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Ora, di questi scultori quale fu l'origine artistica ?

A. Schmarsow, riunendoli tutti in una sola individualità, notò che lo scultore dovette essere educato a Firenze, provenire dalla scuola di Nicolò d'Arezzo e di Lorenzo Ghiberti (1); ma tale origine non ci sembra del tutto evidente, sebbene possa avere a sostegno la venuta nell'Italia superiore di artisti toscani quali lo stesso Nicolò d'Arezzo e Giovanni di Bartolo Rossi.

Il decoratore dell'esterno della chiesa del Sacramento, per le forme architettoniche delle porte ch'egli adorna, richiama più d'ogni altro l'arte fiorentina; ma si osservi come i capitelli corinzi all'esterno della chiesa abbiano fogliami arrotondati in istile gotico, come gli ornati negli stipiti della porta maggiore e le figurine che vi sono inserite mostrino un carattere fortemente nordico: gli stessi celestiali angioli volanti le più belle creazioni dello scultore - trovano raffronto piuttosto nell'arte veneta che nella toscana (2).

Dello scultore poi della lunetta della Collegiata ci sembra evidente l'origine lombarda, specialmente riguardando il goticheggiare del drappeggio, il trattamento sommario e quasi pittorico del modellato.

L'autore del mausoleo del cardinal Branda deriva da ambedue quei maggiori artisti: dal primo egli trae le figure dei suoi angioli, ma sminuendone la grazia, l'aerea leggerezza; dal secondo le figurine di santi scolpite sul sarcofago

(1) A. SCHMARSow, op. cit. p. 9.

(2) A. G. MEYER, Oberitalienische Frührenaissance, Berlin, 1897, p. 71 sgg. Lo SCHMARSOW (op. cit.) indica come di carattere toscano la decorazione di una finestra del palazzo del cardinale a Castiglione d'Olona, adorno di putti fra fogliami e di varie figure. Noi vi vediamo invece molto pronunciati i caratteri lombardi nelle forme gotiche delle foglie, negli stessi motivi decorativi che i plasticatori lombardi dovevano perpetuare per tutto il Quattrocento. A Varese abbiamo trovato la decorazione d'una finestra che ripete in ogni particolare quella di Castiglione d'Olona.

con un drappeggiare più complicato delle pieghe e i suoi putti ignudi, ai quali tuttavia non sa imprimere la classica robustezza dei genietti scolpiti nella pila del Battistero.

Egli segna il termine dell'attività di quel gruppo di scultori a Castiglione d'Olona.

Eseguito il mausoleo della Collegiata, forse poco dopo la morte del cardinale (1443), l'artista dovette emigrare a Genova, ove allora dai laghi lombardi affluivano gli scultori: ivi compiè il monumento di Francesco Spinola, ch'era morto nel 1442.

Altre sue opere sicure finora non abbiamo ritrovato in Genova se non una piccola statua di san Giorgio collocata nel cortile del Museo di Palazzo Bianco (1). Ma nelle opere prime di Giovanni Gaggini si può scorgere qualche relazione con il nostro anonimo artefice.

I due maestri provenivano dalla medesima regione; e quando a Genova vediamo quasi d'improvviso nelle opere del Gaggini fiorire fuori dell'involucro gotico le forme del Rinascimento, non possiamo trattenerci dal pensare che forse una qualche parte nella educazione dell'artista lombardo abbiano avuto gli scultori che nel remoto borgo di Castiglione avevano precocemente elaborato, ma serbandovi un' impronta locale, quelle forme nuove.

(1) La statuetta reca il numero 213.

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(1) La statuetta reca il numero 213.

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