Immagini della pagina
PDF
ePub

era un atto di violenza. Gli altri ordini si potevano contentare di vedersi assoggettati all' imposta, come i quiriti in ragione della proprietà del genere di quelle dei plebei, e pagare una porzione qualunque della rendita dei loro dominj (302) E' più che verosimile che ciò si facesse pur sotto i re come appare dal vedere che le ricche spoglie

tolte al nemico erano usate secondo il costume romano in magnifiche costruzioni. E queste spoglie erano in parte il prezzo del bottino, ed in parte la rendita, cioè l'imposta pagata dai particolari in ragione del bene che ne fruivano. Più tardi i patrizi si francarono da una tal prestazione; onde. non si edificò più niente di memorabile dopo che tennero essi soli il sommo potere (303).

La medesima legge che obbligava e chiamava esclusivamente i plebei al servizio di fanteria e che prescriveva ad ogni classe l'equipaggio con cui doveva presentarsi, avrà necessariamente interdetto agli aerarii il potersi cingere d' un' armatura completa. Fra i plebei le tre prime classi soltanto erano gravemente armate, e siccome convenia che ciascuno si allestisse a sue spese, i poveri ed ancor meno i proletari non potevano avere le armi senza cui gli saria stato impossibile di far testa ai ricchi del loro ordine. Nei casi straordinari quando si formavano delle legioni urbane, allorchè pure gli operai erano arrolati, in fine quando lo stato armava a sue spese i proletari, non è dubbio che la necessità apportasse a tutto ciò qualche mutamento, il quale però non durava oltre le circostanze che l'avevano comandato.

Alla vista del gran numero delle centurie della prima classe Dionigi si è messo in testa, ed ha tratti quasi tutti i moderni dalla sua opinione, che questa classe pagava assai caro la sua potenza e la sua preponderanza, perchè

era sempre sotto l'armi, e facendo il suo servizio in una proporzione molto più forte delle altre finiva a dare da se› sola quasi la metà della legione intiera. Stimando pure che le antiche guerre non fossero troppo sanguinose (che non lo fossero più di quelle dei Greci prima che l'impresa di Sicilia le avesse dato un nuovo carattere) desse non avreb-, bero condotte meno ad una democrazia sfrenata, se anno per anno avessero mandato a morire sui campi il fiore dei più riputati cittadini. Non è lecito d' imputare al legislatore romano un simile reggimento; ma non è indifferente di riferire in questo luogo, oltre le prove morali di cui molte persone fanno assai poco caso, altre dimostrazioni che faranno conoscere quanto l'opinione di Dionigi è lontana dal vero.

La falange, questo antico ordine della battaglia dei Greci che Filippo non fece che accomodare al carattere particolare della sua nazione (504) fu in origine pur la forma adottata dalla tattica romana (305). Di più l' armatura delle centurie di Servio è affatto greca senza che vi abbia assolutamente nulla del carattere distinto dell' armatura romana. La principale ed a propriamente parlare l'unica arma di cui si potesse servire il lanciere fino che la battaglia non era vinta o perduta era la sua lancia, la di cui lunghezza anche prima che Filippo avesse introdotto l'uso di altre più lunghe, permetteva di usarla tuttavia efficacemente sino al quarto rango e si opponeva al nemico quattro volte più punte che non vi erano uomini nella prima fila. Questo spiega la differenza delle armi difensive delle classi di Servio, la seconda mancava di un giacco di maglia, la terza non avea nè corazze nè cosciali. Esse potevano far senza una siffatta spesa perchè i loro contingenti formavano gli ultimi ranghi che erano coperti dai corpi e

dalle armi dei primi. Dionigi sapeva altresi che la prima classe forniva i combattenti che fronteggiavano l'armata.

Convien porre fra le forme ereditarie che sopravvissero lungo tempo alla causa che le produsse, la disposizione romana che metteva dieci uomini d'altezza. Questa forma è del tempo in cui ogni centuria contava trenta uomini. Se vi era uniformità nella falange la centuria si presentava sopra una fronte di tre; ma se la falange era composta di metà d' uomini intieramente armati, ed una metà imperfettamente era necessario di porre in ogni centuria invece di tre file sei mezze file, di modo che gli uomini armati a mezzo fossero appostati a tergo di quelli ch' erano tutti cinti di corazza e componessero il sesto rango ed i seguenti (306). Questi ultimi non si travagliavano che quasi meccanicamente nella falange, puntando avanti e condensandosi. Se la seconda e la terza classe non dava al servizio militare che altrettante centurie quanti erano i loro juniores nei comizj, esse non costituivano che un terzo della legione. Il principio dello scompartimento nei ranghi era il medesimo; ma per non mescolare e dividere fuori dell' inten¬ zione degli antichi popoli sarebbe stato bene distribuirli in nove ranghi. Il rapporto dei numeri potrebbe senza dubbio ammettere piuttosto la distribuzione per nove che quella per dieci; ma alcuni contrassegni degni di tutta la nostra fede quando siano ben concepiti e ben commentati, provano che questa ultima era la vera e ne danno un convincimento palpabile della proporzione con cui era governato il servizio per le diverse classi.

Noi dobbiamo questi indizii al buon genio che in occasioni apparentemente accidentali ne conservò sempre ciò che bastò in sostanza per avere un' immagine vivente dell'antichità purchè la nostra dappocaggine non ci interdica

di tener dietro a certe ricerche. I consoli alla battaglia del Vesuvio immaginarono d' accrescere le loro forze uscendo dal cammino della tattica ordinaria; onde un antico annalista prese occasione di descrivere questa tattica e lo fece così bene che si può cogliere veramente il suo detto anche nel furto mal inteso che gli fece Tito Livio, Già erano cangiate le armi e la falange risolta in manipoli; ma questa risoluzione non cangiava per nulla la sua natura. E nulla trapassò giammai la grandezza dell' invenzione dell' uomo che trasse da lente masse il corpo vivo ed animato della legione romana mettendo in bell'accordo fra loro le diverse armi, di modo che la legione costituì un' armata per se stessa. Per cui quest' ordine militare il più perfetto di tutti fu pronto a vincere tutti gli altri ordini di battaglia, e trionfare di tutte le armi, e dello spirito` bellicoso di tutti i popoli i più diversi. Ma una notte eterna copre il gran nome dell' autore di questa invenzione. E benchè noi lo leggiamo quasi scolpito nei fasti, l'istoria però ce lo rappresenta spogliato del suo più bel splendore quand' anche fosse Camillo come si può più che ragionevolmente congetturare.

Il tempo e luogo di meglio chiarire quest' ordine di battaglia si vedrà nel progresso di questa storia. Quelli che sino ad ora mi accusarono non so se più di leggerezza che di mala fede, vorranno acconsentirmi quello che sto per dire come se recassi i più accurati risultamenti di cui do sigurtà fino che non avrò finito le prove. Fino nella gran guerra latina, i romani militavano secondo le classi, ma non più nella falange. La prima dava quaranta centurie, appunto tante quant' erano i suffragi dei juniores; di queste centurie trenta costituirono i principi, le altre dieci si trovarono fra i Triari che probabilmente teneano questo

[ocr errors]

nome dall' essere tratti da tutte tre le classi come uomini di pesante armatura. La seconda e la terza davano pure quaranta centurie di venti per ognuna, ciò che era il doppio numero dei suffragi dei loro juniores. Di questi venti dieci erano fra gli astati che portavano scudo e dieci fra i triari. La quarta e la quinta classe fornivano pure quaranta centurie, cioè: la quarta dieci (gli astati con giavelotto senza scudo) e la quinta le trenta centurie dei rurali. E questo era pure doppio del numero dei suffragi dei juniores. Eccoci tre masse ciascuna di dodici centinaia d' uomini; la prima è quella degli opliti, di tutto punto armati; la seconda quella degli uomini mezz' armati, e la terza di quelli che non l'erano punto. È impossibile di non conoscere in ciò le pristine forme romane: le centurie sono tenute per intiere onde conchiudo che è veramente il quadro ab antico, quello di Servio e dell'epoca delle trenta tribù (307).

pure

La cura di serbare i rapporti di numero è visibile in ciò che la quarta classe non figura nello scompartimento che per una quantità eguale alle sue centurie di juniores ; mentre le tre altre classi inferiori fornivano ognuna una quantità di centurie eguale al doppio dei loro suffragi. Non vera necessità d' un più gran numero di bersaglieri, e forse la sovrabbondanza sarebbe stata d' impedimento. La prima classe avendo un numero eguale di centurie a quel che davano le due seguenti s' incontra la proporzione posta più in su a modo di congettura rispetto la falange, cioè che cinque ranghi sono tolti alla prima, cinque alla seconda ed alla terza classe.

Il numero dei fanti armati alla leggiera non era che una metà dei soldati della falange come si praticava presso i Greci. Gli accensi erano fuori della falange e della ca

« IndietroContinua »