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Ora se il prezzo del rame non avea continuamente aumentato di modo che convenne sempre un più piccolo peso per giungere al medesimo valore in moneta universale, che era d'argento, ne verrebbe che il prezzo indicato per un' epoca anteriore di tre secoli e mezzo come straordinariamente basso, sarebbe stato all' incontro doppio ed anche triplo dei prezzi dei mercati ordinarj.

L'alterazione della specie come si pratica presso i popoli barbari e nei secoli rozzi non è per lo più condottą che da basse intenzioni e forse anche funeste ; ma vi sono altresì delle circostanze cosi prepotenti ch' egli è saggio, ed anche necessario d'adottare un sistema di moneta più lieve. Può intervenire che per dei falli che sono il fatto della nazione medesima, la moneta minuta, o per circostanze a cui non si può ovviare, le specie forestiere più lievi abbiano prevalso, e che abbiano spinto fuori della circolazione quelle che sono più pesanti. In questo caso sa◄ rebbe un nuotare contro acqua, correre la rovina ed il ridicolo il teatar di porle ancora in uo. Se uno stato è caduto nell' infelice sistema della carta monetata e che paragonata all' argento sia in perdita manifesta, quando una forza di circostanze avventurate permettesse di rimettere delle specie in circolazione, vi avrebbe ragionevolezza ed anche pericolo a riporre i metalli all' antico valore, di modo che le somme espresse nelle convenzioni conservassero la loro importanza nominale, mentre è impossibile di tener il prezzo alla medesima altezza in cui era al tempo della circolazione della carta carta monetata circostanze straordinarie avessero per una serie d'anni innalzati tutti i prezzi molto più in là del termine medio delle generazioni precedenti, quand' anche le spese ed i carichi dello stato fossero aumentati nella

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(276). E quand' anche senza

medesima proporzione, ma che cessata questa febbre tutto tornasse e si fermasse al più basso prezzo intermedio, pur anche allora la sola via di salute sarebbe una proporzionata riduzione nel sistema monetario. Il solo istinto conduceva altre volte verso questa misura, a cui oggidì si oppongono sogni e teorie (277). A Roma le circostanze erano ancora più imperiose come nel medio evo il corso delle specie verso l'oriente era continuo e senza compenso, e siccome al di qua dell' Alpi l'argento si fece sempre più raro, ed il prezzo più basso, medesimamente a Roma come noi l'abbiamo visto, il rame rincarava sempre rapporto all' argento e conseguentemente in rapporto a tutte le altre merci. E benchè non vi fosse punto di debito pubblico, e che i cittadini non conoscessero i debiti ipotecari ereditari, non poteva mancare di venire da ciò una turba di gravissimi inconvenienti. Avevano fissato in assi le prestazioni per intrattenere cavalieri e fanti; ora se il coltivatore ritraeva nominalmente minore quantità d'assi da' suoi grani, gli conveniva pagar sempre il medesimo tributo come se le specie non avessero rincarato. Ciò poteva bastare per risolvere la questione, ma senza dubbio i tempi in cui la riduzione fu risolta furono principalmente quelli in cui lo stato volle porgere qualche soccorso ai debitori. La storia fa conoscere tante di siffatte occasioni che noi possiamo ragionevolmente pensare che s'abbiano ad indovinare con sufficiente certezza le epoche in cui si operavano le riduzioni dei successivi pesi che le collezioni offrono ai nostri studi.

Cominciando dall' epoca in cui Roma acquistò la sovranità della campagna e del sud dell' Italia dove l'argento era in circolazione, vi concorsero diverse cause. Le decime ed i canoni di queste contrade si pagavano in ispecie d'ar

gento i pezzi di questo metallo fabbricati nel mezzodi col nome di Roma furono senza dubbio messi in circolazione nella stessa città, e si finì col battere dei denari come moneta dello stato. Se in questa operazione si adottò una falsa proporzione se un decussis di cento oncie di peso, (poichè le monete che noi abbiamo ci conducono a conchiudere che il monetaggio s' arrestò qualche tempo in questo rapporto, quantunque molto meno che a quello di quattro oncie all' asse) (278) se come diciamo, un decussis di trenta oncie valeva più di un danaro, dovette intervenire ciò che accade ai nostri giorni quando si vuol tenere l'oro e l'argento in una falsa proporzione l' uno verso l'altro; il metallo messo a troppo vil prezzo si dilegua dal paese (279). Una prova diretta che questa intervenne alle monete di rame in Italia si è l'enorme somma che Duilio trasportò dalla Sicilia ove ciò non ostante il sistema monetario dei Greci faceva circolare l'oro e l'argento. Conviene dunque che questo rame sia stato recato dal commercio e scambiato dall' argento. Ora se il bronzo rincarò nella guerra Punica perchè il rame di Cipro e lo stagno non arrivavano più, non era più nell' ar- . bitrio della repubblica l' esaminare se ridurrebbe o no i suoi assi al peso di un sextans, come non fu facoltativo per la Francia, sono ormai quarant' anni, il rifondere i suoi pezzi d'oro. Se non fosse stato fatto tutte le specie di questo metallo sarebbero usciti dal paese che avrebbe perduto tuttociò il di cui valor nominale era troppo piccolo. L'alzamento del rame non finì perciò il peso di due oncie era ancora troppo considerevole ; ma quando fosse stato ridotto ad una sola sarebbe stato un troppo gran moto e necessario perciò di portare il sesterzio a quattro assi. È nostro dovere di ricercare con qualche attenzione

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come sono nati gli sbagli in cui caddero gli autori che insegnarono ciò che noi sappiamo dalla storia romana, di scusare così i loro errori e non d'insultarli. Questa diversità trova la sua ricompensa perchè discoprendo il luogo ove smarrirono la buona strada ci conferma maggiormente nella cognizione della sua direzione. Plinio confuse l' aes grave, moneta contante con le specie di un peso completo. Questa moneta contante sarà necessariamente venuta quando il rame di cui erasi sparso l' uso, aveva diversi pesi in diversi luoghi e sottostava dappertutto a delle diminuzioni di peso per le medesime ragioni che vi sottostava a Roma ma operate diversamente poichè le città erano indipendenti le une dalle altre. Tutte queste monete erano del medesimo metallo, e gli stati non avevano alcun motivo di non voler dar corso che alle loro proprie specie giacchè l'antichità ignorava ciò che era veramente il diritto di coniare moneta; così cento lire pesanti in monete le più nove di Roma, e cento lire in ispecie miste avevano il medesimo valore (280). Per compensare queste variazioni si servivano della bilancia negli affari, onde l'uso della bilancia come l'assistenza dei testimoni era un affare gravissimo e per nulla un giuoco simbolico. Se le specie di una lira non avessero soggiaciuto a diminuzione, se le avessero messo in corso tutte sole non ci avrebbe potuto essere disputa su questa operazione; si sarebbero contentati di contare. La riduzione al piede corrente si faceva nel solo effetto del peso e per le mouete nazionali senza che fosse d' uopo di rifondere le specie se non per quel tanto che occorreva per uso quotidiano; le antiche potevano dunque continuare a circolare. È del tutto abusiva l'espressione aes grave applicata alle sole specie più pesanti; perchè correva fra le assi monetate il medesimo rapporto che corre

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fre la lira d'argento alla lira tornese. Tutto questo calcolo cessò quando l'argento divenne moneta corrente e che s' introdusse l'uso di contare per sesterzi. Da quest' epoca in poi conviene intendere d'assi quando si parla d'assi monetate e contate. Un archeologo ha dunque potuto dire molto esattamente che nella prima guerra punica si passò dalle monete di lira all' uso dell' asse ridotto ad un sesto. Non vi avea che un passo da qui alle sbaglio in cui cadde Plinio o qualcuno de' suoi predecessori.

Dopo questa digressione ritorno al censo. Ogni romano era tenuto severamente d' indicare la sua persona, i suoi e la sua fortuna censibile; l'omissione di questo dovere era rigorosamente punita. La legislazione provvide ai mezzi di scoprire le false dichiarazioni: tutti i neonati erano inscritti nel tempio di Lucina, e tutti quelli che venivano nell' età dell' adolescenza, lo erano in quello di Juventus, tutti i morti, in quello di Libitina; in fine nei Paganali si notavano tutti i proprietari rurali donne e fanciulli: e queste erano istituzioni cadute in disuso che Dionigi non poteva conoscere che per le relazioni di Lucio Pisone (281). Tutti i cangiamenti di domicilio, tutte le mutazioni di proprietà dovevano essere annunciate ai magistrati di distretto, sia ai tribuni, sia ai capi dei pagi o vici, per cui Dionigi ha tenuto per divietato abitar fuori della regione della propria tribù (282). Conveniva pur senz'altro dichiarar nello stesso modo ogni alienazione d'ogni oggetto censibile, e lo scopo del richiamo dei testimonii che, come si sa rappresentavano le cinque classi era non meno per tener dietro a questo oggetto nell' interesse del censo che di fornire una sicurezza al proprietario. Si vede che queste istituzioni importavano necessariamente delle lunghe scritture, la moltiplicità delle quali fatta per conto dello stato non è punto in contraddizione con la scarsità dei libri.

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