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Or dopo tutto quello, che abbiamo brevemente accennato, non potrebbe altro desiderarsi per meglio stabilire la politica celebrità di Bosone; benchè non lo veggiamo comparire, che interrottamente su tale scena. Che anzi questo stesso dà luogo a credere, che per la sua saggezza e prudenza sen fosse egli in si tumultuosi tempi allontanato, onde poter vivere tranquillamente nell' ozio letterario, e mantenere tra lo stesso degnamente occupati i suoi figli, especialmente il suo primogenito, in di cui persona riponeva Dante le più fondate speranze d'Italia. Non ci rimane a dir cosa di certo sull'epoca della di lui morte. Pare, che la sua carriera politica si chiudesse appunto nel 1538 coll' esercizio del Senatorio di Roma, giacchè non trovasi memoria di altra carica da lui sostenuta. Vivea egli certamente nel 1345, come rilevasi dal Capitolo della guerra de' Cristiani contro i Turchi, da lui composto in detto anno; nel quale descrive e compiange l'orrida strage de' Cristiani accaduta presso Smirne nel 17 Gennajo; la cui funesta notizia arrivò in Italia nel principio di Marzo. Fra Marzo dunque e Settembre conoscesi aver egli composto in detto anno siffatto Capitolo, nel quale si

guendo le civili discordie, e riconducendo la Città a pacifico stato; ma stabilirono in essa le basi dell' ordine e sicurezza pubblica colla retta amministrazione della giustizia. V. Stor. de'Senat. di Roma di F. A. VITALE. Rom. 1791. Tom. I.o pag. 248–53.

tratta della guerra allor mantenuta dal Re di Trinacria

Col giovene, che venne d'Ungaria ( ANDREA, l' infelice Re, che fu assassinato in Aversa nella notte degli 8 Settembre ). L' Allacci crede che vivesse sin al 1392, allegando un monumento, che riguarda Bosone Ungaro di lui figlio. Era morto certamente Bosone Novello nel 1377, come ritraesi dal documento riportato dal Raffaelli (Delic. Erudit. cit. Tom. 17. pag. 217-. 219), che con buone ragioni fissa la morte di questo illustre suo antenato verso il 1350.

Basti intanto questo biografico cenno sulla di lui politica celebrità; ed è tempo omai, che rivolgiamo piuttosto brevemente lo sguardo alle sue opere, tra le quali ha meritato da gran tempo non poca celebrità il Capitolo o Comento sulla Divina Comedia, che Ella intende riprodurre. Io non entrerò in questa materia, che per ripetere l'elenco delle medesime, secondo l'ordine de' tempi serbato dal sig. Raffaelli.

1. L'AVVENTUROSO CICILIANO, di cui si è sopra parlato. È questa la prima tra le sue opere, di cui abbiamo notizia; e vedrà tra breve la pubblica luce per le dotte cure del D. Noth.

2. CAPITOLO sopra tutta la Commedia di DANTE ALLIGHIERI di Firenze, inserito nell'edizione di detto Poema, col Comento, detto di Benvenuto da Imola, stampata in carattere gotico in foglio, in Venezia nel 1477 da Vendelino da

Spira. Fu riprodotto dal Raffaelli, pag. 407-462, ridotto a più vera lezione coll' ajuto de' testi a penna; e recentemente ristampato dal signor de Romanis nel IV. volume dell' ultima sua edizione di Dante (Roma 1817. pag. 108-112). Questo stesso, riscontrato e corretto sul Codice Cassinese, or comparisce a novella luce, con dotte note illustrato.

3. CHIOSE e spiegazioni in terza rima sulle tre Cantiche della Commedia del Divino DANTE ALIGHIERI ( in 355 terzine ); da un Cod. Mss. bombacino della famiglia Raffaelli del Sec. XIV. o XV; con alcune brevi note di D. Pellegrino Roni, per la maggiore e più facile intelligenza delle chiose medesime.

4. EPITOME O Compendio della Comedia di DANTE ALIGHIERI, opera in 3. rima d' incerto autore, che si attribuisce allo stesso BosONE. 5. LE RIME, ossiano

1. Sonetto sopra la morte di Dante a Manuel Giudeo:

» Doi lume son di nuovo spente al mondo. 2. Altro diretto a D. Pietro da Perugia: Spirito Santo di vera profezia ; cui segue la risposta di detto letterato.

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3. Altro cavato da' Codici Riccardiani: I'veggio un verme venir di Liguria. 4. Capitolo della guerra de' Cristiani contro i Turchi :

Spirito Santo, che dal ciel descendi.

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Queste sono le opere, e le poesie fin ora note di Messer Bosone Novello, che furono riunite e pubblicate dal più volte lodato signor Raffaelli in fine delle divisate Memorie Bosoniane.

Vi si dee per ora aggiungere un altro di lui Sonetto, quello cioè, che si è riportato poc' anzi pag. 24) con cui rispondeva egli al mordace Sonetto di Messer Cino da Pistoja.

(

Manoel, che mettesti in quello avello, ecc. In questo Sonetto veggiamo, come rispondendo egli a Cino, che Manoel Giudeo, e Dante troppo amaramente maltrattati ed ingiuriati avea; ener¬ gica difesa prendeva de' suoi amici, e cercava sostenere, che non trovavansi essi ben collocati nell'obbrobrioso luogo dell' Inferno, ove piaciuto era a Cino di precipitargli in quella schifosa dipintura, che nel suo Sonetto ne porge; e con pietoso e cristiano voto iudustriavasi entrambi riporre nel Purgatorio. Ivi infatti con pio voto ei desidera, che

Dante e Manoel compian lor corso,

Ov'è lor cotto lo midollo e 'l buccio,
Tanto che giunga loro gran soccorso.

Ora appunto ad illustrazione del Sonetto di Bosone, non meno che di quello di Cino, cade ben a proposito dare alcune notizie di questo MANUEL GIUDEO, e pubblicare dal divisato codice di questa Real Biblioteca i due di lui So

netti inediti, uno de' quali ha immediata relazione col Sonetto di Bosone sulla morte di Dante; e l'altro giova a darci un'idea caratteristica del di lui genere di poetare, e della sua maniera di pensare, al che concorrono anche due altri di lui sonetti inediti, tratti da' Codici Barberini,

Tra le aderenze letterarie di Bosone non dee considerarsi spregevole quella, che manteneva con questo Manuel Giudeo, che dall' Allacci sappiamo essere stato di Gubbio (1), leggendosi nell' antico Codice Barberino così riportata l' epigrafe dei due sonetti poco fa mentovati: Manuel Zudeo da Gobio. Non ho mancato di fare su tal poeta le più minute ricerche, or sospettando, che avesse potuto riferirsene per qualche accidentale ragione il cognome al Marchese Manoello Malaspina, grande amico, protettore, protettore, ed albergatore di Dante, o a qualche personaggio delle nobilissime famiglie fiorentine de' Manuelli, o dei Giudi, che fiorivano ivi appunto nel principio del secolo XIV; ed or pensando, che tal cognome gli avesse potuto derivare dal suo carattere libertino e dalla sua vita licenziosa, che trasparisce pur troppo da parecchie espressioni delle suc poesie, che pubblicherò, non senza qualche ripugnanza, in fine del presente articolo.

Quelle parole però del Sonetto di Cino, che

(1) Raccolta de' poeti antichi. Napoli, 1661. in 8. p. 53.

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