Immagini della pagina
PDF
ePub

rurent en 1534, Riccius, Thomas Fedra Inghirami, faisaient écho aux violentes protestations qui s'élevaient contre l'hérétique et relaps en Cicéron Ce n'était pas Cicéron seulement, c'etait l'Italie elle-même que l'on accusait Érasme d'avoir outragée »1.

.....

Questo modo di considerare i due dialoghi è evidentemente sbagliato, giacché si attribuisce ad essi un intendimento serio che non hanno affatto. Già, il titolo stesso, Cicero relegatus et Cicero revocatus Dialogi FESTIVISSIMI, dimostra che tale intendimento non esiste; e, nella breve dedica a Pomponio Trivulzio, dice il Lando di mandargli hasce FACETAS narrationes per sollievo della sua malattia. Ma poi, come poteva esser ciceroniano uno che sui ciceroniani sparge abbondantemente il ridicolo? Certo non vi sarà chi prenda sul serio il dolore che Ortensio dice essersi impossessato di tutti all'annunzio dell'esilio di Cicerone; certo nessuno potrà sostenere che quegli eruditi ciceroniani che, per la deliberazione degli avversarii, si lamentano come le mulierculae, e poi vanno a riprender l'esule in Scizia e lo riportano trionfante in Italia fra le acclamazioni del popolo, sian personaggi seriamente rappresentati o non piuttosto caricature. E, d' altra parte, il medesimo ridicolo è versato a piene mani sul capo degli oppositori. Quella deliberazione che essi prendono di relegar Cicerone in Scizia forma il lato comico della cosa; quel decreto cosí solenne, promulgato da loro e diretto a colpire una persona che piú non esiste,

1 GASTON FEUGÈRE, Erasme. Étude sur sa vie et ses ouvrages. Paris, Hachette, 1874, pag. 183.

li rende grotteschi; quel ritirarsi finalmente dall' assemblea, esultanti e trionfanti come se avesser condotto incatenato a Roma il Turco, mostra nel modo il più chiaro l'intento satirico da cui fu guidato Ortensio Lando. In mezzo al battagliare delle diverse scuole di filologi, mentre gli uni giuravano in verba Ciceronis e gli altri attaccavano in mille guise la sua autorità, mentre gli uni erano servili imitatori e gli altri ribelli talvolta irragionevoli, il Lando guardava scetticamente tutto quel tramestio per conservare od abbattere il prestigio di un gran nome, e la beffa gli spuntava sul labbro. Quindi non scrisse un libro serio, non si schierò né da una parte né dall' altra, ma mise fuori due dialoghi stravaganti, paradossali, che si contradicono a vicenda, e nei quali prima si manda in esilio Cicerone poi si richiama, prima lo si copre di oltraggi poi se ne fa l'apoteosi, prima si dice male de' suoi seguaci poi de' suoi avversarii; e, intanto, si pungono, con una continua e sottile ironia, gli uni e gli altri. Che ciò sia vero lo dimostra il fatto che entrambi i partiti si sentirono offesi dai dialoghi del Lando; e, mentre l'Oddone, anticiceroniano, qualificava Ortensio come Ciceronianum, hoc est pietatis, Graecae linguae, ac disciplinarum contemptorem, il Nizolio, ciceroniano, lo poneva accanto ad Erasmo, scrivendo: « sunt plurimi hoc tempore qui, non solum nobis laboribusque nostris, sed etiam ipsi (si Diis placet) Ciceroni graviter obtrectant, editis nescio quibus Ciceronianis et Ciceronibus relegatis. Quibus omnibus equidem hic respondere et eorum ridicula obiecta refutare decreveram, sed aliis occupationibus distri

ctus rem hanc in aliud tempus differre coactus sum »1.

Veniamo ora a parlare della seconda opera latina del Lando, le Forcianae quaestiones 2. Nell' ultima edizione, delle tante che n'ebbe questo libretto, edizione venuta fuori a Lucca, l'anno 1763, ex Typographia Jacobi Justi, è premesso un avvertimento Lectori benevolo di un tal J. B. M. C. M. D. L., che non è altri se non Giov. Battista Marcucci 3. Egli dice: « Aonio Paleario Verulano vulgo adscriptum (hoc libellum) non ignoro, nec abs re quidem. Fuit Verulanus inter di-sertissimos Latinos scriptores Saeculo XVI. florentes nulli secundus. Lucam a Magistratibus Reipublicae, Viri celebritate ductis, satis honesta conditione accitus, Eloquentiam professus est; ibique Epistolas plures et

1 Marii Nizolii Brixellensis observationum in M. T. Ciceronem Prima pars. Ex Prato Albuini, anno ab ortu Christi MDXXXV. Lett. di dedica a Giov. Francesco Gambara.

2 Forcianae quaestiones, in quibus varia italorum ingenia explicantur, multaque alia scitu non indigna. Autore Philalethe Polytopiensi Cive. Neapoli, Excudebat Martinus de Ragusia. Anno MDXXXV.

Il dotto Salvatore Bongi, in quella sua prefazione alle Novelle del Lando più volte citata, aveva congetturato che quelle iniziali J. B. M. C. M. D. L. significassero: « Jo. Battista Montecatini cives magnifici dominii lucensis ». Ma adesso, in una cortesissima lettera, mi avverte che è un errore, aggiungendo: l'editore di quella ristampa fu il padre G. B. Marcucci della Congregazione della Madre di Dio, il quale doveva essere innamorato del Lando, perché nel 1766 aveva disegnato di fare una nuova stampa di quel libro geniale, unendovi dello stesso Lando il Cicero relegatus, l'orazione in morte d'Erasmo, le Miscellaneae Quaestiones, e forse altre cose; ed io ho veduto le carte preparatorie di detto libro, che poi non venne a compimento, non so se per parte del Marcucci o per altro impedimento ».

Orationes luculenter scripsit ..... Hinc deducta facile coniectura est de Forcianis Quaestionibus, Agri nomine inscriptis ubi peractae sunt, eidem tribuendis »1. Ma, continua, questa opinione è evidentemente errata: sí perché la 1a ediz. delle Forcianae quaestiones « signatur anno 1535, Palearius vero Lucam aliquanto serius advenit », sí perché lo stile di Aonio è « elegantior et gravior » di quello delle Questioni. « Abjecto ergo Paleario, » conclude, « superest Hortensius Landus (nam inter duos hosce res est) cui Quaestiones tribuantur »>2.

Chi siano quelli che attribuirono le Forcianae quaestiones ad Aonio Paleario, nessuno lo dice fra quanti scrissero intorno al nostro autore: pure affermando, probabilmente con niun altro fondamento che la testimonianza dell'editore lucchese, che esse furono da alcuni attribuite al Paleario. Più sinceramente Salvatore Bongi confessa di non sapere « da chi mai sia stata suscitata » questa controversia 3; né a me è venuto fatto di rintracciarlo. Certo è invece che, nel Cinquecento, si attribuivano chiaramente ad Ortensio Lando: « Hortensius Tranquillus Mediolanensis scripsit Dialogum, cui titulus est, Cicero relegatus, Quaestiones quas a villa Fortio Fortianas nominavit, ecc. ». E che sian di lui lo mostra bastantemente il fatto, osservato anche dall' egregio padre Marcucci,

1 Pag. III-IV.

2 Pag. v.

3 Loc. cit., pag. xxxiv.

4 Epitome Bibliothecae Conradi Gesneri ecc. Tiguri, apud Christophorum Froschoverum, mense martio, anno MDLV, car. 80.

che « facta in iis commemoratione de Annibale Crucio et Julio Quercente Mediolanensibus, additur: Urbis nostrae Viri clarissimi »1.

Anche le Forcianae quaestiones sono un dialogo, che consta essenzialmente di due parti: una, nella quale davvero varia italorum ingenia explicantur e che forma il soggetto del primo libro; l'altra, in cui si discorre dell'eccellenza delle donne e che è materia del libro secondo. L'autore, rivolgendosi a Francesco Turchi patrizio lucchese, al quale è dedicata l'opera, narra come Vincenzo Bonvisi lo condusse a Lucca e gli fece passare quei giorni « tanta cum iucunditate ut maiorem nunquam meminerit » (pag. 4). Lucca gli parve la prima città, non solo d'Etruria, ma d'Italia, e lo colpirono di meraviglia e lo empirono di diletto << fluvius ille pellucidus » (ivi), le magnifiche case, i templi marmorei, la nettezza delle vie e delle piazze; e piú ancora il senato e il popolo colla loro venerabilità e castigatezza di costumi, e lo Studio dove insegnavano « perinsignes praeceptores » (pag. 5). Mentre già egli pensava alla partenza, Lodovico Bonvisi propose di andare per un po' di tempo a Forci, villa di proprietà dei Bonvisi stessi, nei dintorni di Lucca, affine di ricreare « et animos et corpora itineris dificultate fracta et debilitata » (pag. 6). Accolta la proposta, e recatisi in quel luogo amenissimo, avvenne un giorno, passeggiando « inter oliveta quaedam », di porre la questione come mai esista « tanta inge

1 Loc. cit., pag. v.

« IndietroContinua »