Sai, che ad amarti appresi infin d'allora Che fanciulla venivi Colla marina Dori, Tua dolce genitrice, Sù per l'Etnèa pendice, I giacinti a raccorre, e le viole; Ed io teco venia, Cortese guida alla scabrosa via. Io n'arsi, e tu crudele Di me non ti rammenti, Ei mici pianti non curi, il duol non senti? Semplicetta, lo sò; perchè si stende Dall' una all' altra orecchia il ciglio mio; A' miei gran passi è duce, E un sol occhio, è ministro alla mia luce. Ma forse così vile Appo te non sarei, Se volessi una volta Rimirar con più cura il mio sembiante, O se d'Acide tuo non fossi amante. METASTASIO. Galatea, cantata, parte I. Alla Salute. O Dea cui l'uman genere Diletta, e primogenita Figlia della natura ; Dolce conforto ai miseri, Apri il bel velo, e mostraci Per te le forme squallide Tù con soave incognita Muovi il poter, che i fragili Stami vitali regge: L'ampie turba che spaziano O te, lunge dal torbido O in compagnia dell' utile Ve' qual novello lume Le rose è i gigli intrecciano Serto che il crin le cinge, Arcana verga magica Verga dal sen dell' Erebo Ve' sulla guancia rosca Lieti i viventi sentono E l'armonia felice, A lei d'intorno volano E il Brio su lieve, ed agile Appena il volto lucido Il fosco orror si dissipa Che avvolse Etruria intorno, E frà i più chiari, e candidi Segua il felice giorno. LORENZO PIGnotti. Canto di Battaglia. COMBATTI, combatti, Distruggi, abbatti Figlio del sir dei ràpidi destrieri, Fior de' guerrieri. Pugna, pugna, o braccio forte In fatica aspra ed estrema : Duro cor, che mai non trema. Figlio di guerra Atterra, atterra, Vela non trèmoli Sull' onde d'Inistor. Alza scudo orrendo qual nembo, Che di morte ha gravido il grembo; Il tuo brando-baleni rotando Qual sanguigno notturno vapor. Il tuo braccio sia tuono sul campo, Sia l'occhio di lampo, Di scoglio sia'l cor. Combatti, combatti, Distruggi, abbatti; Figlio del sir dei ràpidi destrieri, Doma gli alteri. CESAROTTI. Ossian, canto IV. Canto di Guerra. CHI vien, chi vien, ch'odo, e non veggo ? un nembo Negro di polve ràpido veleggia Dal torbid' Euro spinto. Ma già si squarcia; e tutto acciar lampeggia Dai mille, e mille, ch'ei si reca in grembo..... Saul la testa d'infuocato lembo. Traballa il suolo al calpestio tonante D'armi, e destrieri. La terra, e l'onda, e il cielo è rimbonbante Saul si appressa, in sua terribil possa Carri, fanti, destrier sossopra ei mesce : Ecco ora il piano ai vostri corpi angusto; Ecco ove mena in falsi Iddii fidanza. E' il brando stesso di Saul che intomba D'Edom la gente ? Cosi Moab, Soba così sen vanno, Con l'iniqua Amalec, disperse in polve: |