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rințio, univa in se l'alacrità della gioventù, ed il senno della vecchiezza.

Nè stupisco io già che ad autore omai si conto ed applauedito rivolgesse le mire il Duca Francesco III. d'Este, giudice dei talenti e protettore, allora quando assegnar volle all'estinto padre Giovanni Granelli un successore nella direzione della sua Biblioteca di Modena. Accenno bensì, a raro esem pio di modestia letteraria, le ripugnanze di accettar l'onorevole carico espresse dall' umile Tiraboschi, cui l'esortazioni soltanto e gli stimoli d'accreditati suoi Confratelli bastarono a superare. Assunse egli adunque, nel giugno dell'anno mille settecento settanta, il regolamento di questo santuario delle Muse, ove trovò ed ebbe, parecchi anni, a colleghi i prodi Gesuiti Domenico Troili e Giovacchino Gabardi. Le fatiche, alle quali dedicossi in lustro della Biblioteca, ed in benefizio degli studiosi, non solo giustificarono qui abbondevolmente fegregia scelta; ma palese fu ben presto per ogni dove che degno era Tiraboschi dell' intrapresa carriera, e del grido stesso de' suoi predecessori, nomi tutti incisi in oro nel tempio di Minerva.

Confesso manifestamente di smarrire il coraggio e la lena in faccia al maestoso tema che ora a se m'invita, la Storia cioè dell' Italiana Letteratura, il cui primo volume, composto nel giro d'un anno, e messo al pubblico, riempie d'ammirazione l'Italia non solo, ma gli stranieri più lenti nel rendere agl' Italiani giustizia. Crebbe questa a dismisura tosto che seppesi terminato, nell' intervallo di poco oltre il decennio, un lavoro che s'avvolge e spazia per tante età quante ne passarono dall'introdursi appo gli Etruschi i buoni studj al secolo che dianzi con equivoca fama tramonto. E qual cosa potrei io dirne che minore non fosse del comune avviso, e qual pregio rammenteronne, senza che un'altro, a preferenza laudevole, ne occorra all'animo incontanente? Mare immenso diedesi qui Girolamo Tiraboschi a solcare: l'Italia cui nè gli oltramontani pure sempre rivali scrittori contrastano il vanto di madre e di nutrice delle scienze e delle arti, presenta a chi di sì magnifica asserzione eleg ga raccorre ed ordinare le prove una messe di cose, per estensione, per varietà, per importanza solenni, ed a ridursi ed a stringersi in un corpo solo assai malagevoli. I monu

menti del sapere fino allora accumulati, la biografia coltiva ta, i letterarj fasti di molte città e provincie nostre descritti, l'Idea medesima, avvegnachè difettosa,, che il napolitano Giacinto Gimma esibi intorno la Storia dell'Italia letterata, se costituivano quasi la miniera donde ricavare i fondamenti dell' istoria, tal però non l'avresti a ragion nominata inpanzi che Tiraboschi prendesse a congregarne le parti, a distribuirle, a congiungerle, e quasi ad infonder loro anima e vita. Quindi, il nascere, il fiorire, il deteriorare, il cadere, il risorgere nell'Italico paese, così delle Lettere e delle Scienze, come della Pittura, della Scultura, dell' Architettura.aventi con esse vincoli strettissimi; quindi le disputate nascoste cause, or degli avanzamenti, or delle stazioni, or degli errori dell' umano ingegno, la natura e le qualità diverse de' diversi secoli, le invenzioni dell'arti, le scoperte scientifiche, i viaggi, le navigazioni, le gesta dei dotti, il favore conceduto lor dai Sovrani, gli utili stabilimenti, le Accademie, le Università, le Biblioteche, i Musei; siffatto cumulo di gravissimi obbietti e d'altrettali, cui prolissità sarebbe ad uno ad uno annoverare, crea nella ben disposta, ben colorita, ed appien maestrevole tela dell'Istoriografo nostro, ove stanno compresi, una specie d'incanto, del quale non so io se abbiavi il più efficace a destar negli spiriti commossi ed attoniti, compagno all'ammaestramento, il diletto. E per sì grande impresa, cui sappiamo essersi dal Leibnizio eccitato, ma invano, il Magliabechi; quale universalità di cognizioni, ad internarsi nei segreti di ciascheduna scienza, qual rettitudine di criterio nelle spesse indagini d'astruse proposte, quale accorgimento, qual dilicato gusto ne' proferiti giudizj, qual diligenza nel racconto e nello sviluppo d'intralciati avvenimenti non ispiegò Tiraboschi! La quale ultima proprietà disser taluni, ben mi è noto, soverchia minutezza; e questi io pregherei significarmi candidamente, se rimosse di colà simili biografiche inchieste, non ne svanissero per avventura quella precisione e que' ritrovamenti di celate verità, le conseguenze di cui, in poter d' uom pari a lui che lodiamo, giovano soprammodo a diffinir lo stato genuino e le gradazioni dell'Italica Letteratura, ed a pennelleggiarne con sicurezza la totalità e l'amplitudine. Che se piacque a Tiraboschi allargarsi in discussioni alquanto più del con

sueto, là dove parlò (siami lecito addurne qualche esempio tra i moltissimi) o d' Archimede, o di Cicerone, o dello sventurato Ovidio, forsechè gli studj, le produzioni, gli scuoprimenti del principe de'matematici non formano l'epoca viepiù bella che ostentino le scienze esatte ne' tempi suoi? forsechè la vita dell'Arpinate non è una cosa medesima colla storia più luminosa della prisca Romana Eloquenza? o forse lo scandagliar l'astruse cagioni dell'esilio di quel Poeta non conferiva a disvelare viemeglio il carattere di Augusto e della sua corte, da cui dipendeva, per dir così, il destin delle lettere allora dominante? Nè intendo come avesse potuto la fortuna di esse, durante la quartadecima età, conseguir nelle carte di Tiraboschi opportuno risalto, ove egli appagato si fosse di scorrere velocemente sulle azioni di Francesco Petrarca, il quale ne rifulse a quella stagione in Italia maestro e padre: nè scorgo donde abbian meglio a risultare i fregi dell'aureo Cinquecento, che dall' esteso veridico ragguaglio di quanto operarono i Bembi, i Sadoleti, i Flaminj, i Fracastori, i Sannazari, gli Ariosti, l'uno e l'altro Tasso, i Sigonj, i Manuzj, i Panvinj, gli Aldovrandi, i Sarpi, i Falloppj, i Palladj, i Sansovini, i Vignola, i Marchi, i Tiziani, i Raffaelli, i Buonarroti, i Correggi ed altrettali genj privilegiati, per sollevare il nome italiano al colmo della grandezza nelle arti belle non meno che nella seria e nella piacevole letteratura. E attenderò che qualcun dimostri per qual via maggiormente spedita venisse pur dato all'Autore guidarci a ravvisar la condizione avventurosa delle sublimi dottrine nel secolo successivo, di quella che se gli offeriva spontanea dal seguire a passo a passo il divin Galilei che ne fu l'eccelso ristoratore; e che, mediante lo spirito geometrico intromesso da lui nella fisica terrestre e nella celeste, mediante le ori ginali scoperte diffuse nel regno della sperimentale filosofia recò in questa una felice rivoluzione, perfezionata poscia dai suoi esimj discepoli, e dagli Accademici del Cimento. Ben perciò servi al proprio decoro ed all' universal desiderio l'Italia, affrettandosi a replicar di tant'Opera le edizioni; e ben providero Landi e Zenoni fra i nostri, Retzer fra gli Alemanni, al comodo ed all' istruzione degli stranieri, donandone alla Gallica il primo, l'altro alla natìa, il terzo alla Tedesca favella giudiziosi compendj. Che più? gli stessi clamori su

scitati da Saverio Lampillas, e da Tommaso Serrano spagnuoli contro il Tiraboschi, quasichè avess' egli, nel salvar F'onore dell'Italica, vilipeso non rade volte quel dell'Ispana letteratura, lungi dal turbargli il possesso del credito acquista to, cospirarono ad aumentarglielo, atteso le invitte ragioni, accampate da se, e dai chiarissimi Vannetti e Zorzi, per rinmuzzarne gli assalti. Coronarono i trofei dell'Autore le significazioni d'aggradimento, onde la regia Accademia di Madrid accolse da lui medesimo simile inesauribil ricetto di letterarie dovizie.

Lavoro si rilevante e si ampio, capace di stancar le forze intellettuali e l'attenzione d'uom qualsivoglia il più svegliato ed il più laborioso, non impedi a Girolamo di trattare ad un tempo differenti soggetti, e di pubblicar, non altramente che a sollievo del principal suo travaglio, moltiplici produzioni, di mole, ma per intrinseci attributi non certamente, inferiori. Tali sono a dirsi le vite di sant'Olimpia, e di Fulvio Testi, le ricerche sull'origine della stampa, non pochi opuscoli ed articoli, di cui abbelli la metodica Enciclopedia di Padova, parecchi giornali, sopra tutti il Modenese, che riconobbe da lui l'esistenza, l'avviamento, i progressi; il to mo primo della Biblioteca Modenese, col quale a dilucidar cominciò i letterarj annali delle provincie obbedienti allora al serenissimo Ercole III. d'Este, che avealo testè insignito del titolo equestre, dichiaratolo suo Consigliere, e Preside, con ampliati stipendj, a questa Biblioteca, ed alla Ducale Galleria delle medaglie. Eppure, affin di proceder franco ad esporre le cristiane eroiche virtù di quella incomparabile Vedova, poi diaconessa della Chiesa Costantinopolita na, convenne a Tiraboschi premere incerti e lievemente segnati Greci vestigj;e ciò non solo, ma toglierne con sottil raziocinio l' istoria dalle vanità delle popolari tradizioni e d'inveterati fallaci racconti. E chiunque ami svolger le pagine ove contengonsi le vicende arcane del Pindaro Modenese nel secolo decimosettimo, non men decantato pe' suoi voli animosi in sul Parnaso, che pel maneggio d'implicati affari nei gabineti della politica; e vi trovi un'esatta contezza di sue poetiche esercitazioni, delle riscosse onorificenze, de' gelosi ministeri commessigli dall'Estense Francesco I. degli infortunj e della morte di lui; valuterà di leggeri le cure spese.

dal Biografo a diseppellire e ad appurar le notizie su cui ergee si il piano di quella venustissima narrazione. Metallo della vena stessa e di non dissimile prezzo si è ognuno degli or mentovati ingegnosi parti del cavalier Tiraboschi, infra į quali, amor del patrio bene vuol che io distingua la Biblioteca degli Scrittori e degli Artisti nativi de' già Estensi Dominj, che in sette volumi egli tutta assembrò, riportatane dai Conservatori, cui indirizzolla, dell' eccelsa Comunità di Modena, oltre cospicuo donativo, l'aggregazione al loro Corpo, ed all'Ordin nobile della città. E vuol pur esso l'amor del patrio bene che io la additi ai concittadini studiosi, quasi prendendo a dir loro così: Mirate qual folto stuolo di letterati, di filosofi, di professori d' arti sorti un tempo nelle nostre contrade e culla ed instituzione ed incoraggiamento e ricompense: avvertite gli scoscesi ed erti sentieri che batterono, gli ostacoli che sormontarono, i sudori onde toccarono le mete di gloria, profusi, nella Giurisprudenza da un Panciroli; nell' Anatomia e nella Medicina da un Berengario, da un Falloppio, da un Cesare Magati, da un Ramazzini, da un Torti; nella Filosofia, nella Teologia, nella Scienza delle lingue Esotiche, e nella Polemica da un Giovanni Pico, da un Alberto Pio, da un Cardinal Cortese; nelle Fisicomatematiche da un Montanari, da un Cantelli, da un Domenico Vandelli; nell'Istoria naturale da un Vallisnieri; nella Critica da un Castelvetro; nella Poesia e nelle Lettere Greche, Latine, Italiane da un Bojardo, da un Sassi, da un Francescomaria e da una Tarquinia Molza, da un Sadoleto, da un Manzoli, da uno Scapinelli, da un Ottonelli, da un Testi, da un Tassom, da un Cassiani, da un Salandri, da un Paradisi; nell' Arte militare da un Montecuccoli; nella Musicale da un Merulo; nell' Eloquenza sacra da un Sabbarini; nella Pittura da un Allegri; nella Scoltura da un Clementi; nell' Architettura da un Barozzi; nella Plastica da un Begarelli; nell'Intaglio da un Ugo da Carpi, e da un Ceccati; nella Filologia e nella Storia da un Sigonio, da un Corsini, da un Muratori. Deh! poichè hanno i domestici esemplari mirabil possanza ad infiammar d'alta emulazione l'anime generose, non desistete mat dal procacciarvene sostanziale e perenne alimento in siffatto emporio, in codesta viva e parlante scuola che Girolamo Tiraboschi ne aperse..

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