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LE CASE PATRIZIE E LE CURIE.

Le tribù degli antichi ordini dello Stato erano di due

maniere, rispetto cioè le case che componevano, e il luogo che occupavano. Parrebbe che queste due specie di tribù dovessero congiungersi, quando al momento dell' organizzazione della città si assegnava tutta una regione ad una tribù di famiglia; ma questo non era il legame della sua unità. Dionigi, questo studioso indagatore delle cose archeologiche distingue nominativamente le antiche tribù romane da quelle di Servio: le une sono tribù di famiglia, le altre tribù locali (1); e certo egli ebbe in ciò dei predecessori. Aristotile pure ebbe poco rispetto al pari di Polibio al sistema ereditario. Ben è vero che era ancor vivo in alcuni distretti, ma non entrava più nell'animo di persona di costituire uno stato sugli scompartimenti di famiglia o gentes.

Le tribù di famiglia hanno su quelle di luogo l' anteriorità di data e quasi dappertutto le cedono il posto. La loro forma più rigorosa è il sistema di casta in cui l'una è distinta dall' altra, senza alternativa di nozze ed in cui differiscono affatto di grado. Ciascuna ha in questo sistema un destino esclusivo ed immutabile; la necessità può costringerle ad inchinarsi, ma non le è mai consentito di alzarsi più in alto (2). Cominciando da questa estremità Niebuhr T. II.

I

rigorosa, le forme si addolciscono a meno che non le si dia per origine la legge divina, e si giunga all' intiera egualità delle tribù, che non dissimili alla nobiltà di Venezia, costituiscono in sè una democrazia qualunque, avuto riguardo al loro proprio numero ed alla moltitudine dei governanți. Per essenza della costituzione, le famiglie sono stimate preesistenti allo Stato; e desso è composto di queste famiglie come di elementi organici, nè alcuno può appartenere allo stato che non sia di una famiglia ( gens ); ciò che a norma del sistema delle caste, non può aver luogo che in grazia d'una discendenza legittima. La più graude mitigazione che si possa immaginare permette l'ammissione dell' uomo libero e godente d'un diritto locale comune, non so se per decisione di una gens o casa (3), o per maggioranza nelle assemblee, o forse per l'esercizio del diritto determinato di un membro della gens. Si può pur presupporre in grazia di circostanze affatto particolari, l'ammissione di una Gente nella sede di un'altra che si sarebbe estinta; perche il numero totale è invariabile, e non può essere oltrepassato i alcun modo.

Originariamente le tribù di luogo rispondono ad uną divisione del paese in cantoni ed in villaggi; di modo che chiunque aveva dei possessi in una villa al tempo in cui vi si pose la tribù, p. e. nell' Attica al tempo di Cliste ne, era per questo solo in qualità di demote (membro del villaggio, inscritto nella tribù del cantone a cui apparteneva la sua villa. In seguito i suoi discendenti, senza badare al luogo della dimora continuavano di regola a far parte della medesima tribù e del medesimo villaggio; e questo portò un' apparenza di genealogia per fino in così fatta divisione. Se l'ingresso al gran consiglio fosse stato chiuso, se niun cittadino avesse potuto uscire dalla tribù

de' suoi padri, queste tribù locali sarebbero diventate tribù di famiglia, e questo parrà ancora più sensibile per la citazione di un esempio tolto alla storia moderna; poichè l'antichità non ne offre punto in tale obblio dell'iscopo dell' istituzione, che non volea per certo soffocare lo Stato nelle catene d' un sistema ereditario. L'unione del cittadi no alla tribù locale non era indissolubile; una famiglia poteva farsi inscrivere in un altro demo , quantunque si fosse offerta assai di rado l'occasione di richiederlo. Di più il numero dei demi era variabile; nuove tribù potevano aggiungersi alle antiche, oppure coteste erano suscettibili di rifusione; per ultimo, colui che era ammesso per un decreto del popolo o per una legge al diritto di città, era inscritto in un demo.

Chiunque è così audace di rappresentarsi la formazione degli stati come il risultato di un ordine anteriore di cose in cui non fosse esistita una società simile, si riferisce necessariamente ad un' epoca in cui le famiglie procedenti d'un medesimo ceppo vivevano patriarcalmente congiunte insieme in una picciola comunanza. Ei vede in questa comunanza una gens o casa, e nella riunione di parecchie, le relazioni sociali e la nascita della cittadinanza. Aristotele stesso si è lasciato aggirare da questo concetto (4) in un momento in cui non ebbe occhio a se stesso, e Dicearco faceva espressamente discendere queste case o genti d'un medesimo stipite seguendo in dritta linea i rami di una genealogia; in fine deducendo le fratrie o curie dall' unione di famiglie congiunte insieme per via di matrimonj (5). In quanto ad Aristotele si può dire che più di qualunque altro dopo di lui ha veduto chiaramente che la congiunzione in società politiche era la condizione dell' umanità; che l'uomo superiore al bruto non poteva essere compreso al

trimenti che nato e vivo nello stato ; bene è vero che inclinò meno di qualunque altro a certe vane indagini sui principj dell' umanità, non pensando per nulla ad uno stato primitivo ma piuttosto ad uno stato di dissoluzione che lasciava sussistere ancora un germe di società. Del resto non è contrario a ciò quel che raccolsero dopo i filosofi del liceo rispetto ai rapporti di alcuni stabilimenti che si videro sorgere con una intiera libertà nelle montagne dell' Epiro e dell' Etolia; il loro errore non sta in altro se non che essi confusero le istituzioni e i piani concepiti dai legislatori coi tipi che la natura avea fornito alle opere loro. Se non vi fosse stato l' esempio di queste associazioni o genti nate da famiglie non si sarebbero create come elementi costitutivi dello stato. Così le lunazioni hanno causato la divisione dell' anno solare in mesi che non sono di meno senza alcun rapporto con essi.

In tempi più felici, quando la barbarie e la sceleraggine dell' impero turco ne apparecchiavano lo scioglimento e lo traevano senza schermo alla sua rovina; quando approfittando dell' ostinazione sempre crescente, e dell' avarizia di improvidi tiranni, gli oppressi tentarono di fondare pei loro discendenti una libertà che l'inferno solo ha potuto impedire di raccogliere, sostituendo alle più degne speranze tutte le miserie della disperazione; in questi tempi più felici in cui molte nobili e magnanime cose passano inavvertite, o per lo meno non sono calpeste e fatte in polvere, si videro dei cristiani d' Epiro amici della libertà correre da diverse bande sui monti Souli, Quivi sorse un popolo che vinse di gran lunga i Messeni per valore e martirj, popolo distrutto dalla mano dei Franchi che non saranno mai imprecati abbastanza dagli uomini che verranno, per cui resterà contaminata ancora

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