Immagini della pagina
PDF
ePub

-

prefazione alla ristampa dell' Ercolano del Varchi, lo caratterizza con questo raro ma giusto elogio: - Che nelle bisogne di nostra repubblica impiegato, mostrò colla prudenza dell' adoperare, e coll' acutezza de' suoi scrilli chiarissimo argomento e dell' altezza del suo ingegno, e della sagacità del suo senno maraviglioso in conoscere gl' interní fini degli uomini, ed in saper volgere a suo piacimento ambe le chiavi del cuor loro. Il citato altre volte Gio. Matteo Toscano cosi elegantemente lo definisce: - Machiavellus Florentinus, fertile ingenium, recondita eruditione cum expolisset Etruscam Comœdiam, Historiam, Poesim heroicam, politicam, omnes denique bonas artes pari felicitate tractavit. - Giusto Lipsio uomo altrettanto dotto e profondo, quanto delicato e religioso, fra tutti gli scrittori politici del principato, del solo Machiavelli dice di far caso: Qui nuper aut heri id tentarunt, non me tenent aut terrent: in quos si vere loquendum est, Cleobuli illud vetus conveniat: ̓Αμουνία τὸ ηλέον μέρος λογῶν τε ηλῆθος Inscitia in plerisque et sermonum multitudo. Nisi quod unius tamen Machiavelli ingenium non contemno acre, subtile, igneum; el qui utinam Principem suum recla duxisset ad templum illud virtutis et honoris ; e meglio anche pensato avrebbe della rellitudine di quel libro, se avesse fatto riflessione all'oggetto del medesimo. Di esso parlando il Colero nella sua elegante e giudiziosa epistola de studio politico, cosi si esprime: - Machiavellus in decem libros priores Tili Livii facundus est, el ul solet acutus. -II Varchi stesso benchè d'altronde suo nemico, riconosce l'alta sua perizia nella scienza politica, dicendo di lui: Che se all'intelligenza che in lui era de' governi degli stati, e alla pratica delle cose del mondo, avesse la gravità della vita aggiunta, si poleva piuttosto con gli antichi ingegni paragonare, che preferire a' moderni. Sono queste, come ognun vede, parole di un uomo che avea da più tempo concepita svantaggiosa opinione di esso, che vuol malignare sopra ciò che è a confessare dall' evidenza costretto; simile in tutto alla testimonianza del Giovio, che fra tante falsità inventate per iscreditare il Segretario Fiorentino è forzato, quasi suo malgrado a dire di esso: Quis non mirelur in hoc Machiavello tantum valuisse naturam, ul in nulla vel certe mediocri latinarum litterarum cognitione, ad justam recte scribendi facultatem pervenire poluerit? Habili siquidem ingenio ac ubi solertiam intenderet, plane mirabili, cuncla quæ adgrederetur elegantissime perficiebat, sive seria, sive jocosa scriberentur. E ciò basti per conoscere quanti e quali uomini hanno parlato del Machiavelli e degli scritti suoi con lode, e con ammirazione (1).

[blocks in formation]

X.-Merito del Machiavelli nella bella letteratura. Suo stile.

Quantunque la principal lode del Machiavelli consista nella scienza del governo, nella quale niuno certamente nè degli antichi, nè de'moderni, o lo sorpasso o lo raggiunse, pure egli merita uno de' primi posti anche nella geniale letteratura, in cui pareggiò e superò in molte cose tutti gli altri bei talenti dei suoi tempi. Egli era un ingegno vasto e sublime, che in tutto andava a toccare la perfezione. Se a lui è debitrice l'Europa del ristabilimento della Commedia, lo è per uno de' più bei pezzi in questo genere. La Mandragola, secondo il sig. Voltaire vale più di tutte le commedie di Aristofane, e fece questa per la prima volta in Firenze tanto strepito, che il papa Leone X. conoscitore e protettore delle buone arti, volle che fosse in Roma di nuovo rappresentata. Oltre a questa che si crede la prima, e la più eccellente, altre quattro ne avea composte; la Clizia riportata in tutte le edizioni; un'altra senza titolo ritrovata, e stampata nella edizione di Venezia del 1769, e in quella di Londra detta il Frate; la Sporta di Gio. Batista Gelli, il quale, essendogli capitato alle mani il MS. di Niccolò, la diede fuori per sua con qualche piccola mutazione ed aggiunta; e le Maschere, di cui il più volte citato Giuliano dei Ricci, che ci da l' aneddoto della Sporta, dice di avere presso di sè l'originale, ma che ad onta delle più minute ricerche non ci è stato possibile il rinvenire (1).

Nam veteres belli et pacis qui reddidit arteis,
Jam pridem ignotas regibus et populis;
Etrusca Machiavellus honos et gloria linguæ
Hic jacet; hoc saxum non coluisse nefas.

Di Giovanni Latomo è il seguente tetrastico

Quum sibi præleneras odioso radier aureis l'ero, vix aliquis, Machiavelle, ferat: Id vero facias: laudemque e dente pararis: Quanta fuit linguæ visque venusque tuæ! Sotto il ritratto dell' Autore, apposto all'edizione fatta all'Haia nel 1726, vi è questo energico distico:

Supremum per te nacta est prudentia culmen,
Ulterius nec quo progrediatur habet.

Gio. Matteo Toscano, nel Peplo d'Italia, fa alla memoria del
Machiavelli quest' altro elegante epigramma:

Quantum naturæ studium vis insita ad omne
Arte juvante valet, Machiavelle, doces.
Cultius adstricto quis pressit pulpita socco?

Cui mage sunt thusca plectra sonora lıræ?
Qua populos rex arte regat, quo jura senator
Consilio, quo dux temperet arma mones.
Tu patriæ lux historiæ; rebusque gerendis
Usibus aptasti facta vetusta novis.
Denique Flora parens tantum tibi detulit uni,
Quantum vix multis terra latina, decus.

(1) Fu trovata e pubblicata la prima volta nell'edizione di Firenze de' 1796 un' altra commedia in versi senza titolo, il di cui soggetto è però tale, che non può convenirle il titolo delle Maschere.

d

PREFAZIONE

Le sue poesie, se non sono da stare perfettamente a confronto con quelle di Dante e del Petrarca, hanno per altro poco da invidiare alle migliori cose de' poeti toscani e per la facilità, e per la grazia, e per la nobiltà ed aggiustatezza delle idee e de'pensieri. I suoi versi non ismentiscono all' opportunità la profondità delle sue cognizioni. L'Asino d' Oro ed i Capitoli, oltre infinite bellezze d'immaginazione, sono pieni di morale e di filosofia, come bene avvisa l'autore dell' elogio di Napoli, ed in generale hanno tutta la maniera Dantesca. Ella è cosa da far meraviglia, come un uomo tutto immerso nelle speculazioni politiche, sapesse così leggiadramente conversare con le Muse, e riuscisse bene ugualmente nell' epico e nel lirico, nel serio e nel giocoso, nonostante che ciascuna di queste cose richieder soglia un talento particolare.

Il carattere dello stile del Machiavelli è la eleganza e la semplicità: pieno di grazia senza artifizió, e di lepidezza senza cader nell'insipido, chiaro senza esser verboso, breve senza dare nel misterioso e nell' oscuro, e sempre adattato al soggetto ch'ei tratta. Se il Segretario Fiorentino è sembrato al Conringio dottissimo, ma non eloquente, è questo uno sbaglio da perdonarsi ad un Oltramontano, il quale nella sua emendazione della traduzione del Principe, ha mostrato di poco intendere la Toscana favella, ed in conseguenza non era in istato di conoscerne le finezze. All' eccezione di esso, niuno nel decorso di quasi tre secoli, dacchè son pubblici gli scritti del Machiavelli, ha pensato contrastarsegli il pregio dell'eleganza, della naturalezza e della venustȧ; sopra di che ci rimettiamo ai dotti compilatori del Vocabolario della Crusca, che lo hanno citato come testo di lingua, ed al carattere che ne fa il Giovio stesso, il quale non può cader in sospetto di aver voluto mentire in favore del nostro Autore: · Pedestrem patrii sermonis facultatem a Boccaccii conditoris vetustate diffluentem, novis el plane Allicis vinculis adstrinxerat, sic ut ille castigalior, sed non purior aut gravior oliosis ingeniis existimetur.

XI.-Edizioni delle Opere del Machiavelli.

Se la moltiplicità delle edizioni ha qualche parte nel decidere del merito d' uno scrittore, pochi crediamo che siano quelli che possono stare a confronto del nostro Machiavelli, relativamente a questo non equivoco contrassegno della pubblica stima. Innumerabili volte sono state le sue Opere slampate, quando separatamente, e quando tutte in un corpo. La prima edizione del Libro del Principe, che a noi sia nota (1), fu, come si è altrove accennato, falta in Roma per Antonio Blado d'Asola, a' di 4 gennaio 1532, con grazie e privilegj di papa

(1) Dice il Bayle che questo trattato era stato per la prima volta stampato nel 1515; ma niuno ha mai veduta questa edizione.

Clemente VII, e d'altri principi; ed è dedicata a Filippo Strozzi. I Giunti ristamparono dopo in Fi renze più volte questo trattato, particolarmente nell' istesso anno 1532, e nel 1840, dedicandolo a Apostolica. In Venezia fu ristampato in casa de'fimonsignor Giovanni Gaddi, cherico della Camera gliuoli d' Aldo l'anno 1540, da Gabriel Giolito l'anno 1550, da Domenico Giglio l'anno 1554, e da molti e molti altri, che sarebbe cosa troppo desimo, egualmente che i libri dell' Arte della lunga e tediosa il voler qui tutti registrare. Il meGuerra, come si è notato di sopra, comparve angardt, o sia Montbéliard, l'anno 1623. Il Telio lo ch'esso tradotto in linguaggio tedesco a Mümpeltradusse in latino, e benchè poco felice ne fusse la versione, pure per istima di Niccolò fu più volte, e in varj luoghi ristampata. Forse per correggere i difetti della traduzione del Telio, secondo che è accennato nell' avviso premessovi, un'altra versione latina corredata di ottime note, fu fatta da Gaspero Langenbert, pubblicata colle stampe d'Amsterdam nel 1699, e dedicata a Luigi duca di Borgogna, nipote del re Luigi XIV di Francia. Una edizione ce n'è di Basilea fatta da Pietro Perna nel 1580, alla quale, come a tutte le altre, vanno unite le opinioni del Possevino, le declamazioni dell'Osorio, e le orazioni d'Agrippa e di Mecenate, tratte da Dione. Questa è la traduzione che emendo il Conringio, e che fu da lui pubblicata insieme con la vita di Castruccio, e altre cose, preceduta da dotte osservazioni politiche nel 1660 a Helmstat. Celebre è finalmente l'ottima versione francese del signor Amelot de la Houssaye, la quale con brevi ma sagge note, e con la sua prefazione apologetica fu stampata in Amsterdam nel 1683.

I Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio furono pubblicati in Roma l'anno 1531 per Antonio Blado d' Asola, con grazie parimente e privilegj di Clemente VII e d'altri principi: ed è questa l'edimonsig. Giovanni Gaddi, della quale altrove si è zione dal Blado dedicata al più volte nominato fatta parola. I Giunti gli stamparono anch'essi più volte in Firenze, specialmente l'anno 1531, e l'anno 1543, dedicandogli ad Ottaviano dei Medici. Le due prime edizioni, romana e fiorentina, di questa opera, sono contemporanee, ma quella di Roma del Principe precedè sicuramente la fiorentina di alcuni mesi. In Venezia si ripubblicarono i' suddetti Discorsi da Melchior Sessa nel 1534, da' figliuoli d' Aldo nel 1542, da Gabriel Giolito nel 1550, e da Domenico Giglio nel 1554. In Parigi furono stampati nel 1559, tradotti in francese dal sig. d'Herberay con questo titolo:-Les Discours de l'estat de paix et de la guerre de messire Nicolas Machiavelli; -ed in Argentina nel 1618, tradotti in latino, ma poco felicemente con una prefazione apologetica del traduttore (1). Final

(1) Una traduzione latina dei Discorsi era stata antecedentemente eseguita in Mumpelgardt, col seguente titolo: Nicolai

mente, per tacerne infinite altre, notabile è quella di Venezia del 1630, sotto il nome anagrammatico di Amadio Niccolucci, la "quale colla sola mutazione del nome, fu munita di tutte le consuele approvazioni,

Il numero dell' edizioni delle Storie non è minore delle precedenti. I soliĝGiunti ne hanno fatte tre in Firenze, una del 1532, l'altra del 1537, la terza del 1551, e di queste la prima è dedicata al duca Alessandro de' Medici. Nel 1540 i figliuoli d'Aldo le ristamparono, e il Giolito nel 1550. Furono anch'esse dagli Oltramontani tradotte in latino, cioè il primo libro dal Taulero pubblicato nel 1864, e tutti insieme uscirono alla luce in Argentina nel 1610, e all' Haia nel 1658.

I libri dell' Arte della Guerra furono i primi che occuparono i torchi, non trovandosi altra cosa precedente all' edizione fatta di questi dai Giunti ai di 16 agosto 1521. I figliuoli d' Aldo ne replicarono la stampa nel 1540, e nel 1552; Comin da Trino nel 1541, e Gabriel Giolito nel 1550.

Molte sono le edizioni che furono fatte ne'primi tempi delle due Commedie, la Mandragola (1) e la Clizia, dell' Asino d'Oro, de' Capitoli, e della novella di Belfagor, specialmente in Firenze dai Giunti. Per quella del 1549, che comprende i suddetti opuscoli senza le Commedie, Guido Machiavelli figliuolo di Niccolò, fu quegli che ne diede allo stampatore l'originale ad istanza del dottor Marino de' Ciceri.

Queste che abbiamo riferite sono le migliori fra le innumerabili edizioni che sono state fatte delle opere del Machiavelli separatamente. Non ne mancano poi mollissime anche di tutti gli scritti respettivamente noti, raccolti in un corpo, delle quali la più celebre è quella volgarmente detta delle Testine, in quarto, fatta a Ginevra nel 1550 senza data. È questa divisa in cinque parti. La prima contiene gli otto libri delle Storie Fiorentine, preceduti dal Proemio, e dal Breve di privilegio di papa Clemente VII. La seconda il Principe, la vita di Ca

Machiavelli Florent. Disputationum de republica, quas Discursus nuncupavit Libri III ex Italico Latine facti, Mompelgarti, 1588, in-ottavo.

(1) Nella Biblioteca Magliabechi di Firenze vi è un esemplare della Mandragola senza data nè di tempo nè di luogo: ma che dal della carta, che è il giglio Fiorentino, si riconosce segno stampata in Firenze, e dalla forma del carattere apparisce o del secolo decimoquinto, o al più de' primi anni del decimosesto. Il sig. proposto Ferdinando Fossi ne ha dato ragguaglio nel tomo terzo del suo applaudito Catalogo dei Codici stampati del secolo decimoquinto esistenti in quella Biblioteca, della quale fu degno prefetto. Facendo fondamento sulla forma del carattere di questo Codice, se ne trarrebbe un argomento che questa, e forse anche le altre Commedie, sono le prime cose composte dal nostro autore. Ciò non ostante potrebbe far nascere qualche dubbio il vedere come egli parla della Mandragola a Francesco Guicciardini in più lettere al medesimo, quali saranno riportate nel carteggio familiare.

struccio Castracani, il modo tenuto dal duca Valentino, ec., i Ritratti delle cose di Francia e di Alemagna. La terza i tre libri de' Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio. La quarta i sette libri dell' Arte della Guerra, e la quinta l' Asino d'Oro, quattro Capitoli in terza rima, cioè dell'Occasione, della Fortuna, dell' Ingratitudine, dell' Ambizione, due Decennali parimente in terza rima, cioè un compendio delle cose fatte in Italia nello spazio di venti anni, e due Commedie, che sono la Mandragola e la Clizia. Questa edizione, che ha avuto sempre grandissimo credito per l'opinione di accuratezza e correzione, ha servito per lo più di esemplare alle altre che sono comparse dipoi, fra le quali degne di special menzione sono, quella intrapresa a Palermo nel 1884 (1), quella fatta all' Haia in quattro tomi nel 1726, e quella di Parigi con la falsa data di Londra in otto piccioli tomi del 1768. Le più moderne, cioè la Veneta del 1769, e quella di Londra del 1772 le abbiamo sul principio rammentate, egualmente che quelle del 1782 e del 1796 di Firenze, e le posteriori di Livorno, di Genova e di Milano.

(1) Antoniello degli Antonielli fu l'editore della citata ristâmpa di Palermo divenuta oramai ben rara. Egli avea promesso di pubblicare, oltre a' Discorsi ed al Principe del Machiavelli ancora gli altri di lui opuscoli, ma prevenuto dalla morte non pote compire il suo progetto; onde nel 1588 con la data di Roma fu stampato come per supplemento in un tomo in ottavo l'Asino d'Oro, i Capitoli dell' Occasione, della Fortuna, del

Ingratitudine, dell' Ambizione, il Decennale o Compendio delle cose fatte in dieci anni in Italia, la novella di Belfagor, la Mandragola e la Clizia. Per dare adunque un'idea non meno dell'alta stima in cui erano già le opere pubblicate di Niccolo, che dell'ansiosa brama che avevasi fin d'allora dell'inedite, ci giova qui il riportare per intiero la lettera proemiale di questo elegante volume:

"Lo stampatore a chiunque sa conoscere il valore dell'opere » del gran Machiavello, salute.

[ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]

» ti promise; che furono le presenti operette, le quali mi giova » di credere che sieno per esserti hoggi cosi care, porgendotele io, come ti sarebbero state allhora, havendotele egli porte. "Onde se ciò mi farai apertamente conoscere, m'incorerai d'irti porgendo ogni giorno alcune altre cose di somiglianti » materie, e per avventura non men piacevoli, non già di que»sto Scrittore, perciocchè io non so ch' egli se n'abbia fatte » altre, eccetto i predetti Discorsi, il Principe, le Storie di Firenze, e l'Arte della Guerra, che già ti sono state date » da altri. Bene ho da alcuni udito dire che egli compilò un » volume di lettere vulgari, ma con tutte le diligenze usatevi, » non ho ancora potuto trovare chi se le habbia, nè chi se le habbia vedute. Goditi adunque le presenti, credendo ferma» mente, che se mi verranno alle mani, tosto o tardi che le haverai; e amami come io desidero a te ogni compiuta felicità. "

39

[ocr errors]

20

[ocr errors]

Di Roma a' 20 di maggio 1588.

XII.-Edizione nostra.

PREFAZIONE

Resta finalmente a render ragione dell' edizione, che presentiamo al pubblico (1): Quanta diligenza ci era possibile usare, tutta si è adoperata, perchè riescisse la più ampia e la più esatta. Per quello che riguarda la distribuzione degli Scritti, dopo avere esaminate e confrontate le moderne edizioni, escite alla luce dall' epoca del 1782, ci è sembrato ragionevole adottare il metodo delle due di Firenze degli anni 1782 e 1796, ordinandoli per materie istoriche, politiche, militari, prose, commedie, poesie, carteggi diplomatici, e carteggi privati e familiari; e riportando a ciascuna classe ciò che vi era o totalmente o approssimativamente relativo. Noi rimettiamo al pubblico erudito il giudicare della regolarità del metodo da noi seguitato, a confronto dell'ordine che si vede tenuto in altre edizioni (2).

Di una importanza maggiore che il metodo sono le cose inedite, delle quali si presenta questa nostra arricchita. Tutto quello che gli editori di Firenze del 1796 si erano riserbati a pubblicare nella serie dei carteggi, a forma del loro avvertimento, è stato da noi acquistato prima di accingerci all'impresa. Vengono in conseguenza a luce per la prima volta XLII Lettere familiari, le quali illustrano mirabilmente la storia e la politica del tempo, gli scritti, ed anche la vita del Machiavelli; si sono scoperte, e si pubblicano diverse altre sue spedizioni e commissioni, che erano ignote; e per queste e per quelle già stampate si sono aggiunti documenti e lettere, che le schiariscono e le corredano (3). Queste cose di nuova scoperta, affinchè

(1) Si avverte che la presente Edizione è fedelmente fatta sopra quella in ottavo in otto tomi del 1813, vale a dire sopra la più completa e più perfetta di quante altre ne sono comparse al pubblico, anche a notabile differenza. La prefazione parimente è l' istessa, giacchè non ci è sembrato poter dire cosa alcuna più acconciamente.

(2) Della disposizione dell'opere del Machiavelli nell'edizione di Livorno colla data di Filadelfia, merita di esser veduto ciò che con tutta la giusta ragione ne è detto nel citato avvertirrento al Lettore, premesso all'ottavo, tomo dell' edizione di Firenze del 1796.

I signori Editori di Milano si protestano di aver variato nel· l'ordine da tutte le altre edizioni, ristampando per le prime quelle pere, che sembrarono loro più interessanti. Fa maraviglia che a fronte degli scritti magistrali del Machiavelli, sono le Storie, i Discorsi, l'Arte della Guerra, ec., siano semquali brati loro più interessanti la vita di Castruccio, la descrizione del modo tenuto dal duca Valentino, i burlevoli Capitoli per una Compagnia di piacere, la puerile allocuzione a un magistrato ec.; e fino il Dialogo dell' tra, scritto leggiero, e falsamente attribuito al Machiavelli. Queste ed altre simili minori cose del nostro Autore sono quelle prescelte per formare, col Libro del Principe, il primo tomo di quella edizione.

(3) Nel breve avviso premesso all' edizione di Milano si legge annunziato, che in quella moltissime lettere di Machin-velli sarebbero per la prima volta pubblicate, tutte assai importanti si per lo stile, che per le materie diplomatiche su cui si aggirano. Tuttavolta, riscontrate attentamente le lettere

siano riconosciute a colpo d'occhio, saranno segnate ciascuna con una stelletta; e sono estratte dalle più volte citate collezioni Ricciana e Barbequei Codici Strozziani, i quali come contenenti riniana, dall' Archivio delle Riformagioni, e da materie diplomatiche, il gran duca Leopoldo nella compra fattane depositò nella segreteria Medicea, detta la segreteria Vecchia di Stato. Noi ci siamo assicurati della genuinità delle medesime co'nostri proprj occhi, e di tutto abbiamo fatto diligente riscontro (1); nel che fare si è anche avuto luogo di verificare gli scritti pubblicati nelle citate edizioni di Firenze; ciò che in esse è stato giustamente rigettato o come inutile o come supposto; e ciò che potrebbe essere di nuovo al Machiavelli falsamente attribuito. Non sarebbe infatti fuori di proposito, che altri volesse rimproverarci di avere omesso chiana, sottoscritte da un Niccolò Machiavelli, Giotre lettere, che esistono originali nella Magliabevanni Ridolfi e Niccolò Antinori, commissarj a Pistoia. Ci erano state annunziale come del nostro Niccolò. Noi le esaminammo, e riconoscemmo che nè il disteso delle lettere, nè la sottoscrizione era, benchè ne avesse qualche leggiera somiglianza, carattere di Niccolò il segretario. Sapevamo che il contemporaneamente viveva un altro Niccolò di stro; e benchè tutto ciò fosse un bastante arAlessandro di Filippo Machiavelli, cugino del nogomento per rigettarle, volemmo tuttavolta fare dei riscontri alle Riformagioni per averne prova dimostrativa a disinganno di chi potesse essere illuso da quella sottoscrizione, e trovammo infatti, oltre il resto del carteggio, di cui quelle tre lettere fanno parte, il decreto della Repubblica, della elezione e missione di due di quei commissarj fra i quali Niccolò di Alessandro Machiavelli, come è da vedersi dal decreto, che diamo in nota (2). Vi

in quella edizione comprese, non vi se ne è trovata neppur una di più di quelle di già pubblicate nelle edizioni precedenti.

(1) Sull' esempio lodevole degli Editori di Firenze del 1782 e 1796 si citano da noi i luoghi, di dove sono estratte le cose che si danno di nuovo in questa edizione, affinchè chiunque possa soddisfarsi, volendo farne riscontro.

(2) « Priores Libertatis, et Vexillifer Justitia ec. Populi » Florentini, singulis atque universis, etc.

[ocr errors]
[ocr errors]

» Confidando assai nelle virtù de'magnifici e diletti cittadini "nostri, Niccolò di Alessandro Machiavelli, e Giovanni di » Tommaso Ridolfi, li abbiamo insieme co' nostri venerabili collegi, magnifici Dieci, e spettabili Otto della nostra città, » eletti e deputati commissarj colla solita amplissima autorità nella nostra città di Pistoia, suo contado, e distretto, ad esaminare, decidere e comporre qualunque controversia e si» multa fussi nata per alcuna cagione, e per lo avvenire nascessi » in detta città, suo contado, e distretto; et ad punire qualunque di alcuno scandolo o omicidio fussi suto capo o esecutore, o per lo advenire fussi; nelle quali cose, o in qualunque altra ragguardassi alla salute e quiete della detta città » di Pistoia, suo contado, e distretto, vi imponiamo e comandiamo prestiate ai prenominati cittadini e commissarj nostri » non altrimenti obbedienza, che se questa signoria presenzialmente vi comandassi. »

[ocr errors]

"

Datum etc. dic 23 aprilis, 1501.

furono essi spediti per frenare le civili discordie fra i Panciatichi e i Cancellieri, e vi fece delle gite anche il nostro Niccolò, ma non in qualità di commissario, ed in tempo diverso. Vedranno i nostri lettori le di lui gite nella serie dei carteggi di Legazioni e Commissioni.

Erasi sparsa fra persone di lettere opinione, che in una collezione di filze di antiche lettere originali, divise in vol. XXI, esistenti pure nella Magliabechiana, ivi passate dalla Libreria della casa dei signori della Missione di S. Jacopo sopr' Arno, si contenessero delle lettere, o altri scritti del Machiavelli. Noi le abbiamo riscontrate scrupolosamente, carta per carta; si è veduto esser lettere appartenenti a un certo monsignor Antonio Lanfredini, prelato di molta considerazione sotto Clemente VII, a monsig. Bartolommeo Lanfredini vescovo d'Arezzo, e ad altri personaggi distinti di detta famiglia Lanfredini, ma di relativo al nostro Niccolò non esistere neppure una riga.

Riguardo poi a un opuscolo intitolato Dialogo dell' Ira ec., che nell' edizione di Livorno fu senza alcuna prova inserito come opera del nostro Autore, e bonariamente sulla fede di quella riportato nell'edizione di Milano, siamo stati per qualche momento incerti di darlo o non darlo, non già come genuino, chè non era giusto d'imporre al pubblico, ma come allribuito al Machiavelli. Nella mancanza lotale di ogni benchè debole argomento, a fronte delle forti eccezioni, che si leggono nell' avviso premesso al tomo ottavo dell' edizione di Firenze del 1796 (1), ci siamo determinati a non aggravare

i nostri lettori di uno scritto, non privo di qualche merito, ma dissomigliante nello stile, e senza relazione veruna nè all'opere, nè alla persona del nostro Autore. Noi diamo le opere del Machiavelli, e non pubblichiamo delle Amanitates literariæ, o delle Delicia Eruditorum.

L'istesso riguardo si è avuto per quelle lettere, che si dicono scritte a nome della Repubblica, e firmate col nome del Segretario. Furono queste pubblicate per la prima volta in Lucca, come si è altrove accennato, in quel tempo in cui qualunque cosa che si trovasse portare nome di Niccolò Machiavelli era riputata preziosa, e ch erano tuttora incogniti i molti scritti, e le tante lettere di altra maggiore importanza ritrovate dipoi. Ma dopo quelle scoperte, noi ci appelliamo al giudizio delle persone di buon senso, se sia o non sia una meschinità l'ingrossare le opere del Machiavelli con un numero incompiuto di lettere, e le più insignificanti fra le centinaia e migliaia di quella specie, che esistono alle Riformagioni, ove sono ed abbiamo noi stessi veduti gl'interi protocolli del tempo che il Machiavelli era cancelliere, o sia segretario, della seconda cancelleria del governo. Forse perchè trovate in Archivj privati, meritavano, quantunque di poca o nessuna entità, l'onorevole distinzione di essere stampate a preferenza? Si è da noi preferito l' estrarre e pubblicare piuttosto delle lettere in cui si combina una stretta relazione alle commissioni del Machiavelli, ed agli affari più gravi e segreti della Repubblica; e ciò anche colla maggior parsimonia (1).

(1) Non sarà discaro ai nostri lettori, che si riporti di quell'Avviso lo squarcio, ove si parla di quest' opuscolo, affinchè si giudichi da ciascuno della nostra renitenza ad aduttarlo, almeno fin che non sia data qualche prova conchiudente, che superi la forza delle ragioni per escluderlo.

[ocr errors]

Perche dal pubblico erudito non ci sia dato debito (dicesi » nel citato avviso) di trascuratezza, è qui luogo di avvertire, " che non senza ragione abbiamo tralasciato d'inserire nella > nostra collezione delle Opere un Dialogo intitolato Dell' Ira » e dei modi di curarla, che abbiamo veduto riportato in una » edizione del Machiavelli, pubblicata testè in Livorno colla falsa data di Filadelfia. Nel raccogliere gli scritti del Segrelario Fiorentino niuna cosa ci è accaduta più frequentemente, che l'incontrarsi in persone che presumevano possedere » delle cose di lui inedite ed incognite.... Quelle sole che » si sono sostenute a fronte delle regole più sicure di » critica, quelle furono e sono state adottate nella edizione in » sei tomi in quarto, ed in questa presente, citando i fonti » donde furono estratte, rendendone in somma esattamente conto. Era da desiderarsi che l'autenticità del citato Dialogo

[ocr errors]

» fosse assicurata altrettanto. Ma mentre in quella edizione se ne tace ogni argomento, ce ne sono dei ben considerabili per dubitarne, anzi per crederlo onninamente supposto. Niuno » indizio ne dà nelle sue esatte memorie nè il diligentissimo Giuliano dei Ricci, nè il collettore, qualunque siasi, del "Codice Barberiniano, ec. Il MS. da noi stessi comoda» mente esaminato non è di mano del Machiavelli, che tutto » soleva scrivere e trascrivere da sè, fino le minute sporche delle sue lettere, nè di mano di alcuno de' suoi cogniti collettori. Lo stile è dissimile da quello del Segretario Fioren

[ocr errors]

"

"tino, piuttosto ricercatamente fiorito, che profondo. Tale lo » trova il compilatore stesso dell' edizione di Livorno, che ne » scusa la diversità, attribuendola alla gioventù dell' Autore, ed immaginandosi, che lo abbia scritto circa all' anno 1504; » scusa veramente poco plausibile, ed affatto arbitraria. Nel 1504 »il Machiavelli non era un giovinetto rettorico. Aveva oramai » consumati più anni nella carriera politica, e sostenute più » Legazioni. Oltredichè e qual riprova, od anche qual semplice indizio abbiamo noi di quell'epoca? e quale fondamento di » credere che i due interlocutori del Dialogo, Cosimo e Niccolo, "siano Cosimo Rucellai e Niccolò Machiavelli, come franca»mente asserisce quell' editore? Lasciamo a lui l'incarico di giustificare la sua adozione, e basti a noi l' avere accen»nati i motivi, per cui lo abbiamo escluso.

[ocr errors]

(1) Si giudichi della poca importanza di tali lettere da queste che riportiamo per saggio.

[ocr errors]
[ocr errors]

Vicario Episcopi Lucensis, eta.

Noi intendiamo che un certo prete Antonio di Ser Simone

da S. Pietro molesta armata manu e di fatto certi beni posti nel Vicariato di Lari, che furono consegnati, già più mesi

" sono, a una Maria Tedda, vedova fu di Piero di Ser Simone »da S. Pietro, per virtù di capitoli Pisani; la qual cosa ci dispiace molto, perchè non vorremmo che in sul nostro dominio si adoperassi forza per persona alcuna, etiam religiosa, » ma se pure ei pretendesse ragione in questi beni, o in parte » di essi, la addimandassi per via ordinaria, come debito ed "officio d'ogni uomo. Pertanto noi vogliamo esortare la Reverendissima Signoria Vostra che voglia avere a sè detto prete » Antonio, che è sotto l'obbedienza di Vostra Reverendissima

« IndietroContinua »