SCENA VIII. Dom. Signore, c'è un forestiere che vorrebbe par larvi. FRA. Un forestiere? Dom. E un vecchio coi capelli bianchi bianchi ... giusto proprio come un vecchio pastore. FRA. Fatelo entrare. Dom. [parte] SCENA IX. 1 FRANVAL, MADAMA FRANVAL, CLEMENTINA. FRA. [si leva, e colloca la tavoletta ad uno dei lati del gabinetto] MAD. [sempre seduta, e rileggendo la lettera con collera] La loro unione non avrà luogo ... CLE. [a Franval) (Oh mio fratello! Non v'è più felicità per me!) SCENAΧ. DOMENICO, L'ABATE DE L'EPEE, e DETTI. Dom. [introducendo De l'Epée] Entrate, signore; en. trate. ABA. [saluta, entrando, madama Franval e Clementi. na che gli rendono il salute a Franval che gli va incontro] Siete voi il signor Franval? FRA. Per ubbidirvi. Авл. Potreste accordarmi alcuni momenti di udienza? FRA. Ben volentieri. Dom. [parte] FRA. Potrei sapere chi ho l'onore di ricevere in 1 casa mia? ABA, Io sono di Parigi, e mi chiamo De l'Epée. i FRA. De l'Epée!.. Il fondatore dell'istituto de' sor di e muti? ABA. lo stesso FRA. Io leggo spesso i risultati miracolosi della vo- FRA. Chi può dunque procurarmi il piacere di ve dervi? ... ABA. La vostra riputazione, signore ... Voi avete MAD. [con un moto di curiosisd] Poichè lo permet. tete ... GLE, [ecominonde De l'Epée] (Che maniera paterna! Che aria venerabile!) FRA. [offerendo una sedia a De l' Epir] Sedetevi, ve ne prego. ABA. (siede fra madama Franval • suo figlio, Clemantina siede vicino a madama] Ecco il soggetto che mi conduce... Forse sarò un po lungo; ma non debbo trascurar nulla per giungere al ine che mi propongo. FRA, [con premura] Vi ascoltiamo. ABA. Saranno circa otto anni, verso la fine d'autunno, un uffiziale di polizia condusse in mia casa, in Parigi, un giovane sordo e muto dalla nascita, che la guardia aveva trovato al ponte nuovo sul far della notte. Lo esaminai, e mi parve dell'età di nove in dieci anni, e di una figura interessante. Er vestito rozzamente, il che mi fece credere sulle prime che fosse nato nell'indigenza, e promisi di addossarmene l'educazione. All'indomani, avendolo osservato più da vicino, rimarcai della fierezza ne' suoi sguardi, della sorpresa di trovarsi ricoperto di cenci. Allora non dubitai più che era un ragazzo travestito, perduto espressamente. Lo feci annunziare sui pubblici fogli, diedi la sua descrizione personale, e tutti gl'indizi necessari, ma in vano: gl' infelici non trovano chi si dia premura di riclamarli! Vedendo che le mie ricerche erano inutili; convinto che questo fanciullo era vittima di qualche intrigo segreto, non pensai più che a scoprire indizj in lui stesso; gli diedi il nome adottivo di Teodoro, e lo misi nel numero de'miei allievi, tra i quali non tardò guari a distinguersi. Egli confermò così le mie speranze, che in capo a tre anni aperse l'anima sua alla natura, e si trovò creato una seconda volta. Allora la sua immaginazione si vide scossa da mille ricordanze. Io gli parlava con segni pronti quanto il pensiero, ed egli mi rispondeva alla stessa maniera. Un giorno, strada facendo per Parigi, passiamo dinnanzi al palazzo di giustizia: Teodoro vede discendere di carrozza un magistrato, e ne rimane vivamente commosso. Gli domando dacchè pro , viene quel suo movimento involontario, e mi fa intendere che un uomo, egualmente vestito di porpora e d'armellino, lo aveva spesse volte stretto fra le sue braccia e inondato delle sue lagrime. Io giudicai da questo primo indizio ch'egli fosse o il figlio o il prossimo parente d'un magistrato; che questo magistrato, secondo la sua maniera di vestire, non poteva essere che di un grado superiore; in conseguenza, che la patria del mio allievo era una città capitale. - Un altro giorno, percorrendo insieme il sobborgo san Germano, vedemmo i funerali di una persona di qualità. Osservai sul volto di Teodoro un'alterazione che aumentava a misura che sfilava l'accompagnamento; e non sì tosto si accorse del feretro, che gli prese un tremito universale per le membra, e si gettò nel mio seno ... Che avete? Gli domandai.Mi sovvengo, mi rispose con segni, che poсо tempo prima ch' io fossi condotto a Parigi, ho seguito in mantello nero, e coi capelli sparsi la bara di quel magistrato che mi aveva tanto as carezzato. Tutti piangevano, ed io pure piangeDa questo secondo indizio conghietturai ch' egli era orfano, erede d'una gran fortuna, che senza dubbio aveva eccitata l'avi-. dità di alcuni parenti ad approfittare della infermità di questo infelice per invadere i suoi beni, spatriarlo, e perderlo per sempre. Queste scoperte importanti mi fecero raddoppiare di zelo e di coraggio. Teodoro diveniva di giorno in giorno sempre più interessante; ed io concepii il progetto di ritornarlo alla sua casa. Ma come scoprirla? Il meschino non aveva mai inteso pronunziare il nome di suo padre; ignorava e il luogo che va. 1 l'avea veduto nascere, e la famiglia, alla FRA. Oh! quanto è vasto e penetrante il genio che dirige l'amore dell'umanità!.. Proseguite, proseguite. ABA. Dopo di aver fatte per iscritto mille ricerche inutili in tutte le città meridionali, risolvetti alfine di percorrerle io stesso con Teodoro, troppo pieno allora di ricordanze per non po. ter facilmente riconoscere il luogo della sua nascita. L'impresa era lunga e penosa; per ottenerne qualche successo, bisognava viaggiare appiedi; io sono vecchio, ma il Cielo m'ispi. rava. Malgrado il peso de miei anni, e qualche infermità, abbandonai Parigi, saranno sessanta sei giorni: solo, col mio allievo sortii dalla barriera dell'inferno, ch'egli riconob |