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propinqua discendenza con altre della nostra patria. E potrei, se egli ora stesse bene, porre di molti esempi di dominatori, che, sebbene compagnevoli, non di meno, perocchè la loro indole era alquanto differente, e la lingua dura e difficile, non potettero mai dare di sè a' vinti nè costumi, nè vocaboli; ma eglino piuttosto si studiavano di ritrarre qualche ombra delle altrui usanze ed i piacevoli nomi, per chiamare con le natie voci le belle cose, di cui erano più vaghi.

§. 14. Le massime di comune prudenza, imparate col tempo in via di pratica, e che vanno tra 'l volgo in nome di proverbi, in tutte le lingue, comecchè sotto diverse immagini e parole, fra loro si rispondono. Il perchè, siccome dice sanamente il Vico, danno il modo e la regola di fare l'istoria de' concetti della mente di tutti gli uomini, secondo il consiglio della Providenza, la quale con perpetua cagione governa il corso delle civili compagnie. Eccetto quelli, che nacquero dalle particolari usanze, e ricevono le immagini dalle cose del luogo natio, chè di questi ogni borgata ha i suoi, gli altri, che non hanno, per la maniera di rendere il concetto, del particolare, sarebbero pas

sati di netto anche secondo immagini e vocaboli, se fosse nato di latino. Ma quanto i proverbi comuni del nostro idioma sieno differenti, per le parole e altro modo di ritrarre i concetti, da quelli de' latini, coloro massimamente il sanno, che postisi alle prove di voltare le loro commedie, le satire e altri componimenti, che più ne sono fioriti, comecchè tengano assai de' costumi volgari, sonosi il più delle volte trovati col capo ne' licci, donde soltanto a grave stento e fatica ne sono usciti.

§. 15. La lingua latina adunque, piuttosto che madre degl' italiani volgari, vuol' esser detta figliuola, e fu di tutte non pure la più giovane, ma quella, che secondo lingua parlata, ebbesi vita più corta; non essendole rimasto al mondo una terra, dove ella si vivesse in brigatella di cittadini. Nulla di manco non fu mai lingua, la quale, come lei, corresse in modi signorili per tanti luoghi dell' universo, dove la fecero udire, co' decreti e con le leggi, i consoli ed i romani imperatori. Ma, quantunque uscita d'umana autorità, si continuò ad avere in gran conto e nello studio presso tutti i maestri in lettere, per la sapienza ed i pregi

dell' arte, onde è venuta in ammirazione, e fu con buon accorgimento mantenuta in credito di cristiana civiltà dalla madre chiesa cattolica. Da poichè, essendo lingua già ferma, e solo vivente ne' libri e nelle scuole, è, da chi la studia, di leggieri intesa ne'decreti di santa chiesa, e voltata in altre favelle. Ma laddove ella parlasse in una lingua, che fosse in uso presso qualche popolo, perocchè assai terrebbe del costume di quello, non potrebbe essere da tutti gli altri, come si conviene, interpetrata.

§. 16. Non potettero i barbari, massimamente in Italia, far di leggieri compagnia co' vinti; chè, quivi essendo più avidamente corsi a ricco bottino, mettendo a ruba le borgate e le città, a ferro i miseri vecchi ed i fanciulli, a vergogna le madri e le figliuole, e grande essendo stata la distruzione delle bene amate opere dell' arte, dovettero venire in maggior odio e vituperio di tutti. Oltre di che in Italia furono assai le città, che vivendo di traffichi, non caddero in mano de' nemici; contro de' quali i cittadini, fatto del cuor rocca, uscivano a petto nudo con le armi alla mano, mentre che i fanciulli, i vecchi e le donne combatte

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vano da' muraglioni, e da dentro gli uomini più savi di senno naturale e già pieni d'anni, governavano le terre a loro consuetudini, postisi in appresso o nella protezione di Cesare, ovvero in grazia della Chiesa, la quale raddolciva in pratica e meglio riduceva a giustizia le severe leggi dell' antico senato e de' caduti imperatori. Nelle quali terre a quando a quando si riparavano con alquanti de' loro vassalli i deboli baroni, che si vedevano in pericolo di venire nella signoria de' più forti, tratti dalla sicurezza dell' asilo, dal chiaro e vago aspetto delle arti, dall' equità delle leggi e da ogni altro bello e dolce modo di vivere in civiltà. Dalle misere terre, da' capitani ricevute in guiderdone della loro ferocia, i dolenti abitatori, perduti già gli averi, per non perdere ancora la vita, o per non comprarla a prezzo dell' onore delle loro madri, delle mogli e delle figliuole, a stormi a stormi su per le cime delle montagne si fuggivano; condotti per lo più dall' umile e paziente fraticello, che andava loro innanzi con la croce. Dove la piantava, lodando e benedicendo Iddio, ivi, in piccola ora quasi a miracolo, nasceva una chiesa ed un convento,

i cui monaci ammaestravano della celeste dottrina i seguaci del Crocifisso, e loro ajutavano a tagliare i boschi e le selve per ridurle a vigne ed oliveti. Quivi anche traevano, allettati dall' aer puro e sereno, da' semplici costumi, que' soldati, che, divenuti vassalli, più non portavano le crudeltà de' signori; e quivi a piè della croce di pagani si facevano adoratori del vero Dio, o dall' eretica pravità ritornavano a fede.

§. 17. In quel mezzo gli umili nostri linguaggi, che da gran pezza si erano riparati ne'poveri abitari delle città e nelle capanne tra' pastori, vennero su leggiadretti e semplici, adorni di sè, con vel vago e bel candore di virginità, onde già fecero ritratto della grazia del labbro, degl' innocenti affetti e degli umani costumi di chi gli proferiva, lungi dalle maligne arti degli uomini rotti ad ogni vizio di guasta civiltà; vennero su vivi e belli della naturale avvenenza de' paragoni e delle immagini prese dalle piante, dall' erbe e da' fiori coloriti dalla chiara luce del sole, e rinfrescati dalla ruggiada e dalle aure dolci di paradiso, che giù piovono dagli astri sempre puri e sereni; comparvero soavissimi dell' armonia delle

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