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Roma, potranno rivolgersi alla lista dei Dogi di Venezia per quel tempo in cui si nominavano dei veri capi alla Repubblica ed all' armata, e non s' applicava per anco l'animo ad eleggere solamente dei vecchi. In cinque secoli, dal 805 al 1311 quaranta Dogi governarono Venezia ciò che somma dodici anni e mezzo per ciascuno.

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Aurunco, Siculo, Tusco, Sabino, Tom. I, nota 765. Così pure Rutilus che è Rutulus, e presso i Mamilius, Turinus, Vitulus. Priscus soprannome di molte famiglie è affatto del medesimo genere. Negli antichi tempi fu soprattutto non insolito presso i Servilii e come primo nome del Censore M. Porcio. Cotestui era nato nel paese dei Sabini e discendeva da antenati latini. Si è pur male interpretato questo soprannome a suo riguardo, e come per distinguerlo dal suo pronipote. Prisci Catonis virtus: il nome di Priscus tiene del tutto la forma e la natura dei nomi di popoli, Tuscus, Cascus, Opscus.

(129)

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Populus romanus quirites è del medesimo genere Tito Liv. I, 32. Quarum rerum.. condixit pater patratus populi romani Quiritium patri patrato priscorum latinorum, hominibusque Priscis Latinis, ec.

T. Liv. I, 30.

(130)

(131)

T. Liv. I, 48. Circumire et prensare minorum maxime gentium patres.

(132)

Servio ad En. VII, 681.

(133)

Degli autori letti da Strabone V, 220, parlavano di Tarquinio come del benefattore, e come capo dell' Etruria. (134)

Servilius, considerato come nome di gens permette d'indovinare, senza tema di fallire, che la mitologia romana aveva un eroe Servio.

Grutter pag. DII.

(135)

(136)

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Coeli potrebbe parere il genitivo di coelius; ma nell'inscrizione pubblicata non si è punto figurato l'i lungo ed un amatore d'Archeologia come era Claudio ha ben potuto formare altresì il genitivo di coeles come persi. I nomi delle genti in Etrusco finiscono in na come a Roma in ius: Coecina, Spurinna, Perpenna, Vibenna, e Mastarna. (137)

Servius Tullius si nostros sequimur captiva natus Ocresia; si Tuscos, coeli quondam Vivennae sodalis fidelissimus, omnisque ejus casus comes: postquam varia fortuna exactus cum omnibus reliquiis Coeliani exercitus Etruria excessit, montem Coelium occupavit, et a duce suo Coelio ita appellitatus (appellitavit), mutatoque nomine nam tusce Mastarna ei nomen erat, ita appellatus est ut dixi, et regnum summa cum reipublicae utilitate obtinuit.

Annal. IV, 65.

(138)

(139)

Vedi Tuscum vicum. Probabilmente converrebbe sostituire secuti a secum se fosse permesso di correggere quando non si possono riempire le lacune con certezza.

(140)

Festo, estratto s. v. Coelius mons. Dionisio II, 36. Varrone de 1. 1. IV, 8. Noterò a questa occasione che il dittongo oe nel nome della collina e in quello del capo Etrusco e della famiglia Romana è un fallo, e che bisogna sempre scrivere caelius. Noterò altresì che in Varrone il manoscritto di Firenze porta caele invece di coelio ciò che pare essere sfuggito a Vittorio.

(141)

Vedi Tom. I, 418. Dionisio II, 37. Varrone de 1. 1. IV, 9.

(142)

Schol. Veron. ad En. X. Archon e Darchon sono próbabilmente errore dei copisti. Strab. 5.

(143)

Volnius in Varrone de 1. 1. IV, 9. Ved. Tom. I. ■, 415. Per intelligenza del paragrafo precedente si fa avvi sato chi legge che nella sua prima edizione l'autore inclinava fortemente a concedere a Roma un' origine Etrusca tanto che aveva messo fuori una congettura che potesse essere una Colonia di Cere.

(144)

Varrone sul manuscritto di Firenze IV, 5 tiene Septi montium come l'antico nome del luogo dove sorse in progresso la città. Ubi nunc est Roma Septimontium.

(145)

I membri di queste corporazioni sono senza dubbio i montani di cui si discorre nella declamazione intitolata pro domo 38: nullum est in hac urbe collegium, nulli pagani, aut montani. Non si può in alcun modo applicare questa parola alla plebs rustica.

(146)

L'ortografia di un C. invece di G. è garantita da Fe

sto nel manoscritto di Varrone di Firenze ed anche da

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Festo. Septimontium. Egli nomina altresì la Subura il che sarebbe un altro circondario oltre i sette, ma quella formava il Pagus Sucusanus, o per lo meno ne faceva parte; onde procede che i Suburani erano Pagani e non Montani. Possono essersi aggiunti alla solennità come parte della giurisdizione di Lucero, e non di Quirio.

(148)

Non solo non si annoverano mai più di sette colli ma le regioni d' Augusto istesse, per quanto pratica fosse questa divisione rappresentavano il doppio numero seguito nell' antica partizione ed anche Roma Cristiana fu divisa in sette regioni nei primi tempi.

(149)

Le Carinae come hanno detto gli antichi Topografi dietro una denominazione (le Carra), e come le dissero le molte osservazioni che seguitarono si trovavano appunto dove è s. Pietro in Vincula. Il Tempio dei Penati era sub Vellia, in una strada che dalle Carine conduceva al Foro (Forse ss. Cosimo e Damiano).

(150)

L'opinione che costituisce del Fagutale una parte degli Esquili è fondata sulla cattiva interpretazione di un passo che non dice niente di così fatto.

(151)

Varrone de 1. 1. IV, 8. Subura sub muro terreo Carinarum.

(152)

Varrone 1. c. Subura. Junius scribit ab eo quod fuerit sub antiqua urbe ... quod subest ei loco qui terreus murus vocatur. Sed ego a Pago potius sucusano dictum puto sucusam. Pagus Sucusanus quod succurrit Carinis. (153)

Vedi più pagine più sopra.

(154)

Ficoroni, Vestigia di Roma pag. 74 e 75.

(155)

Hirt e Piale l'hanno riconosciuto nel luogo che dopo Donati si chiama il foro di Nerva. Conviene che la volta passi sotto l'arco dei Pantani; l'immensa muraglia non può essere stata costrutta in modo d'averlo ad attraversare obbliquamente.

(156)

I versi 104 e 105 della quinta satira di Giovenale l'attestano espressamente (Tiberinus ).

Vernula riparum pinguis torrente cloaca,

Et solitus mediae cryptam penetrare suburae.

(157)

Il manoscritto del Vaticano porta Acillio.

(158)

Il tempo in cui queste opere ebbero luogo è probabilmente quello a cui tenne dietro la prima guerra punica ; il tesoro s'era arricchito di sette milioni imposti a Cartagine, non si può dare una data antecedente al lusso dei Travertini.

(169)

È probabile che si abbia a supplire porticu.

(160)

T. Liv. I, 44. Addit duos colles, quirinalem vimi«

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