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teresse, che fece tanta attenzione a me, come i si farebbe ad uno che fosse lontano mille miglia. Ed io pian pianino in punta di piedi... Non c'è niente di più curioso, che il sorprendere gl'innamorati. Za

ST.A. Ebbene?

Dom. Getto gli occhi sulla pittura, e vi riconosco.
ST.A.[trasportato] Era io?
Dom. E di che sorte!

Ob com'è rassomigliante! gridai così involontariamente. - Trovi tu?.. mi disse spaventata e abbandonando bruscamente il lavoro... - Bisognerebbe esser cieco, signorina, per non vedere che quello Chi? Eh! per bacco, il signor

è ...

St. Alme.
Il signor St. Alme? rispose im-
barazzata, e con un po' di dispetto, non è
egli; è mio fratello, che ho voluto dipingere
di fantasia.
Può essere, signorina; ma sen-
za dubbio voi avrete preso l'uno per l'altro;
non c'è verso: questo ritratto e il signor
St. Alme si rassomigliano come due gocce
d'acqua. - Ed io ti sostengo che è mio fra-
tello... - E senza dir altro si cacciò il ritratto
nel seno, e scappò via sdegnata contra di me,
la prima volta in tutto il tempo della sua

vita. [ridendo come sopra] Ah! ah! ah! ah! ST.A.Quanto mi sono care queste circostanze ! Dom. Ma nel chiacchierare con voi, io dimentico Sr.A.Un momento, buon Domenico, un momen

...

to. Oh se sapeste la consolazione che mi danno questi discorsi !

Dom. Ve lo credo senza difficoltà, ma oh se sapeste le tante commissioni che debbo eseguire! La padrona di qua, il signor avvocato di là, e poi... e poi la signorina... Soprattutto guardatevi bene dal farle sospettare che abbiamo

ciarlato insieme, se no mi farebbe una ripassata per le feste Queste ragazzette hanno una certa maniera da far all'amore, una cer ta dissimulazione... [a Dubois, stringendogli la mano] A rivederci, bravissimo scopritore. Adesso direte ancora che il vostro padrone non è amato? che l'avete osservato distintissimamen. te? che è una cosa che salta agli occhi di chicchessia?.. Ah! ah! ah! [parte pel fondo della piazza]

SCENA

ST. ALME, DUBOIS.

ST.A.E così Dubois?

111.

DUB. E così, signore? Siete corrisposto a maravi

glia; non c'è niente di più chiaro. ST.A.E si vorrebbe ch'io m' unissi a tutt' altra che a Clementina? Mai; no, mai!

DUB. In questo caso bisogna pensar prontamente ai mezzi di non lasciar proseguir vostro padre nei suoi progetti. Egli è imperioso e violento. Ci sarà gran chiasso, ve ne avverto.

ST. A.Secondami in questa grande impresa. DUB. Eccovi dunque il mio consiglio: Prima di tutto andare all'ora solita dal signor avvocato Franval; confessargli l'amore che avete per sua sorella, e la risoluzione, in cui siete di volerla in isposa; dichiarare in seguito i vostri sentimenti alla signorina in presenza di suo fratello; ottenere il loro assenso; e senza perder tempo correre dal presidente d'Argental, interessarlo a vostro favore con quella dolcezza ch'è tutta vostra; e distrugger così nella loro stessa sorgente le intenzioni di vostro padre.

Sr.A.Hai ragione. Sì, adotto questo piano. Vera

mente la cosa è assai delicata; ma io usero rispetto e franchezza; e il primo presidente è cosi giusto, così sensibile, che prenderà parte alle mie pene, che s'interesserà al mio amoret Oh! sì, egli vi s'interesserà ! Il suo palazzo non è lontano da qui, che due passi: va, Dubois; informati dell'ora, nella quale potrebbe accordarmi un' udienza particolare; ritornerai quindi ad aiutarmi a mettermi un vestito più decente.

DOB. Vado, e torno subito. [parte per uno dei lati] ST. A. rientra nel palazzo]

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L'ABATE DE L' EPEE, TEODORO: entrano dal fondo della piazza, osservando per ogni parte. Teodoro precede De l'Epée, e s'innoltra nella maggiore agitazione. Il loro calzamento è tutto polveroso, ed hanno l' attitudine di persone che arrivano da un lungo viaggio. De l' Epée ha un bastone in mano.

TRO. (Segni esprimenti che riconosce la piazza, sulla quale entrano).

ABA. A quella subita commozione, a quell'alterazione che si dipinge sul suo volto, non pos so più dubitare ch'egli riconosce questi luoghi

TEO. [osservando per ogni parte] (Segni più espressiti ancora, ch'egli riconosce la piazza). ABA. Sarei finalmente pervenuto al termine delle mie lunghe e penose ricerche?

TEO. [contempla il palazzo d' Harancour; fa alcuni passi verso la porta; manda un grido, e ritorna soffocato nelle braccia di De l'Epée]

ABA. Qual grido!.. Respira appena ... Io non lo vidi mar in una simile agitazione TEO. (Mette rapidamente una mano sopra l'altras

/

H

le unisce colle dita stese in forma di tetto; designa in seguito la statura d'un bambino di cirça due piedi, con che annunzia che riconosce la casa de suoi antenati).

ABA. [indicando il palazzo] Sì, è là, in quel palazzo, ov'egli ricevette la vita. - Soggiorno che ci vedesti nascere; luoghi amati, ove passammo la nostra giovinezza, voi non per. dete mai i vostri diritti. Non c'è Non c'è uomo sulla terra, che non si senta commosso nel rivedervi. TEO. (Segni esprimenti, la sua riconoscenza a De l'Epée, di cui bacia le mani).

ABA. (Segni che non è egli che bisogna ringraziare, ma Dio solo, che ha diretto i loro travagli). TŁO. (Piega subito un ginocchio a terra, ed esprime ch' egli domanda al Cielo di spandere le sue benedizioni sul suo benefattore).

ABA. [curvato e colla testa nuda, dirige al Cielo la sequente pregbiera] O tu che conduci a tuo grado i progetti de'mortali; tu, da cui fui ispirato in questa grande impresa, Dio onnipotente, ricevi qui i i ringraziamenti d'un vecchio che proteggesti sempre finora, e di quest'or. fano, di cui m'hai fatto il secondo padre. Se ho adempiuti degnamente tutti i miei dove. ri, se le mie fatiche a pro di tanti disgraziati hanno qualche diritto alla tua giustizia, degnati riunirne tutto il prezzo su di questo povero fanciullo; fa che nella sua felicità io trovi la mia ricompensa. (si rialzano, e cadono nelle braccia l' uno dell altra] Informiamoci adesso a chi appartiene quel palazzo... [fa Teodoro che vuol entrare nel palazzo] TEO. (Lo trattiene esprimendo un giovanetto che si presenta, e che viene scacciato senza volerlo • ascoltare)

:

cenno a

ABA. (Mostra di arrendersi al suo parere)..

1

SCENA V.

DUBOIS, rientrando dal fondo della piazza,

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4

ABA. Ecco qualcheduno che potrà istruirmi.[ Dubois, dopo di aver fatto segno a Teodoro di osservarst] Vorreste dirmi come si chiama questa piazza?

DUB. [esaminandoli) (Questi signori, a quel che mi pare, sono forestieri.) Siete sulla piazza san Giorgio.

ABA. Vi sono obbligato... [ritenendo Dubois che vor. rebbe andarsene] Ancora una parola, ve ne prego: conoscete voi quel gran palazzo?

DUB. [esaminandoli più seriamente) Se lo conosco? Vi sto da cinque anni.

ABA. (Non poteva dirigermi meglio...) E voi le chiamate?

DUB. E' l'antico palazzo d' Harancour.
ABA. [con tuono marcato] Il palazzo d'Harancour ?
DUB. Presentemente appartiene al signor Darlemont,

di cui io sono al servizio.

TEO. [durante questo dialogo va nuovamente a contemplare il palazzo, s'appoggia alla porta con gioia e tenerezza]

ABA. E chi è questo signor Darlemont? DUB. (Quante domande!) Chi è? ABA. Sì, il suo grado, la sua professione. DUB, La sua professione? Io non gliene conosco nessuna, se non quella di essere uno de' più ricchi abitanti di Tolosa. Ma io sono aspettato, e mi permetterete...

ABA. Mi guarderei bene dal togliervi un momento alle vostre occupazioni.

DUB. [partendo] (Sono ben curiosi questi forestieri!

[rientra nel palazzo]

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