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fosse stato assolto dalle centurie (203); sono dunque i patrizj che hanno sete del suo sangue.

Il comizio era il luogo delle due assemblee come il foro quello dei plebei (204). Fino nei giuochi stessi si ritrova la distinzione che correva tra i due ordini; perchè vi aveano dei giuochi romani e dei giuochi plebei. I primi erano celebrati nel gran circo, ed è per questo che si parla di seggi riservati alle curie. La differenza fra i due ordini spiega l'origine e l'officio del circo flaminio. Conviene che sia stato accomodato pei giuochi solenni del comune i quali nei primi tempi eleggeva i suoi tribuni in questo luogo sui prati flaminj (205).

A quel modo che i Marci per designar la nazione, nominarono populus e plebs, così si nominano col popolo ora i quiriti, ora i plebei nella formola d' invocazione che precedeva tutti gli affari ventilati dall' universalità della nazione (206). Non già che non vi fosse un' intiera differenza fra i pristini quiriti ed i plebei, dappoichè i primi erano incorporati ai patrizj; ma i vincoli attuali che legavano i plebei all' universalità delle curie erano quelli che sussiste vano altre volte dalla seconda tribù alla prima; la formola era viva; ella era applicabile. Quindi l'allocuzione all' assemblea del foro, quirites, e quindi l'espressione proprietà quirina ed altri simili (207).

Fra le istituzioni di Servio in favore della libertà si reca ch'egli creasse anche dei giudici per conoscere i processi dei particolari (208). Io non dubito che si voglia accennare la creazione dei centumviri. Il loro nome è l'unica ragione che possa far presupporre che non sia stato messo questo tribunale se non allora che le trentacinque tribù ebberò il lor numero intiero, o nel tempo che non se ne contavano che trentatre. Intanto mi basta notare che il

numero ed il nome non sono d'accordo che approssimativamente, per convincersi che questo nome non fu prescritto da una legge, ma che originò dalla consuetudine del discorso. Vi aveano tre giudici per tribù, ed il numero tre, questa rappresentanza delle tribù isolate, e per conseguenza queste elezioni distinte in ogni tribù e non nell' universalità del comune, il simbolo della lancia, tutto insomma indica un tempo molto antico. Questo simbolo ne addita i plebei come quiriti; perchè questo nome che gli fu dato si trasse dalla parola sabina quiris che significa lancia. Di più i casi riportati innanzi a questo tribunale sono generalmente relativi a questioni insorte all' occasione del censo, o che riguardavano la proprietà dei quiriti. Il giudice senatorio isolato, dato dal pretore avea per titolo quello d'arbitro (209). Ed ha molto buon fondamento il pensiero che presuppone che i centumviri fossero chiamati giudici. Il loro numero sali prima a novanta, poi si ridusse a sessanta, ed poco a poco si rinforzò di bel nuovo ; quindi uno spirito non preoccupato ravviserà facilmente in essi que' giudici che dopo l'abolizione del decemvirato furono con altri magistrati plebei messi sotto la protezione delle leggi d'inviolabilità (210).

Potrebbe essere che oltre questi giudici ed i tribuni, i plebei sia riuniti che per tribù abbiano fatto qui delle altre elezioni. E che essi avessero sin d' allora negli Edili un magistrato locale della natura di quelli che probabilmente esistevano nelle città dove gli abitanti facevano parte della plebe, ciò è più verosimile che di ammettere che gli Edili erano stati creati più tardi. Le assemblee plebee potevano avere altr' ufficio oltre quello delle elezioni, come sarebbe l'ammissione delle risoluzioni o regolamenti, o riparti di tasse per cose di un' utilità comune; è per cosif

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fatte risoluzioni che si provvedeva ai funerali di capi che aveano saputo farsi amare (211); ma è presumibile che in allora avevano dei diritti che s'accostavano molto più al potere che ottennero in seguito.

Perchè altro è il modo di legislazione per quegli ch'è arbitro dello stato, ed altro quando gl' opposti poteri gareggiano presso un popolo libero. A meno che si voglia rompere la pace, e l'ordine legale non si divelgono dal privilegio divenuto ingiusto o dall' usurpazione dominante che delle concesssoni successive ch' ora sono il frutto della dolcezza, ora si conseguono col terrore. Il regio autore della legislazione che la posterità ha segnato del nome di Servio Tullio (212), non avrebbe saputo quel che si voleva, sé costituendo l'ordine plebeo l'avesse lasciato senza difesa come l'era prima del ritiro sul monte, e così lontano dall' eguaglianza dei diritti come lo fu ancor molto tempo dopo. Cicerone non si serve mica d' un espressione inconsiderata quando dice che per essersi ritirati i plebei si fecero rendere le loro libertà, ed i dritti più sacri (213). In ciò quest' autore adottava meno le viste di un partito che non cercasse d'alzare quel velo di pregiudizi entro cui s'avvolgeva ordinariamente se voleva guardare nel santuario della costituzione. Nuova era la forma della franchigia e necessaria in grazia del cangiamento delle forme della costituzione; ma i diritti in se stessi non possono esser venuti meno al comune. Quei del comune non sarebbero stati così liberi come i borghesi se non avessero potuto appellare al proprio tribunale, come i patrizi appellavano alle curie, e se non avessero avuto il diritto di proferir giudizi contro quelli che ingiuriavano in qualche grave modo alle sue libertà.

Diffatti la controrivoluzione operata da L. Tarquinio e

dai patrizi ributtò i plebei così da lungi dai giusti frutti che avevano toccati, che appena bastarono dei secoli per vincere la tempesta e la correntia, e per riguadagnar il porto dove li avea riposti la legislazione del re, come se ne può aver un esempio a proposito delle leggi sui debiti. Si riferisce formalmente che una disposizione di Servio aboli il sequestro delle persone per sostituir vi quello dei beni (214), e si fu appunto per questa misura che la legge Petelia cominciò una nuova libertà plebea. Si dice di più che questa benefica disposizione fu abrogata da Tarquinio il tiranno (215) e i patrizi seppero attraversarne la ristaurazione per ben più di duecent' anni ancora dopo l'espulsione dei re.

Storicamente parlando, forse il disegno di Servio di depor l'autorità regia e di creare dei consoli ad anno ha così poco fondamento come tutto il resto che corre a proposito de' suoi nascimenti; ma non però non indica meno un vincolo necessario posto dall' opinione e dalla tradizione fra il consolato e questa legislazione messa fuori col nome di Servio. Questo vincolo si trova formalmente in tutta quella parte dove T. Livio parla dei primi consoli che furono eletti conformemente ai libri di Servio Tullio, libri che chiudevano un abbozzo piuttosto minuto della sua costituzione come l'attestano le citazioni che si hanno in Festo. E siccome disdice gravar l'autore di una sì gran legislazione, quegli stesso che la dovea sospingere alla sua meta, gravarlo del vizio che l' avrebbe distrutto ; pare che quel legislatore che noi chiamiamo del nome di Servio, abbia dovuto voler assestar nel consolato i due ordini in una medesima strada come accadde nell'elezione di Bruto, e come fu alla perfine sancito da C. Licinio e L. Sesto. S' egli non l'avesse fatto, se non avesse messe le elezioni

annuali che nelle mani delle gentes; se il comune non avesse avuti dei consoli tratti veramente da lui, și sarebbe trovato in un essere peggiore di quel che fosse sotto un sol capo a vita. Perchè quanto più lungo tempo regnava questo capo, sempre più dovea francarsi dalle parzialità dell' ordine ond' era uscito, mentre il magistrato d'un anno mal sapeva distorsi da certa preoccupazione. Non vi fu che il premio d' una libertà universale che potè compensare i mali effetti della divisione del governo.

LE CENTURIE.

Ciascuno può giudicare à grado suo le intenzioni della legislazione di Servio in quanto alla partecipazione dei plebei alla parità del governo consolare; ciò che si tiene generalmente per fermo si è che questa legislazione li mise a parte delle elezioni e delle leggi.

Servio questo è il nome che per abbreviare io darò a cotesto legislatore) Servio avrebbe acconsentita si fatta partecipazione ai plebei nel modo più semplice, tenendo il metodo secondo il quale i comuni furono posti allato ai baroni, così che l'assemblea dei cittadini e quella dei comuni fossero chiamati mutualmente a rattificare colla loro sanzione o a dinegare col rifiuto, le risoluzioni negli affari nazionali. Su questa forma furono foggiate le tribù plebee rispetto alle curie; ma nel principio opposte le une alle altre, avrebbero le tribù e le curie straziato lo stato di cui Servio voleva intieramente fondare l'unione creando le centurie come via di mezzo. Congiunge i patrizi colla lor clientela ai plebei aggiungendo a tutti questi una nuova

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