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Dionisio VII, 18. In questa narrazione gli ordini sono quasi sempre presentati come i poveri ed i ricchi conformemente all'idea erronea che Dionisio sera fatta del der mos. Però nomina soventi in un modo espresso i patrizi ed i dimoticoi coi tribuni alla testa.

Dionisio XIX, 41.

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(530)

X, 40. Si tratta d'impedir colla forza un plebiscita. I patrizi dovranno trovarsi al foro e scompartirsi affine di separare i dimoticoi. Vedi altresì il lib. VII, 54 pag. 460.

(531)

L'attribuzione dell' elezione alle tribù annullava l' influenza che i patrizi avevano per via dei suffragi.

(532)

L'aver posto questo pretore fu un cangiamento politico della più alta importanza; il che non fu condotto dalla moltitudine degli affari del Pretore come p. e. in Inghilterra la creazione della carica di vice Cancelliere; ne fu causa il timore che si concepi della clientela dei grandi che così cessarono d'essere indispensabili ai confederati italiani. Il patrono che compariva era la maschera sotto cui soltanto poteva mostrarsi il cliente.

(533)

Ecco perchè lungo tempo dopo che sparve la vera

forma della clientela, si chiamava ancora patronus colui che in una particolare occasione rappresentava qualcheduno in giustizia.

(534)

Questi due diritti non sono riferiti ai tempi primitivi che per via di personificazioni. Il primo all' affrancamento dello schiavo che scoperse i congiurati, l'altro a Servio Tullio. E non è che per questa ragione che la sua memoria era principalmente riverita dagli schiavi; ma si servirono di questa circostanza per confermare la favola spacciata sul suo nascimento, e per addossargliela.

(535)

Plutarco Publicola.

(536)

Plutarco Numa. Ancora tre e tre volte.

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Qual contrasto notabile colle antiche e grandi maestranze di Firenze!

(537)

Ciò somiglia molto ad un racconto storico, eppure non è che un' altra forma di ciò che Dionisio riferisce più oltre; cioè che ha fatto tutte le battaglie.

(538)

Stimo che nel racconto originario egli era di una delle dieci tribù perdute. Tutto questo racconto è come la ripetizione della Storia del vecchio soldato che riscatta M. Manlio.

(539)

Ciò non è senza dubbio nè più nè meno di una forma storica data all'origine del justitium, che probabilissimamente partori quest' effetto.

(540)

Si dice che sotto questi Consoli all' occasione della consacrazione del tempio di Mercurio a cui si legava lo sta

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bilimento di un corpo di mercanti, il popolo nominò il primo sopraintendente del commercio dei grani, magistrato che si rinnovò senza dubbio ogni anno, fino che questo officio trapassò agli Edili a cui prima non partecipavano. Se il populus nominava come dice T. Liv. è difficile di concepire che si accenni come il primo che abbia occupato quest' impiego, un Centurione, M. Letorio che per conseguenza era plebeo.

(541)

Die Harten und die Linden (i duri ed i dolci ): erano nell' ultimo secolo i nomi del partito del Cantone d' Appenzell.

(542)

Cicer. Zonara, T. Liv., nominano Marco; cioè i manoscritti d'accordo con Orosio. Dionisio ed i fasti dei trionfi nominavano Manio. Nulladimeno in Dionisio che si fa a dire alcuni anni più in su il principio di questo subuglio, Valerio che è favorevole ai poveri e che senz'altro deve essere lo stesso, si chiama anche Marco V, 64. Io ho già spiegato l' alterazione in proposito alla nota 412, e 413. Fondato sull' autorità di quelli che s'eran fatto lecito siffatta infedeltà per far scomparire le contraddizioni, Sigonio fece una correzione in T. Liv. che per questo troviamo così alterato. Quelli che non dubitano punto che i fasti di quest' epoca non siano compiuti, devono preferir Marco per ciò solo che fu Console: non s' incontra per nulla il nome di Manio.

(543)

Vi ha esagerazione palpabile; alla giornata d'Allia non 'erano che quattro legioni regolari.

(544)

A proposito di questa guerra i due storici travolgono

il legame che corre ordinariamente fra le due narrazioni. Quella di T. Livio che è la più estesa ci permette di conchiudere che gli antichi racconti vantavano le gesta dei plebei e per conseguenza prorompevano in parole d'indegnazione contro i diporti dei dominatori.

(545)

Quantunque le espressioni di Dionisio pajono esprimerlo chiaramente (VI, 45), non ne seguita meno qualch' altra narrazione per cui non si sarebbe ribellata che una sola armata consolare. Ciascuna avrebbe contenuta tre legioni; e quando il tribuno Bruto dice che gli emigrati sono tre volte più numerosi, che la colonia albana di Romolo (VI, 80), si è che le tribù erano al numero di venti, ogni legione di cinque coorti aveva 3000 uomini, come si dice che era la colonia di Romolo; e Dionisio si figurava inoltre questi emigrati rafforzati da quelli che accorrevano dalla città. Il racconto di T. Liv. fa stima che non v' avessero sui campi che le tre legioni dell' altro console, poichè la proposizione del Dittatore al Senato si fa dopo il ritorno del console T. Vetusio. È vero che un' altra volta Dionisio s'immaginò l' emigrazione delle sei legioni; giacchè non vuol dir altro quando mette nella bocca d'Appio che sui 130,000 di cui si costituirà il censo gli emigrati non erano pure un settimo (VI, 63) cioè che non sommavano a 18600. Ora sulla norma indicata 6 legioni sono 18000 uomini d'infanteria: al modo di vedere di Dionisio non si conta la cavalleria. Per lungo tempo quest' indicazione che è d'una preventiva apparenza storica, m'ha piuttosto stupefatto che deluso; e bene è notabile di vedere come subito dispare ogni apparenza, quando si esamini più addentro,

(546)

Perciò quest' emigrazione è chiamata crustumeriana. Varrone de ll. IV, 14. Il Monte Sacro prese questo nome dai plebei che lo consacrarono a Giove abbandonando il loro campo. Festo sv. Sacer. mons. e Cicerone fragm.

pro Corn.

(547)

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Cum plebs montem qui sacer appellatus est occupavisset, M. Valerium Dictatorem dicendo sedavisse di scordias. Cicer. Brut.

(548)

T. Liv. VIII, 18. Memoria repetita, in secessionibus quondam plebis clavum ab Dictatore fixum. Ciò sembra storicamente fondato sul fatto che i consoli erano usciti dal magistrato senza successori, e che alla metà di settembre vi era un Dittatore.

De re publ. II, 33.

(549)

(556)

Sallustio, fragm. I, hist. pag. 246: plebes ... armata Montem Sacrum atque Aventinum insedit.

(551)

Cicer. de legibus III, 8; inter arma civium et occupatis et obsessis urbis locis.

(552)

Septemque una sibi muro circumdedit arces. In Dionisio si ragiona spesso di alcuni luoghi fortificati della città.

(553)

Noi abbiamo accennati più sopra alla nota 527 e 528 due passi essenziali di Dionisio VI, 47. VI, 63.

(554)

VI, 51. Fulgus forense... opificum... sellulariorum.

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