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appresenta all' intelletto, si è che allora l'asse doveva var lere un 0,6 di dramma o quasi quattro oboli.

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Una cosa notabile e tutta particolare all' Italia centrale si è ch'ella si serviva di rame in masse pesanti come di moneta corrente e non d'argento. L'Italia del sud al contrario e la costa che si stendeva sino alla Campagna, facevano uso di moneta d'argento quantunque il calcolo per oncia fosse noto tanto ad essi quanto alla Sicilia. Rispetto agli Etruschi agli Ombrii e ad alcuni popoli Sabellici, l'iscrizione della loro specie accenna ch' essi coniavano in rame; dove invece pel Lazio e pel Sannio non si trova altra moneta a simile inscrizione se non alcuni pezzi d'argento delle prime età (261). Però la gran varietà delle assi senza iscrizione mostra che molte città facevano delle monete di questo genere; le gran somme di rame che gli eserciti romani tolsero in Sannio, mentre portarono sì poco argento nel loro trionfo, devono persuadere che il rame, era moneta corrente. Il che non è pur dubbio pel Lazio già che probabilmente una parte di queste specie senza nome avrà appartenuto ai due popoli. Roma aveva il medesimo sistema monetario, ed in grazia d' una tradizione che fa vedere in una maniera assai chiara quanto era estesa la riputazione di Servio Tullio come autore di tutte le istituzioni civili di qualche importanza, Time lo nominat come quegli che pel primo fece battere monete in Roma dicendo che dapprima si adoperava rame grezzo des rude (262).

Noi faremo di quest' opinione il medesimo conto che facemmo di molt' altri fatti del nostro erve; se non che vi è un'altra opinione legata a questa che dice che l' impronto delle prime assi fu un bue; opinione affatto erronea e che deve essere ributtata. Ben è vero che ne rimane

un pezzo simile (265), sull' autenticità del quale non può cadere alcun dubbio: un fraudolento non sarebbe restato di dargli l'intiero peso della libbra; ma il pezzo non pesa che otto oncie, e benchè fino al presente niun' asse romano ci abbia offerto il peso di una libbra completa ve ne sono di quelli che sono ben più traboccanti del suddetto. Nè vi è necessità di inferire che non vi ha ragione di contestare l'esistenza di assi veramente piene, bastandoci di dire che sono scomparse. Queste monete di cui Timeo avea inteso parlare furono coniate in tempo in cui n'era stato già più volte diminuito l'importo, e si può, con qualche fondamento scorgere in questo tipo insolito un rapporto colla legge dei consoli Giulio e Papirio che per l' amenda pronunciata per ogni testa di bestiame, ridussero in argento il valor di ciascuna (264).

Quando invece della moneta propriamente detta che non è che una misura del valore degli oggetti, si è in obbligo di aiutarsi con una merce qualunque per adempiere alla medesima condizione, uno degli inconvenienti che vi sono necessariamente, si è l'incomodo, che risulta dal volume dei pezzi annessi. E' così dei tessuti e salgemma dell' Abissinia del Cacao del Messico, nè era altrimenti del bronzo dell' Italia antica, Io dico il bronzo; perchè è unicamente per rimovere una singolare espressione che può essere evitata che io mi conformo all'uso di chiamare moneta di rame ciò che è realmente bronzo, cioè il rame fuso con una lega di stagno o di zinco (265). L'armatura della legione di Servio mostra come era universo l'uso di questo metallo, e non v'è dubbio che i migliori utensili domestici non fossero di questa materia. Il bronzo era d' una necessità giornaliera, e le sue masse si fondevano sì facilmente che persona non isvantaggiava all'operazione nel

medesimo tempo che le figure che vi erano impresse rispar miavano la cura di pesarlo. Non è che per un' intempestiva reminiscenza di ciò che si pratica da noi, che si è potuto credere che i pezzi quadrati od ovali non erano punto monete del medesimo genere delle rotonde : con questo si spiegherebbe facilmente la confezione dei pezzi ancora più pesanti dell' asse sino al decussis. Molto più tardi, e forse al tempo di Tiberio, i Liguri così poveri, aveano degli scudi di bronzo (266). L'uso universale fa presupporre abbondanza e viltà di prezzo: affinchè il bronzo potesse servire all' armamento di tutti gli opliti conveniva che fosse meno caro del ferro', perciò si vedono nei tempi omerici forestieri navigatori che recano il ferro in Italia per iscambiarlo col rame (267). Le miniere di rame sono in un rapporto molto incostante, e quelle di Toscana principalmente dei contorni di Volterra (senza parlare che in un paese disabitato si trascurano forse senza ragione) possono essersi esaurite oggidì e non pertanto essere state eminentemente abbondanti in un' altra età. Vi si aggiun geva ancora l'enorme fecondità delle miniere di Cipro la di cui esportazione in Italia è attestata dal nome latino del rame. L'antica dipendenza in cui era tenuta quest' isola dai Fenici apriva i magazzeni punici a suoi rami, e probabilmente arrivavano in Italia sopra vascelli cartaginesi. La viltà del prezzo ingenerata dall' abbondanza concorda con tutto ciò che si sa sulla quantità delle monete di bronzo e sul suo valore prima dell' introduzione dell' ar gento. Dieci mila lire per fornire un cavallo, dieci mila per mantenerlo, sono tale somma che a norma del peso e dei valori dei mercati, sarebbero state in progresso esager rate oltre ogni immaginazione. Il rame era ammucchiato nelle stanze (268), e si racconta, a proposito della guerra

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di Veia che i contribuenti facevano careggiare la lor parte al tesoro (269). Papirio il giovane portò dalla guerra sannitica più di due milioni di lire di rame monetato, Duilio ancora di più (270). Nell' una e nell' altra occa¬ sione il valore di questa specie trapassa d' assai quello dell' argento conquistato nel medesimo tempo.

Niuno può sapere se quando fu posto il censo l'asse era ancora intiera o s'era stata diminuita; ma i prezzi stessi dimostrano, per quanto si può calcolare un rapporto, che Dionigi ebbe ragione d' adottare per l'antica moneta la medesima proporzione in quanto all' argento che per le assi ridotte al peso d'un antico sextans, o in altri termini che aveano diminuito il peso delle monete di bronzo perchè questo metallo avea rincarato di molto a confronto del l'argento.

Fu per parte di Plinio un errore grave e senza perdono l'aver preso per la prima di tutte le diminuzionį del peso dell'asse, quella di cui forse trovò la prima men➡ zione negli annali, quand' egli doveva aver veduto più di mille volte dei pezzi di moneta proprj a rendere il suo errore palpabile. Anche oggidì non vi ha collezione di grossi pezzi di rame che non dia il più sensibile conviucimento della verità che il peso dell' asse non fu ridotto che a due oncie che poco a poco (271), La carezza del rame come merce si spiega nell' istesso modo del suo aumentare di pregio quando un metallo più nobile diventa moneta corrente per un minor prodotto delle miniere, е per l'accrescimento dell' uso e dell' esportazione. Può essere che la diminuzione del peso abbia cominciato assai per tempo ma se queste monete che Timeo teneva come le prime aveano un rapporto colla tassa fissa delle amende erano nonpertanto ancora quattro volte più pesanti allora che non lo

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furono dopo la disastima in cui caddero nel tempo della prima guerra punica. Ora nell' istesso modo che i consoli Giulio e Papirio fermarono a dieci assi il valore di un montone, ad Atene dove l'argento era moneta corrente, le leggi di Solone portavano questo medesimo valore ad una dramma; un bue che la legge romana stimava cento assi non era valutato che cinque dramme (272). Probabilmente da Solone alla guerra del Peloponeso s'era operato in Grecia ed in Italia un alzamento generale nei prezzi onde può essere intervenuto che verso il cento sessanta un bue a Roma non avesse valuto più di cinquanta assi. Il mio scopo non è che di mostrare che fino per le assi pesanti si deve far stima che ne occorressero dieci per costituire una dramma. Il prezzo dei grani risolve chiaramente in favore di quest' opinione; perchè se la diminuzione del peso dell'asse avesse tolto qualche cosa al suo valore corrente, questo prezzo avrebbe dovuto essere nominalmente rialzato.

Verso il trecento quattordici si tenne come un prezzo assai basso quello del moggia di frumento che si vendette per un asse, ma le cronache portavano un prezzo pur così basso per l'anno 504 quando di già l'asse non pesava più di due oncie (273) e cento anni più tardi il rame essendo stato ridotto ad un dodicesimo del peso e non cssendo più che moneta minuta, mentre tutti i prezzi si fissarono in argento, il frumento della Gallia Cisalpina non valse di frequente oltre i due assi leggieri (274). In vece dopo la dittatura di Silla il modius valse in Sicilia due ed anche tre sesterzj, o otto ed anche dodici assi di due once per ciascuna (275). Questi erano i prezzi ordinarii in un tempo in cui tutto si era notabilmente rincarato, compa→ rativamente ai valori pecuniarii; quelli che ho riportati testè erano estremamente bassi e memorabili per le cronache. Niebuhr T. II.

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