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tutti agricoltori avesse un così grande circuito,

senza che

perciò le campagne fossero deserte. Nei tempi di vendemia e quando rincominciavano le occupazioni rurali, l'aria è disgombra dei mali effluvii, e il coltivatore può passare la notte nella sua campagna, e già s'è fatto il raccolto quando l'aria s'infetta di nuovo. Pare che al Sud ed all' Est il recinto di Servio sia veramente quello segnato alla città dalla natura. Non v' era alcun utile ad oltrepassare il Pomerio consacrato da lui, e il popolo tuttavia seuza saperlo tiene l'antica Roma per la città propriamente detta. Il vignaiuolo e il giardiniere del Laterano e di Santa Bibiana dicono che vanno a Roma o che da Roma ritornano, non altrimenti di quelli che abitano l'esterne mura d'Aureliano.

I bastioni e le linee di difesa nei bassi luoghi, le torri ed i muri e le porte che serravano il pendio della Collina furono le sole opere che si costrussero, essendo del resto la città fortificata dal pendio delle montagne (167). Quando i Galli scalarono il Campidoglio si trovarono nella cittadella che per conseguenza non era recinta d'alcun muro. Il circuito della città un po' più grande di quello d' Atene (168) non era di sei miglia. Forse vi ebbe una fortezza sul Gianicolo, ma è una vanità a presupporre delle mura che di là sulla riva destra come dall' altra parte, percorrendo dal Campidoglio all' Aventino avrebbero congiunto il Tevere nel medesimo tempo che coprivano il ponte che per altro era fuori della città (169). Le mura si stendevano dalla rocca Tarpeja all' Aventino fra il circo e il fiume; e si possono conoscere ancora giacchè tutti i chiassuoli del Velabro sono attraversati da una linea di rottami. Queste grand' opere e la costruzione del Campidoglio fanno irrefragabile fede che la Roma degl' ultimi re era la capitale d'un vasto stato.

LE SEI CENTURIE DI CAVALIERI.

Quasi per una sola eccezione in cui si oblią la natura delle minores gentes (170) s' attribuisce a Tarquinio Prisco l'aumento del senato accrescendone i membri sino a trecento. Del resto sono assai varii i dati che noi abbiamo sul numero dei senatori ammessi da lui. E mi parrebbe un' inutile ripetizione rinnovare i miei pensieri a proposito di questo aumento ch' io stimo che si facesse coll' ammissione della terza tribù (171).

Il più malagevole a decifrare nell' istoria di tutte le istituzioni è la formazione di tre nuove centurie attribuite al medesimo re; è una novità che conformemente allo spirito di questa sorta di personificazioni e in quella parte che non oltrepassa la costituzione di Romolo, è posta prima di Servio Tullio, e posteriormente al momento in cui l' amissione dei Luceri al Senato finì di compire lo sviluppo di questa costituzione. Se i Ramneti, i Tiziani, i Luceri erano propriamente centurie e tribù di famiglia (gentes), abbenchè i corpi di cavalleria fossero così detti dal nome della tribù a eui appartenevano, le centurie formate da Tarquinio sotto i nomi d' antiche, ma come che fossero le seconde non saranno stat' altro che tribù di famiglia. Il disegno d' aggiungere alle prime centurie delle nuove centurie, tratte da nuove case poteva solo dar luogo alla violenta opposizione di Navio ed al miracolo con cui si fortificò. Gl' auguri più pertinaci non avrebbero cozzato con un' ostinazione invincibile per un semplice cambiamento d'ordine militare. È chiaro che il Sovrano voleva creare tre centurie di genti nuove, parte

del suo corteo e parte del comune, nominandole col suo nome o con quello de' suoi amici, cosicchè sarebbero riescite appunto sei centurie. È chiaro del pari che la resistenza di Atto Navio, che si mosse perfino a scongiurare il cielo, fu nello spirito degl' antichi cittadini. Ma il principe che concepi questo disegno era veramente Tarquinio Prisco? o veramente etrusco ? Ciò che è certo si è che chi si lasciò domare da un' opposizione nazionale non poteva essere un conquistatore. Però in che cosa ha egli ceduto, poichè veggiamo che in effetto creò tre nuove centurie che congiunte alle antiche sopravvissero sotto il nome di sex suffragia, all' organizzazione di Servio Tullio? E da un' altra parte come può essere che non vi fossero altro che trenta curie, come nelle tre centurie o tribù originarie? Quando Tarquinio voleva farne tre nuove, conviene ch' abbia voluto dividerle in trenta curie, e fondare nel medesimo tempo delle altre curie; il che però non successe.

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Per quel che stimo non vi sono che due ipotesi per isciogliere quest' enigma. Si può essere d' avviso che le prime trecento case fossero ancora intiere, e che se ne formassero altrettante di nuove, o che si traessero dal comune ove erano per aggiungerle ai cittadini, di modo che ogni curia accogliesse dieci gentes novelle, e ne contenesse venti invece di dieci. Il numero delle curie non avrebbe per nulla cambiato, e quando si fossero messe in ogni centuria cinque curie in cambio delle dieci che contenevano prima del raddoppiamento, le centurie non sarebbero state perciò meno di cento genti per ognuna.

Ma è molto più verosimile che assai prima che quest' innovazione avesse luogo non fosse più nella sua integrità il numero delle genti; perchè ogni aristocrazia che si restringa in se stessa senza rinnovare le case che si spengono

si consuma e muore; s'ella è rigorosa in fatto dell' eguaglianza dei matrimonii, allora degenera in oligarchia oppressiva ed odiosa (172). Ora se la metà circa delle famiglie s' era già dileguata, se ogni curia, per termine medio non ne avea in se più che cinque, se tutte quelle che v'erano ancora in numero di circa cento cinquanta erano state così riunite a non riempire più deila metà delle prime curie, per ultimo se v'erano quindici di queste curie affatto vuote che furono empite di famiglie novellamente ammesse; in questo caso i rapporti del numero delle famiglie alle curie non erano scompigliati.

Ciò che quasi risolve cotest' ipotesi si è quel che corre sul proposito di Tarquinio che raddoppiasse il senato e ne recasse il numero a trecento, come gli si dà merito dell'addoppiamento della cavalleria e delle curie. Se non che si confondono quivi due cangiamenti fra i quali potrebbe essere corso gran spazio di tempo. Se ciascuna famiglia era rappresentata da un delegato, il senato delle due prime tribù, dopo l'estinzione di molte famiglie non ne avea più di duecento. La terza sino dall'ammissione del suo cousiglio al senato non sarà più stata in essere da lungo tempo di potervi inviare i cento membri. Quindi sarebbe gran cosa che per l'ammissione dei Luceri il senato fosse stato recato a 300 membri, il che sarebbe intervenuto se il numero delle gentes fosse stato intiero, e purchè non si metta questo numero al saggiuolo si possono conciliare le due opinioni; quella che aumenta il senato di cento membri, e l'altra che lo raddoppia. Perchè la prima posa su la prima forma e la seconda si raccomanda alla creazione delle tre nuove centurie. La prima di queste innovazioni è più antica, ma la seconda pure ha preceduto la legislazione di Servio.

Si può esserc tentato di richiedere se le nuove famiglie di cavalieri non sarebbero piuttosto le minores gentes che quelle della terza tribù. Ogni apparenza può ingannare all'incerta luce di un crepuscolo. Io inclino però a credere che ogni centuria aggiunta godesse degli onori della prima del medesimo none; perchè nei collegi dei sacerdoti, le due prime tribù conservarono il lor privilegio, e ciascuna ́ vi rappresentò le due centurie per via di due membri come tutte le sei centurie erano rappresentate da sei vestali.

Gli esempi non sono prove; ma nell' istoria hanno quasi il medesimo valore specialmente quando fanno conoscere il procedere di simili sviluppi. Ciò che noi raccontaremo ci additerà la storia d'un ordinamento di curie e di famiglie, così che potremo chiarirci che le mutazioni e gli sviluppi che ho accennati non sono arbitrariamente immaginati, e siccome il luogo dove era vivo questo ordinamento è il suolo classico per eccellenza, il racconto che sto per fare non è per nulla fuori del nostro proposito.

Ei fu una graziosa idea dei G. G. Napoletani di presentare i seggi della loro patria come ingenerati dalle fratrie delle tribù greche e se v'era illusione a farvi derivare tocchj, il loro nome antico ed enigmatico del greco wwxo allettava a cadervi facilmente. In tutti i casi però non si ha da torre questa origine che come una veneranda memoria; perchè in sostanza tutto ciò che si può trovare nella ducal Napoli, come in tutte le città libere che dipendevano dal trono di Costantinopoli si è una costituzione nata dal diritto municipale dell' impero d' Occidente, un ordo e dei possessores. La nobiltà di costoro non era che l'eugenia dei Greci, cioè una rispettabile origine e una tramandata agiatezza furono scompartite ed in

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