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sura fra gli avversari, e in tutti i casi di fortificarsi con. delle alleanze. Colui che tolse a Dionisio per metterlo nel discorso d'Appio, il consiglio di chiamare ai diritti dei plebei, invece degli insorti, i cittadini delle colonie conferendo l' isopolitia ai latini, dico che colui si faceva una ben giusta idea dell'antico stato delle cose, e ponderava con un' intiera notizia le leggi e i documenti che si conservarono intorno a questo tempo. Ne convien differire al volume seguente la spiegazione sulla confederazione latina onde non oltrepassi ogni proporzione l'estensione del presente. Cedendo a questa necessità noterò sin' d' ora che il trattato coi Latini, quello che statuisce la loro egualità come corpo politico fu fatto nell'anno della ritirata dek popolo e s' egli è lecito di trarre una conseguenza dallo scopo ai mezzi, non si saprebbe dubitare che non fosse rivolto contro i plebei e che non avesse risolta la conclu→ sione della pace."

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Il senno di T. Livio gli diceva che un siffatto strazio della nazione non avea potuto durare che pochi giorni; i Volsci e gli Equi non sarebbero dimorati spettatori così immobili per riprendere l'armi contro i Romani quando si fossero conciliati fra loro, e in occasione ad essi propizia, oppure per lasciarsi assalire da loro. È facile il poter mostrare che l'opinione di Dionisio secondo la quale corsero così quattro mesi ha il suo fondamento sopra una falsa combinazione (536). Aggiungo in generale poca fede alla narrazione che reca che gli emigrati non abbiano devastato nè saccheggiato nelle terre dei loro nemici, accontentandosi del pane di cui aveano necessità: dessa non è che una leggenda delle virtù meravigliose ed ormai spente dell' antichità; ma prolungata per un tempo così notabile, questa' leggenda divenne una mostruosa esagerazione. Se i due or

dini non dimorarono lungo tempo sotto le armi, si può credere che i capi avessero tanto di senno e di potere d'impedire che le loro bande si sfrenassero a degli atti di violenza, che avrebbero potuto rendere più malagevole la riconciliazione.

L'elezione consolare fu fatta dal popolo non potendo essere congregate le centurie in grazia dell' assenza del comunc. La scelta libera fra i candidati che brogliavano questa dignità non era fatta sicura dalla legge Valeria che per gli ordinari comizi; le curie erano ristrette a votare sulle proposizioni del senato, e per le medesime ragioni per cui i soli consolari dovevano essere eleggibili alla dittatura, non si presentarono questa volta che degli uomini che aveano di già condotto con onore un consolato liberamente conferito (557). Ma se come non se ne può dubitare lo scopo dei patrizi era di conservar questo vantag→ gio, conviene che dopo la pace si sia statuito il modo legale di elezione e che l' usurpazione non potesse essere stata tentata in un modo più risoluto, e tenuta per un certo tempo, che alcuni che alcuni anni dopo ed in circostanze più

favorevoli.

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Giò che si può tenere come storico si è che le proposizioni di conciliazione vennero dai patrizi. Il gran consiglio fece abilità al senato di negoziare (558) il quale deputò verso il comune, come verso un nemico trionfante, dieci de' suoi membri di più alto grado in qualità d' ambasciatori (559). Una pace solenne conchiusa dai feciali sul corpo d'una vittima e giurata da tutti i Romani, compose la concordia fra i due ordini; perchè il nome ambiguo di patres dev' essere apposto, come in generale nei primi libri di T. Livio, ai patrizi e non al senato.

Le condizioni di quest' atto sono ben lontane da ciò

che se ne dovrebbe attendere in un momento, in cui là distruzione dei patrizi avrebbe senz'altro tratta seco quella dello stato, ma dove non pertanto era l'esito piùi probabile della guerra civile. Tratti a scegliere per mezzo a' sacrifici individuali presenti, e sacrifici permanenti a pregiudizio dell' ordine, i capi del senato si condussero con una prudenza aristocratica straordinaria, e nell' istesso modo che aveano saputo farsi degli alleati Latini, nel→ Pistesso modo partirono la causa della moltitudine dall' interesse dei grandi del secondo ordine che abbandonati da lei si trovarono spogli del potere. I plebei non ebbero ně il consolato nè gli altri onori (560). I dritti dei patrizi non furono cangiati in nulla; altro non si fece che chiamare in vigore le leggi Valerie. Da un' altra parte, quan tunque T. Livio si taccia sulle condizioni stipulate in fa vore dei debitori, era però la principal causa della sedizione, e gl' insorti non potevano cedere su questo punto senza tradire se stessi. Così non si saprebbe dubitare di ciò che riferisce T. Livio, il quale dice che furono sopressi tutti i debiti degli insolvibili, e che ricovrarono la libertà tutti i debitori che per la scadenza dell' impegno, o la sentenza del giudice si trovavano schiavi per debiti (561). Ma quivi pure non si fece che un sacrificio momentaneo ; i patrizi seppero mantenere la legislazione dei debiti. Ně si potrebbe dubitare che non fosse richiesta la sua abolizione, e se fu d' uopo convincere i plebei ch' era indispen sabile per loro il commercio del denaro, e che per conse➡ guenza le rigorose leggi destinate a proteggerlo erano in➡ dispensabili del pari, l' Apologo d' Agrippa diventa intelligibile, mentre non si può applicare per nulla ai rapporti politici. Lo stomaco è il simbolo dei capitalisti. Ne spet

tava un più nobile ai patrizi nella loro qualità di dominatori.

Cicerone stima a proposito dell' abolizione dei debiti, che gli antichi avessero qualche ragione senza dubbio di venire in sussidio della miseria universale, come lo fece Solone e come si fece più volte a Roma (562). Ben è vero che dieci anni più tardi fece altro giudizio, e condanno tutte le violenze di simil genere (563); forse non per altro se non perchè nell' intervallo era stato testimonio di dannosi atti di prepotenza per parte dei vincitori che gli erano odiosi. La questione è del numero di quelle su cui un cangiamento d' opinione, effetto di nuove esperienze e di altre circostanze, non rivela alcuna versatilità di carattere. Chiunque approva che Sully abbia sminuita la rendita dei creditori che divoravano il censo dello stato e che abbia sminuito il capitale di quelli che aveano fruito lungo tempo d' interessi usurai; chiunque sa che la dimi nuzione dell' interesse, quella del capitale, l' abbassamento delle monete, hanno salvato più di uno stato dalla sventura di veder tutti i prodotti della terra e dell' industria cader fra le mani dei capitalisti (564); in fine chiunque vede con qual rapidità si guariscono le piaghe del genere di quelle che si fanno alla fortuna di questi possessori che vivono di rendite, non può a meno, leggendo la storia degli stati dell' antichità, così rosa dall' usura dei particolari, che pronunciarsi in favore della conservazione delle proprietà ereditarie e della libertà individuale come fece Solone. E quasi non ha alcuna verosimiglian

che si siano assegnate per concessione ai plebei terre del demanio (565). Tutto quel che si fece a questo riguardo si dileguò nel breve termine di pochi anni; il buono stato disparve fra poco giacchè per lungo tempo a Roma toccarono disgrazie sopra disgrazie. Ma dal seno stes

so delle misure che si presero per intiepidire le intestine discordie, germogliò un' istituzione affatto particolare pericolosa senza dubbio, ma solamente come lo può essere una vigoria straordinaria delle forze dell' animo e del corpo; istituzione che dilatò la maestà e l'impero della nazione romana, e fece sicura la repubblica dalle rivoluzioni e dalla tirannide: il tribunato del popolo.

Il conte di Leicester quando chiamò al parlamento dei baroni i deputati dei cavalieri e dei comuni, non gli cadde pur in mente che di quivi comincierebbe un' assemblea che terrebbe di fatto un giorno la potenza sovrana del

regno; quando i plebei ottennero sul monte sacro l' inviolabilità dei loro capi, non poterono immaginarsi del pari che questo tribunato si alzerebbe a poco a poco eminente, prima al grado d' una potestà preponderante, poi di un poter senza limiti d'una repubblica bastando per ultimo da se ed essendo anzi indispensabile per la sua forma istessa a gittare i fondamenti della sovranità monarcale. L'unico scopo dell' istituzione fu d'avere una protezione contro l'abuso della potestà consolare (566), e di operare l'os servanza delle leggi Valerie che difendevano contro l'ar bitrio le persone e le vite dei plebei. L'inviolabilità era per se sola un' innovazione; ciò fece congetturare che gli antichi tribuni quando s' intromettevano per proteggere quelli che erano mal trattati, si esponevano da se a per dere la vita o a sostenere degli oltraggi, e quindi potrebbe far meraviglia che questa clausula potesse essere di qualche profitto. Lo fu di fatti se non in altro perchè metteva fuor della legge il colpevole potente di modo, che non po teva essere tratto in giudizio sotto alcun pretesto l' ucci sore di lui, giacchè la sua casa stessa era confiscata a pró→ fitto del tempio di Cerere (567). Nella sua qualità di pub▾

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