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Lo scrittore si tien guardata, a' patti della legge, la proprietà di questo libro.

Di questa prima edizione sono uscite dalle stampe ottanta copie solamente.

Benigno Lettore

Già i

Tià in sul fiore degli anni io mi partii della casa paterna, comecchè poverello, per desiderio d'udire in altre parti que' maestri, che più andavano in fama di sapienti. Ma meco pur venne il dolce affetto della patria con l'amore della natia favella, prima dalla voce imparata della madre mia carissima, che era di quelle parti del contado di Lucca, dove più si parla vezzosamente, e indi ancora per istudio da Carlambrogio Vecchi, uomo già d'anni pieno, a cui molto caleva di me. Il quale affetto, l'un dì più che l' altro, mi si faceva maggiore per vedere

che il più bel lume, onde risplendevano le scuole de' forastieri, quivi era messo, come ei pur dicevano, dal chiaro ingegno del Galilei e del Vico. Perocchè adunque l'amore della materna favella vivo mi manteneva il santo affetto e il desiderio della patria, non poteva di leggieri passarmi dell' ingiuria e della falsità che fosseci nata per corrompimento fatto dai barbari della lingua latina, che avevasi per madre della nostra e per figliuola della greca. Il che veniva a dire che, nostra al tutto non essendo la lingua, nostro pur anche non fosse il ricco patrimonio, che in sè ha, della pulitezza. Laonde, mosso di buon' ora dal nostro onore e dall'utilità, mi posi diligentemente a recare in mezzo e distendere quante più seppi veder ragioni, le quali dimostrano che la lingua latina, quantunque in processo di tempo si fosse abbellita di alquante grazie della greca, pur tuttavia non l'è figliuola; ma nostra è, co

me quella, che di mano in mano venne formandosi d'antichi volgari, tra loro molto somiglianti, e, innanzi che orma alcuna di greco si fosse stampata in Italia, parlati da que' popoli, da' quali si partirono le prime brigate di Roma. Ma quello, che le diede più del suo, fu il parlar degli etruschi; il quale, durante eziandio il fiore della latinità, vivo si conservò, come gli altri, fra la plebe. Sicchè il volgar nostro vuol essere per questo modo, piuttosto che figliuolo, chiamato in sostanza padre della lingua latina. Ora sono venuto mostrando in questo libro come e con quali intendimenti procedetti innanzi per la mia via. Vero è, come so per udita, che l' egregio Galvani da Modena, ha ora pur messo alle stampe un libro su l'origine di nostra favella, per togliere d'inganno chi già l'aveva per nipote della greca e per figliuola della latina, secondo che mandavasi di maestro in discepolo quasi in

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