Immagini della pagina
PDF
ePub

del sermone primo e del terzo: nel primo specialmente si può dire che quasi ogni parola sia una staffilata. Ed è appunto ciò che forma l'interesse e l'importanza di questo libretto, che sembra aver avuto anche fuori d'Italia, in Francia, una straordinaria fortuna. Abbiamo infatti una traduzione di otto degli undici Sermoni per opera di Claudio Pontoux 1; un' altra, completa, di Thierri de Timofille, o piuttosto Francesco d'Amboise, come osserva il Brunet 2; una terza di un certo P. R. L. 3; una quarta, se pure non è, come nota il Brunet, la ristampa della traduzione del Timofille, di un tal sieur Thomassin; e, forse, una quinta senza nome d'autore 5. Dal che si rileva indubbiamente il successo conseguito dal Lando co' suoi Sermoni.

1 Harangues lamentables sur la mort de divers animaux, extraictes du tuscan, rendues et augmentées en nostre vulgaire (par Cl. Pontoux) ecc. Lyon, Ben. Rigaud, 1569.

2 Regrets facetieux, et plaisantes harangues funebres sur la mort de divers animaux, pour passer le temps et resveiller les esprits melancholiques, non moins remplies d'éloquence que d'utilité et gaillardise; traduictes de Toscan en françoys, par Thierri de Timofille. Paris, Nic. Chesneau et Jean Poupy, 1576.

3 Harangues facetieuses remplies de doctrines et sentences sur la mort ecc. trad. d'italien en françois par P. R. L. Lyon, Pierre Roussin, 1618.

4 Regrets facetieux et plaisantes harangues funebres du sieur Thomassin, sur la mort de divers animaux ecc. Rouen, David Ferrand, 1632.

5 Plaisant et facetieux discours des animaux, avec une histoire advenue puis n'aguerre en la ville de Florence, traduit de tuscan en françois. Lyon, Gabr. Cotier, 1556. Secondo il Brunet, da cui ho tratto queste notizie bibliografiche, il Plaisant et facetieux discours ecc. « c'est probablement une traduction des Sermoni funebri». Ma dal titolo veramente parrebbe più probabile che si trattasse di una traduzione dei Discorsi degli Animali del Firenzuola.

Le Consolatorie de diversi autori1, sebbene portino un tal titolo, sono in realtà altrettanti paradossi. In una, per es., Niccolò Madruccio vuol persuadere un carcerato a non dolersi della sua prigionia; in un' altra, Cristoforo Mielich dimostra a una donna essere stato bene che un giovane le abbia rapito la figlia; in una terza, la contessa Paula Beccaria dà conforti sui generis ad una sua amica il cui sposo era « impotente al marital officio »; altri conforti sui generis dà Niccolò degli Alberti ad Agnese di Besta per la morte d'un suo figliolo, e Torquato Bembo a una gentildonna « cui si era annegato il figliuolo navicando per l'Oceano ». Cosí Ferrante Trotto vuol persuadere Aluigi Pico esser bene, invece che male, che il suo precettore sia un uomo ignorante; Alda Torella dimostra a Filippo Binaschi che la cecità sovraggiuntagli è una picciola giattura », e che però non deve dolersene; Lucrezia Gonzaga di Gazuolo consiglia una fanciulla a non dolersi di esser brutta.

La trattazione è precisamente la stessa che nei Paradossi, colle medesime citazioni e coi medesimi esempii. Perché, scrive Cristoforo Mielich « ad una femina a cui era stata rapita la figliuola », perché vi affliggete tanto? Eppure anche Plutone rapí Proserpina, Afareto Marfisa, Teseo Arianna, Pirro Lanassa, Giasone Medea, Romolo Ersilia, Ercole Pirene; e Cassandra fu rapita da Aiace, Salia da Cateo, Astiotia

1 Consolatorie de diversi autori Novamente raccolte, e da chi le raccolse devotamente consecrate al S. Galeoto Pico conte della Mirandola e Cavallier di S. Michele. Con privilegio. In Vinegia al segno del pozzo. MDL.

da Tlepolemo, Esione da Telamone, la figlia di Forbante da Achille; e tante altre incontrarono la stessa sorte. Perché, scrive alla sua volta Torquato Bembo «< ad una gentil donna cui și era annegato il figliuolo navigando per l'oceano », vi lamentate di questa disgrazia? Molti altri annegarono: Cerelia, secondo quel che racconta Marziale, Saffo, il re Tiberio, Icaro, Ino e Melicerta, C. Marcello, ed altri; e, ai nostri giorni, Celso Melino romano, Aluvigi conte del Fiesco, il marchese di Soragna, Lucrezia Martinenga, un figlio del conte Vinciguerra d'Arco, ecc. Altrove, confortando << Gioan Jacomo de Medici marchese di Meregnano per esser fatto zoppo », il dottor Francesco Carrettone gli dice che zoppo fu pure Colomano re degli Ungheri, zoppi furono Cocle e Filippo re di Macedonia, zoppo Epitteto, zoppo il dio Vulcano. E cosi, in tutte l'altre consolatorie, si trovano accumulati gli esempii.

Né mancano in esse delle contradizioni. Per es. Paula Beccaria, fra le ragioni che porta ad una giovane sposa perché si consoli dell'impotenza di suo marito, reca anche questa: « non vi avedete voi come pochi figlioli felicemente hoggi riescono? ..... Credetelo a me, che non senza cagione disse il beato Bernardo da Chiaravalle che il non haver figliuoli fosse una felicità non conosciuta. Credetelo a me, che non senza cagione disse Augusto: volesse Iddio che mai figliuoli nati mi fossero!»'. Ma, poche pagine dopo, Isabella Gonzaga di Poviglio confortando « una gentil donna che si doleva d'havere piú figliuoli che non havrebbe

1 Car. 21 t.

voluto havere », incomincia la sua consolatoria cosí: « Chi vide mai altri che voi dolersi di quello che sopra ogni altra cosa si suole desiderare? chi vide mai biasimare e per rea cosa tenere quel che altrui recò sempre festa, gioia e trastullo? Il generar figliuoli è una somma benedittione, e chiunque piú ne genera dir si può che maggior benedittione da Iddio conseguito habbia »1.

Dell' indole paradossale del libro ebbe piena coscienza Ortensio Lando medesimo. Infatti nella «< consolatoria del capitano Franciotto a un dottor novello, il quale desiderava d'entrar nel colegio di Melano et opponevasegli che gentil huomo non fosse », prima si meraviglia del come mai non si accorgano i Milanesi che egli è gentiluomo, e poi aggiunge: « Ma poniamo che tal cosa, come a balordi et intronati, persuader non si possa. Non sapete voi che gli anni passati un certo imbratta carte, nato e nodrito in Melano, sostenne un paradosso Che meglio fosse l'esser ignobile che nobile? Hor, da un cotale essempio mosso, vi voglio anch'io far vedere che meglio sia non esser di Coleggio che esserci ». Egli qui confessa chiaramente di voler imitare quel tale imbrattacarte autore dei Paradossi, vale a dire imitar sé stesso e non allontanarsi dalla sua solita maniera bizzarra di ragionare.

In questa consolatoria del capitan Franciotto, è notevole un passo oltremodo satirico all'indirizzo dei gentiluomini; leggendo il quale par quasi, lontanamente, di leggere alcuni versi del Giorno. Prima di tutto, dice

[blocks in formation]

il capitano al dottore, « la nobiltà non si acquista nascendo, ma vivendo, e cotai volte gloriosamente morendo »; per conseguenza, voi non dovreste esser privato degli onori dovuti alla vostra virtú. Ma poniamo, continua, che i Milanesi non considerassero nobile chi è virtuoso ma chi vive alla maniera dei moderni gentiluomini. Ebbene, tutti dovrebbero accorgersi che voi siete gentiluomo: « imperocché la casa è piena de cani e de Sparvieri, e molto più volentieri pascete di propria mano un Bracco o un Seguso che un povero huomo affamato e fatto alla sembianza d'Iddio. Voi state pur quattro hore d' Horologgio la mattina al cacatoio. Vi molesta pur la gotta, cui dar si suole per rimedio la castità. Voi sputate tondo, passeggiate largo, favellate per comunque e per quantunque, siete vago di manicar Cardi, Terratuffole et Artichiocchi, e più longamente sedete a tavola che non fa un Tedesco. Voi vi beccate ancora volentieri il cervello, vi profumate i Stivalli, volentieri fate l'amore, pagate di mall' animo i servidori, et angariate quanto piú potete i Contadini vostri mandandogli all' ospedale per le poste. Si che molto mi meraviglio che per gentil huomo non siate da ciascuno e creduto e volentieri ricevuto »1.

Anche per il sesso gentile trova luogo in queste Consolatorie, l'ironia, un'ironia graziosa che potrebbe ripetersi, se non alla maggior parte, certo a una gran parte delle donne moderne. Voi vi lamentate, dice Lucrezia Gonzaga ad una fanciulla, di esser brutta: ma pensate che dame orribili ci furono nell' antichità come

1 Car. 18-18 t.

« IndietroContinua »