Immagini della pagina
PDF
ePub

dall' età antica sia da quella stessa in cui il Lando viveva.

Dopo di lui furono molti, come ho già detto, che si occuparono di tale questione: fra gli altri, Lodovico Domenichi, il quale, pubblicando un grosso volume su La Nobiltà delle Donne e ponendo in fine di esso la lista di coloro di cui confessava essersi giovato nella compilazione dell'opera sua, non rammentò affatto il Lando. Ma questa omissione o fu dovuta a dimenticanza o, se dimenticanza non fu, certo non ebbe origine da un sentimento d' invidia, poiché, nella Prefazione al volume stesso, non solo ricorda il nostro Ortensio, ma ne parla con grandissima riverenza '. Di questa mia opera, egli dice, « potrebbe forse sentirne dispiacere quel bellissimo e prontissimo ingegno, e da me ricordato e riverito con ogni sorte d'honore, dico M. Hortensio Lando, quando egli non virtuoso e letterato, ma invidioso fosse e maligno: percioché quello c'ho voluto fare io, e non m'è riuscito, egli già prima di me, e in più d'un modo lodevolmente ha fatto: talché, come è in proverbio, si verrebbe a dolere, che io havessi posto mano nella biada altrui. Ma io lo conosco tanto cortese e gentile, e talmente affettionato a questo dignissimo sesso; che non contento a quelle belle lodi, con le quali ha immortal

1 Non altrettanto fece però con Domenico Bruni pistoiese, da un manoscritto del quale tolse la materia del suo lavoro senza curarsi poi di citarlo neppure una volta. Su questo plagio, e su altri plagi, veramente assai vergognosi, di messer Lodovico sono da cfr. alcuni articoli di A. TESSIER nel Giorn. di erudiz., vol. I (1889), pag. 166-189, 196-217, 235-252.

mente celebrato le Donne, vorrebbe vedere tutto il mondo concorrere nella sua verissima openione; e per questa cagione prenderà più tosto piacere della impresa mia »1. Ed Ortensio Lando ricambiò la cortesia del Domenichi con una cortesia non minore. Nelle Consolatorie infatti, fingendo che Benedetto Agnello scriva a Susanna Valente, pone in bocca al primo queste parole: «Se alcuno vi rinfaccia la debolezza et imperfettione del Sesso feminile, armatevi con le belle diffese che per cotal sesso ha fatto Cornelio Agrippa, Galeazzo Capra, Ortensio Lando, Bernardo Spina e, sopra tutti questi, ultimamente, Messer Lodovico Domenichi >>2.

Il Sagredo chiama la seconda parte delle Forcianae quaestiones « una diceria pedantesca, accademica »; mentre la prima è, secondo lui, « vivace, satirica; e poiché ritrae italiani di altre età può giovare alla storia »3. A me sembra che poca differenza ci sia dall'una all'altra e che entrambe siano abbastanza noiose e, per la storia, poco utili. Tanto qua che là abbiamo delle filze interminabili di nomi e di aggettivi, sia per dimostrare la straordinaria varietà di caratteri degli Italiani, sia la grande eccellenza della donna. Né è possibile ammettere che tutte quelle designazioni colle quali si cerca di distinguere gl'italiani delle diverse

1 La Nobiltà delle Donne di M. Lodovico Domenichi. Corretta e di nuovo ristampata. Con privilegio. In Vinetia appresso Gabriel Giolito di Ferrari e fratelli, 1551. Car. 7-7 t.

2 Car. 16 t.

3 Annunzio della traduzione delle Forcianae quaestiones di G. Paoletti, in Archiv. stor. ital., T. XVI, p. 2a, pag. 148.

provincie corrispondano alla realtà delle cose: certo elementi reali vi si troveranno, ma ciò non impedisceche molti altri elementi siano dovuti alla fantasia dell'autore. Per conseguenza, prima di affermare che da quest'operetta può ricavarsi un'utilità per la storia, bisognerebbe, col confronto di altre svariate testimonianze contemporanee, vedere in quale misura le filastrocche, di cui le Forcianae quaestiones son piene, corrispondano alla verità. Se le Forcianae quaestiones hanno interesse, lo hanno solo in quanto, come abbiamo già visto, sono espressione di due tendenze letterarie di quel secolo.

A ogni modo, qualunque sia il loro valore, è certo che ottennero non piccolo successo nel Cinquecento. Ciò è dimostrato e dalle numerose edizioni che l'opera ebbe e dalla traduzione che ne fece in lingua italiana Marco Bandarino da Piove del Sacco. Egli, mediocre, anzi più che mediocre poeta, riuscí pessimo traduttore, tagliando via l'ultima parte dei due libri e tralasciando anche qua e là dei brani interi o, per lo meno, abbreviando spesso l'originale. Il Bongi, non so se per inavvertenza sua o per errore dei tipografi, scrisse essere la traduzione del Bandarino in poesia 3; ma ciò non è esatto avendo il Bandarino usato per la traduzione medesima una cattivissima prosa.

1 Il Bongi ne annovera 7, tutte del sec. XVI, una del XVII. e una del XVIII.

2 Le due Giornate del Poeta Bandarino, dove si trattano de tutti i costumi, ch' in le Cità de Italia a loco per loco usar si sog'iono. MDLVI.

3 Loc. cit., pag. xxxiv.

Nel nostro tempo, malgrado la dimenticanza profonda in cui è caduto il Lando, le Forcianae quaestiones hanno avuto l'onore di una seconda traduzione per opera del sig. Giovanni Paoletti'. A me non è stato possibile esaminarla, ma, secondo il Sagredo, essa è « un forbito volgarizzamento »2.

1 Le Forciane questioni, nelle quali i varii costumi degl'Italiani, e molte altre cose non indegne da sapersi, si spiegano, di Filalete cittadino Politopiense tradotte da GIOVANNI PAOLETTI. Venezia, tip. Martinengo, 1857 (per le nozze Van-Axel Castelli-Milinovich).

2 Loc. cit.

[merged small][merged small][ocr errors][merged small][ocr errors]

Anche queste due opere furono pubblicate anonime, ma anche per esse abbiamo indizii sicuri offertici dal Lando medesimo che dimostrano esserne egli l'autore. Alla fine dei Paradossi è scritto: « Suisnetroh Tabedul », ossia « Hortensius ludebat »; e in un' avvertenza di « Paulo Mascranico alli cortesi Lettori > si legge: «L'autore della presente opera il qual fu M. O. L. M. (= Messer Ortensio Lando Milanese) detto per sopra nome il Tranquillo hebbe sempre in animo ecc. » Nella Confutazione, l'autore di quelli è chiamato più volte Ortensio e, una volta, Ortensio Tranquillo: « Questa è la santa dottrina che s'insegna nei suoi Componimenti, e questo diremo noi esser quello Ortensio che già per la tranquilla sua mente fu detto il Tranquillo ». E nella Sferza degli scrittori : « Io credo fermamente ch'ella (la smania di scriver molto) sia una specie di melancolia; e perciò un Spirito fre

1 Car. 9t.

« IndietroContinua »