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Sai, che ad amarti appresi infin d'allora

Che fanciulla venivi

Colla marina Dori,

Tua dolce genitrice,

Sù per l'Etnèa pendice,

I giacinti a raccorre, e le viole;

Ed io teco venia,

Cortese guida alla scabrosa via.

Io n'arsi, e tu crudele

Di me non ti rammenti,

Ei mici pianti non curi, il duol non senti?
Lo sò perchè mi fuggi,

Semplicetta, lo sò; perchè si stende

Dall' una all' altra orecchia il ciglio mio;
Perchè un frondoso pinc

A' miei gran passi è duce,

E un sol occhio, è ministro alla mia luce.

Ma forse così vile

Appo te non sarei,

Se volessi una volta

Rimirar con più cura il mio sembiante,

O se d'Acide tuo non fossi amante.

METASTASIO. Galatea, cantata, parte I.

Alla Salute.

O Dea cui l'uman genere
Il cielo ha dato in cura,

Diletta, e primogenita

Figlia della natura ;

Dolce conforto ai miseri,
D'ogni piacer reina,

Apri il bel velo, e mostraci
La faccia tua divina.

Per te le forme squallide
De' morbi rei, con torte
Sanguigne luci, fuggono
Ai regni della morte:

Tù con soave incognita
Misteriosa legge

Muovi il poter, che i fragili

Stami vitali regge:

L'ampie turba che spaziano
Ne' campi della vita,
Respirano, gioiscono
Sol per tua dolce aita.

O te, lunge dal torbido
Vapor di cittadina
Nebbia l'ombre ricoprano
Di florida collina,

O in compagnia dell' utile
Fatica in lieto aspetto,
A parca mensa piacciati
Sedere in umil tetto;
Dispiega i vanni rosei,
Vieni quà dove Flora,
In meste voci supplice,
Il tuo soccorso implora.
M'inganno? ah no: dell' aere

Ve' qual novello lume
Tinge gli azzurri, e fulgidi
Campi! discende il Nume.

Le rose è i gigli intrecciano Serto che il crin le cinge,

Arcana verga magica
Colla man bianca stringe;

Verga dal sen dell' Erebo
L'alme a ritrar possente,
Intorno a cui ravvolgesi
Il mistico serpente.

Ve' sulla guancia rosca
Di gioventude il fiore!
Ve' sulle piene, e turgide
Membra il natio vigore!

Lieti i viventi sentono
La forza sua gioconda;
Innanzi a lei rallegrasi
L'aria, la terra, e l'onda.
Odi gl' inni festevoli,

E l'armonia felice,
Con cui tutti salutano
La Diva animatrice.

A lei d'intorno volano
Gli Scherzi lusinghieri;
Scotendo i vanni tremuli
La sèguono i Piaceri:

E il Brio su lieve, ed agile
Piè non fermò un momento,
E in fronte queto, ed ilare
Il placido Contento.

Appena il volto lucido
La bella Diva mostra,
La Furia rea dell' Erebo
Fugge alla negra chiostra :

Il fosco orror si dissipa Che avvolse Etruria intorno,

E frà i più chiari, e candidi

Segua il felice giorno.

LORENZO PIGnotti.

Canto di Battaglia.

COMBATTI, combatti,

Distruggi, abbatti

Figlio del sir dei ràpidi destrieri,

Fior de' guerrieri.

Pugna, pugna, o braccio forte

In fatica aspra ed estrema :
Sir d'acute arme di morte,

Duro cor, che mai non trema.

Figlio di guerra

Atterra, atterra,
Fà che più candida

Vela non trèmoli

Sull' onde d'Inistor.

Alza scudo orrendo qual nembo, Che di morte ha gravido il grembo;

Il tuo brando-baleni rotando

Qual sanguigno notturno vapor.

Il tuo braccio sia tuono sul campo,

Sia l'occhio di lampo,

Di scoglio sia'l cor.

Combatti, combatti,

Distruggi, abbatti;

Figlio del sir dei ràpidi destrieri,

Doma gli alteri.

CESAROTTI. Ossian, canto IV.

Canto di Guerra.

CHI vien, chi vien, ch'odo, e non veggo ? un nembo Negro di polve ràpido veleggia

Dal torbid' Euro spinto.

Ma già si squarcia; e tutto acciar lampeggia

Dai mille, e mille, ch'ei si reca in grembo.....
Ecco, qual torre, cinto

Saul la testa d'infuocato lembo.

Traballa il suolo al calpestio tonante

D'armi, e destrieri.

La terra, e l'onda, e il cielo è rimbonbante
D'urli guerrieri.

Saul si appressa, in sua terribil possa

Carri, fanti, destrier sossopra ei mesce :
Gelo, in vederlo, scorre a ogni uom per l'ossa:
Lo spavento d'Iddio dagli occhi gli esce.
Figli di Ammon, dov'è la ria baldanza ?
Dove gli spregi, e l'insultar, che al giusto
Popol di Dio già feste ?

Ecco ora il piano ai vostri corpi angusto;
Ecco a noi messe sanguinosa avanza
Di vostre tronche teste:

Ecco ove mena in falsi Iddii fidanza.
Ma donde ascolto altra guerriera tromba
Mugghiar repente ?

E' il brando stesso di Saul che intomba

D'Edom la gente ?

Cosi Moab, Soba così sen vanno,

Con l'iniqua Amalec, disperse in polve:

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