Immagini della pagina
PDF
ePub

fatica la difese ; dimodochè trovandosi Spagna stracco in mezzo di questa confusione d'amici, da' quali non che e' potesse sperar meglio, anzi ogni di peggio, perchè tutti tenevano strette pratiche d'accordo con Francia; e veggendo dall' altra parte Francia reggere alla spesa, accordato co' Veneziani, e sperare ne' Svizzeri, ha giudicato che sia meglio prevenire con quel re in quel modo che ha potuto, che stare in tanta incertitudine e confusione, ed in una spesa a lui insopportabile; perchè io ho inteso di buon luogo, che chi è in Spagna scrive quivi non essere danari nè ordine di averne, e che l'esercito suo era solum di comandati, i quali anche cominciavano a non l' ubbidire; e credo che il fondamento suo sia stato levarsi la guerra da casa, e da tanta spesa, perchè se a tempo nuovo Pampalona avesse spuntato, e' perdeva la Castiglia in ogni modo, e non è ragionevole che voglia correre più questo pericolo. E quanto alle cose d'Italia potrebbe fondare forse più che ragionevole in su le sue genti, ma non credo già che faccia fondamento nè in su Svizzeri, nè in sul Papa, nè sull'Imperatore più che si bisogni, e che pensi che qua il mangiare insegni bere a lui e agli altri Italiani; e credo che non abbia fatto più stretto accordo con Francia, di dargli il ducato lui, come voi dite che doveva fare, per non avere trovato, e anche per non lo giudicare più utile partito. Io credo che Francia forse non l'avrebbe anco fatto, perchè di già doveva avere accordato co' Veneziani, e poi per non si fidare nè di lui, nè delle sue armi, e avrebbe creduto che egli non facesse già per accordarsi seco, ma per guastargli gli accordi con altri. Quanto a Spagna io non ci veggo veruna utilità, perchè Francia diventava in Italia ad ogni modo potente, in qualunque maniera

egli entrasse nel ducato. E se ad acquistarlo gli fossero bastate l'armi Spagnuole, a tenerlo bisognava che ci mandasse le sue, e grossamente, le quali potevano dare i medesimi sospetti agli Italiani ed a Spagna, che daranno quelle che venissero ad acquistarlo per forza; e della fede e degli obblighi non si tiene oggi conto. Sicchè Spagna non ci vede sicurtà da questo canto, e dall' altra parte ci vede questa perdita, perchè o egli faceva questa pace con Francia col consenso de' confederati, o no; col consenso egli la giudicava impossibile, per non si potere accordare Papa, e Francia, e Veneziani, e Imperatore, tale che a volerla fare d'accordo coi confederati, era un sogno. Avendola dunque a fare contro il consenso loro, ci vedeva una perdita manifesta per se stesso, perchè si sarebbe accostato ad un re, facendolo potente, che ogni volta che ne avesse occasione ragionevolmente, si doveva ricordare più delle ingiurie vecchie, che de' benefizj nuovi; e irritatisi contro tutti i potenti Italiani, e fuori d'Italia, perchè essendo stato lui solo il provocatore di tutti contro a Francia, che egli gli avesse dipoi lasciati, sarebbe stata troppo grande ingiuria. Però di questa pace fatta, come voi vorresti che l'avesse fatta, egli vedeva la grandezza del re di Francia certa, lo sdegno de' confederati contro di lui certo, e la fede di Francia dubbia, in sulla quale bisognava solo che si riposasse, perchè avendo fatto lui potente e gli altri sdegnosi, bisognava che egli stesse con Francia; e i principi savi non si rimettono se non per necessità a discrezione d'altri. Sicchè io concludo, che egli abbia giudicato più sicuro partito fare triegua, perchè con questa triegua mostra a' collegati l'errore loro, fa che non si possono dalere, dà loro tempo a disfarla se non piace loro,

avendo promesso che ratificheranno; levasi la guerra di casa, e mette in disputa e in garbuglio di nuovo le cose d'Italia, dove egli vede materia da disfare, e osso da rodere ancora ; e come si disse di sopra, spera che il mangiare insegni bere ad ognuno, ed ha a credere che al Papa, all'Imperatore, ed a' Svizzeri dispiaccia la grandezza de' Veneziani e Francia in Italia, e giudica che se costoro non sieno bastanti a tener Francia che non occupi la Lombardia, e' saranno almeno bastanti seco a tenerlo, che non vada più avanti; e che il Papa per questo se gli abbia a gettare tutto in grembo; perchè egli può presumere che il Papa non possa convenire co' Veneziani, nè con loro aderenti, rispetto alle cose di Romagna . E così per questa triegua vede la vittoria di Francia dubbia, non si ha a fidare di Francia, e non ha a dubitare dell' alterazione de' confederati, perchè l' Imperatore e Inghilterra la ratificheranno o no; se la ratificheranno, essi penseranno come questa triegua abbia a giovare a tutti, e non a nuocere ; se non la ratificano, dovrebbono diventare più pronti alla guerra, e con maggiori forze e più ordinate che l'anno passato venire a' danni di Francia; ed in ognuno di questi casi Spagna ci ha l'intento suo. Credo pertanto che il fine suo sia stato questo, e che creda con questa tregua, o costringere l' Imperatore e Inghilterra a far guerra daddovero, o con la riputazione loro con altri mezzi che coll' armi, posarle a suo vantaggio. E in ogni altro partito vedeva pericolo, cioè o seguitando la guerra, o facendo la pace contro alla volontà loro; e però ha preso una via di mezzo, di che ne potesse nascere guerra e pace. Se voi avrete notato il procedere di questo re, voi vi maraviglierete meno di questa triegua. Questo re da poca e debole fortuna

è venuto a questa grandezza, ed ha avuto sempre a combattere con stati nuovi e sudditi d'altri. Ed uno de' modi con che gli stati nuovi si tengono, e gli animi dubbj o si confermano, o si tengono sospesi e irresoluti, è dare di se grande espettazione, tenendo sempre gli uomini sollevati nel considerare che fine abbiano ad avere i partiti e le imprese nuove. Questa necessità questo re l'ha conosciuta e usatala bene, dalla quale è nato la guerra di Granata, gli assalti d'Affrica, l'entrata nel reame, e tutte queste altre intraprese varie, e senza vederne il fine; perchè il fine suo non è a questa o a quella vittoria, ma è darsi reputazione ne' popoli suoi, e tenergli sospesi nella moltiplicità delle faccende; e però è animoso datore di principj, a' quali egli dà dipoi quel fine che gli mette innanzi la sorte, e che la necessità gl'insegna; e infino a qui non si è potuto dolere nè della sorte, nè dell' animo. Provo questa mia opinione con la divisione che fece con Francia del regno di Napoli, della quale egli dovea saper certo ne avesse a nascer guerra fra lui e Francia, senza saperne il fine a mille miglia; nè poteva credere avergli a rompere in Puglia, in Calabria, e al Garigliano. Ma a lui bastò cominciare per darsi quella reputazione, sperando come è seguito, o con fortuna o con inganno andare avanti. E quello che egli ha fatto sempre, farà, e il fine di tutti questi giuochi vi dimostrerà così essere il vero.

[ocr errors]

Tutte le sopraddette cose io l'ho discorse presupponendo che vivesse Papa Giulio ; ma quando egli avesse intesa la morte sua avrebbe fatto il medesimo, perchè se in Giulio non poteva confidare per essere instabile, rotto, impetuoso, avaro, in questo non può confidare per essere savio. E se Spagna ha punto

di prudenza, non lo ha muovere alcun benefizio che gli abbia fatto in minoribus, nè alcuna congiunzione abbiano avuta insieme, perchè allora egli ubbidiva, ora comanda; giocava quello d' altri, ora del suo; faceva per lui i garbugli, ora la pace.

manca il fine.

XVIII.

AL SUDDETTO.

Magnifico Oratore.

* Io vi scrissi più settimane fa in risposta di un discorso vostro circa la tregua fatta intra Francia e Spagna. Non ho dipoi avuto vostre lettere, nè io vi ho scritto, perchè intendendo come voi eri per tornare, aspettavo di parlarvi a bocca. Ma intendendo ora che il ritorno vostro è raffreddato, e che siate per avventura per istare qualche tempo costà, mi è parso di rivisitarvi con questa lettera, e ragionarvi con quella tutte quelle cose, che io vi ragionerei, se voi foste qua. E benchè a me convenga scagliare, per esser discosto dai segreti e dalle faccende, tamen non credo possa nuocere alcuna opinione che io abbia delle cose, nè a me dicendola a voi, nè a voi uden

dola da me.

Voi avete veduto che successo ha avuto per ora l'impresa che Francia ha fatto con Italia, quale è suta contraria a tutto quello si credeva, ovvero si temeva per li più ; e puossi questo evento connumerare intra le altre grandi felicità, che ha avuto la Santità del Papa, e quella Magnifica casa. E perchè io credo,

« IndietroContinua »