Raccolta di cento cinquanta sonetti e di altri componimenti poetici di vari autoriE. Moro, 1865 - 414 pagine |
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Pagina 58
... e bea : Notte ne parla al dì che smonta e sale . E l'uom , sembianza dell ' eterna Idea , Sovran dell ' universo , alma immortale , La tua gloria , o Signor , tacer potea ? MAZZA . SONETTO LIII . Il Sogno di Alcone e di Elpino 58.
... e bea : Notte ne parla al dì che smonta e sale . E l'uom , sembianza dell ' eterna Idea , Sovran dell ' universo , alma immortale , La tua gloria , o Signor , tacer potea ? MAZZA . SONETTO LIII . Il Sogno di Alcone e di Elpino 58.
Pagina 73
... dal suolo , e gli rasciuga il pianto . Ma di me come a lui risponde intanto ? Ah ! parla , o Madre : e digli sol , che il figlio Starà mai sempre al Genitore accanto . MINZONI . SONETTO LXVI . Sul medesimo soggetto . Morto foss ' 73.
... dal suolo , e gli rasciuga il pianto . Ma di me come a lui risponde intanto ? Ah ! parla , o Madre : e digli sol , che il figlio Starà mai sempre al Genitore accanto . MINZONI . SONETTO LXVI . Sul medesimo soggetto . Morto foss ' 73.
Pagina lxvii
... dal suolo , e gli rasciuga il pianto . Ma di me come a lui risponde intanto ? Ah ! parla , o Madre : e digli sol , che il figlio Starà mai sempre al Genitore accanto . MINZONI . SONETTO LXVIII . La morte di Giuda . Gittò l'infame 73.
... dal suolo , e gli rasciuga il pianto . Ma di me come a lui risponde intanto ? Ah ! parla , o Madre : e digli sol , che il figlio Starà mai sempre al Genitore accanto . MINZONI . SONETTO LXVIII . La morte di Giuda . Gittò l'infame 73.
Pagina 134
... Parla di me col tuo cenere muto : Ma io deluse a voi le palme tendo ; E sol da lunge i miei tetti saluto . Sento gli avversi Numi , e le secrete Cure , che al viver tuo furon tempesta , E prego anch'io nel tuo porto quiete : Questo di ...
... Parla di me col tuo cenere muto : Ma io deluse a voi le palme tendo ; E sol da lunge i miei tetti saluto . Sento gli avversi Numi , e le secrete Cure , che al viver tuo furon tempesta , E prego anch'io nel tuo porto quiete : Questo di ...
Pagina 144
Enrico Moro. SONETTO CXXXVIII . La Guardia delle Viti . È un pastore che parla ad Elpino altro pastore . Quel capro maladetto ha preso in uso Gir tra le viti e sempre in lor s'impaccia : Deh per farlo scordar di simil traccia Dagli d'un ...
Enrico Moro. SONETTO CXXXVIII . La Guardia delle Viti . È un pastore che parla ad Elpino altro pastore . Quel capro maladetto ha preso in uso Gir tra le viti e sempre in lor s'impaccia : Deh per farlo scordar di simil traccia Dagli d'un ...
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Parole e frasi comuni
Acheronte affanni alfin allor alma altar Amor Angeli aquilon Aronne Assiria avea Basville beata bella bruna canto celeste Chè chiome ciel ciglio città dolente colla Corcira crin crudel crudo d'amor Dio fidando divino dolce dolor donna Druidi duol Ecco empio Epicuro Erebo eterno favella figli fior fronte fuggir furor gemito genti gentil giorno gloria gran grido guardo inferno Israel l'ali l'alma l'altro l'Eterno l'ira l'onda labbro lacrime Laocoonte Luigi XVI lume Madre Marsiglia mesta mira misero mondo monte mortal morte Mugge nembo nemico notte Nume occhi orrenda padre Parga passo pensier petto piange pianto piè pietà pietoso raggio rondinella sacro sangue santo sdegno securo serba Signor Simonide Sionne SONETTO sospiro Sovra spada spirto sponda sposo stolta suol suon superba terra terror TOMMASO GROSSI trema Trovator Uscian vede veggio Vergine vesta vinti volto
Brani popolari
Pagina 328 - Nel suoi che dee la tenera Tua spoglia ricoprir, Altre infelici dormono, Che il duol consunse ; orbate Spose dal brando, e vergini Indarno fidanzate ; Madri che i nati videro Trafitti impallidir.
Pagina 353 - L'itala gioventude? O numi, o numi: Pugnan per altra terra itali acciari. Oh misero colui che in guerra è spento, Non per li patrii lidi e per la pia Consorte ei figli cari, Ma da nemici altrui Per altra gente, e non può dir morendo: Alma terra natia, La vita che mi desti ecco ti rendo.
Pagina 322 - Perché tutti sul pesto cammino Dalle case, dai campi accorrete? Ognun chiede con ansia al vicino, Che gioconda novella recò? Donde ei venga, infelici, il sapete, E sperate che gioia favelli? I fratelli hanno ucciso i fratelli; Questa orrenda novella vi do. Odo intorno festevoli gridi; S'orna il tempio, e risona del canto; Già s'innalzan dai cori omicidi Grazie ed inni che abbomina il ciel.
Pagina 312 - Perché, baciando i pargoli, La schiava ancor sospira? E il sen che nutre i liberi Invidiando mira? Non sa che al regno i miseri Seco il Signor solleva? Che a tutti i figli d'Eva Nel suo dolor pensò...
Pagina 94 - Or duro, acerbo, ora pieghevol, mite ; Irato sempre e non maligno mai ; La mente e il cor meco in perpetua lite : Per lo più mesto, e talor lieto assai : Or stimandomi Achille ed or Tersite. Uom, se...
Pagina 316 - La procellosa e trepida gioia d'un gran disegno, l'ansia d'un cor che indocile serve, pensando al regno; e il giunge, e tiene un premio ch'era follia sperar; tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio: due volte nella polvere, due volte sull'altar. Ei si nomò: due secoli, l'un contro l'altro armato, sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato; ei fé' silenzio, ed arbitro s'assise in mezzo a lor.
Pagina 210 - Etna, e nell'orribil veste Delle sue fiamme ti ravvolgi e splendi. Tu del nero aquilon su le funeste Ale per l'aria alteramente vieni, E passeggi sul dorso alle tempeste: Ivi spesso d'orror gli occhi sereni Ti copri, e mille intorno al capo accenso Rugghiano i tuoni, e strisciano i baleni.
Pagina 95 - Forse di cosa che non v1 è presente, Venite voi di sì lontana gente, Come alla vista voi ne dimostrate? Che non piangete, quando voi passate Per lo suo mezzo la città dolente, Come quelle persone, che neente Par che intendesser la sua gravitate. Se voi restate per volere udire, Certo lo core ne* sospir mi dice, Che lagrimando n
Pagina 311 - Sparso per ogni lido, Volgi lo sguardo a Solima, Odi quel santo grido: Stanca del vile ossequio, La terra a Lui ritorni: E voi che aprite i giorni Di più felice età, Spose...
Pagina 318 - Fede ai trionfi avvezza! scrivi ancor questo, allegrati; che più superba altezza al disonor del Golgota giammai non si chinò.