Pascendo ognor si và de' proprj mali ! Parla, e scherza con l'ombre; erra, e delira A lusingar le sonnachiose menti De' Sogni uscir la favolosa schiera ; Che vivamente al cor si rappresenti. Il cacciator tutto anelante, e lasso Di fuggitiva cerva incalza l'orme; E del veltro fedele affretta il passo. E mentre par che'l prenda, e che lo stringa, Di preziosa froda il cor lusinga. L'amante alla sua Dea con mille preghi Narra i lunghi martiri, Che narrarle vegliando il di non osa; L'anima adamantina inchini, e pieghi; Ond' avido in quel punto apr' ei le braccia, E l'ombre fredde abbraccia, Donando in vece dell' amato Nume Ma non si tosto il sol di raggi adorno Sgombra l'atra caligine dal polo, Che de' fantasmi il vaneggiante stuolo Onde prima parti, sen fà ritorno. Tal sogliono i pensier dell' alma insana per l'aria vana: Svanir Chè le speranze fuggitive, e incerte Di grandezze, e d'onor cura mordace; Posseduto saria cagion di pena. L'alma nel desiar qual Talpa è cieca; Talor più duol le reca Quel che più brama; e spesso avvien, che dove Vita aver si credèa, morte ritrove. Son gastighi del Cielo anco gli onori ; A chi, per Dio, non sono Le fortune di Mida, e i casi noti? L'ambizioso Re pompe, e tesori; Ne contento d'aver tesori appresso Di se stesso tesor fece a se stesso. Toccò ruvido sasso, oro divenne; Toccò rosa vermiglia, Folgoreggiò su la nativa spina: Ma con la doglia ogni piacer confina; Morso più s'indurò, più si ritenne. E congelarsi in biondo ghiaccio i vini Bestemmiò l'oro, e dell' insania avvisto FULVIO TESTI. Il Ruscelletto. RUSCELLETTO, che in queste amene, e care Con tanta fretta, semplicetto, al mare Folle! a tua voglia con veloci, o lenti Sarài dai remi, o dal furor dei venti, PIETRO AGOSTINO ZANOTTI. Ved. Allégories, Il Torrente. Il Rio. PIANTO del monte, e della valle lira, Vita del prato, e Specchio dell' Aurora, Anima dell' April, latte di Flora, Per cui la rosa, e'l gelsomin respira; Ben il tuo corso i campi, ovunque gira, Di vive perle, e di smeraldi infiora; Ma quel tuo chiaro andar più m'innamora, Di quanto in tua natura il mondo ammira. Quanto semplice, e schietto il tuo profondo (Come passar per vetro è l'occhio usato) Lascia mirar quanto si chiude in fondo! Come ne vai sincero, o Rio ben nato! O bella dote dell' antico mondo! GIOVAN BATTISTA PASTORINI. La Fortuna. CHE speri, instabil Dea, dei sassi, e spine Ingombrando a' miei passi ogni sentiero ? Ch'io tremi forse a un guardo tuo severo? Ch'io sudi force a imprigionarti il crine? Serba queste minacce alle meschine Alme, soggette al tuo fallace impero; Ch'io saprei, se cadesse il mondo intero, Intrepido aspettar le sue ruine. Non son nuove per me queste contese; Pugnammo, il sai, gran tempo, e più valente Con agitarmi il tuo furor mi rese; Che dalla ruota, e dal martel cadente, METASTASIO. Il Tempo. QUAL Vasto-fiume impetuoso, e fiero Tal muove il Tempo ingiurioso il piede, E in van scampo s'attende, e in van si plora, Se de l'oblio nel mare, ov' ei sen riede, Perde se stesso, e sue rapine ancora. MARC-ANTONIO Mozzi. La sola Virtù vince l'invidia del tempo. SUPERBA nave a fabbricar intento Dal Libano odorato i cedri tolga Lucida vela di tessuto argento; Sèriche sian le funi, e con ritorto Dente l'ancora d'or s'affondi in porto. Non per tanto avverrà, che meno ondose |