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gliere il voto, Adempiere l'obbligazione assunta col voto.

VOVADA, s. f. Grillo, Capriccio stravagante. V. MATEZZO GRAN VOVADE, Gran malta fantasia; Che capricci stravaganti. VOVE O VUOVE, s. f. T. de' Pesc. che dicono LE VOVE (coll' o aperto) Uova di pesce.

TRAR LE VOVE, Far le uova; Esser in fregola, Dicesi de' pesci. V. FREGA.

VOVE però dicevasi anche in Venezia nel 4521 per Uova qualunque.

VOVÈRA (coll e aperta) s. f. Ovaia, La parte interiore nella quale gli Uccelli ed altri generano l'uova.

VOVERA, detto in gen. masc. e per agg. a Uoino, vale Lunatico; Capriccioso; Incostante.

VOVÈTO, s. m. Uovicino, Piccolo uovo.

VOVĖTI, Uovoli, Specie di funghi che hanno nella figura gran similitudine coll'uovo.

VOVO o Vuovo (coll' o serrato) s. m. Uovo, e nel plur. le Uova. Dicesi anche Qvo, e nel plur. le Ova. Fu detto per ischerzo Pillole di galline.

VOVI BAZOTI, Uova bazzotte, Fra sode e tenere.

VOVI DA METER A coo, Uova da porre. VOVI DA SORBIR, Uovo da bere o a bere. VOVI DE GALO, Zibibbo; Uva galletta o testicolare.

VOVI DE LE MOSCHE, Cacchioni, V. in VERME.

VOVI DURI, Uova sode
VI DURI, Assodare le uova.
VOVI GRANDI, Uovoni.

CUSINAR I VO

VOVI IN FERSORA, Uova affrittellate. VOVI IN TECHIA O STRAPAZZAL, Uova in legame.

VOVI LESSI, Uova affogate.
VOVI PELAI, Uova mondate.

TOVI SLOZZI che nel secolo XVII dicevasi SCHIOZZI, Uova subventance, е vale Vane, infeconde. Il loro contrario è Uova gallate Barlacchio è un Agg. dell' uo

va stantie, che cominciano a guastarsi o | che poste a covare sono andate a male. Gli Aretini dicono Uovo boglio.

AVER VOVI SLOZZI O SCHIOZZI, Locuz. ant. e fig. Esser scemo di cervello; Non aver uno il suo senno.

VOVO LENDEGARO, Guardanidio, dicesi Quando l'uovo è naturale; Endice o Indice, s'è artefatto; ed è Quell' uovo che si tien nel covo delle galline.

VOVO CENTANIN, chiamano alcune donne quell' uovo assai piccolo che, a loro detta, le galline sogliono fare sul numero cento. Se un tal fenomeno fosse vero, dovrebbe dirsi L'uovo centesimo.

VOVO DESPERSO O SPELIZZOSO, Uovo sperdulo, cioè Quello che nasce senza scorza ma circondato soltanto di pelle.

VOVO GALA, Uovo gallato, fecondato ; Vovo che galla, cioè Che genera il pul

cino.

AVER I VOVI DURI SUL STOMEGO, Aver l'incendito; Aver acidità, stomaco acetoso.

XE MEGIO UN VOVO ANCÙO, CHE UNA GALINA DOMAN, V. MEGIO.

uno

SALTAR EL VOVvo, Maniera met. Venire il capriccio, l'estro; Saltare il grillo a ANCUO GHE CORE EL VOVO DE CRIAR, Oggi gli tocca il ticchio di gridare, di strepitare, cioè Gli viene questa volontà, pensiero o capriccio.

ESSER ORA DA VOVI ORA DA LATE, Aver uova e pulcini, detto fig. vale Esser di natura bisbetica No SO SE RL SIA DA VOVI O DA LATE, Non so se sia carne o pesce, detto metaf.

No VOLER GALINE CHE NO FAZZA VOVO, Tirar diciotto con tre dadi, Trattar i suoi negozi con ogni vantaggio possibile.

PAR CH'EL ZAPA SUI VOVI, Par ch' egli abbia i piedi di piombo, Dicesi di Chi cammina adagio adagio.

PASQUA DEI VOvi, Pasqua d'uovo, La Pasqua di resurrezione. V. PASQUA.

METER VUOVI IN DESPAR, Maniera ant. V. in Coo.

TROVAR EL PELO IN TEL VOVO, Vedere o Conoscere il pelo nell' uovo, Essere o Pretendersi chiaroveggente -- Cercare o Guardare il pel nell' uovo, vale Mettersi a considerare qualsivoglia menoma cosa. V. in PELO.

ZOGAR A VOVI, V. ZOGAR.

QUESTI XE VOVI COL MANEGO, Locuzione bassa di rimprovero, metaf. e fam. Questo è un matto capriccio o una strana fantasia o un ghiribizzo nuovo e stravagante; Questa è una scipitezza, sciocchezza, inezia. V. MERDE COL CROSTOLO. VOVO DE MAR, s. m. T. de' Pesc. Carnume o Uovo marino, Animale marino dell' ordine de' Molluschi, del genere delle Ascidie, detto da Linneo Ascidia rustica. Il suo corpo è di figura ovale allungata. con due aperture superiormente; il suo esterno è gropposo, di color marrone più o meno carico; sta aderente a piante marine, a corpi duri o ad animali. Rassomiglia ad un uovo tagliato per mezzo, onde trasse il nome vernacolo. In qualche luogo si mangia, ma non fra noi. I pescatori dell'Istria gli dicono SPOGNE,

VU, Voi e poeticamente Vui.

VU ALTRI O VUALTRI e VU ALTRE O VUALTRE, Voi; Voi stessi o Voi stesse.

DAR DEL VU, Dar del voi o di voi. DA PER VU, Y. DA. VUOÈGA, s. f. T. ant. V. VOLEGA. YUOSE, s. f. T. ant, che vuol dire Vore. V OSE.

VUOVE, V. Vove. VUOVO, V. Vovo.

VUSSIORIA, Vossignoria e Vosignoria, lo stesso che Vostra Signoria. Titolo che in vece di Voi si dà altrui per rispetto, e per lo più si suole scrivere con le sole V. S. puntate.

X

La lettera consonante Icchese, già molto usata da' nostri padri Latini, non occorre nella espressione della lingua italiana. Nel sorgere del nostro dialetto però si vede adoperata in varie voci come in CAXA, FORNAXA, Zoxo, PAXE, SPEXA, EXAMINAR, ec. per far l'uffizio della Esse dolce. Trovasi anche in VENEXIA e da ciò s' apprende che ne'primi tempi della lingua nostra si pronunciasse VENESIA colla s dolce e non VENEZIA colla z aspra come oggidì.

XE

XE, pronunciato colla vocale chiusa e come se fosse accompagnato da s dolce, è l'unica voce che co' suoi derivati debbe scriversi coll' icchese e non coll' esse, per essere il principio delle parola, e perchè è regola generale che l' esse si pronunzia sempre aspra o naturale e giammai dolce quand'è nel principio delle voci.

Xe corrisponde all: Es, Est e Sunt dei Latini EL XE BELO, EL XE BON, Egli è bello; Egli è buono I XE, Quelli sono

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Z. Vedi ZETA.

ZAC

ZA (colla z naturale) Già, Avv. di tempo, e vale Per lo passato.

ZA TEMPO: ZA TRE MESI, Già tempo; Già tre mesi SIN ZA POCHI ZORNI, Infino a pochi giorni sono ZA CHE, Dappoichè

ZA CH'EL VOL Cussì, Da poi ch' ei vuol così.

ZA (che va pronunziato colla z naturale con inflessione sardonica) Eeh; Mediocremente; Così così; Via via, Ex gr. La tal cosa come fu buona? Eeh, Mediocremente. V. GIA.

ZA, con inflessione aspra, dicevasi a' tempi veneti per sincope di CELENZA - ZA PARÒN, per CELENZA PARON; Così ZA MADRE, ZA PADRE per Eccellenza madre; Eccellenza padre COME STALA ZA PARÓN? Come sta di salute, Vostra Eccellenza padrone? V. DENZA.

ZABAGIÒN, s. m. (colla z aspra) Zabaione; Zabaglione o Zambaione, voci Fiorentine. Specie di bevanda cordiale che si fa con uova, zucchero e vin generoso dibattuti insieme al calore del fuoco. ZACHÈ (colla z dolce e l'e aperta) Ragazzo servitore, che va d'ordinario vestito di giacchetta.

ZACO, s. m. (z dolce) Voce ant. Giaco (detto da' Latini Lorica) Arme da dosso fatta di maglie di ferro concatenate insieme, di cui facevasi uso nelle guerre dei bassi secoli.

NO VOGIO STAR SEMPRE COL ZACO INDOSSO, Maniera fig. ant. che vuol dire, Non vo’star più sulle armi; Non vo'più restar in parata; Voglio dimetterle. ZACOLA (colla z aspra) s. f. Zacchera; Pillacchera, Schizzo del fango.

Per metaf. si dice nel sign. di Magagna: Vizio; Pecca, V. TACOLA.

ZACOLA DEL FUSO, Cocca, Quell'annodamento che si fa nel fuso perchè non iscatti quando si gira e si torce.

ZACOLE DE LE PIEGORE, Caccole, Per lo sterco che rimane attaccato nell' uscire a' peli delle capre e alla lana delle pe

core.

NETAR DA LE ZACOLE. V. DEZZACOLAR. ZACOLA, V. INZACOLÀ.

ZAF

ZACOLÈTA, s. f. Zaccheruzza; Zaccherella, Piccola zacchera.

ZACOLÒN (colla z aspra) add. Zaccheroso, Pien di zacchere.

ZACOLONA, Girandola; Vagabonda; Girovaga, Agg. a Femmina ch'è sempre in giro.

ZAFAR, V. (colla z. aspra) è verbo ant. ma che si parla ancora in Murano, da Acciuffare o Ciuffare, che valgono propr. Prendere pel ciuffo, e si usa ancora nel sign. di Prendere o afferrar che che sia con qualche violenza. Sono quasi sinonimi Arrappare; Accaffare; Scaraffare; Arraffiare o Arraffare Pare non meno che Zaro sia verbale di ZAFAR.

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ZAPARSE, Azzuffarsi, Venire a zuffa, Abbaruffarsi, contrastare, e non che degli uomini si dice degli animali ZAFARSE PER EL ZUFO, direbbesi Acciuffarsi o Ciuffarsi.

ZAFAR è preso anche in senso di Abbracciare ZAFIME A BRAZZACOLO, Gittami il braccio in collo, cioè Abbracciami. ZAFARA, 8. f. T. de' Vetrai, Zaffera, Sorta di mistura di cui il cobalto è la base, e serve per tignere il vetro per lo più di turchino.

ZAFO (colla z aspra) s. m. Zaffo; Birro; Sbirro; Birroviere; Satellite, Il basso ministro esecutore che sotto la Repubblica Veneta serviva agli ordini de'tribunali giudiziarii e delle pubbliche finanze, e faceva gli arresti.

ZAFI DA TERA, dicevansi i Birri destinati al servigio interno della Città; ZAFI DA BARCA, Quelli che nelle Lagune giravano in barca per attendere agli oggetti di fi

nanza.

Stradiere, dicesi a Colui che a'luoghi del Dazio ferma le robe per le quali dee pagarsi la gabella.

ZAFO DE PALAE, disse il nostro Calmo parlando del dio Marte, per dire Feroce, Impetuoso, Sbricco, Mariuolo. ZAFRAN O ZAFARAN (colla z dolce) s. m. Zafferano o Zaffarano, Filetti o Stigmi di color giallo che si trovano in numero di tre dentro al fiore d'una cipolla detta Croco o Gruogo domestico, dal no me sistema

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ZAGHETO (colla z dolce) s. m. Cherichetto; Chericuzzo; e dicesi alle volte per disprezzo.

ZAGO (colla z dolce) s. m. Cherico o Chierico, Quegli che ha solo la tonsura o anche gli ordini minori A Padova si chiamano ZAGHI Que' giovanetti che servono alle messe nelle chiese.

DE PRETE DEVENTAR ZAGO, Di Messere diventar Sere; di Badessa Conversa; Far come San Grisante, di maestro lavorante.

EL PRETE CHE PREGA PER EL ZAGO, V. РВЕТЕ.

ZAGNUCO, V. ZANUGO.

ZAINA (colla z aspra) s. f. Piattellone: Concola; Catinella; Catinuccio, Piatto di terra con molto fondo.

UNA ZAINA O ZAINADA DE POLENTA, DE L▲SAGNE ecc. Un piattellon di polenta; Una catinella.

ZAINO (colla z dolce) Zaino, add. Cavallo baio, sauro o morello, il quale in nessuna parte del corpo abbia pelo o segno naturale di bianco. V. RABICAN. ZALASTRO (colla z dolce) add. Giallognalo; Gialloso; Giallogno e Gialligno, ed auche Giallastro. Propr. Giallo scolorito Falbo, dicesi a Mantello di cavallo.

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ZALASTRO, detto ad un Uomo, che abbia il color della sua carne tendeute al giallo per infezione de' polmoni, Impolminato. Giallo, dicesi ad uno per Pallido, Smorto. ZALETÈR (colla z dolce) s. m. Venditore di pan giallo, V. ZALETO. ZALETİN s. m. e per lo più in plur. Z.LETINI (colla z dolce) Cibo meno volgare del ZALETO O ZALETI, fatto bensì di farina gialla, ma condito di butirro, ed è una specie di ghiottornia. I facitori di questo pane sono per lo più contadini friulani, che girano per la Città gridando ZALETINI COL

BUTIRO CALDI.

ZALÈTO (coll'e serrata) add. Gialletto; Gialliccio; Gialligno; Gialluccio; Rancia

to; Rancio; Dorè, Colore che s' accosta al | giallo.

ZALETO, detto sustant. Pane giallo, ed è quello ch'è fatto con farina di formentone.

ZALETO, s. m. Nome ornitologico, che dassi ad una specie di Beccafico, detto dal Professore Ranzani Sylvia Polyglotta, da Gmelin Motacilla Hippolais, e da Latham Sylvia Hippolais. È un uccelletto delle siepi che a queste parti si vede grassissimo verso la fine d'autunno; ch'è un po' più piccolo del Beccafico canapino (CANEVELA) ed ha il contorno degli occhi e il di sotto del corpo giallo. Nella Toscana lo confondono col Beccafico.

ZALEZZA, 8. f. Giallume; Giallezza, Color giallo, Citrinità.

ZALIZAR (colla z dolce) v. Gialleggiare, Tendere al color giallo.

ZALO (colla z dolce) add. Giallo e nel superl. Giallissimo, Color simile a quello del fele o dell' oro.

ZALO COME UNA ZUCA, V. ZALASTRO.

ZALOLIN. V. Zaleto.

ZALTRO, Voce ant. V. ZALTRÒN. ZALTRÒN (colla z aspra) add. Cialtrone; Gaglioffo; Mascalzone; Galeone; Plebeaccio, V. SCALZACAN Cialtrona, la Femmina.

ZALTRONÀR, V. InzaltronÅR.

ZALÙA (colla z dolce) s. f. V. Literizia. ZALUME (colla z dolce) s. m. Giallume; Giallezza; Giallore.

ZAMARIA, Giovanni Maria, che comunemente scrivesi Giammaria, Nome proprio di uomo.

SIOE ZAMARIA BON STOMEGO, Pappatacci. si dice in modo basso per agg. a Chi soffre cose vituperevoli e tace perchè mangia o ne cava il comodo. Buono stomaco, vale Di poco onore o Uno cui si possa dire liberamente il fatto suo.

SIOR ZAMARIA FA COGIONI. Altra maniera bassa che si dice per agg. a Uomo nel sign. di Fagnone, che vuol dire Scaltro, astuto ma che s' infinge semplice; Gatta di Masino; Gatta morta; Gattone, V. MORGNÒN. ZAMARO, s. m. Voce bassa, che vale Vestito grave, Pesante, che fa caldo, e talvolta anche Cencioso.

ZAMARÚGOLE o Zimarugole (colla z dol

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ce) s. f. T. de'Pesc. Strombi, Sorta di Conchiglia univalve di mare, detta da Linneo Strombus pes-pelecani. Ha un corpo spirale, lateralmente ad una estremità dilatato; è comune, commestibile, ma vile. ZAMBATISTA (colla z dolce) Giovanni Battista o Giambatista, Nome proprio di

uomo.

ZAMBÈLA (colla z aspra e l'e aperta) s. f. Ciambella, e nel dim. Ciambelletla, Cibo di farina intrisa coll' uova e collo zucchero e burro; e ve n'ha di più sorte, talora in figura circolare. ZAMBELAN, (colla z aspra), s. m. Ciamberlano, Gentiluomo destinato al servigio di camera nelle Corti de' principi.

ZAMBĖLO, 8. m. T. ant. Imbroglio; Intrìgo; Impiccio.

ZAMBERLUCO (colla z dolce) s. m. Zamberlucco, Lunga e larga veste di panno, che usavano i nostri vecchi per ripararsi dal freddo, e che ora più non s'accostu

ma.

ZAMBON (colla z dolce) s. m. T. de'Cuochi, dal Francese Jambon, Specie di Manicaretto fatto col prosciutto e assai gustoso.

ZAMÒRO, s. m. ed anche MORBeo e Citòn, sono nomi che si danno da' Maniscalchi ad una malattia del Cavallo e del Bue, la quale consiste in uno scolo bianco dalle narici, che diventa giallognolo e in progresso acre e forma erosioni. Questa è malattia contagiosa fra la specie e dai Veterinarii chiamasi Moccio contagioso.

Un male simile, pur chiamato ZAMORO, patiscono per infreddatura specialmente i Cani barboni.

ZAMPA (colla z aspra) s. f. Zampa; Branca; Rampa, Piè davanti all'animale quadrupede. V. ZATA.

ZAMPA, nel parlar fam. dicesi per Piede malfatto, Piede grande (V. Pɛazzo) ed anche per Mano, V. MAGNAFARA.

ZAMPE DEI GAMBARI, Forbici o Mani, si dicono quelle degli Scorpioni, de' Granchi, de'Gamberi e d'altri simili animali.

ZAMPA DE GALO, Piè d'uccellino, si chiamano le grinze che si fanno intorno agli occhi verso le tempie, quando l'età comincia a dar la volta.

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ZAMPA DE GALO E PIÈ DE PAPAPIGASTRO, o PALPASPILATRO. Parole insignificanti, ma che si propongono per giuoco tra' fanciulli, per la difficoltà che provano alcuni di pronunziarle presto e spiccatamente. ZAMPADA, 8. f. Zampata, Colpo di zampa.

DAR DE LE ZAMPAE, Zampare, Percuotere colla zampa. V. SCALZADA. ZAMPÈTO, s. m. chiamano i Maniscalchi la Stitichezza (così definita da' Veterinarii). cui va talora soggetto il Bue per eccessivo calore o per foraggi aridi, e nel quale l'orina è scarsa ma frequente e il ventre talora gli si gonfia. ZAMPIN, (colla z aspra) s. m. Zampino, Piccola zampa.

Zampino, dicesi poi alla Pelle della zampa del Porco, la quale è riempiuta di salsiccia; ed è cibo pregiato, specialmente lo Zampino di Modena.

ZAN (colla z naturale) Sincope di ZUANE, che vale Giovanni, Nome proprio di Uomo, con questa differenza che diciamo ZAN quando vi va unito un secondo nome: laddove per Giovanni diciamo ZUANE; COme SAN ZAN DEGOLA, S. ZAN GRISOSTIMO, S. ZANIPOLO, ZAN PIERO, ZAN FRANCESCO. V. ZAMBATISTA. ZANADA (colla z dolce) s. f. Zannata, Commediaccia, Rappresentazione teatrale che riesca cattiva. V. ZANE.

ZANADA, si dice ancora fam. per Baccel leria; Gaglioffaggine, Azione da scimunito.

ZANCA O ZANCheta de fero (colla z aspra) Contrafforte, Arnese di ferro che serve per maggior fortezza delle porte e fine

stre.

ZANCA DE LA BARCA, T. de' Barcaiuoli, Specie di Timone, che consiste in un remo corto che si adatta con legatura all' infuori della poppa, e che serve all' uffizio di timone per guidare una piccola barca, che ne manchi.

ZANCA D'UN FIUME, V. VOLTADA.

ZANCA DEI ANTIPORTI, Bilico, Pezzetto di ferro che si ferma sotto l'angolo delle imposte degli usci, per muoverle con facilità. FAR ZANCA, Far gomito o angolo, dicesi de Muri quando escono dalla loro dirittura. TEGNIR ZANCA ▲ QUALCÙN, detto figurat. Tener muno o Tener di mano con alcuno. Esser complice.

ZANCHE, Trampoli, Due bastoni lunghi, nel mezzo de' quali è confitto un legnetto, su cui posa il piede chi vuol passare acqua o fanghi senza immollarsi o infangarsi. ZANCANÈLA, 8. m. (colla z aspra) Voce scherzevole, per dire Mancino, e s'appropria a uomo. V. ZANCO. ZANCO (colla z aspra) s. m. Mancino, dicesi Colui che adopera naturalmente la sinistra mano in cambio della destra.

ZANCO, add. riferito a mano o piede, Sinistro; Manco o Stanco; A mano stanca; A man sinistra.

E TUTA UN TEMPO D'UNA PONTA SMAGIA EL ZANCO A SIER PENIN, CHE CO LA MORTE, EL STETE PIÙ D'un mese a FAR BATAGIA, Così leggesi nel poemetto sulla guerra tra i Nicolotti e i Castellani del 1521. Siccome non si sa conoscere qual parte del corpo umano esser possa sotto il termine di ZANco; così l'Autore interpretando questo passo, suppone che il ferito Penin fosse mancino, e che quindi il Poeta siasi valuto di una figura faceta per dire Feri di punta il mancino Penin.

Il bravo amico dott. Daniele Manin è però d'opinione che siavi un errore di stampa e che in vece di ZANCO debba dire ZACO (Giaco) per farne uscire il senso chiarissimo, poichè si vede che il colpo SMAGLIA il giaco A SER PENIN; e questa opinione sembra anche all'Autore la più ragionevole. ZANCÒNI (colla z aspra) s. m. Zangoni. T. Mar. Tutti i madieri d'angolo acuto, quali sono quelli situati dal madiere del dente sino alla ruota.

ZANE (colla z dolce) s. m. (probabilm. dal lat. Sannio, onis, buffone, mutata la 8 in z) Zanni, Propriam. Contadino Bergamasco, introdotto poscia nelle commedie per buffone, che ora non è più in uso, ed al quale fu sostituito il Truffaldino. Onde il detto, FAR DA ZANE E DA BURATIN, Far da zanni, che vale Far tutto da sè in servigio altrui - Servir di coppa e di mantello, si dice del Fare a uno ogni sorta di servitù, servirlo di tutto punto.

ZANFARDA (colla z dolce) s. f. Gufo o Almuzia e Almuzio, Sorta di pelliccia usata

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ZANÙCO (colla z dolce) s. m. Ghiado; Sido; Stridori di verno, Gran freddo.

EL ZANÙCO TIRA, Tira vento freddo. ZANZALARO (colla prima z dolce e l'altra aspra) s. mn. T. de' Pesc. Specie di granchio marino à coda corta, detto da Linneo Cancer rostratus, il cui carattere specifico è l'avere il torace quasi cordiforme, coperto di lanuggine, e le mani lunghe e compresse non è commestibile.

ZANZAR, v. ant. (colle zz aspre) Lo stesso CIANZAR, V. ZANZARÈLE (colle zz aspre e l'e aperta) 8. f. Minestra d' uova, Sorta di minestra o sia di Zuppa fatta con brodo misto con uova dibattute: non è in uso presso i Toscani, i quali accostumano a Pasqua in luogo d'essa il Brodetto.

ANDAR IN ZANZARELE O IN ZANZE, Spappolarsi, voce bassa, Non si tener bene insieme; e dicesi della Minestra d'uovo che non si rappiglia - SON O ME SENTO IN ZANZARELE, Detto figur. Sono o Mi sento accasciato, cioè Rifinito, Indebolito. ZANZE (colle zz naturali) Detto per vezzi dalle nostre donne, sincopato e storpiato per Angela, Nome proprio di fanciullina.

UNA ZANZE, dicono i nostri fanciulli al paléo quando gira velocemente, e di qui INZANZİR,

ZANZE (colle zz aspre ) dicesi sincopato per ZANZARELE, V.

ZANZE (colle zz aspre) T. ant. Ciancie; Bagattelle, Cose frivole e da nulla. ZAPA (colla z aspra) s. f. (forse da Zampa, per essere quasi simile allo zampare de'quadrupedi) Zappa, Strumento noto di ferro col manico lungo di legno, che serve a lavorare la terra Marra, voce agron. dicesi Quello strumento a guisa di zappa col manico assai lungo, con cui si rade il terreno e se lo lavora poco addentro; e quindi Marreggiare, Lavorare colla marra. Marretta chiamasi la Marra piccola, e Marrone lo strumento simile alla Marra, ma più stretto e più lungo — Sarchio, dicesi una piccola Marra per uso di Sarchiare, ch'è ripulir dall' erbe selvatiche, tagliandole col sarchio.

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ZAPA DA PELATIERI, detta anche MISSIADOR, Bollero, T. de' Conciatori. Strumento di legno con manico lungo, che serve a stemperar la calcina ne' calcinai.

ZAPA DA MURERI, Marra, si dice a Quello strumento a guisa di zappa che adoperano i manovali a far la calcina.

DARSE LA ZAPA ADOSSO, V. DAR. ZAPA, add. Zappato, Lavorato colla zappa. Dicesi ancora fig. per Calpestato; Scalpi

tato.

ZAPADA, s. f. e nel plur. ZAPAR, Calpestamento; Pestata.

ZAPADA vale ancora per Colpo di Zappa.

E talvolta per Orma; Vestigio — SO ANDA DRIO LE ZAPAE E HO TROVA LA CASA DEL LADRO, Ho seguitato l'orme o le vestigia, e giunsi a conoscere l'abitazione del ladro.

Orma e Vestigio, Impressione del piede. ZAPADOR 8. m. Zappadore o Zappatore, Quegli che zappa - Zapponante, Colui che lavora col zappone. ZAPADÙRA, 8. f. Zuppatura, T. Agr. Lo zappare e il tempo in cui si zappa.

ZAPADURA D'UNA BESTIA, Ferratura, Orma del ferro onde son ferrate le bestie Pedata; Orma; Vestigio, direbbesi all'impressione di piede umano sul terreno o simile.

ZAPAFIOR, s. m. T. agr. Piede o Zampa

di bue.

ZAPAPIE, 8. m. lo stesso che PuzAPIE, V.

ZAPAPIE, detto in T. Mar. Marciapiedi, Corde poste sotto i pennoni, che servono ai Marinari per posarvi i piedi quando si tengono con ventre sul pennone per prendere o sciogliere un terzeruolo o per altra operazione.

ZAPAPÌE DE LA serpa, V. Serpa. ZAFAR (colla z aspra) v. Zappare, Lavorar la terra colla zappa Zappettare vale Zappare leggiermente.

ZAPAR IN TERA, Zappare, per similit. dicesi del Percuotere la terra colla zampa.

ZAPAR COI PIE, Calcare; Scalpitare; Conculcare; Calpestare Scalpicciare vale per Calpestare, ma con istropiccio dei piedi, infrangendo; e talvolta per semplicemente Calpestare.

ZAPAR ADOSSO A QUALCÙN, Detto figur. Scalpitare alcuno, vale fig. Aver a vile, Spregiare NO LASSARSE ZAPAR ADOSSO O SU I PIE DA NISSÙN, Non lasciarsi scalpitare o cavalcare; Non portar basto; Non portare o tener groppa, Non voler sopportare sopruso o ingiuria.

ZAPAR DEL CAVALO, Razzare; Raspare; Zoppare, si dice dello Zappare che fa il Cavallo colle zampe quasi razzolando.

EL ZAPAR DEL SCALIN, Pedata, cioè La superficie su cui sta il piede salendo le scale.

ZAPAR EL FORMENTÒN o simile, Chisciare Sarchiare; Sarchiellare; Radere, Ripulire il grano turco o altro dall' erbe selvatiche, tagliandole col sarchio. Rincalzare; Mettervi attorno della terra per fortificarlo. ZAPAR LE VIDE, Rincalzare le viti, gli alberi.

ZAPAR SU I CALCAGNI DE QUALCÙN, Calcagnare o Scalcagnare, dicesi Quando nell'andar dietro ad uno se li pone il piede su le calcagna.

GUARDA DOVE CHE TI ZAPI, Guarda dove zappi, cioè Dove metti il piede. Abbi l' occhio; Allento ai ma' passi.

NO SE GHE POL ZAPAR SU I PIE, Gli puzzano i fiori del melarancio, dicesi di Uno che pretende d'esser molto delicato in qualsivoglia genere di cose, o piuttosto che lo è di fatto.

PAR CH' EL ZAPA SUI VOVI, Sembra ch' ei calchi l'uova, si dice di Chi cammina troppo a bell' agio.

SAVER DA CHE PIE UNO ZAPA, Saper da qual piede uno zoppichi, cioè Qual sia l'inclinazione o i difetti d' alcuno.

BASAR DOVE CH' EL ZAPA, V. BASAR. ZAPASSALDO, s. m. Sputasenno; Spulatondo, Quegli che affetta di far l'uomo di importanza e non lo è.

ZAPATA, 8. f. (colla z aspra) e per lo più ZAPATE in plur. Sandalo e Ciabatta, Specie di Calzare consistente in un puro suolo di cuoio, con una striscia di pelle per di sopra, che lascia quasi nudo tutto il piede. Simile calzare è usato specialmente da Cappuccini.

ZAPATÒR, s. m. Zappatore, Soldato par

ticolarmente addetto ai lavori della fortificazione.

Zappatore, chiamasi anche quel Soldato scelto che precede il battaglione, armato d'ascia onde spianare la via. V. GUASTADOR. ZAPEGAR, v. Calpestare o Calpistare, Pestare co' piedi.

ZAPÈTO (colla z aspra) s. m. Bidente, Strumento di ferro con due denti a guisa di forca, e con un occhio o foro nella parte che unisce tali denti e punte, entro cui vien fermato un manico di legno per imbrandirlo e adoperarlo come la zappa.

Detto per piccola zappa, V. ZAPA. ZAPIN (colla z aspra) s. m. Abete, Albero.

V. ALBEO.

ZA POCO, a modo avv. Poco fa; Poco prima; Teste; Non ha guari.

ZAPOLI (colla z aspra) s. m. T. de' Costruttori navali, Legname di riempiture. Sono que' pezzi di legno che s'introducono negli intervalli tra i membri delle navi per riempiere i vôti e rinforzarli.

ZAPÒN, s. m. acer. di ZAPA, Zappone; Marra, Quello stromento che usano i Manovali per far la calcina Beccastrino, Sorta di zappa grossa e stretta che serve per cavar sassi.

DAR UN ZAPÒN, Lo stesso che DAR UNA ZAPADA, Calpestare l'altrui piede col proprio.

ZAPONAR, v. Zapponare, Lavorar col zap

pone.

ZARA (colla z dolce) s. f. Giara; Orcio; Urna, Vaso grande di terra cotta e inverniciato al di dentro, per lo più da tener olio o acqua.

Zara chiamavasi poi un giuoco ch'era in uso anticamente in Venezia, cioè nel secolo XVII, e facevasi con tre dadi. Zara si diceva ai punti divietati da sette in giù e da quattordici in sù. Quindi il prov. ant. DAR IN ZARA, Dare in mal punto; Cogliere in mal punto; Dar nel Bargello, Incorrer male.

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