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BENEDETTO CROCE

Lettere inedite di G. G. Trissino e di Paolo Giovio

L

E lettere, che qui pubblico, sono tratte dalle Carte
Farnesiane, esistenti nell'Archivio di Stato di Napoli,

e propriamente dal fascio 415; nel quale la prima, quella di Trissino, è in autografo, e l'altra, del Giovio, è in copia.

La lettera del Trissino è da aggiungere alle tre di lui, dirette a Paolo III, che furono pubblicate dal Morsolin (Giangiorgio Trissino, 2a ediz., Firenze, Lemonnier, 1894, docc., pp. 425-7, 437-8), con le date del 18 luglio 1541, 11 febbraio 1542 e 19 settembre 1543; segue in ordine cronologico la presente inedita, che ha la data del 6 dicembre 1543. Anch'essa si riferisce ai discorsi che il Trissino aveva avuti col papa circa il modo di ristabilire la pace tra l'imperatore e il re di Francia; e, compiendo la narrazione del Morsolin (pp. 246-8), ci mostra che quei discorsi furono rinnovati nel secondo soggiorno di Paolo III a Bologna, dall'aprile al giugno 1543; e che il Trissino, vecchio qual era allora di sessantacinque anni, si offriva ad andare in missione presso l'imperatore in Germania.

La lettera di Paolo Giovio è diretta al vicelegato di Piacenza, da Milano, dove il Giovio stava presso il mar

chese del Vasto, con la data del 22 febbraio 1537. Contiene un ragguaglio delle notizie politiche del giorno; ed è scritta in quello stile festevole che è proprio dell'epistolario Gioviano, del quale si ha una raccoltina (Lettere volgari di mons. Paolo Giovio da Como), pubblicata dal Domeniello presso i Sessa di Venezia nel 1560.

I.

Santissimo Clementissimo Padre,

Iw swnw state fin hora quasi sempre in Venezia per assettare alcuni mici negozii, acciò che più speditamente potesse, come dissi a V. B.ne, venire a Roma, e stare sempre swttw l'ombra di quella ma dapoi suprapreso da le podagre, che soliwne ogni anno in questi tempi assalirmi, mi hanno tenuto alcuni giorni nel letto, et hora che per la grazia di Diw liberate ne swnw, ho volute scrivere questi pochi versi a V. B.ne ‹ dirle che se pur quella ha cara la venuta mia costi, che non havendo rispetto ne a tempi freddi, ne a malignità di camino, senza alcun indugio veniro. E quando anchora li paresse ch'io facesse quello che V. B.ne in bologna, a S. Michelo in bosco mi disse, cio che volea ch'io dicesse a la M.ta Cesarea alcune ragioni ch'io havea particularmente discorsi con V. B.ne si circa la necessaria pace di S. M.ta con la M.ta Christianissima, come eziandio circa la conservazione e necessario augumento dela sede apostolica, per potersi meljo opponere a la grandissima potentia de Turchi & diffendere la Christianità da la rabbia. loro. E V. B.ne anchora mi disse, ch'ella mi darɛbbe modo ɛ dignita, che Sua M.ta darebbe fede a le parole ch'io li dicesse. E pero quando a V. B.ne piacesse anchora, che per me si facesse quelle wfficio che alhora mi disse, resterei qui, et aspet terɛi la commissione et informazione particulare di V. B.ne per Esser Vicenza poco manco che a mezo il camino che si fa da

Roma a Spira; ove si pensa che Sua M.tà Ces.a sia per fare la dieta de la germania, a la quale andrei o solo o in com. pagnia di qualunque altro che piacesse a V. B.ne, e con quella dignita o grado che li paresse di darmi, tenterɛi con l'ajuto di Dio e di V. B.ne di far riuscire il desiderio suo si circa l'accordi di que dui potentiss.mi et ex.mi principi, come anchora circa la exaltazione de la sede ap.ca, & depression de le diaboliche heresie; et anchora mi da il cuore di far tale opera acció ch'el stato di Milano si dia a la Ill.mo Duca Ottavio suw nipote, che V. B.ne si laudera di me, perciò che nɛ di fede, nɛ di amore, ne di diligentia saro superato da niuno, et anche di prudenzia non saro aggualjato da molti. Facendo appresso certa V. B.ne che di ogni dignita et honore che mi conferira, le sarò eternamente obbligato e mi sfwrzero di non esserne reputato indegno, e spero anchora che V. B.ne hara a conoscere di non haver collocato Beneficio o dignita in alcuno, che le sia, ne più amorevole ne piu grato di mɛ, nɛ piu prentw a spandere la robba e la vitta per V. B.ne e per tutta la Ill.ma Casa farnese, de la quale mi dedico perpetua e fidelissimo servo. E cosi baciando humilmente i piɛdi di V. B.ne staro ad aspettare quello che di me wrdini & dispona, che tutto secondo il poter mi sarà diligentissimamente exequito.

Di Cricoli a .vj. di decembre del .MDXLIIJ.
Di V. B.ne

Humilissimo servo Giovan Giorgio
Trissino.

[fuori] Al Santissimo N.rw Sig.re Papa Paulo terzw

R.mo P.ne,

II.

A Roma.

Io non ho possuto prima rispondere et rendere gratie della sollita cortesia di V. S. R.ma per essere qua occupato col s.or Marchese del Vasto et la bellissima consorte in banchetti et balli et etc. [?] Venendo mo li per passare a Roma el s.or

Guterez secretario di sua excel.a ho voluto scrivere questa per supplire in parte a quello che dirà il s. or Guterez più virtuoso et più bon compagno che mai venessi di Spagna, tanto grato per suoi meriti a sua eccel.a et a tutta Roma. Imprimis io tengo l'invito et fra otto giorni o .x. io venerò ad assaltare V. S. R.ma a tavola di molinello col s.or conte Giulio in solidum col s.or conte Agostino; et li faremo del mondo come d'un melone, et diremo di brusco et di dolce a tutto transito, et per certo ce sarà da fare più non havete con la spingarda di Rocca biancha. Circa a le nove io dirò quello me dice il sig.or exel.mo Vasto et il s.or Ambasciatore Venetiano, acciochè quella le confronta con le sue nove per cavarne il vero. Imprimis si ha da Lione per ottima via come el Re va in persona alla volta delle confine di Fiandra con grosso essercito, et ha seco el conte Guglielmo di Frustemberga con li veterani et il conte figlio del duca di Verhemberga con fanti Alamani et con .vijm. Taliani et altre generatione et che manda San Pol in Italia con .xvm. Seviziri et ottocento lance et altri fanti Guasconi et Italiani et il conte Guido si deputa ad fare la guerra in Toscana. El s.or Marchese hará in Toschana a questa hora .ij. Spagnoli con Francesco Sarmento et mille Alamani et hà deputati tre altri mila eletti d'ogni natione ad andare li, et ha fatto general el s.or Alessandro Vitello et spera di rafrustare una matina li fuorasciti, et di qua ha dato si bello et buono ordine che voi vi spantarete quando l'udirete.

El Turcho viene infatto et in effetto, et fa tre imprese, una per Ongaria in Austria, et già erano sopra il Danubbio ottocento nasade idest barche de 36 remi con artigliaria et monitione et farine infinite per espugnare Stragonia et Vienna, se Christo non ci aiuta. Et li tre sangiacchi di Nicopoli Samandria et Belgrado venevano per terra con alcanzi idest aventureri, et che Barbarossa uscirebbe al mezzo di aprile con trecento vele, et che a la Vallona si fabricavano infinite paladarie da tragetare cavalli, et che multiplicavono gente a la Vallona da più bande, et che li sangiacchi di Bossina et di Saiza et di Cherseche andavano a campo a Clissa, et chel Turcho era ad Andrinopoli con più de cento mila cavalli; et veramente voi vederete che a

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