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sieri, nè lo splendore della forma, ma per tener viva la discussione, e tutti esporre al tempo stesso gli elementi più importanti del gravissimo problema.

Il libro dovea esser pubblicato senza nome, non perch'io volessi sottrarmi a quella onesta e leale professione dei principi politici di cui voi con altri valentissimi avete dato nobile esempio, ma perchè il mio nome, noto soltanto a quei pochi che mi onorano della loro amicizia, avrebbe recato per la sua oscurità più danno, che giovamento all'efficacia del libro stesso, il quale volevasi da me affidato esclusivamente all'importanza del subietto ed al valore dialettico degli argomenti.

La sollecitudine ch'io poneva nello scrivere fu vinta anche questa volta dalla rapidità degli eventi; e dal di che io terminava il libro, al momento della pubblicazione, un'epoca nuova parmi già surta nella Storia del Papato, e nei destini della sovranità temporale della Chiesa.

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La morte improvvisa di Gregorio XVI, la maravigliosamente instantanea elezione del cardinale Mastai Ferretti, buoni augurii che ne furon presi fin dalle prime ore del pontificato, e poi la generosa arditezza del perdono politico, più desiderato che sperato, la novità del linguaggio usato nel proclamarlo, l'entusiasmo col quale esso è stato accolto e salutato dai sudditi non solo, ma da tutti gl'Italiani, i nuovi modi assunti dal pontefice, le parole dette e ripetute, le riforme sperate, e perfino dai nostri pubblici fogli annunziate e discusse, l'improvviso riscuotersi e trasformarsi dell'opinion pubblica; tutti questi fatti nuovi hanno in parte avvalorata, in parte meglio determinata la condizione del mio libro. L'hanno avvalorata, si perchè hanno posto in evidenza le forze sempre giovanili e vivificanti del Papato, da taluni rivocațe in dubbio o impugnate, si perchè hanno fatto sparire quell'antagonismo che pochi mesi or sono pareva esistesse tra i principi di civiltà da me difesi, e quelli che dicevansi praticamente seguiti dal governo pontificio: l'hanno meglio determinata, poichè proclamato una volta dal trono il bisogno di una riforma, i motivi del disordine antico, ed i principi critici da me enunciati, saranno vie meglio apprezzati e discussi al confrontɔ dei mezzi pratici, e neces

sariamente graduati dell'esecuzione governativa, che già si annunzia ai bisogni veri del tempo corrispondente.

Queste considerazioni mi hanno indotto a pubblicare il mio libro quale era stato da me concepito ed ultimato, senza tenere in conto cioè i fatti nuovi coi quali il regnante Pio IX, ponendo ad un tratto all'opinione pubblica in faccia al papato nuove condizioni ed insolite da molti secoli, ha iniziata per esso, e forse anche per l'Italia tutta, un'êra novella.

Se i nuovi fatti non mi fecero cambiar consiglio sulla sostanza e sulla forma del libro, mi fecero però sentire il dovere di tosto assumere la intera responsabilità di esso, togliendo volontariamente un anonimo che forse non avrei potuto serbare inviolato. All'effetto pertanto di supplire alla povertà del mio nome, permettetemi, carissimo marchese Gino, di confortarlo coll'autorità del vostro; ed in questa tenue offerta vogliate altresi ricevere un attestato di gratitudine per la vostra benevolenza, di stima per le vostre virtù, e di quell'affetto rispettoso che mi permette di segnarmi per sempre,

Firenze, 10 agosto 1846.

Vostro amico

LEOPOLDO GALEOTTI.

INTRODUZIONE

La riabilitazione del Cattolicismo e del Papato, nell'opinione dei dotti del secolo e nel linguaggio degli scrittori, constituisce il fatto più maraviglioso dell'età nostra: maraviglioso, ove si osservi esser questo un omaggio reso al principio dell'autorità, quando il concetto morale della libertà umana è divenuto ormai un sentimento universale; maraviglioso, ove il pensiero ricordi le accuse e le calunnie che, pochi anni or sono, piovevano a scroscio sopra queste venerande instituzioni; maraviglioso, infine, ove si rifletta che le apologie e le difese più efficaci, perchè meno sospette, sono venute dal partito protestante e dalle scuole dei razionalisti. I libri del Voigt, dell' Hurter, del Ranke, furono opera di protestanti (1). Per diventare sansimoniano bisognava prima di tutto ripudiare l'incredulità volteriana, ed esser cattolico per lo meno nell'istoria: la chiesa del Medio Evo era il vestibolo del tempio futuro: le dottrine di Chateaubriand, di Bonald, di Le Maistre, di Lammenais, servivano per catechizzare i giovani adepti, che poi dovevano predicare l'emancipazione della donna: sulle dottrine del Papato e della Chiesa cattolica gettavansi le basi dei nuovi sistemi umanitari (2).

Riabilitato una volta il principio papale nell'ordine razionale

(1) Voigt, Vita di Gregorio II. - Hurter, Storia d'Innocenzo III. - Ranke, Histoire de la papauté pendant les XVI et XVII

siècles.

Il signor Hurter è passato recentemente nella comunione cattolica.

(2) Vedasi l'Introduzione alla Storia del Papato di Ranke, scritta da Alessandro de Saint-Chéron.

ed istorico, le di lui moltiplici applicazioni ai fatti sociali dovevan presentarsi facilmente al pensiero degli uomini, come argomento di nuovi esami e di nuove discussioni. Non fia dunque maraviglia se il Papato è divenuto il subietto di tutti i discorsi, il punto cui convergono tutte le opinioni, il centro cui fanno capo tutti i sistemi (1). Quando anche la moda avesse parte in questa reazione intellettuale, la moda essa pure sarebbe un effetto del cambiamento avvenuto nell'opinione pubblica dell'Europa, sarebbe un fatto che si ricollega ad una fase nuova delle società civili, sarebbe un omaggio reso alla potenza di un principio, come le apparenze esteriori sono un omaggio reso al pudore, e la stessa ipocrisia è un omaggio reso alla virtù.

Ma ad indebolir l'opera degli apologisti sorgon gravissimo argomento di accusa i vizi del governo temporale del papa, il malcontento delle province, le insurrezioni frequenti dei popoli. Sappiamo che per gli uomini imparziali, i quali antepongono la severità della critica agli eccitamenti delle passioni, è regola familiare di prudenza il non confondere insieme quelle cose che razionalmente devono essere e sono separate, e sappiamo pure che le illazioni temerarie, i sofismi e gli abusi di logica non ebber giammai l'efficacia di attenuare la forza del vero; ma sappiamo altresì che non pochi esiston tuttora avversari del cattolicismo e del papato, i quali, o combattano nelle file del partito protestante, o in quelle del razionalismo, o in quelle, infine, dell'antico filosofismo, hanno tutti eguale interesse e voglia eguale di screditare e di affievolire un principio che ormai risorge al cospetto del secolo coll' imponenza dell'antica maestà e collo splendore dell' antica grandezza. Viete sono, invero, le armi del ridicolo, ed il buon senso dei popoli sa ben' egli qual conto debbasi fare del sarcasmo e degli epigrammi che tanto poterono sulle vicende del secolo decorso: ma certe idee di giustizia e certi princìpi sociali, che prima eran patri

(1) Per comodo di coloro che non hanno tenuto dietro alla storia delle opinioni, ci limitiamo ad indicare tre bellissimi articoli del signore C. Louandre, inseriti nella Revue des deux mondes del 1844, tomo v, pag. 98, 325, 462.

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