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XVI.

AL MACHIAVELLI.

Mi destai questa mattina a buon' ora, e subito co

minciai a pensare che quattro fiorini erano stati posti d'arbitrio (1) a noi fratelli, e quattro altri a Bernardo nostro, erano troppi, massime considerate le altre poste di maggiori ricchezze quanto sieno basse ; ed esaminando lo stato mio resto in questa cosa confuso. Non fo traffico di ragione alcuna, non ho tanta entrata che appena possa vivere, ho figliuole femmine che vogliono dote, nello stato non mi sono esercitato in modo ne abbia tratto, non mostro nè nel vestire, nè in altre cose apparenti sontuosità, ma più presto meschinità, non si può dire ancora che io sia stretto in modo che per questa via possa congregare danari perchè se ho a pagare uno, non voglio mi abbia a domandare il pagamento, se compro cosa alcuna, sempre la compro più degli altri. Potrebbemi esser detto che l'hanno posto in sull' opinione che Bernardo sia ricco, e senza figliuoli, e in sulle faccende veggono fare a' miei fratelli. Questo per certo non doveva nuocere a me, e molto bene se avevano questa fantasia dovevano dividere le poste. Io non offesi mai alcuno nè in fatti nè in parole, nè in pubblico nè in privato, e in questi officiali massime aveva tanta confidenza, che in ogni cosa mi sarei rimesso al loro giudizio; e risolyomi a questo, che l' essersi impac

(1) Specie di gravezza impostagli in Firenze.

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ciato Paolo (1) a buon fine di trarre il Gonfaloniere di palazzo, ed io di salvarlo quanto potevo, ci nuoce grandemente, perchè tutti quelli che erano amici di quello stato, vogliono male a Paolo, che hanno il torto quando s'intendesse bene il vero; tutti quelli che sono amici di questo, vogliono male a me, parendo loro che se Piero Soderini fosse morto, potesse dar loro molestia veruna ; e così pensando mi proponeva e nelle gravezze e in ogni cosa d'avere a essere maltrattato, in modo che mi spiccai da questo pensiero, ed entrai in su queste girandole ed accordi e triegue che a questi giorni sono seguite, e non me le potevo assettare nel cervello, facendo questi due fondamenti; il primo che i Veneziani avessero fatto accordo con Francia di avere a essere a mezzo maggio a ordine con 1000 lance e 1200 cavalli leggieri, e 10000 fanti, e il re a quel tempo avesse a mandare in Italia 1000 lance, e 10000 fanti, far guerra allo stato di Milano, il quale preso avesse a essere di Francia, e i Veneziani avessero Brescia, Crema, Bergamo; e in cambio di Cremona, Mantova; l'altro che fosse ferma triegua tra Francia e Spagna per un anno solo di là da' monti, con promessione fatta per Spagna, che Inghilterra e l'Imperatore intra due mesi la ratificheranno. Stando ferme e vere la convenzione e la triegua, vorrei potessimo andare insieme dal Ponte vecchio per la via de' Bardi insino a Cestello,

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(1) Paolo Vettori, fratello dello scrittore, fu uno di quelli che unitosi colla parte de' Medici cavò il Gonfaloniere Soderini di Palazzo. Pare che Francesco Vettori voglia accennare che suo fratello entrasse in quel partito piuttosto per salvarlo che essergli nemico. Comunque sia certa cosa è, che il Soderini fu rifugiato nelle case de' Vettori, donde la mattina dopo la sua deposizione si partì bene accompagnato per sicurtà di sua persona, per andarsene a Ragusi.v

e discorrere che fantasia sia quella di Spagna, perchè per Francia veggo quasi tutto fermo a suo benefizio; per i Veneziani ancora, essendo ridotti nel termine sono, il medesimo; e benchè si potesse dire il re di Francia in questa impresa del ducato di Milano o vincerà o perderà, se perde i Veneziani perderanno con lui, se vincerà resterà potentissimo, e non avendo osservata loro la fede altra volta, farà il medesimo questa. A che si risponde che se perderà, loro si ridurranno a difendere Padova e Trevigi come sono soliti, e presumono riesca loro, se vincerà forse osserverà loro la fede, e se non l'osserverå, medesimamente da lui difenderanno Padova e Trevigi. Oltre a questo loro si consumano, e come diciamo noi muojono di tisico, e chi è uso a esser grande, malvolentieri può stare basso, e per tornare al grado suo si mette a pericolo. In questo modo sarà facil cosa che in pochi giorni racquistino e gli stati persi, e l'onore, e la reputazione; e stando con questa febbre, come sono stati già tre anni continovi, si conducono a morte. E se il re sarà sì potente che non curi di osservar loro la fede, è da presumere che ne anderanno accompagnati dal resto d'Italia, e questa comune miseria farà la loro più sopportabile. Ma venghiamo a Spagna, il quale ha preso tutto il reame di Navarra, difeso Pampalona, e mostro più presto di essere co' Francesi superiore, che altrimenti; presa contro loro la guerra in Italia fuori della confederazione, per dubbio, secondo ha detto, che Francia non occupi il regno di Napoli, e dopo questo tutta Italia; e nondimeno fa poi una tregua, dove per lui non è se non danno, ed è pure tenuto uomo esperto ed astuto. E perchè noi non sappiamo bene per le lettere rare e avvisi incerti ci vengono, se egli è de

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bole o gagliardo al presente, si può dire che se egli è gagliardo non giuochi la ragione del giuoco a lasciare crescere il nemico, quando l' ha ridotto in termine da dargli le condizioni; se è debole e egli non può sostenere la guerra, e Inghilterra e l'Imperatore gli manchino sotto, doveva accordarlo in tutto, e dargli lo stato di Milano, il quale per l'esercito ha in quel luogo si può dire sia in sua mano, e Francia l' avrebbe ricevuto da lui in benefizio, e non accadeva convenisse con i Veneziani, nè bisognava mandasse in Lombardia esercito da far paura al resto d'Italia, nè accadeva facesse spese, e davagli la fede di non procedere più oltre. Ma a questo modo conduce un esercito in Italia, piglia lo stato per forza, diventa per la vittoria insolente, non ha obbligo con lui, ricordasi delle ingiurie, non gli ha dato fede, finirà la tregua, e potrallo ragionevolmente offendere, vendicarsi, privarlo del regno di Napoli, e dipoi di quello di Castiglia. Dirà alcuno che il re di Spagna ha acquistato in questa guerra il regno di Navarra, cosa che assai desiderava, e che gli guarda tutta la Spagna, e dove prima tutto il giorno temeva, che i Francesi con quell' aderenza facilmente non gli saltassero addosso, ora i Francesi hanno a temere, che egli a suo piacere non possa assaltare la Francia; e considerando che egli non è sì potente da poter reggere alle spese di un esercito in Francia e di un altro in Italia, ha voluto con questa triegua liberarsi dalla guerra di casa, e tutto quello gli bisognava spendere in due parti, lo farà in una, in modo che l'esercito suo in Italia fia gagliardo. Oltre a questo il duca di Milano, Svizzeri, il Papa con i suoi aderenti, considerato il pericolo portano, se Francia in Lombardia è vittorioso, tutti ajuteranno l'esercito suo e di danari •

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di genti, in modo che Francia rimarrà con vergogna, ed egli in questo mezzo avrà solidato il regno di Navarra, e poi verrà a qualche composizione. Se il re Cattolico la intendesse a questo modo, io vi confesso, che non lo stimerei di quella prudenza l'ho giudicato insino ad ora, perchè egli può molto bene avere inteso per la esperienza dell'anno passato, che l'esercito suo non è per fare giornata co' Francesi massime avendo a' soldi somma di fanti Alemanni, come hanno; può ancora sapere che lo stato di Milano è stato corso, guasto, arso, e depredato e da' Svizzeri e dall'esercito suo; può presumere che sieno malissimo contenti, e desiderino mutazione; può credere che in quello stato sia pochissimi danari per le ragioni sopraddette, e quelli pochi che il duca non gli possa avere per essere giovane, e nello stato nuovo, debole. Gli Svizzeri non si muoveranno se non hanno danari, il Papa e gli altri collegati intendendo questa tregua, nè sapendo la causa perchè è fatta, staranno sospesi, ed avranno poca fede in Sua Maestà, e più presto cercheranno l'accordo con Francia. I Veneziani batteranno quello stato dal canto loro; le buone fortezze si tengono per Francia; Genova sta malcontenta in modo si può stimare, che come Francia volta il viso verso Italia, subito al romore l'esercito Spagnuolo s'abbia a partire, e tutte le terre di Lombardia a ribellare, e il nuovo duca a fuggire. Nè può ancora fare fondamento che l'Imperatore abbia a tenere i Veneziani, perchè ha dato di se tanti evidenti segni, che non solo il re di Spagna tenuto tanto sagace, ma ogni ben grosso dovrebbe esser chiaro quello che Sua Maestà possa fare. E però, compare mio, è necessario che qui sia qualche cosa sotto, che non s'intende, e io stetti più che due ore nel

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