per me? Il vostro giudizio, cortefi amici. Sto nella via di mezzo; proccuro di temperare la bile letteraria degli uni coi defiderj troppo Smodati degli altri. Confulto il fenfo comune, cioè il criterio dei fecoli, e ftampo. Soffrano in pace ambedue le fazioni il mio fiftema politico di poefia. A me bafta, che quanto produco al pubblico, fia il buono e lo scelto fra gli ottimi. Negli alberi genealogici d'una famiglia non tutti furono eroi. Per qualche tempo ancora converrà romanzare. Ma i migliori romanzi italiani non fono effi una vera poefia? Il ciel vi guardi dall' Ancroje, dai Buovi d'Antona, dalle Leandre, e da altri fimili, che niuno ha mai letto intieri. Ma non maledite il Berni, del cui Orlando Innamorato non può lagnarfi, fe non chi è privo d'anima e di vena poetica. Queft' uomo dà nutrimen to per tutti. Egli fu il primo, che ha eccitato nella noftra poefia quella felice e memora bil rivoluzione, di cui noi godiamo oggi i vantaggi con fuperba ingratitudine. Sagrifica te al genio grande con adorazione e filenzio ; e mi vi raccomando .. NOI RIFORMATORI.. A Dello Studio di Padova. Vendo veduto per la Fede di Revifione, ed Approvazione del P. F. Gio: Tommafo Mafcheroni Inquifitor General del Santo Offizio di Venezia nel Libro intitolato: Raccolta dell' Opere dei più celebri Poeti Italiani ec. non vi effer cosa alcuna contro la Santa Fede Cattolica, e parimente per Atteftato del Segretario Noftro, niente contro Principi, e buoni Coftumi, concediamo Licenza ad Antonio Zatta Stampator di Ve nezia, che poffi effere ftampato, osservando gli ordini in materia di Stampe, e presentando le solite Copie alle Pubbliche Librerie di Venezia, e di Padova. (ALVISE VALLARESSO RIF. (GIROLAMO ASCANIO GIUSTINIAN K. RIF. Registrato in Libro a Carte 11. al N. 86. Davidde Marchefini Seg. C. Wall Acqua Scub, Non andar, cavalier, forte gridava Orl. inn 26. ORLANDO INNAMORATO. CANTO VENTESIMOTTAVO.. I. Notate, amanti, e tu nota anche, amore, Sendo fatta per voi l'istoria mia: Ed io non volendo effer un autore II. Vorrei, cortefie dilicati amanti, Onde quel che non son, poi mi tenete III. Io vi veggo gelofi sospettofi Malinconici speffo e disperati Crudeli empj a le volte e furiofi, E talvolta leggieri e smemorati. Come volete che l'animo pofi? Fra l'altre cose vi veggo oftinati; Che conoscete la voftra rovina, E pure a quella ognun ratto cammina. IV. Questo è un vizio fra gli altri bestiale, Diabolico maligno, anzi poltrone ; Che quel caval niente certo vale Il qual non cura nè briglia nè sprone. Sapere, e voler fare a pofta il male, A casa mia fi chiama oftinazione; E dicefi effer un di quei peccati Che mai da. Dio non ci son perdonati. |