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niera di bagno. Di tal modo poi si evitavano i due inconvenienti predetti, e rimaneva provato il pregio del riso cinese, di resistere più del comune alla mancanza dell'acqua. Dai quali fatti ne veniva per conclusione poter essere questa varietà utilissima, sementandolo nelle parti più elevate delle risaie e nei luoghi ove l'acqua è scarsa e non giunge all' altezza ordinaria, serbato in tutto il restante il metodo ordinario di coltivazione. Il suo discorso finiva coll' esortare i nostri agricoltori a sperimenti novelli più estesamente e variatamente tentati. La qual cosa fece un altro nostro collega il signor ingegnere Astolfi, onde quella varietà fu sparsa nella provincia, ed oggidì molto s'adopera con grandissimo vantaggio. Per questa Memoria ottenne in appresso il Silvani quel premio governativo, che era destinato alla più utile opera d' agricoltura che in quel ventennio si fosse compìta.

Ma dalle tranquille e liete meditazioni campestri, il mio discorso ritorna alle tristi vicende della politica. Narrare il rivolgimento di queste provincie nel 1831, sarebbe vana opera parlando a tali che ne furono testimoni di veduta. Quel rivolgimento operato dalla borghesia con lieve concorso della moltitudine, ristretto fra i confini del Po e dell' Apennino, senz' apparecchio di armi e di denaro, ad onta di un potentato contermine, pronto a farsi innanzi con numerosi e disciplinati eserciti, non poteva per forza propria aver probabilità di durata, onde il suo fondamento era nelle promesse di Francia.

In quel primo impeto di sommossa designato il Silvani dalla opinion generale a far parte del Governo, non rifiutò di sobbarcarsi al difficile e rischioso incarico, ma intese a mantenere l'ordine pubblico, e dare assetto per quanto potevasi specialmente alle materie giudiziarie. Ben egli ne antivedeva la prossima fine, e come desideroso di quiete più e più volte istantemente domandò di

tornare a vita privata. Se non che datagli licenza, ed eletto altri in sua vece al Ministero della giustizia, questi ricusando di occupare l'ufficio quando sovrastavano le minacce e i pericoli di fuori, stimò il Silvani che sarebbe viltà in quel momento ritrarsi. Ma seguitando il Governo dei sollevati sino ad Ancona, dopo la breve puntaglia di Rimini, ebbe molta parte nella capitolazione fatta col cardinale Benvenuti; la quale, se dal Principe fosse stata confermata, avrebbe per avventura spento molti germi di mali presenti e di future agitazioni.

Imbarcatosi con molta parte dei suoi compagni, e veleggiando alla volta di Francia, una corvetta austriaca, la quale incrociava in quei paraggi, corse loro addosso, e presa e rimorchiata la nave a Venezia, furono quivi tratti prigione nel Forte sant' Andrea. Nè i patimenti e le durezze del carcere punto smagarono l'animo suo, anzi il nobile e sereno contegno, tanto raro quanto laudabile nell'avversa fortuna, gli procacciò il rispetto eziandio dei nemici. Trovo scritto in una recente istoria che il consigliere De Call, deputato ad interrogare i prigionieri, ammirando la dignità e la lucidezza delle sue risposte, si fece a richiederlo di porre in iscritto le cagioni dei mali umori in queste provincie, e ancora un sunto sull'amministrazione della giustizia nello Stato pontificio. Il qual lavoro fu da lui tostamente dettato, e di là poscia spedito alla Cancelleria di Vienna, dove in quel tempo diligentemente e sottilmente scrutavansi le condizioni materiali e morali di queste contrade. Trasportati appresso i prigionieri in Francia sopra nave a vela, dopo una navigazione di due mesi per tutto il golfo Adriatico e pel Mediterraneo approdarono liberi a Marsiglia.

Dura cosa è l'esilio, ma i forti si ritemprano, e fanno pro delle sventure. Però da questo tempo sino al 1846

MINGHETTI.

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tutta la vita del Silvani fu dedicata agli studi. Poco rimase in Francia. Peregrinò nella Svizzera, poi recossi in Inghilterra, e nella instancabile operosità di quel popolo, nell' incremento smisurato delle industrie e dei commerci, potè praticamente meditare le dottrine della pubblica economia. Maravigliò ancora a quel forte e sapiente ordinamento di Governo, dove la saldezza della tradizione si congiunge all' ardimento dell' innovare, la libertà si fonda nel rispetto delle leggi, e la gerarchia delle classi punto non detrae all'eguaglianza civile. Quindi passò nell' Olanda, e si piacque di quella severa contrada, famosamente ospitale agli ingegni perseguitati, altrice nobilissima della scienza del diritto. Quinci potè studiare accuratamente gli ardui problemi della scienza, che si disputavano nella dotta Alemagna. Vi teneva il campo la scuola di giurisprudenza che ebbe il nome di Storica. Questa prende a considerare il giure non tanto nella sua deduzione dai principii della filosofia, e dalle essenziali facoltà dell' uomo, comuni in tutti i tempi, e presso tutti i popoli, quanto nelle sue attinenze con la indole, e le qualità specifiche dei popoli diversi nelle diverse epoche. Però indaga sottilmente le origini del diritto insieme a quelle delle credenze, dei costumi, delle istituzioni, alle quali sempre intimamente collegato lo vede estrinsecarsi prima sotto forma di diritto consuetudinario, poi di leggi scritte. E lungi dall'invocare un codice razionale, completo, coordinato, uniforme, applicabile a più nazioni, vuole che ogni singola gente serbi eziandio nella legislazione la sua nativa originalità, e svolga passo passo quei germi che già si trovano inchiusi nelle tradizioni, negli statuti e nelle discipline che fanno parte della sua storia, e che per la esperienza del passato sono acconci di produrre veracemente la pubblica prosperità. Di che, se a me fosse lecito in sì grave

subbietto esprimere un' opinione, direi che come la scuola filosofica attrae soverchio dai fatti preesistenti e dalla personalità dei popoli; sicchè volendo comporre un ideale impossibile, nel presente grado delle scienze e nelle condizioni della società, riesce sempre ad opera monca ed imperfetta; così la scuola storica disconosce che verace progresso non può darsi senza una norma, la quale più che dai dati positivi e storici uopo è dedurre dai principii supremi della giustizia, dell' essenza universale e dei destini dell'uomo sulla terra. Ma checchè sia di ciò, certo è che la scuola storica ha reso segnalati servigi alla giurisprudenza, e specialmente per le belle ricerche sulle vicissitudini del Diritto romano durante il medio-evo, sino alla sua instaurazione scientifica nel dodicesimo secolo per opera d'Irnerio. Di che noi dobbiamo a quegli esimii tedeschi professare riconoscenza, perocchè illustrarono di luce novella lo studio bolognese, e riconfermarono con splendida prova come le più famose scuole di diritto che fiorissero in tutta l'Europa ebbero qui i loro inizii, e ne rampollarono come rami da rigoglioso tronco.

La tempra dell' ingegno del Silvani, più che altro discorsivo ed atto a ponderare, lo rendea naturalmente inclinevole a questa scuola. Ideò allora di tessere la storia del Processo civile, risalendo ai primi tempi storici e venendo sino al presente. La qual' opera, fra le molte peregrine notizie, avrebbe dimostrato come i giudici di fatto, o giurati, non solo nelle materie criminali, ma altresì nelle materie civili esistessero presso i prischi romani. E ben è a dolere che non l'abbia condotta a termine; ma, come egli medesimo scriveva, tornando in Italia, abbandonò altrove tutte le memorie raccolte ed il pensiero di ordinarle. E nondimeno, volendo pur dare un concetto del suo valore, a me non è lecito passare

sotto silenzio tali disegni; poichè, come ho accennato da principio, le cose fatte sono un piccol cenno rispetto a quello che avea potenza di fare.

Similmente le attenenze fra il diritto comune ed il gius canonico lo trassero agli studi ecclesiastici, e in quelli mettendosi con alacrità straordinaria, e penetrando siccome era suo costume, raccolse copiosissime annotazioni circa la storia della Chiesa. Anche rivolse l'animo al sistema ipotecario, parendogli che un retto ordinamento di questa materia fosse efficacissimo sussidio all'agricoltura ed al credito pubblico. E paragonando i varii metodi tenuti in Germania ed in Isvizzera, e il meglio trascegliendone, aveva formato un pensiero di riforma opportuno al nostro Stato, parte ponendo come canoni fondamentali la pubblicità e specialità delle ipoteche, parte riunendo l'ufficio ipotecario e quello del censo, affinchè si potesse, dirò così, ad un solo sguardo apprendere il titolo della proprietà, il valore che le è attribuito, e i pesi onde si trova aggravata.

Ebbe il Silvani licenza di poter soggiornare a Lucca, nè guari tardò a valersene, poichè premevalo il desiderio di vivere in terra italiana. Di là trasferissi a Firenze, e durante la sua dimora in Toscana fu invitato ad occuparsi, insieme al Carmignani, di un progetto di codice pel Portogallo. Finalmente nel 1844 ottenne per alquanti mesi di poter tornare in patria, con salvocondotto che gli fu di poi prolungato sino all'epoca dell' amnistia. Visse allora ritiratissimo e quasi solitario, ponendo ogni sua delizia nella conversazione domestica e gran parte dell'anno passando nella sua villa. Molto gli era caro questo tenore di vita semplice e modesto, nè però impedivagli di sovvenire del suo consiglio gli amici che ne lo richiedessero. Affabile ad ogni maniera di persone, amava di discorrere anche coi minimi uomini, e piegan

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