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dei Veneziani nella guerra contro Luigi XII, e condottiero di ventura egli pure. Ma Lodovico Orsini morí il 27 gennaio 1534 1; dunque è chiaro che il viaggio in Francia dové esser fatto nell'anno antecedente. Per la qual cosa io respingerei addirittura la notizia del viaggio di Roma, che il Lando stesso può aver dato, non già come cosa storica, ma come semplice conclusione del Cicero revocatus. A ogni modo è certo che nel 1534 si trovava a Lione, come si rileva da uno dei suoi Paradossi 2. Qui fece pubblicare, pei tipi di Sebastiano Grifio, i due dialoghi Cicero relegatus e Cicero revocatus che forse, almeno in parte, aveva già scritto in Italia. Qui conobbe Stefano Dolet o Doleto che lo pregò caldamente, ma inutilmente, di far la prefazione alle sue Orazioni contro Tolosa 3. Qui rivide il vecchio compagno di studii Giovan Angelo Oddone che, nella citata lettera a Gilberto Cousin in data 29 ottobre 1535, fece di lui un ben triste ritratto.

Partito da Lione e tornato in Italia, o nell'anno stesso o nel seguente, andò a Lucca ospite di Vincenzo Bonvisi, e vi si trattenne 18 giorni. Poi, recatosi coll

1 V. LITTA, Famiglie celeb. d'Italia, Milano, 1819 e segg. Tav. XVII degli Orsini di Roma.

2 Parad. XI: « Io mi ricordo che, essendo in Lione nel MDXXXIIII fummi da un buon marito detto ecc. »>,

3 Lettera cit. dell' Oddone al Cousin, loc. cit., pag. 116: « Tantum obnixe [il Doleto] rogat Landum, ut in suas Orationes praefaretur, easque cuicunque libitum esset, dicaret: id quod facere Landus renuit. Nam neque Gryphius videbatur editionem recepturus: quippe qui nobiscum etiam conquerebatur, importunissime se a nescio quibus ut imprimeret, urgeri

4 Forcianae Quaestiones, pag. 3: « Quanta me benevolentia prosequatur Vincentius Bonvisius quantisque officiis me sibi de

Bonvisi stesso alla di lui villa di Forci, e passato qui un mese circa, fu sorpreso da una malattia che lo tenne in pericolo di vita: cessata la quale, ritornò, sempre coll' ospite suo, a Lucca', di dove ripartí alla volta di Milano passando prima da Firenze e da Bologna. Qui scrisse le Forcianae quaestiones; terminate le quali, ebbe necessità di partir per Napoli 3 dove

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vinctum habeat, nec tu suavissime Francisce ignoras, et ego mehercule, non solum non dissimulo, sed etiam ubique praedico. Is tamen ..... me perduxit ad urbem vestram »; pag. 4: « Non fuimus in urbe amplius duodeviginti dies ».

.....

1 Ivi, pag. 52: « Consumpsimus Forcii (nisi me fallit memoriae sensus) duodetriginta dies, tanta iucunditate, ut nihil in terris beatius facile crederemus Obrepsit autem, dum e balneis redirem, saevissima febris quae me ita acriter torsit ut supremum diem advenisse interdum pertimescerem »; pag. 53: « Posteaquam me febris destituit Lucam venimus eo consilio ut omnem illam regionem diligenter perlustraremus, atque Lucenses deliciae ex intervallo regustarentur, quod certe nobis tam iucundum fuit quam quod maxime ».

2 Ivi, pag. 56-57: « consilium captare coepimus quanam potissimum via in Insubriam rediremus Venimus itaque primum Florentiam quamquam illac iter facientes non nihil a recto curso deflecteremus inde durissimas alpes traiecimus, atque

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ad eam urbem venimus quae cum studiis florentissima sit, caeteris etiam dotibus ita excellit ut paucas habeat a quibus superetur. Cottidie publicos professores adibamus, qui certe sunt clarissimi nominis. Audivimus Romulum Amasaeum mitiores literas profitentem ..... Sed cum Crucaeius crebris literis a senatu ad reditum solicitaretur, ne tantum servis comitatus rediret, consilium illud amplius commorandi abiecimus, atque una Mediolanum venimus ». Prese evidentemente un abbaglio il Bongi quando scrisse: << dopo aver dimorato 18 giorni in Lucca ..... e altri 28 in Forci luogo amenissimo del suo contado, traversata la Toscana, e toccata Roma, giunse a Napoli » (loc. cit., pag. x). Il viaggio di Napoli non è una continuazione di quello di Lucca: a Napoli il Lando si recò direttamente da Milano, come apparisce dalla nota seguente.

3 Ivi, pag. 57: « Ego vero, cum primum in urbem veni atque domi meae omnia ut vellem esse cognovi, coepi literis quantum

lo troviamo nel 1535 e dove pubblicò il dialogo pei tipi di Martino di Ragusia.

Negli anni che corsero dal 1535 al 1540 la figura d'Ortensio Lando resta completamente nell'ombra. Forse va assegnato a questo periodo di tempo un suo viaggio in Sicilia, dove certamente andò e dove si trattenne per alcun tempo essendo entrato, ai servigi del vescovo di Catania 1. Forse a questi medesimi anni appartengono altri suoi viaggi per le varie provincie italiche, sapendosi da moltissimi luoghi delle sue opere e specialmente dal Commentario delle cose d'Italia che egli visitò tutta la penisola. Recatosi quindi all'estero, in Svizzera 2, sembra che nel 1540 andasse a Basilea e vi facesse stampare un dialogo su Erasmo di Rotterdam che non è se non una satira mordace del grande pensatore e filologo: tale almeno è la data

memoria suppeteret Forciana gesta consignare. Vix libellum complicaram cum subito nuntiatum est Neapolim excurrendum esse, quo cum pervenissem ecc. ».

1 Parad. XXIV: « Essendo in Messina, mi raccontò il signor Antonio d'Oria d'haver conosciuto in Ispagna un vecchio ecc. ». — Lett. di ded. del 1° lib. de' PARAD. a Cristoforo Madruccio vescovo di Trento: Conoscendo megli ubrigato (a monsignor di Catania) e per le sue buone qualità, e anche per essere stato a' suoi servigi trattato, non già da servidore, ma da fratello, feci pensiero ecc. ». — Lett. di ded. del 2o lib. de' PARAD. a Cola Maria Caracciolo vescovo di Catania: « Et se la Signoria vostra mi fusse stata sí cortese e liberale de' suoi scritti come fu della borsa, mentre fui appresso di lei, gli vedreste hora ecc. ».

2 Parad. XXIII: « Disiderando adunque fastidito de' costumi italiani di trovarmi una patria libera, ben accostumata et al tutto aliena dall'ambitione, pensai fra me stesso non potersi trovar natione alcuna piú netta di questa macchia, che si fusse la Svizzera, la Grisona e la Valegiana, e con si fatto pensiero colà diritto me ne volai ».

di questo dialogo che, come vedremo in seguito, non porta il nome d'Ortensio e solo per congettura probabile possiamo attribuire a lui. « Quindi » scrive il Bongi << passò in Francia, e dopo aver visitato più luoghi di quel reame, ammesso pur anche alla corte del re Francesco, ricomparve nel 1543 a Lione, dove pubblicò i Paradossi »1.

Qui mi trovo nuovamente dubbioso, né so decidere se dalla Svizzera il Lando passasse direttamente in Francia, come pensa il Bongi, o se prima ritornasse in Italia e vi compisse alcuni altri viaggi: uno a Ferrara, uno a Rimini e a Pesaro, insieme al Madruccio, uno a Piacenza col vescovo Caracciolo. E questo mio dubbio è cagionato, al solito, dalla indeterminatezza delle testimonianze offerteci da Ortensio 2: cosicché, se da una parte il tono delle sue parole ci farebbe supporre che i tre viaggi suddetti fossero da lui compiuti in un'epoca prossima a quella della pubblicazione dei Paradossi ossia al 1543, dall' altra parte, non avendo egli data nessuna indicazione cronologica, nulla possiamo asserire. Quel che è certo si è che,

1 Loc. cit., pag. XII.

2 Lett. di ded. del 1° lib. de' PARAD. a Cristof. Madruccio : « Io mi ricordo, illustrissimo Signore, che, partendosi la S. V. di Rimini, mi commandò che, come prima giunto fussi in Ferrara, le mandassi una copia de' miei Paradossi ». - Ivi: ..... rendendomi certo che non havreste a male una si honorata compagnia (quella del Caracciolo), havendo tuttavia in memoria alcune dolcissime parole che di lui pel viaggio di Pesaro mi diceste ». — Lett. di ded. del 2o Lib. de' PARAD. al Caracciolo: << ..... e veggendo molti giovani della natione Italiana disiderosi di leggere et anche di trascrivere li Paradossi che già in Piacenza vi promisi ».

recatosi in Francia, alla corte di Francesco I, egli dové seguirla ne' suoi continui cambiamenti di sede, pei quali non poteva, come avrebbe voluto, dedicarsi agli studii con assiduità 1. Solo arrivato in Lione e presavi per alcun tempo dimora fissa, corresse i Paradossi che aveva già scritto antecedentemente, e li diede a stampare, nel 1543, a Giovanni Pullon da Trino 2.

1 Lett. di ded. del 1o lib. dei PARAD.: « dogliomi ben che per la brevità del tempo e per la tumultuosa vita c'ho menato seguendo alli giorni passati la Corte del Christianissimo Re Francesco, non habbi potuto fare ch'essi uscissero con maggior prudenza e dottrina scritti di quel che fanno ». - Lett. di ded. del 2o lib. dei PARAD.: " Tempo è hormai, Signor mio, ch' io attenda alle promesse, le quali non ho potuto più tosto adempire, per esser stato da che non viddi quella di continuo alla Corte del Re Francesco, ove per i continui suoi movimenti l' ocio del scrivere è del tutto bandito et ad ogni altra cosa fuor che al comporre è lecito pensare ».

2 Questi Paradossi ci offrono un esempio delle contradizioni che esistono fra le varie notizie dateci dal Lando intorno a sé medesimo e, quindi, della estrema difficoltà che s'incontra nello scriverne la biografia. Egli dice nella lettera dedicatoria al Madruccio: Io mi ricordo, illustrissimo Signore, che, partendosi la S. V. di Rimini, mi commandò che ..... le mandassi una copia de' miei Paradosi quali havea scritto l'estate passata ». Pare dunque che, nell'estate del 1542, il Lando fosse ancora in Italia. Nel Parad. XX invece scrive: « Mi soviene che partendomi questa state passata da Parigi per andare a vedere le divine opere che in Fontana belleo (Fontainebleau) uscivano dal peregrino ingegno di messere Sebastiano Serglio e temendo io di gir soletto per sí folti boschi fui ecc. ». Tale contradizione potrebbe evitarsi intendendo l'estate passata della lettera al Madruccio, non già come passata rispetto al tempo in cui i Paradossi furon pubblicati, ossia al 1513, ma rispetto a quello del viaggio di Rimini fatto da Ortensio in compagnia del Madruccio stesso. Ma ecco che, rimossa una difficoltà, se ne affaccia subito un' altra. Nel Parad. XXVIII si legge: << Ridevomi dunque meritamente la state passata essendo in Roma e veggendo disputarsi tra li primi filosofi ecc. ». Ma dov'era dunque Ortensio Lando in quella benedetta estate del 1542? era a Parigi? era a Roma? o in qualche altra parte di Italia? Non saprei davvero che cosa rispondere.

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