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IV.

Avrebbero veduto ancora come Timoleone, e gli altri non ebbero nella Patria loro meno autorità, che si avessero Dionisio e Falari, ma di lunga avervi avuto più sicurtà.

V.

Si consideri quante laudi meritarono più quelli Imperatori, che vissero sotto le leggi, e come Principi buoni, che quelli, che vissero al contrario.

VI.

Si vedrà come a Tito, Nerva, Trajano, Antonino, e Marco non erano necessarj i soldati pretoriani, nè la moltitudine delle leggi a difenderli, perchè i costumi loro, la benevolenza del popolo, l'amore del Senato li difendeva.

VII.

Si vedrà come a Caligola, Nerone, Vitellio, e a tanti altri scellerati Imperatori non bastarono gli eserciti Orientali e Occidentali a salvarli contro quelli nemici, che i loro rei costumi, la loro malvagia vita aveva generati.

VIII,

E se l'istoria di costoro fosse stata ben considerata, sarebbe stata assai ammaestramento a quelli

Principi, che si volgessero alla tirannide, a mostrare loro la via della gloria, o del biasimo, e della sicurtà, o del timore, perchè di XXVI Imperatori, che furono da Cesare a Massimino, XVI ne furono ammazzati, e dieci morirono ordinariamente; e se di quelli che furono morti, ve ne fu alcuno buono, come Galba e Pertinace, fu morto da quella corruzione, che l'antecessore suo aveva lasciato nei soldati.

IX.

Chi considera i tempi di Roma governati dai buoni, vede un Principe sicuro nel mezzo de' suoi sicuri cittadini, ripieno di pace e di giustizia il mondo, vede il Senato con la sua autorità, i Magistrati con i suoi onori, godersi i cittadini ricchi le loro ricchezze, la nobiltà e la virtù esaltata, vede ogni licenza, corruzione e ambizione spenta, vede i tempi aurei, dove ciascuno può tenere e difendere quella opinione che vuole, vede in fine trionfare il mondo, pieno di riverenza e di gloria il Principe, di amore e di sicurtà i popoli.

X.

Chi considera i tempi di Roma governati da' Tiranni, li vede atroci per le guerre, discordi per le sedizioni, nella pace e nella guerra crudeli, tanti Principi morti col ferro, tante guerre civili, tante esterne l'Italia afflitta e piena di nuovi infortunj, rovinate e saccheggiate le Città di quella. Vede Roma arsa, il Campidoglio da' suoi cittadini disfatto, desolati gli antichi templi, corrotte le cerimonie, ri

308 LA MENTE Di un uomo dI STÁTO.

piene le città di adulterj, vede il mare pieno di esilj, gli scogli pieni di sangue. Vede in Roma seguire innumerabili crudeltà, e la nobiltà, le ricchezze, gli onori, e sopra tutto le virtù essere imputate a peccato capitale. Vede premiare gli accusatori, esser corrotti i servi contro il signore, i liberti contro il padrone, e quelli, a chi fossero mancati inimici, esser oppressi dagli amici.

XI.

Dopo ciò, chi era nato di uomo doveva sbigottirsi d'ogni imitazione de' tempi governati da' cattivi, e accendersi d'un immenso desiderio di seguire i. buoni..

XII.

Doveva desiderare di possedere una città corrotta, non per guastarla in tutto come un Cesare, ma per riordinarla come Romolo. E veramente i Cieli non possono dare agli uomini maggiore occasione di gloria, nè gli uomini la possono maggiore desiderare. In somma dovevano considerare quelli, a chi i Cieli davano tale occasione, come erano loro proposte due vie: l'una che li faceva vivere sicuri, e dopo la morte li rendeva gloriosi; l'altra li faceva vivere in continue angustie, e dopo la morte lasciare di se una sempiterna infamia.

Fine dell' Ottavo ed Ultimo Tomo.

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VII. Carichi Pubblici,

VIII. Agricoltura, Commercio, Popola

zione, Lusso, Viveri.

IX. Mali dell'ozio.

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CAP. XIII. Principe buono ..

XIV. Ministro.

XV. Principe Tiranno.

XVI, Lode e sicurezza del buon Principe,

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vituperio e pericolo del Tiranno. 305

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