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sua definizione ciò che nell' età di Aristotele, sarebbe bastato tanto a Roma che ad Atene.

Se le relazioni e la qualità di Gentile romano portavano seco dei pesi, avevano pure degli utili. Quello clie durò più lungamente fu il dritto di succedere a' suoi confratelli o co-gentili nel caso di morte ab intestato senza eredi questo diritto durò tanto tempo che quantunque fosse andato in disuso occupò i giureconsulti ed anche lo stesso Cajo quantunque sventuratamente sia illeggibile il manoscritto di lui in questo passo. Se negli oratori attici non c'è questione di un diritto cosiffatto non può essere che in ragione della più grande rapidità con cui i cangiamenti si succedevano ad Atene in tutte le relazioni sociali. Šopravvanzavano di gran lunga quelli che seguirono presso i Romani, essendosi dichiarato più subitaneo e più violento il moto verso la democrazia.

È per questo stesso motivò che in questi oratori non si ha traccia heppur dei doveri imposti ai Genneti d'ajutare i membri dei loro Genos o case,

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a comportare in caso di bisogno, i pesi straordinarj, ciò che a Roma dovevano fare i clienti ed i gentili (26). Ecco dei rapporti che non sopravvissero nè agli antichi tempi nè agli antichi costumi e fino nell' istoria romana non si ha che un esempio, di clienti e di gentili che pagarono per Gamillo l'emenda in cui era stato dannato (27). Più tardi sarà caduto in dissuetudine. I gentili non erano chiamati ad adempire questi doveri che quando la fortuna dei clienti non bastava; e quando la clientela si sparse per tutta l'Italia ed oltre ancora vi furono si poche occasioni di ricorrere a questi gentili che se ne obliò fino il vincolo di diritto. Ad ogni modo si vedono tuttavia nella guerra d'Annibale delle case intese a riscattare alcuni membri fatti

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prigioni, ciò che il senato interdiceva (28). Questo dovere è uno dei caratteri essenziali della gentilità: così si trova sempre nel formolario corretto dei titoli d'ammissione al paese di Dit-Marsen (essendo stato abolito dopo la riforma come contrario alla coscienza il soccorso forzato dal giuramento), l'obbligazione d'accorrere al possibile, in ajuto dei parenti civili allorchè ne hanno bisogno per la costruzione delle dighe, e delle case, o per provvedere a qualunque sorta di disgrazia. Dalla pratica vicendevole di questi nobili offici sarà nato il pensiero di considerare come alleati di sangue gli uni agli altri ed a bell' agio sarà nato una vera opinione di parentela. Certamente non era un dritto puramente locale, ma il dritto comune di tutta la nazione germanica; dritto che si spense in uu' epoca anteriore di molti secoli all' età in cui le sue tribù dominavano in virtù della conquista, e che si conservò unitamente in questo paese solingo ove nessun padrone comandava, e nessun schiavo obbediva. Se si fosse smarrita la cronaca in cui sta scritto questo titolo di ammissione, non se ne avrebbe più vestigio.

V' ha un splendido rapporto fra la gentilità dei Greci e quella degli Avi nostri, rispetto ai mantenitori del giuramento di Cuma. Aristotile (29) non ne fa menzione che dal lato dell' accusatore; probabilmente perchè trovava quest' uso ancora più barbaro che il mezzo di diritto usato per la difesa.

A voler discorrere per analogia di ciò che si faceva nell' attica, il numero delle genti o famiglie politiche era pur chiuso e fermato a Roma da ciascuna tribù. Dionigi racconta che Romolo divise le curie in Decadi (30). Qual altra suddivisione potrebbe mai esser questa se non è quella delle genti? Ve n' ebbero dunque dieci per curia, e le

essere

tre tribù ne inchiudevano trecento. Di modo che queste tribù di genti o di case patrizie potevano pure chiamate centurie, come in T. Livio, perchè ciascuna ne conteneva cento. Quivi noi ritroviamo il principio dei numeri che domina tutte le divisioni romane, tre moltipli cato per dieci; oltre che il numero trecento è nel medesimo rapporto coi giorni dell' anno ciclico (31) in cui stà il numero dei Genos d'Atene coi giorni dell'anno solare. E risponde pur a quello dei trecento padri del Senato, è i Senatori delle colonie e delle città furono detti decurioni, perchè il capo, il consigliere insomma di ciascuna gente era decurione. Prima che Clistené avesse dati cinquanta senatori a ciascuna tribù, ogni Genos dell' attical aveva probabilmente pur anco il suo.

Cosiffatti rapporti di numero sono argomento irrefragabile che le Gentes non erano più antiche della costituzione; non erano che corpi di cittadini che il legislatore aveva ordinati in armonia colle sue istituzioni. Convien fare lo stesso pensiero su simili case in Allemagna, incontrando che sono in rapporto regolare di numero tanto nelle città libere che nelle campagne. E chi non sa che nel paese di Ditmarsen ve ne ebbero anticamente non meno di trenta (32). Quindi si conoscevano in Colonia tre classi di cittadini, e ciascuna classe éra costituita di quindici di queste case. La prima delle quali mai non si mescolò colle altre avendo tutta sola nelle mani il governo dello stato. Ed a Firenze pure annoveravano settantadue famiglie di questa natura, nè v' ha persona che non sappia ch' eráno frammiste in numero eguale nelle tre classi dei signori, dei cavalieri e degli uomini liberi, che nelle città d'Italia costituivano le tribù e le tribù erano il Sovrano. Gl' or dini di Colonia erano costituiti alla medesima foggia. Quindi

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ho piena fede nelle tradizioni italiane che predicano l' Imperatore Ottone come fondatore della libertà delle loro città; e tanto più mi fortifico in quest' opinione, veggendo ch' egli raccolse in certe congregazioni non dissimili a quelle di cui parliamo, Lombardi e Franchi, altri Germani ed altri italiani, traendo fuori da quest' assembraglia una cittadinanza libera. La parola schiatta così accomodata alla cosa, ne accenna autore un imperatore della Bassa Allemagna e non è se non ciò che il nostro dialetto chiama Schlacht invece del Geschlecht dell' altro Alemanno, che i Lombardi traducevano per Fara. Nè v' era modo più efficace per rompere il torbido potere dei grandi di Lombardia, che appena infranto, fu subito oppugnato da una cagione proporzionata alle sue forze. La sapiente legislazione di Doria sciolse le dissenzioni che traevano in Genova i Fregosi o gl'Adorni a parteggiare, non con altro che col congedare le congregazioni o Gentes, scompartendo quelle famiglie in diciotto alberghi, costituiti per così dire da un nocciolo e da un nome d' un' antica casa. Se questa legislazione uscì tutt' intiera dall' immaginazione di Doria, senza pure un tipo negl' annali della città, io non so quando sia apparsa una più splendida invenzione fra le istituzioni viventi d' una nazione indipendente. L'ordinamento delle Gentes in numero determinato pei comuni d'Allemagna sorse di pari passo colla fondazione delle città ẹ la divisione del paese in cantoni diversi. Son ben alieno però di stringere in questi termini cosiffatte associazioni; ciò non fu che l'applicazione pratica d'un ordine di cose esistenti da tempo immemorabile; comune a tutti i popoli germanici, avrà avuto, senza dubbio, prima dell' adozione del cristianesimo, una somiglianza d' indole di più colle forme della società in Grecia e in Roma.

Non v' ebbe nel mondo antico un' istituzione più ge nerale che questa delle genti. Tutta la borghesia era così divisa, i Gefirj, i Salamini, come gl' Ateniesi, i Tuscolani come i Romani; e quando gl' uni o gl'altri erano ammessi a partecipare alla comunione delle città dominanti, non per questo cessavano d' esistere le loro Gentes. Nella costituzione dei municipj che non patirono mutazioni ab antico, e nell' istante in cui gli si conferi il dritto di città, queste case o Gentes si saranno tenute in piedi serbando la loro vita politica fino che avranno potuto tenere qualche importanza nello stato. E forse an¬ che dopo che i tempi e i casi mutarono le case tennero senza dubbio l' intiera possessione dei loro dritti civili e religiosi. Ma lo stato romano, la gran patria insomma non avea per nulla queste famiglie o Gentes da Municipj in quanto che non aveano vita insieme che pel vincolo di rapporti politici. Le famiglie che componevano le tre antiche tribù erano gl' unici elementi costitutivi dello stato, ed è in questo significato che i patrizj soltanto potevano vantarsi d'avere una famiglia (33). Ciò non toglieva che tanto in Roma che nei Municipj altre migliaja di genti plebee, costituite al medesimo modo, potessero serbare gli stessi diritti della gentilità. E su questo privilegio appunto erano fondate le pretensioni dei Claudi patrizj che soli si credevano d'aver il diritto di succedere ai loro Gentili (34), quantunque una siffatta pretensione tenesse del presuntuoso, specialmente nella circostanza in cui i Marcelli riclamavano un dritto che non aveva nulla di comune colle prerogative politiche delle antiche Gentes o case.

La divisione in Gentes è siffattamente essenziale alla casta patrizia, che l'antica, la vera espressione che la descrive è una circonlocuzione patriciae gentes (35); ma

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