Daniotto Sc. Star più teco non posso, e me ne duole. Iddio t'ajuti Orl inn C33. ORLANDO INNAMORATO. CANTO TRENTESIMOTERZO. I. Luce de gli occhi miei, spirto del core, Per cui cantar solea si dolcemente II. Amor prima trovò le rime e i verfi, III. Amor dà a l'avarizia, a l'ozio bando, E'l core accende a l'onorate imprese ; Nè tante prove mai fe' il conte Orlando, Quante nel tempo che d'amor s'accese. Di lui vi ragionai di sopra, quando Con quella donna da cavallo scese. Dove lasciai, mi convien or seguire; Che difiofi vi veggo d'udire. IV. La donna che con esso era smontata, Gli diceva: fignor, in fede mia, Se non che meffaggiera io son mandata, Dentro a questo giardin teco verria ; Ma perder non convienmi una giornata Del mio cammino; ed è lunga la via. Or a quel ch'io ti dico, attendi bene: Effer gagliardo e savio ti conviene. V. Se non vuoi effer di quel drago pafto Il quale ha divorata gente affai, Convienti almen di tre giorni effer cafto: Non camperefti in altro modo mai. Questo dragon sarà 'l primo contrasto; Perocchè ne l'entrata il troverai. Un libro ti darò, dov'è dipinto Tutto'l giardino, e ciò che dentro ha cinto. VI. Il serpente che gli uomini divora, In quella non lavora, se non quando E ch'in Ponente è un ch'ha nome Orlando Coftei trova in sul libro del deftino Che da lui dee disfarfi il suo giardino. VIII. Come fi dice, egli è tutto fatato Ma io m'ero scordata il più importante, Ed ho gettate via tante parole. Non puoffi in quel giardin metter le piante, Or io ho fretta; che son viandante ; Iddio t'ajuti, e dia buona ventura. Così dicendo, dagli il libro in mano, XI. Dormiva Orlando, anzi ruffava forte, E per moftrar che vuol far daddovero, XII. Coperto è tutto il Conte d'armadura: Non sa quella malvagia che fi fare: Aveva pur di ferirlo paura; Poi fi risolve di lasciarlo ftare, XIII. Sveglioffi il conte Orlando al mattutino, E del caval s'accorse e de la spada, E diffe: or son io pure un paladino Di que' che vanno nettando la strada. Or su, ch' entrar bisogna nel giardino; E così detto, non istette a bada. Benchè non abbia nè caval nè brando, Non fi può sbigottire il conte Orlando, |