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Avendo servito la serenita vostra ' in questa ultima

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legazione con quanta maggior fede, sincerità ed affetto era in me, ed essendomi sforzato d'intender bene e considerare diligentemente le cose che ho giudicato esser degne da sapersi da vostra serenità e dalle vostre eccellentissime signorie; ora è ufficio e debito mio liberamente esplicarle e riferirle in questa mia relazione, con quanta maggiore brevità mi sarà possibile. E prima dirò qualche parola del sito della città di Firenze e del territorio di quella; poi procurerò la istituzione e il modo del governo, e tutte le altre qualità ch'io giudicherò essere a proposito, esplicare di detta città e repubblica, acciocchè le signorie vostre eccellentissime essendone informate, quando si tratterà di essa (che da qui innanzi s'avrà facilmente spesse volte a trattare3) possano con

Era doge Andrea Gritti, di età d'anni 79.

⚫ Lasciamo un lungo preambolo nel quale l'oratore parla delle qualità necessarie ad un ambasciatore, e dove incidentemente dice di avere avuto innanzi la legazione di Firenze quella di Roma per tre anni e più. Esiste in fatti, e noi pubblicheremo a suo luogo, la sua Relazione di Roma letta in Pregadi il 2 marzo del 1526.

3 Questa induzione ebbe indi a poco a ricevere la più funesta conferma che mai potessero i Fiorentini aspettarsi.

facilità e buon fondamento giudicare e deliberare quel che sia a beneficio di questo eccellentissimo dominio.

Primieramente dunque, serenissimo principe, la città di Firenze è posta in un mirabile e dilettevole sito, e comodissima regione, la quale si può dire che sia dotata di tutte le qualità che è scritto dai savj che deve avere una regione da essere eletta per costruire in essa comodamente ed utilmente una città: cioè, che l'aere vi sia salubre, essendo troppo necessario ad conservandam vitam; poi che sia amena e dilettevole si per intrattenere in quella amenità e delizia i cittadini che non vadano ad abitare in altro loco, sì anco per allettare gli estranei a venire ad abitare ivi e fare la città più popolosa; in terzo luogo che sia talmente forte e munita dalla natura che gli abitanti possano più facilmente e comodamente andare ad offendere altri, di quel che altri venire ad offender loro; appresso che sia abbondante delle cose necessarie all'uso umano, e prima dell'acqua della quale si ha tanto bisogno e si consuma tanta quantità; in fine che sia posta in un sito vicino al mare o a qualche fiume segnalato, per avere comodità di portarvi le cose che sono opportune ai cittadini, e che vengono da diverse parti del mondo, come anco per potere esportar fuori quelle che soprabbondano alla città per fare i cittadini danarosi.

Sopra le quali cose discorrendo, dirò primieramente che la città di Firenze è posta in una regione di assai buon aere, ancorchè l'inverno sia molto freddo, penetrativo, ed acuto (come io l'ho molto ben sentito e provato, che essendo solito patire di doglia al fianco, a Firenze massime l'ho sentita l'inverno gravissimamente); ma nel tempo dell'estate e dell'autunno che l'aere

suol essere in altri luoghi fastidioso e nocivo, è gratissimo a Firenze e saluberrimo: sì che circa questa prima parte i Fiorentini si ponno molto ben contentare.

Della seconda qualità molto più ancora ponno esser contenti, cioè dell'amenità della regione, perchè per una città di terra ferma non credo che sia in Italia, anzi in tutta l'Europa, una regione più amena nè più deliziosa di quella dove è posta Firenze: perchè ella è posta in un piano tutto circondato da colli e da monti che volgono circa miglia quarantacinque; e detti colli sono tutti fertili, coltivati, amenissimi e carichi di palazzi bellissimi e sontuosissimi, fabbricati con eccessiva spesa con tutte le delizie che sia possibile immaginare, con giardini, boschetti, fontane, peschiere, bagni, e con prospettive che paiono pitture, perchè dalli detti colli e palazzi si scoprono gli altri colli d'intorno e poggetti e vallette tutte cariche di palazzi e di fabbriche, che par proprio un' altra città più bella di Firenze stessa. Passa per mezzo della città l'Arno fiume mirabile, largo una volta e mezza come il nostro canal grande, con un'acqua blanda, limpida, amena e quanto più dir si possa dilettevole, con quattro ponti di pietra sopra di esso fiume. La città è poi con strade bellissime e diritte, tutte selciate, sì che è sem

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Secondo il computo di Benedetto Dei riportato dal Varchi (L. IX) intorno a Firenze a venti miglia erano, nel 1478, trentasei mila possessioni di cittadini Fiorentini con 800 palazzi murati tutti di pietra a scarpello, i quali erano costati l'uno per l'altro assai più di 3500 fiorini d'oro.

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Oggi non si può dire altrettanto per ragione, cred' io, dei successivi sboscamenti operati nell' Appennino, per i quali sia cessato o diminuito l'umore a molte fonti che arricchivano l' Arno di copiose acque perenni.

pre netta, allegra e bella, di maniera che il poeta Dante potè chiamarla propriamente il bello ovile '.

Della fortezza della loro regione i signori Fiorentini si ponno ancora non meno contentare per essere il territorio loro munitissimo e fortissimo di natura, da quelle parti specialmente onde possono aspettare maggiori eserciti e più potenti, e d'onde corrono maggiori pericoli e più sospetti, che è da settentrione e da levante, ossia dalle bande di Lombardia e di Romagna; perchè dovendo passare alcuno potente esercito in Toscana, è verosimile che venga dai regni di Francia o di Germania, ovvero che si faccia in Lombardia; e venendo da detti luoghi è forza che passi per li monti che la dividono dalla Lombardia o per quelli che la dividono dalla Romagna, che sono altissimi ed asprissimi con valli e passi angustissimi e difficilissimi almeno per miglia cinquanta: talchè ad ogni esercito con artiglieria convien dimorare in quel transito almeno per giorni otto.

Per la via di Lombardia sono quattro strade da passare in Toscana tutte difficilissime ed aspre. La prima è quella di Pontremoli, la quale getta nel piano di Lucca, e quella fece Carlo VIII re di Francia nel 1494, quando andò all'acquisto del regno di Napoli; il quale se non avesse avuto favore nello andare e ritorno suo e dai Lucchesi, e dai Fiorentini e dai Pisani, che allora furono posti in libertà, sì di vettovaglie come di ogni altra cosa,

Se mai continga che il poema sacro

Al quale han posto mano e cielo e terra,
Si che m'ha fatto per più anni macro,

Vinca la crudeltà che fuor mi serra
Del bello ovile, ov'io dormi' agnello
Nimico a lupi che gli danno guerra; ec.
Paradiso XXV.

difficilmente saria passato, e con molta maggiore difficoltà ritornato.

Il secondo passo è quello della Garfagnana ' per li monti che possiede l'illustrissimo signor duca di Ferrara, la qual strada ancora sbocca nel piano di Lucca; e questa fece l'illustrissimo duca d'Albania nel 1524, incamminandosi verso Napoli, quando il cristianissimo re Francesco si trovava all'ossidione di Pavia: il qual duca, nonostante ogni gagliarda provvisione fatta per li signori Fiorentini, ancorchè vi passasse solo con seicento lancie e sei mila fanti, nondimeno pati grandemente delle vettovaglie.

La terza strada è quella della Valle del Sasso*, la quale sbocca nel piano di Firenze; e per quella andettero i signori Medici, cioè il quondam papa Leone, allora cardinale, e papa Clemente essendo in minoribus, con Giuliano de' Medici e gli altri nel 1512: li quali ancorchè andessero con sei in sette mila fanti solamente con Raimondo di Cardona vicerè di Napoli, e ancorchè avessero favore dalla loro fazione, e da molti loro servitori per la strada, tuttavia quei giorni che vi stette l'esercito visse solo d' uve e fichi, e se fossero stati due giorni di più che non avessero preso Prato, il qual presero piuttosto per sorte buona che per ragione, quell' esercito era rovinato per la fame.

Ossia dell' Alpe di San Pellegrino.

• Intende certamente il Sasso di Castro e l'antica via dello Stale, che dal Bolognese, per Barberino di Mugello, metteva in piano di Prato. Questa denominazione di Via del Sasso, e anche di Val di Sasso, quantunque ora del tutto inusitata, non era però infrequente a quei tempi; e il Guicciardini, nel L. XVIII, dice che il duca di Borbone intendeva da principio di passare da Bologna in Toscana per la Via del Sasso; e il Foscaro più oltre nomina ripetutamente Barberino di Mugello in Val di Sasso.

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