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Provoco ad populum: sulle leggi di Tullo Ostilio T Liv. VIII, 33. Dalla Curia į Senatori andavano alla Concio cioè al Comitium che aderiva alla Curia. Fabio non fu noiato d'essere mandato dai Rostri al Comizio ove poteva parlare liberamente come membro del gran consiglio. Nei casi estremi il soccorso dei Tribuni poteva esser utile perchè erano inviolabili; ma l'affare non poteva mai essere recato innanzi al concilio della plebe.

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Zonara II, pag. 21.

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Dionisio V, 70, 73.

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Convien intendere di quest' ultima quel che ci si dice rispetto il Dittatore (e dei Consoli) che non potevano disporre che sino alla concorrenza del credito che 'l Senato gli aveva aperto sul tesoro. Zonara. 1. c.

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Dionisio V, 73. Confrontato il racconto che precede la nomina di T. Larcio.

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Il Senato decretò che il Console consulterebbe la vo lontà del popolo sul Dittatore da nominarsi, e che proclamerebbe il Dittatore eletto. Il Console negabat se po pulum rogaturum quod suae potestatis esset. Tito Liv. XXVII, 5.

Dionisio V, 70.

M. Valerius

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qui primus magister a populo crea

tus est. Festus s. v. Optima lex. Accepto Senatus de

creto, ut Comitiis Curiatis revocatus de exilio jussu populi Camillus Dictator ex templo crearetur. T. Liv. V, 46. Ap. Claudium Dictatorem consensu patriciorum Servilius Coss. dixit. Idem 7 6. Prima della ritirata del popolo Appio fu in punto d'essere nominato Dittatore, ma i Consoli e i Seniores patrum l'attraversarono II, 30. L'annalista pensava dunque ad un' elezione pei juniores : quivi per le Curie. Il viator che annuncia a Cincinnato la dittatura che gli era conferita l'avverte ... vela corpus ut proferam Senatus populique romani mandata. Plin. XVIII, 4.

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IV, 17: Senatus Dictatorem dici Mam. Aemilium jussit. 23: Senatus Mam. Aemilium ·dictatorem iterum dici jussit, 46: Dictator ex S. C. dictus Q. Servilius Priscus VIII, 17: Dictator ex autoritate Senatus dictus P. Cornelius Ruffinus IX, 29: Auctore Senatu Dictatorem C. Junium Bubulcum dixit X, 11. M. Valerium Consulem omnes Centuriae dixere', quem Senatus Dictatorem dici jussurus erat. Tutta la narrazione sul modo con cui Q. Fabio si fa violenza per proclamare Dittatore il suo mortale nemico suppone che L. Papirio era di già nominato, ma che non avrebbe potuto prendere possesso della dignità se 'l Console non l'avesse proclamato. Dionisio medesimo riconosce una volta che vi ha nomina o proposta per parte del Senato VII, 56. I passi seguenti si riferiscono pure al Senato II, 50. Manium, Valerium creant. (Consules senioresque patrum). IV, 21: Dictatorem dici A. Servilium placet, VI, 2: placuit Dictatorem dici M. Furium Camillum; VII, 12: Dictatorem dici C. Sulpicium placuit. Ecco altri passi che hanno una più grande estensione III, 26. L. Quinctius Cincinnatus consensu

omnium dicitur VI, 28: Dictatorem T. Quinctium Cincinnatum creavere.... creavere si riferisce ai Comizi per es. IV, 44.

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Tit. Liv. IX, 38. Sotto l'anno 444. (L. Papirio Cursori) legem curiatam de imperio ferent triste omen diem diffidit.

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La narrazione di Dionisio offre queste transizioni; si vede come dalla prima dittatura il popolo delega la nomina al Senato, questi ai Consoli. Non sa in genere quel che sia veramente imperium. Se l'avesse inventato il modo di porgere le cose sarebbe assurdo ; ma ei lo trovò nei libri e noi ne conosciamo parecchi di così fatti.

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Mosse Roma l'attenzione di Aristotele? Siccome nella

sua politica non fa pure un cenno della sua costituzione che era giunta appunto alla sua migliore altezza, convien dire che non l'abbia conosciuta. Ma il rilievo (Polit. IV, 10) si riferisce verosimilmente tanto ai Romani, che ai Sanniti, ed ai Lucani. Confronta questi Monarchi agli Esimneti, e Dionisio fa appunto lo stesso parlando della dittatura,

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T. Liv. VIII, 17. Dictator ab Consulibus ex aucto ritate Senatus dictus P. Cornelius Ruffinus, Magister equitum M. Antonius. II, 18, dice di Larcio, e di Sp. Cassio creatos invenio. Consulares legere.

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Tale è senza dubbio la ragione per cui un plebeo poteva essere nominato anche prima della legge Licinia. Si potrebbe forse notare un rapporto coi cavalieri plebei, in

quanto che G. Servilio Ala fu spacciato dal Dittatore à

Sp. Melio.

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T. Liv. II, 9.

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Dionisio V, 2.

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S. Agostino de civit. Dei II, 18.

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Plebi, cui ad eam diem summa ope inservitum erat, injuriae a primoribus fieri coepere. T. Liv. II, 21.

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T. Liv. VIII, 28. Eo anno plebi romanae velut aliud initium libertatis factum est quod necti desierunt.

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Gregatim quotidie de foro addictos duci et replere vinctis nobiles domos: et ubicumque patricius habitet, ibi carcerem privatum esse. T. Liv. VÍ, 36.

IV, ii.

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Haud aeque laeta patribus... de unciario foenere... rogatio est perlata: et plebs aliquanto cam cupidius scivit. T. Liv. VII, 16. Vedi altresì Manlio VI, 14, vociferatus de superbia patrum et miseriis plebis.

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Era lo stesso di colui che si era dato in

pegno e che non pagava alla scadenza: cessava allora d'essere nexus. E è per questo che in un passo classico in siffatto particolare Dionisio ( VI, 83), non fa distinzione che fra l'addizione incorsa per debiti o per offese. Menenio offre d'estinguere tutti i nexa dei poveri insolvibili; di mettere

in libertà tutti gli addicti per causa di debiti scaduti ; del pari che tutti quelli che erano addicti per un delitto (delictum privatum) redimibile a prezzo d' argento, ma non però i delinquenti proseguiti dallo stato.

Festo sev.

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De ll. VI, 5, edit. Bip. Manilius scribit, omne quod per libram et aes geritur, in quo sint mancipia. Così nel manoscritto di Firenze.

Cicer. pro Coecina 35.

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De ll. VI, 5, Mucius (Scoevola è interpollato) quae per aes et libram fiant ut obligentur praeter quae (vulg. praeter quam quae, Flor. praeterquam) mancipio dentur. Id est (vulg. idem) quod obligatur per libram, neque suum fit (vulg. sit). Colui il di cui nexum era stato sciolto dal pagamento era aere et libra liberatus. T. Liv. VI, 14. Di qui nexa liberata Cicer. de re publ. II, 34. (487)

L. c. Liber qui suas operas in servitutem ( così nel manoscritto di Firenze, vulg. servitute) pro pecunia quam debebat dabat dum solveret (Flor. debebat dum s. vulg. debeat dum s. ) nexus vocatur.

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Le due espressioni hanno senz' altro il medesimo significato, e nello stesso modo che nelle dodici tavole la prima è opposta a solutus, del pari cotesta in T. Liv. ( II, 23), nexu vincti solutique se undique in publicum proripiunt. Il rilievo di Doujat che si disdegnò in un modo inconcepibile è così sicuro come è semplice. Vedi Dracken

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