simulando e dissimulando, biasimando gli amici e lodando i nimici, solamente per campare. Adunque piangete sopra voi e la vostra città.
Pagina 4 - Aldruda, donna (2) di messer Forteguerra Donati, che avea due figliuole molto belle ) stando a' balconi del suo palagio lo vide passare, e chiamollo, e mostragli una delle dette figliuole, e dissegli : chi hai tu tolta per moglie ? io ti serbava questa.
Pagina 44 - Volterra che con loro aveano, uomo falso e poco savio. E assai disordinatamente parlò e disse che il sangue reale di Francia era venuto in Toscana solamente por metter pace nella parte di santa Chiesa, e per grande amore che alla città portava ea detta parte : e che il papa il mandava, siccome signore che se ne potea ben fidare...
Pagina 2 - ... loro principi nullo le vide certamente come io: e quelle che chiaramente non vidi, proposi di scrivere secondo udienza; e perché molti secondo le loro volontà corrotte trascorrono nel dire, e corrompono il vero, proposi di scrivere secondo la maggior fama.
Pagina 205 - Questi fu grande letterato quasi in ogni scienza, tutto fosse laico; fu sommo poeta e filosafo, e rettorico perfetto tanto in dittare e versificare, come in aringa parlare nobilissimo dicitore, in rima sommo, col più pulito e bello stile che mai fosse in nostra lingua infino al suo tempo e più innanzi.