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FRANCESCO EGIDI

Lo livero della comonitade della Pieve de' Faveri

I'

L professore Ludovico Zdekauer, raccogliendo pe' paesi

delle Marche materiali per la Mostra archivistica di Macerata (), scovò e strappò alle gelose cure del parroco di Pieve a Favera un bel volumetto legato in pelle finamente impressa, delle dimensioni di cm. 27 per 10. È il grande documento storico di quella piccola Pieve, del quale dò qui la copia del principio, che è ben notevole anche per la forma volgare e che tratta di «<tucte cosse «< che se fa per la comonitade e tucte espesse che se pone <«< alli sinichi >> durante il tempo che fu officiale e sinico un tal Vectorino. Questi di propria mano diede principio al libro con la raccomandazione ai futuri sindaci di seguitare le annotazioni con la stessa cura da lui usata. E il libro, cominciato nel 1474, servi fino al 1620, rimanendo poi in bianco per quasi due grossi quinterni. Il brano che qui si riporta va dal 1474 al 1479 e comprende le prime undici carte del ms. A carta 12 altra mano scrisse altre spese poste ad altri massari in data 12 novembre 1480 e il nome

(1) Nella Esposizione regionale marchigiana del 1905, agostosettembre.

di Vittorino non ricorre più; gli era succeduto Mariano di Marino.

Il documento ci offre come uno specchio della vita meschina di quel villaggio, sperso tra i monti sopra Caldarola in quel di Macerata; e ci mostra il lento e misero sviluppo economico e civile di quella popolazione, che non doveva avere altra risorsa che la magra industria dello scotano, e altra preoccupazione che di servir fedelmente i padroni, che per gran tempo dovettero essere i Varano. Il libretto ci fornisce curiosi particolari sul patrimonio comunale: nel 1540 i massari vecchi, scadendo di carica, consegnavano ai nuovi l'avanzo delle entrate, cioè fiorini 40 e bolognini 25, «<et <«< più riconsegnarono undici arcubusi, cioè 2 arcubusi grossi << da muragle con un par de forme et 9 arcubusi piccholi <«< con sei fiasche et tri polverini de' quali uno è de osso «< negro belliximo et un par de forme, una balestra, una «<barletta et un pigno pieno de polvere fina. Item la supli«< caria dello scotano et de la vintina, lu statuto, lu apprezo, << una cassetta con dui ciave». Nel 1575 già si avevano <<< tre statuti novi et vechi, le bolle del capellano con il « testamento, la suplica delle vintine, la suplica dello sco<«< tano, la sententia delle stara e doi apprezzi.... la chiave <«< della porta, la chiave del torrone, doi archibugi grossi e << nove delli piccoli e una balestra e una cassa de doi chiave «e la sententia fra noi e Valcimara »; e più tardi «la su«plica delle capre, el segillo della comonità..... due bolle << piumate..... la bolla fatta in casa Varano ..... il testa«mento di Giacomo Suriano ».

Il brano seguente m'è parso degno d'essere edito in queste pagine, dedicate a lieto ricordo di fauste nozze, non certo per la sua importanza storica, ma per la curiosità che può destare in alcuni particolari e per la ricchezza degli elementi dialettali che, come si vede dal prospetto qui unito, se ne possono ricavare. E questo è soprattutto interessante,

poichè il testo proviene da una regione straordinariamente scarsa di documenti dai quali trarre notizia del suo antico volgare.

† 1474.

Quisto è livero della com [oni]tade della Pieve de Faveri che è facto per mi Vec[tori]no, officiale e sinico dello dicto castello, che equi se eschr[ive] tucte cosse che se fa per la dicta comonitade; e tucte espesse che se pone alli sinichi le fate eschrivere de lorro mano; e cossi comezo jo Vectorino dello dicto anno, e cossi facte sequitare ad tucti esinichi che serano per li dicti ani.

1474 a dì 6 de novembre.

Queste sono espesse poste ad Vectorino d'Angilo esinico de lo dicto ano; e fo poste per mano de Nicolla de Ranaldo e Antonio de Bartolo e Mariano de Iohanne, masari dello dicto castello e dello dicto ano; e prima:

Per la carta della sostutuzione, quano giurai lu sienecato soldi vinti.

Per tri dopieri, ciò è santo Ansovino e sa Venanzo e santo Petri alesandrino, soldi cinquanta e quatro.

Per lu salariu meo dello sienecato dello dicto ano livere trenta e dui.

Allo baliu soldi duj, per chi se volia lamentare dello podestade soldi 2.

Per lu siquitore che vene dui volte ad gravare le recolte soldi octo.

Queste sonno espese facte allo nostro M. S. Iuliu Ciesari, che vene ad mangiare ad santo Iacobo dello Cacamo dello mese di iungiu; e prima:

A Dominico de Mariano per tri peticti de vino, che monte soldi secte e denari sei.

C. I B

C. 2 A

Ad Mariano de Petri de Maseo per dui canestri de cieresie c. 2 B soldi sei.

C. 3 A

C. 3 B

Ad Iacobo de Colla per uno fiasco de vino soldi tri e denari nove.

Ad Batista de Petri per una piza de casiu soldi uno.

Ad Iacobo de Colla per dui pize de casiu soldi duj.
Ad Nicolla de Ranaldo per meza provena d'orgio soldi tri.
Ad Mariano de Iohanne per meza provena d'orgio soldi tri.
Allo dicto pagiò allo fabro dalla Pieve soldi quatro per uno
ferro che fecie metere ad vo forestiere.

Queste sono espesse che se fano allo nostro M. S. Iuliu,
quano vene alla Pieve dello mese de novenbre; e prima:
Ad Vectorino per dui lonze che pesano L. 41; monta soldi
trenta e secte e denari secte.

Allo dicto per salle soldi sei.

Allo dicto per ova, che comparrò Angilo bono soldi quatordici.

Allo dicto per pepe e zafarane soldi sei.

Allo dicto per uno crastone e testa e corata e ventre, che morone, soldi quaranta e dui.

Questo è quello che dano li masari ad mi Vectorino per queste espesse; e prima:

Iuhanni de Berardo me fo dato che me daesse dello escotano livere vinti e quatro e soldi quatordici.

Fo posto per livera denari quatro; per estare 418 monta libere sei e soldi dicienove denari quatro.

Fo posto per focho soldi quatordici; per fochi quaranta e dui monta livere vinti e nove e soldi otto.

Fo posto per homo soldi dui; per homini setanta e secte monta livere secte e soldi quatordici.

Monta questo dato ad mi livere sessanta e octo e soldi quinici e denari quatro.

octo.

Resta in mano ad mi Vectorino soldi vinti e dui e denari

1475 a di utimo de novenbre.

Questo è la spessa che ane facto li masari in ne l'ano 1475, cioè fo Batista de Petri e Cristofano de Paschuciu e Iacobo de ser Nicolone, masari dello dicto ano; e prima:

Per lo salariu dello sinico, ciò è de Vectorino, livere trenta e dui.

Per lo iuramento dello sienechato, per la carta della sutizione monta soldi vinti.

Per tri dopieri, cioè santo Ansovino e santo Venanzo e santo Petri alesandrino, che sono una livera e meza l'uno, che sono L. 4 on. 6, che monta, per soldi unici la L., soldi cinquanta, cioè lb. 2 s. 10.

Per chi se volle lamentare dello podestade soldi dui.

Ad Iohanne de Berardo per una lena che misse in nello ponte soldi quaranta.

Mariocto de Iacobo per uno dine che adjudone alla fonte soldi decie.

Batista de Gientille per uno peticto e mezo de vino che portò allo nostro M. S. soldi tri.

Iacobo de ser Nicolone per uno peticto e mezo de vino che fo portato allo nostro M. S. soldi tri.

Iacobo de Colla soldi dui, che portò ad Lucha de Zitello per il fochi che recolse.

Cristofano de Pascocio per dui some de calcina soldi sidici. c. 4^ Allo dicto per resto de uno ciapo soldi dui.

Ad Angillo bono per uno dine che giene in servizio dello comone soldi 8.

Antonio de Gientille per vectora d'una bestia quano gie in Adespoliti soldi sessanta.

Iacobo de ser Nicolone pagiò soldi dui in nello dopiero che fo portato allo prete della messa novella ad Vistingianno. Et per le espesse che fecie li masari soldi dudici.

Questo è quello che me dano li masari ad mi Vectorino c. 48 per queste espesse de l'ano 1475; e prima:

Iohanne de Berardo per lo escotano livere vinti e cinquj e soldi dicieocto.

Antonio de Marino per resto per la becharia de l'ano 1474 soldi trenta.

Allo dicto per la becharia de l'ano 1475 livere sei e soldi sei. Fo posto per livera denari uno; per estare 413 monte soldi trenta e quatro.

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