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I.

Ortensio Lando.

Chi si proponesse di ricostruire interamente e ordinatamente la vita di Ortensio Lando si troverebbe davvero in un grave imbarazzo. Infatti, mancano quasi del tutto notizie di contemporanei intorno a lui1 e, per conseguenza, le uniche fonti di cui possiamo servirci per la sua biografia sono le sue opere stesse. Poco male se queste opere fossero tali da darci garanzia assoluta della loro veridicità: in questo caso, anzi, la testimonianza dell'autore varrebbe assai più di qualunque altro documento. Ma il guaio è che vi si trovano alcune notizie evidentemente, o probabilmente, inventate; altre contradittorie fra loro, sia per deliberato

1 Sono riuscite vane anche le ricerche del prof. Novati nell'Archivio di Milano e quelle del sig. Alessandro Luzio nell'Archivio Gonzaga di Mantova, la cortesia dei quali sento il dovere di ringraziare vivamente.

proposito dello scrittore, sia, piuttosto, per lo straordinario disordine d'idee e di ricordi che egli aveva nel suo cervello; altre infine, senza dubbio, attendibili ma quasi sempre mancanti d'indicazione cronologica e date in una forma cosí vaga e indeterminata che poco vantaggio se ne può trarre. In questo capitolo adunque in mi propongo, non già di scrivere una vita, ma di raggruppare, il più che mi sia possibile per ordine di tempo, le notizie che quello strano uomo ci ha dato di sé: rigettando o lasciando in dubbio tutto ciò che v'è ragione di credere o di sospettare falso.

Padre di Ortensio fu Domenico Lando, piacentino 1; madre Caterina Castelletta, milanese 2: e in Milano nacque egli stesso, come afferma ripetutamente nelle sue opere 3. Il Poggiali, mosso dal desiderio di rivendicare a Piacenza questo bizzarro letterato del sec. XVI, discute calorosamente quale città debba considerarsi la sua vera patria. E poiché « piacentina almen da

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Sette lib. di catal., pag. 300: « Di Dominico Lando padre mio honorando. Havendomi veduto cadere da cavallo ..... per affanno trangosciò. Ragionam. fra un cavaliere e un solitario (in Varii Componim.), pag. 156: « ma quantunque di padre Piacentino nato io sia, hammi però partorito nobil Donna nell'ampia città di Melano. »

2 Sette lib. di catal., pag. 30: « Catherina castelletta Milanese amò Hortensio Lando suo figliuolo più che sé stessa ».

3 Lettera di dedica al vescovo Caracciolo, premessa al 2o libro dei Paradossi: « ricordandomi d'esser nato nella città di Milano, e fra Longobardi lungamente vissuto, mi venne al cuore ecc. ». — Nella Confutaz. de' Paradossi, car. 15, dice di esser nato «<< nel. l'ampia e poderosa Città di Milano. né solamente nato, ma longamente nutrito e nelle buone arti ammaestrato ». — V. anche sopra alla n. 1, e cfr. pure molti altri luoghi delle sue opere che è qui inutile riportare.

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seicento, e più anni ormai, si è la Nobilissima casa Landi: Piacentino, e di tal Casa era il padre di Ortensio >>, << piacentini i congiunti ..... ed in Piacenza, dove visse pure per alcun tempo, avea il Landi amicizie, interessi, e relazioni ben molte, siccome da non. pochi riscontri apparisce »2, per tutte queste ragioni << Piacentino fu dunque, e sarà tenuto mai sempre, e giudicato lo stesso Ortensio, anche a suo dispetto, e malgrado di qualunque sua contraria dichiarazione »3. Avrebbe potuto il Poggiali addurre anche certe parole che il Lando pone in bocca ad un solitario sotto il quale egli raffigura sé stesso: « Piacentino sono, della famiglia Landa, e furono gli Avoli miei tanto più di me alti quanto è più alta la fronte che il piede »*. Ma, anche se questo passo del Ragionamento fra un cavaliere e un solitario non gli fosse sfuggito, la opinione del Poggiali sarebbe facilmente confutabile. È chiaro infatti che qui Ortensio Lando non fa altro che accennare all'origine della sua famiglia: mentre le parole da me riportate più sopra in nota dimostrano all'evidenza che, per nascita, per educazione, per affetto, era e si considerava milanese.

L'anno preciso in cui nacque ci è ignoto. Il Tiraboschi, desumendolo dalle indicazioni offerteci da Ortensio medesimo intorno ai suoi maestri, congettura

1 Memorie per la Stor. letterar. di Piacenza. Piacenza, Niccolò Orcesi, MDCCLXXXIX. Vol. I, pag. vi dell'Avvertimento ai lettori. 2. Ivi, pag. 173.

3 Ivi, pag. VI.

Ragionam. fra un cavaliere e un solitar.. pag. 156.

ch'egli sia nato ai primi del sec. XVI1: la quale opinione è accettata da Salvatore Bongi, che scrive doversi tener per fermo « che egli nascesse sul principio del secolo, se non pure negli ultimi anni del quattrocento». Ma c'è una notizia che ci dà il Lando stesso, e che è sfuggita alle diligenti ricerche di questo moderno biografo come a quelle del Tiraboschi e degli altri più antichi eruditi, la quale contrasta manifestamente ad una tale ipotesi. Nel Ragionamento fra un cavaliere e un solitario, il Lando, come ho già detto, raffigura in quest'uomo solitario sé medesimo; e, al suo interlocutore, che gli domanda se nei mercanti si trova onestà, risponde: « Ben mostrate d'haver poca esperienza (e perdonatemi, se vi offendo): credete voi che hoggimai io sia vicino al quarantesimo anno di mia vita, e non sappia che cosa è mercatura e quai sieno i suoi traffichi e maneggi? »3. Ora, la prima edizione dei Varii componimenti è del 1552: per conseguenza, resulta in modo evidente che il Lando dev'esser nato un po' dopo il 1512. E ciò si accorda con quello che scrive ad Ortensio l'Aretino, nel 1542, rappresentandocelo come ancora assai giovane. « Per

1 Storia della Letter. ital. Tomo VII, parte III, pag. 801. Ho sott'occhio l'ediz. di Firenze, Molini Landi e C.o, 1812.

2 Novelle di M. Ortensio Lando, con diligenza ristampate e corrette precedute dalla sua vita. In Lucca, presso Giovanni Baccelli, 1851. La vita e il catalogo delle opere, che precedono le novelle, sono anonime: ma il Passano, nei suoi Novellieri italiani in prosa, le attribuisce a Salvatore Bongi; e il Bongi medesimo le cita come sue negli Annali di Gabriel Giolito de' Ferrari, Roma, 1891, vol. I, fasc. III, pag. 293.

3 Varii componimenti, pag. 166.

più vostra letitia », gli scrive, il sole delle vostre virtù << apparisce ne i giorni de la gioventù che vi regge con le gravità senili »1.

Il primo, forse, de' suoi maestri, certo uno dei primi, fu il milanese Alessandro Minuziano dal quale imparò la lingua latina 2. Poi, nel corso della sua giovinezza, ne ebbe parecchi altri, di molti dei quali parla con affetto e con riverenza. In Milano, oltre al suddetto, ebbe per maestro Bernardino Negro 3; e suoi precettori furono pure Celio Rodigino di cui in una sua opera rimpiange la perdita', e Bernardino Donato 5. Progredito poi negli studii, andò all'università di Bologna, dove uno dei suoi professori fu il celebre Romolo Amaseo 7, e uno dei suoi condiscepoli Giov. Angelo Oddone, del quale ci resta, a proposito del

1 Lettere di Pietro Aretino. Parigi, appresso Matteo il Maestro, MDCIX, vol. II, car. 311.

2 Sette lib. di catal., pag. 451: « Alessandro Minutiano Milanese dotto, dal quale ho udito i Commentari di Cesare, sendo fanciullo ».

3 Ivi, pag. 450: « Bernardino Negro insegnò a Milano, e fu mio precettore per molti mesi ».

4 Commentario d'Italia, car. 34 t.: « Da Ferrara piglio la strada ver Padova, e, giunto a Rovigo, mi ricordai del Celio Rodigino mio honorato precettore; per tenerezza fui sforzato piagnere sí gran perdita ».

5 Sette lib. di Catal., pag. 459: « Bernardino Donato Veronese mio honorato precettore >>.

6 Paradossi. Parad. XXIII: « Io mi ricordo che essendo in Bologna per cagione de' miei studi, et essendo pregato da uno scholare Fiorentino ecc. ».

Ivi, Parad. XX: « Molti hanno (non è anchora gran tempo) fuor di modo trascorso nelle lodi della pace, tra' quali vi fu Romolo Amaseo precettor mio sempre honorato ».

8 Lettera di Giov. Angelo Oddone a Gilbert Cousin (in NICERON, Memoires pour servir à l'histoire des hommes illustres ecc.,

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