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teologico-astronomico che comprendeva tutto il corso dei tempi; ed insegnava come otto di secolari erano dati alla razza umana della presente creazione ed ogni di ha un nuovo popolo. La settimana etrusca era di otto giorni. L'unità che veniva immediatamente dopo la settimana era l'anno di 38 settimane, ossia 304 giorni. Secondo la lor religione la vita anche delle massime divinità aveva il suo prefisso limite e fine, e dieci secoli naturali compivano un gran giorno; il secolo naturale poi misuravasi dalla durata della più lunga vita di un uomo. La poesia e le scienze non poterono alzarsi di molto presso un popolo tutto dato alla divinazione ed allo studio dei riti. Come poi nell' Oriente così anche nell' Italia, il Vaticinatore fu tiranno ed amico sempre di chi dominava. Nei libri rituali, siccome nei Mosaici, prescrivevausi in forma di divin comando regole di civile politia. E Roma ancora obbedì a questi riti come dall' Etruria ebbe le insegne dei re il tempio del Campidoglio ed i suoi nobili giovinetti addottrinati nelle lettere etrusche. Furono gli Etruschi inclinati a vivere lautamente e con morbidezza. Toccarono all'apice di grandezza nel terzo secolo di Roma poi soccombettero sotto la prepotenza di lei.

e la cui lingua

Gli Osci, Opici, ed Ausoni. Opica od Ausonia-chiamossi dai Greci il paese tra l'Etruria e la Tirrenia, e l'antico Lazio ne era un distretto. Anche il Micali sostiene che Ausoni, Aurunci, Opici, ed Osci fossero tutti una stessa gente che popolò la bassa Italia, ebbe gran parte in formar la latina. mai stato rilevato come il nome d'Opici sembra significare terrigenae da Opi (Ops) la terra. Il Sannio ed i Volsci erano pure di questa gente. Le più antiche tradizioni portavano che gli Osci cacciarono i Siculi dalla Campania.

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Sabini e Sabelli. I Sabini cosi pel Niebuhr, come pel Micali, furono un ramo degli Osci. Vantavansi, padri di molte nazioni, ed i popoli che vennero da loro furono dai Romani chiamati Sabelli. Quando: Roma trapassò i confini del Lazio erano i Sabelli la più poderosa e diffusa gente d'Italia. Piccola era la madre patria sul monte Majella. Da quella volta mossero a cacciar gli Umbri e gli Aborigeni. La sovrabbondante popolazione alle occasioni di sagre primavere, andò a cercar varie sedi guidate da sacri animali. Il picchio condusse una Colonia nel Piceno, un bue li guidò nella terra degli Osci e generarono i Sanniti; un lupo, servi di scorta agli Erpini. I Sanniti conquistarono la campagna ed un' altra moltitudine guidata da Lucio tolse ai Gręci quel paese che appellossi Lucania. Nel tempo della Lucana grandezza nacque il popolo dei Bruzzi che formossi di miste genti simili a quelle che tra loro adunansi quando si fanno le guerre con soldati mercenari e servi ribellati. Fra i Sabini e i Sanniti stavano i Marsi, i: Maruccini, i Pellini, i Vestini tribù consorti che parimenti discendevano dai Sabini. Da questi o dai Marsi discendevano ancora gli Ernici. Quantunque i Sabelli conquistando tanti popoli e tanti paesi, corrompessero in parte l'antica lingua, nondimeno ei favellarono sempre quella che, in origine ebbero comune coi Sabini. I Marsi confederati usarono i latini caratteri, i Sanniti, e i Campani Ꭵ i caratteri etruschi; i Lucani probabilmente, usarono il greco. Tutti i Sabelli, massime i Marsi, vantavansi interpreti degli Auguri, e di incantare le serpi. La più parte di queste tribine i Sabini stessi abitavano aperti villaggi; is Sanniti attorno le fortificate vette dei colli. Opere d'arte non si rinvengono tra i Sabelli, i quali sarebbero divenuti padroni dell'Italia intiera, se si fossero stretti in con→ federazioni.

Gli Aborigeni ed i Latini. È antica tradizione avere la primitiva razza dei Latini abitato il monte Velino in torno al Lago Celano insino a Carscoli e verso Rieti Cacciati dai Sabini vennero giù lungo l' Aniene, ove trovarono Siculi che discacciarono o soggiogarono. Questa primitiva schiatta dei Latini fu dai Romani detta Aborrigeni. Ma il vecchio e genuino nome secondo il Niebuhr fu quello di Casci, che come addietivo passò di poi a significare Prischi ed antichi. Fra le voci italiane derivate dalla parola Casci il Vocabulario della Crusca nota soltanto accasciare ed accasciato. Ma il benemerito autore di quest' analisi fa avvertire che in Lucignano sua patria dura sempre la parola cascio in senso di vieto; e come casci o casce segnatamente chiamansi quei ramolacci o radici che a Firenze direbbonsi stopposi o stopose, in italiano casso. Vinti come si disse i Siculi dai Casci, dalla fusione dei due popoli in uno, si formò nel Lazio il popolo dei Latini. Dopo aver spiegate le favole toccanti il Lazio viene il Niebuhr ad avvisar quelle dei Trojani, 'di Enea, e le altre che più particolarmente formano la storia preliminare di Roma.

Abbiamo veduto come il nostro autore non si diparte troppo dalle idee del Micali. Ma non pertanto corrono due massime differenze fra i due autori. Poichè primieramente il Micali tocca di volo dei Siculi gente a lui poco nota e rigetta l'opinione che dai Pelasghi deriva l'antichissima civiltà italiana; quando il Niebuhr nei Siculi, nei Tirre ni, e negli Enotrii vede chiaramente una primitiva e potentissima gente dei Pelasghi in Italia. E secondariamente il Micali, giusta l'antica tradizione, volle che gli Etruschi fossero un popolo primitivo della Toscana propriamente detta; mentre il Niebuhr seguendo l' analogia delle cose

umane, la quale mostra d'incamminar le conquiste da tramontana a mezzodi lo conduce dalle Alpi Retiche pri ma nell' Italia superiore e poi nella Toscana e nell' Italia inferiore. Un altro ingegno italiano, che io non nomino, e che mi parrebbe poco di chiamare col titolo di sommo, ingegno che meritò che si scolpissero sul suo busto i due versi del Poeta :

Che se il mondo sapesse il cuor ch'egli ebbe
Assai lo pregia, e più lo pregierebbe.

darà fuori quanto prima un' altra opinione che forse sarà la vera sugli antichi e primitivi popoli italiani. Se il Niebuhr lo avesse conosciuto non si sarebbe lasciato correre

dalla penna delle amare parole sugli studiosi in Italia della storia delle italiane genti. Il Micali poi nella sua nuova storia degli antichi popoli italiani, cui la celebrata sua Italia avanti il dominio dei Romani fu soltanto la legittima introduzione, vorrà forse tornare a mantenere la primitiva origine degli Etruschi nel nostro secolo tanto contrastata dal Niebuhr. A proposito del quale aggiungeremo come a parecchi dotti uomini parvero strane e fantastiche le opinioni dell' Allemanno. Preghiamo però i medesimi a considerare che rispetto alla primitiva storia dei popoli italiani, preposta come introduzione alla Romana, ben si poteva dal Niebuhr, e tanti altri lo fecero, prender licenza dalla grande antichità del soggetto, e fingerlo come gli pareva senza far gran fallo all' istoria; per modo che l'unico e giusto rimprovero che si merita, è piuttosto che quella introduzione serve allo scopo meno assai che non sembrò promettere il sommo autore il quale non essendosi mai fatto a rappresentarci (e come lo avria potuto?) la vita di quei popoli per procacciar credenza a quella che volea poi mostrare del popolo romano essa

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introduzione non basta appena ad accennare quali furono le diverse italiche schiatte ond' egli immaginò composta la romana gente. Ma quando il Niebuhr vien dentro alla Romana Storia ben si può dire che informa di carne e sangue quegli antichi che giunti erano a noi trasumanati. E qui poichè se ne para il destro, ne piace notàre un altra delle principali differenze che rispetto ai modi di considerare la romana storia passano tra il Vico e il Niebuhr. Imperocchè quegli fonda gran parte del suo sistema storico sulla religione degli auspici, e questi non ne tocca neppur per ombra : nuovo rilevantissimo argomento per condurre nell' opinione che il Niebuhr non leggesse mai gli scritti del Vico.

Terminate le ricerche intorno ai primitivi popoli d' Italia, esamina il Niebuhr se quella favolosa e non istorica leggenda che conduce Enea co' suoi Trojani a Roma, fosse almeno d'antica e nazionale origine, ovvero moderna e straniera. Rilevò che era antica e nazionale. Ma come nacque la favola ? Per affinità e comunione di sacre immagini potè facilmente accadere che parecchie geuti dei Tirreni si credessero da Troja, e facilmente condursi o confermarsi nell' idea di un'altra affinità mediante Enea come antenato. Nè dover correre molto tempo perchè si fatta credenza diventasse nazionale. Questa leggenda in cui è simboleggiata l'unione degli Aborigeni o Casci coi vinti Siculi; ossia l'origine del nuovo popolo dei Latini, vestì tutte le varie forme di cui discorre il Niebuhr. Aggiungeremo colla favola che Enea fondò Lavinio, il figlio e successore di lui Alba Lunga. Da questa alla fondazione di Roma narra la favola che corressero 300 anni: favola veramente; perchè la genealogia dei re d' Alba, la nascita e la storia di Romolo e di Numa ripongonsi dal Nie

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