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giorno più riputati e poderosi, dove invece i pátrizi si condussero in così basso stato di non essere più che un picciolo numero di famiglie, non che una parte della nazione. La nobiltà dell' uno e dell' altro ordine si porse la mano e crebbe di nuovo lustro ; così come ordine la plebe non ebbe più a spaventarsi d' essere conculcata, e il tribunato stette come prima. Stette ma vestì un' indole di versa sorgendo a rappresentanza di tutta l'intiera nazione, nè i patrizi pure eccettuati quantunque non avessero voce per eleggere, nè diritto d' essere eletti. E non prima d'ora fiori in riputazione il nome dei tribuni del popolo, con cui siamo usi di designarli; anzi vi siamo così corrivi che ci sarà quasi impossibile di dismettersi dall' usanza di qua❤ lificarli a questo modo anche rispetto alle prime epoche in cui un tal nome non gl' è per anco meritamente accomodato (590). Popolo nel suo vero significato non è altro che l'universa nazione, e la sua assemblea, come fu a Roma dopo la legge Ortensia, è ben altrimenti sovrana che quella del senato. Nulladimeno la parola popolo in grazia dei suoi moltiplici sensi, commove gli spiriti a modo d' ebbrezza, tanto che lo storico di scrupolosa coscienza s' induce a chiamarlo con altro nome. Noi possiamo riputarsi fortunati se nei tempi di tumulti e di parti la lingua e le instituzioni dei nostri padri ce ne profersero uno più positivo ed innocuo.

Negl' ultimi casi di Roma repubblicana, la potestà tribunizia in grazia delle mutazioni sopravvenute nelle relazioni politiche ed in forza delle sue usurpazioni sale a così eminente grado che trapassa di molto i consoli, il senato e il popolo stesso, mentre non vi fu alcuno che si sia lasciato così istruire dall' esperienza del passato d' apparecchiare un simile puntello per le altre parti dello stato,

che ne avrebbero avuto tanta necessità al presente come una volta i plebei. Anzi in progresso le cose vennero a un termine che i tribuni non furono più i rappresentanti e la salvaguardia della nazione verso il potere sovrano ma piuttosto dei tiranni eletti fino che duravano i loro magistrati, una specie insomma di convenzion nazionale : così nell' ebbrezza della rivoluzione si sognò che il potere ch' era stato acconsentito in un' elezione (in cni la più parte degl' elettori danno le loro voci senza aver il minimo lume di quel che si fanno) costituiva realmente un poter senza fine. Tuttavia questo non accadde che sul finire del tribunato; giacchè nei cento cinquant'anni dell' istoria che andiamo discorrendo c' incontreremo in un periodo d'una gara immacolata tutta a conforto degl' interessi più cari all' ordine ed alla patria comune, gara per cui i tribuni salirono a tanta altezza che furono per lungo tempo forti e gloriosi.

NOTE,

Dionigi, IV 14 p. 219.

(1)

Quivi ripeteremo che la paintesa nel suo ordinario si

rola famiglia non deve essere gnificato, non trovandosi forse nelle lingue moderne un vocabolo che risponda affatto alla gens dei latini, cosicchè poi ci indulgeremo di tratto in tratto l'uso dell' espressione originale, giacchè la parola casa non può far sempre lo stesso servigio.

(2)

Ciò non fa impaccio a chi tiene le armi in mano d'usurpare colla violenza il potere. Così fece Amasi: in quanto ai Maratti coi loro principi si può dire che spettassero ad una classe più bassa,

(3)

Cosi le famiglie del paese di Ditmarsen accoglievano come cugino lo straniero che poteva far fede della sua nascita civile coi registri, dell'origine e della natura delle

sue occupazioni; nè era avuto in minor stima che se fosse stato indigeno e del medesimo sangue.

(1) Demote membro del medesimo villaggio.

(4)

V. come Aristotele chiama i discendenti 'un comune antenato.

(5)

Vedi il noto passo, di Stefano di Bisanzio.

(6)

S' anche i Lombardi diedero il nome di Fara a cosiffatte aggregazioni di famiglia, non può essere che l'effetto del caso.

(7)

Abbiamo debito di questo particolare al maggiore Perrevos; e si riscontra nella sua bella storia di Suli che era generalmente letta e che senza dubbio accese più d'un cuore per la libertà nei tempi di belle speranze per la Grecia. Fauriel gli fece eco nell' appendice alla prima parte. Quest' indicazione s' applica altresì a tutti i popoli Albanesi o Romani che stettero liberi sino al momento in cui Ali Pascià conquistò tutte le città veneziane della costa d' Epiro.

Polluce VIII, 9, 111.

(8)

(9)

Arpocrazione. Tutti i passi che vi si riferiscono furono raccolti a sazietà nelle note d' Alberti sopra Esichio. Vi si potrebbe aggiungere una chiosa sopra Filebo, pag. 80, ed un passo degli Anecdota Graeca di Bekker, tom. I, pag. 227, 9, che Eustachio aveva sotto gli occhi. Si potrebbę accostare ad un altro passo di Demostene contro Eubulide pag. 1319, 26. Sarei tentato di corregere nella legge di

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